Le nuove attrazioni dei voli low cost. Da Catania ad Amsterdam con il sosia(?) del Generale Haftar.

di Pietro Villari, 13 Settembre 2022. Tutti i diritti riservati. 


Aereoporto di Catania, giovedì 25 agosto 2022, ore 2035. Un aereo rumeno con equipaggio multinazionale in parte russofono, sostituisce a noleggio un volo diretto con destinazione Amsterdam della compagnia olandese Transavia, dichiaratasi impossibilitata a effettuarlo per non meglio specificati motivi. Imbarcati i passeggeri olandesi, inglesi, italiani e chiusi i portelli, si materializza un nuovo passeggero forse proveniente dalla cabina di pilotaggio. Nell’aspetto è identico al generale Khalifa Haftar, il comandante delle forze militari ribelli della Libia orientale, sostenuti dalla Russia… 

 

Vacanze e contesto geopolitico: l’attuale terza guerra mondiale

Fine agosto 2022, in un suo discorso ai fedeli tenuto in Vaticano, Papa Francesco rivela sommessamente che la terza guerra mondiale è già iniziata e la stiamo vivendo. Nessuna “autorevole” fonte giornalistica sembra prestargli il dovuto ascolto. Bisognerà aspettare sino alla settimana successiva, quando il Pontefice ribadirà la sua tesi dapprima nel corso dell’Udienza Generale tenuta mercoledì 7 settembre a Piazza San Pietro  e con maggiore preoccupazione innanzi ai rappresentanti pontefici riuniti l’8 settembre nella Sala del Concistoro. Nel mese precedente le logiche di mercato consideravano economicamente inopportuno impaurire decine di milioni di vacanzieri. Eppure, si trattava degli ammonimenti di un capo di Stato che può contare su uno dei più validi servizi segreti esistenti, che vede e sente attraverso le decine di migliaia di sacerdoti presenti ovunque nel mondo. Oggi, le fonti giornalistiche iniziano timidamente a riconoscere che sono divenute chiare le evidenze che indicano lo scontro militare in corso non più circoscritto all’Ucraina, essendo da diversi mesi coinvolte diverse potenze mondiali, sia con aiuti finanziari che con forniture militari e istruttori. Il 9 settembre, il quotidiano Il Manifesto riporta in prima pagina e a tutto titolo l’angosciata supplica del papa a fermare subito la guerra (1).

Vi sono chiari segni che la pax dettata nel 1945 dal potere occidentale vacilla e che la guerra potrebbe in ogni istante dilagare tra i contrapposti Paesi aderenti ai Blocchi Occidentale e Orientale, come una serie concatenata di bombe ad orologeria in varie aree dello scacchiere geopolitico planetario. Ad esempio nel Mediterraneo, in zone cardine quali i Balcani, la Libia, o nel Corno d’Africa, anche se probabilmente la miccia è già stata accesa in Oriente lo scorso 4 settembre, con la risoluzione statunitense di inviare massicce forniture militare al governo di Taiwan, isola che i Cinesi considerano parte del proprio territorio, affidandole in momentaneo stoccaggio in un sito del Giappone occidentale.  

Apparentemente poco o affatto preoccupati dalla situazione, i mass media italiani risultano ancora farciti di dichiarazioni di senso opposto, rilasciate da economisti e altri tecnocrati per rassicurare sulla tenuta della pace e dell’immaginario prospero futuro del Paese e della democrazia occidentale. In pratica, si continua a non volere fare prendere coscienza della reale situazione alle masse, per motivi di ordine pubblico e economici, preferendo vivere al momento come quell’orchestrina che, a bordo del Titanic, continuò a suonare nelle poche decine di minuti che precedettero la catastrofe.

I tentativi di destabilizzazione finanziaria e politica del potere dominante, reciprocamente attuati da entrambe le coalizioni  filo-occidentale e filo-orientale, è iniziata da oltre un anno. L’avvio della guerra in Ucraina è solo un passo successivo risalente a sei mesi addietro, seguendo quello che appare una ben pianificata modalità di rendere manifesto quanto sia obsoleto il sistema strutturale che aveva sino a un anno fa reso possibile il predominio mondiale del Blocco Occidentale. Il vertice Nato, l’organismo militare del potere occidentale, ritiene diversamente e da tempo chiede il disco verde per quella che considera una improrogabile serie di importanti interventi di “messa in sicurezza” del vecchio sistema stabilito poco prima che il secondo conflitto mondiale si concludesse con un programma stragistico comprendente persino l’uso propagandistico di due bombe nucleari.

L’approccio NATO sembra determinato sulla convinzione della propria superiorità degli armamenti ad alto impatto distruttivo.

Nonostante diversi analisti l’avessero già da anni paventata in tutta la sua gravità, la drastica riduzione a causa di eventi bellici delle forniture energetiche dei grandi giacimenti russi e ucraini, nella fattispecie gas e petrolio, ma anche di alimenti fondamentali della dieta delle popolazioni quali grano e carne bovina, è divenuta il principale problema dei Paesi industrializzati europei e di quelli filo-occidentali del cosiddetto Terzo Mondo. Se nei prossimi mesi non sarà trovato un accordo risolutorio, il sistema politico e economico rischia di crollare con modalità e conseguenze catastroficamente parossistiche. Forse qualcuno ancora oggi è convinto di potere sfruttare la crisi a proprio vantaggio legittimando l’uso delle armi nucleari in vasta scala, espandendo all’intero pianeta quel dramma subito dal Giappone nel 1945 e rimasto sfacciatamente impunito.      

Se, in una simile situazione la guerra fredda tra i due blocchi appartiene ormai al passato, la guerra-lampo condotta con armi di distruzione di massa, avrebbe ripercussioni geofisiche e ambientali, e non ultime di stabilità sociale, incontrollabili. Tutti gli attori di questa folle corsa compiacente al Male supremo, da considerare una delle conseguenze della crescita demografica esponenziale, dove anche le tre grandi religioni monoteiste hanno pesanti colpe causate dalle profonde mancanze di adattamento del loro fondamentalismo ideologico. Questa dissennata assenza di controllo demografico è la causa primaria del conseguente progressivo esaurimento delle fonti di sussistenza e quindi delle possibilità di sopravvivenza nell’ambito di un secolo o poco più.

Quanti sono realmente coscienti e operativi, ai vertici del potere dominante, che le ultime speranze per allontanare la guerra, nel caso più fortunato di alcune decine di anni, consiste nel riuscire in un equilibrato risanamento delle finanze pubbliche mondiali, all’interno di un programma di controllo demografico e di contrasto a tutti le forme d’inquinamento. Ma nel breve periodo, qualunque piano dovrà passare attraverso un accordo di armonico e condiviso sfruttamento delle fonti energetiche planetarie, della loro distribuzione secondo nuovi criteri geopolitici.

Tutto questo attualmente appare ormai impossibile. La situazione sembra accelerare in direzione della guerra totale, come se la sua insostenibilità ambientale non coinvolgerebbe a breve termine anche la sopravvivenza delle superpotenze economiche e la decimazione della presenza umana a livello planetario con conseguenze incalcolabili.

La vicenda qui di seguito riportata è avvenuta due settimane orsono, nell’ambito di precise strategie di guerra dove l’Unione Europea, sorta di entità comunitaria raffazzonata principalmente per interessi commerciali multinazionali, priva di una reale comunanza di interessi e quindi di una forza militare propria, rischia di precipitare nel caos e essere spazzata via dall’evolversi degli eventi.

 

In vacanza a Taormina, attorniato da tranquilli e simpatici “nemici”.

Ma sì, tutto a posto, è Agosto e andiamo in vacanza. D'altronde, in Italia non si conosce ancora chi saranno i nemici. Bisognerà aspettare l’esito delle elezioni politiche del 25 settembre, prima di tutto il divertimento.

Devo ammettere che a sessantacinque anni suonati, da tempo mi mancava una di quelle scariche di adrenalina che ringalluzziscono alla grande, yeah, ma soprattutto di trovarmi in una situazione paradossale che riuscisse a stupirmi e, in fondo, divertirmi al contempo. Un ringraziamento quindi alla compagnia aerea olandese Transavia, con la quale avevo molto e comodamente viaggiato negli ultimi vent’anni, tra la mia soporifera residenza in Olanda e l’Italia, terra sempre ricca di sorprese. In particolare la Sicilia, e il buttanissimo (2) potere dominante che la rende “cosa sua” e, non di rado, guai miei.

Come in tutte le vere storie d’imprevista avventura, torniamo a un paio di settimane prima della vicenda quando, con il senno di poi, avrei già dovuto identificare le premesse dell’inciampo in qualcosa di bizzarro e potenzialmente pericoloso.

Agli inizi dello scorso mese di agosto, assieme alla mia compagna olandese e alla più giovane delle nostre figlie, prendemmo la decisione che anche quest’anno ci meritavamo una breve vacanza estiva: una settimana di sole, mare e cucina siciliana a Taormina. Prenotammo quindi un grazioso appartamento e i voli A/R della Transavia.

Pochi giorni prima della partenza, però, la nostra felice attesa fu crocefissa via mail da una insolita comunicazione della compagnia aerea: in pillole, “abbiamo dovuto cancellare il volo per cause indipendenti dalla nostra volontà”. Credevamo ragionevole presumere che la Transavia si riferisse al caos che, in quel mese, stava affliggendo gli aeroporti europei, avendo questi precedentemente ridotto il personale in modo drastico a causa della pandemia. Adesso potremmo avere rimborsato il costo dei biglietti e dire addio alle vacanze o tentare di prenotare un altro volo pagando il supplemento a conguaglio.

Riusciamo a trovare posti disponibili per lo stesso aeroporto di destinazione, Catania, anticipando la partenza al 14 dello stesso mese. In fondo siamo contenti così, adesso i giorni di sollazzo che ci aspettano sono dodici. Tuttavia, i costi si allungano anche perché adesso necessita un altro appartamento dove trascorrere i giorni in più, non essendo disponibili in quello già prenotato. Ma Vortumna, il cui volere è insondabile al pari di tutti gli dei, ci assiste e riusciamo a trovare un delizioso appartamentino anch’esso in una zona centrale di Taormina (che poi scoprirò appena disdetto da una famigliola di chissà quale Paese, trombata da quell’imperante casino aeroportuale che governi e compagnie aeree avrebbero dovuto da tempo aspettarsi e risolvere).

Partiamo felici la mattina del 14 agosto, da Amsterdam, e all’ora di pranzo siamo già a tavola in uno dei nostri ristoranti preferiti di Taormina, a conduzione familiare. Siamo desiderosi di tornare anche se per pochi giorni a continuare quella vita paradisiaca lasciata l’anno addietro tra Isola Bella, Castelmola e Taormina by night, ma al mattino del giorno dopo, ovvero alle ore 9:49 di lunedì 15, la nostra luculliana (3) colazione viene interrotta da una nuova angosciante mail della Transavia. C’informa che il viaggio di ritorno con un aereo della compagnia è annullato per non meglio specificate “circostanze impreviste”, ma, se lo accettiamo, il volo sarà veicolato dalla compagnia Get Jet Airlines alla sera della stessa data prevista dai nostri ticket anche se non sono disponibili i posti con spazio extralarge (necessarie a chi è affetto da problematiche patologiche e/o possiede lunghe gambe), prenotati pagando la differenza di prezzo. Non conosciamo la compagnia Get Jet, ma a causa di nostri impegni di lavoro siamo costretti a accettare l’offerta. D'altronde la Transavia garantisce per iscritto il medesimo standard dei suoi voli compresa la professionalità dell’equipaggio.

Mi accorgo che in quel di Taormina soggiornano anche russi e cinesi, un trend che va avanti da parecchi anni. I primi sono rappresentati da oligarchi che nonostante la guerra sono qui in vacanza con pochi familiari e collaboratori al seguito, mentre i secondi da un esercito di massaggiatrici da spiaggia che ha invaso quantomeno l’intera costa ionica messinese. Ascolto casualmente un noto oligarca russo, mentre confida a un conoscente che un massaggio professionale cinese, comodamente goduto sulla spiaggia dell’Isola Bella, una delle più affascinanti al mondo, costa solo 10 euro. L’altro reagisce stupito e vanno avanti sulla cosa, loro che giornalmente sono in grado di movimentare cifre milionarie. Si tratta di deformazione professionale, essendo quel dato un ulteriore tassello valutativo di una regione che, fra qualche anno, potrebbe colare a picco e varrà allora la pena considerare utile anche per qualche investimento finanziario.

La differenza con la mentalità siciliana? Eccola: se nei prossimi mesi o anni ci saranno anche i cinesi tra i nemici presenti sul territorio e quindi da arrestare per motivi di pubblica sicurezza, potremo mai pensare di mettere centinaia di queste disgraziate lavoratrici in campi di concentramento, come d’uso in periodo bellico? E cosa daremo loro giornalmente da mangiare (per non parlare dei profughi africani, ma si sa, la loro sorte interessa solo a quanti li sfruttano), considerato il futuro costo degli alimenti e la possibile vertiginosa svalutazione dell’euro (e possibile crollo della banca centrale europea)? Per quanto concerne gli oligarchi, mi sa che il potere siciliano ancor prima che russi li consideri ricchi uomini d’affari di origine ebrea e in definitiva legati a Israele, anche se i rapporti appaiono recentemente complicati. Tuttavia, dovrebbe essere tenuto presente che gran parte delle loro famiglie sono rimaste in Russia, forsanche per una serie di motivi precauzionali di quel governo.

L’indomani sera, martedì 16, poco prima di andare a goderci la cena a base di pesce fresco mediterraneo agognata in un anno trascorso in Olanda, la Transavia riesce a rovinarci l’appetito con la notizia che il loro volo dapprima affidato alla Get Jet sarà invece sostituito affittando un veicolo completo di equipaggio da un’altra compagnia a noi altrettanto ignota, la Just Us

 

“Just us”. What else?...

Non trascorriamo vacanze tranquille, pensando al forte rischio d’incorrere in ulteriori rinvii.

Così, quando arriviamo all’aeroporto nel tardo pomeriggio di venerdì 25 agosto, aspettiamo rassegnatamente fiduciosi il nostro aereo. Arriva con un po’ di ritardo non si sa da dove (Malta?) e, in fila per imbarcarci, dopo aver guardato attraverso la vetrata l’aereo sottostante, preoccupati ci rendiamo conto che il nostro volo sarà espletato da un’altra compagnia dal nome lievemente sinistro e motore di propulsione dei menagramo, la Dan Air (il volo dei danni, dannati, dannazione…), ma non riceviamo a conferma alcuna comunicazione dalla Transavia.

Mi spiego meglio, il volo è indicato sul tabellone aeroportuale quale Transavia che, nella impossibilità di effettuarlo con un veicolo della propria flotta (per cause non specificate), presumiamo abbia affittato un aereo e equipaggio appartenenti alla Dan Air. Prima di salire sull’aereo, controllo velocemente il nominativo: si tratta della compagnia rumena che, circa nove mesi addietro, nel novembre 2021, aveva rilevato la Just Us Air… (ma se questa notizia fosse stata rivelata, mi domando, quanti passeggeri avrebbero a questo punto disdetto il volo e chiesto il rimborso?).

In definitiva, sembra trattarsi di un curioso sistema di scatole cinesi comprendenti società che, negli ultimi anni, sono passate di proprietà con notevole disinvoltura, e questo mi preoccupa in quanto potrebbero presentare problemi (per così dire) di vario tipo. Ancora non ne intuivo la finalità, ma ero consapevole che il tempismo della rara serie di cancellazioni e successione di compagnie, noleggiate con apparente difficoltà dalla Transavia per questo volo, si affiancava a stranezze delle quali ero stato involontario testimone nel corso della mia permanenza in quel di Taormina. L’insieme costituiva un contesto operativo inquietante, verosimilmente legato al sistema di gestione di emergenze da parte di funzionari ministeriali. Quando simili circostanze si materializzano, non vi è compagnia aerea del calibro della Transavia che possa impedirla. Può solo tentare di limitare i danni alla reputazione. Ne avrò maggiore sospetto salendo, con cuore pesante, su quell’aereo. Decido di non rivelare nulla ai miei. Loro vanno alla fila 11, ed io alla 12 sul lato contrapposto, divisi dal corridoio.

 

Il viaggio-thriller, all inclusive & low cost

L’equipaggio ha una composizione bizzarra, e il modo di fare di alcuni di loro è inusuale. All’entrata una giovane hostess d’aspetto militare, ma piuttosto rigida e impacciata, accoglie una passeggera rivolgendole in timido olandese una frase assurda “Questo aereo va ad Amsterdam, eh”, e quella con sarcastico Dutch humor: “Ma davvero? Meglio, grazie, è vicino a casa nostra!”. Alle spalle della collega, una stewardess che dall’aspetto ritengo maltese o di un paese dell’occidente nordafricano, alza gli occhi al cielo e scuote la testa con preoccupato nervosismo. Qualcosa non quadra.

Seconda scena. Tutti i passeggeri sono seduti, vi sono diversi posti liberi nelle file innanzi alla mia, compreso il posto, lato corridoio, nella fila dove siedono la mia compagna e nostra figlia. Molti bagagli non entrano nei contenitori posti sopra i sedili, le hostess non riescono a fare spazio. Arriva uno steward piuttosto alto e slanciato, i caratteri del viso, la determinazione nei veloci movimenti e il tipico accento del suo inglese non lasciano dubbi: è un russo tra i trenta e i quarant’anni che ha alle spalle un ottimo addestramento d’impronta militare.

La partenza del volo ha già accumulato ritardo, e per non aggiungerne altro, il russo in pochi minuti riesce a incastrare, sgonfiare, schiacciare il tutto sino a riuscire a chiudere tutti i portelli dei portabagagli. La stewardess e i viaggiatori assistono alla scena a bocca aperta. Il tipo è contento del lavoro svolto e viene raggiunto da un collega di minore altezza che, ridendo, gli rivolge alcune parole in russo. Considerati i caratteri del volto e il modo di fare, presumo (4) potrebbe trattarsi di un siriano della media borghesia sunnita (ma non ne ho alcuna certezza), ovvero proveniente da quella classe sociale che ormai per tradizione da molti decenni sono scelti per trascorrere cinque anni nella scuola per allievi ufficiali di Mosca.

Terza scena. Il portello di accesso anteriore è stato chiuso e, forse dalla cabina di pilotaggio, si materializza un altro passeggero in tenuta casual e privo di bagaglio a mano. Non ho elementi per ritenere che fosse già presente nell’aereo in quanto proveniente da altro aeroporto o se trovandosi già in Sicilia, fosse salito in anticipo indossando la tenuta da addetto aeroportuale, come vedremo più avanti.

Lo identifico immediatamente: se non si tratta di un sosia, è il Generale Khalifa Belqasim Haftar, 78 anni, comandante dell’Armata Nazionale Libica (LNA) la formazione ribelle contrapposta al governo di Tripoli, dominante il grande territorio orientale libico. Alcuni anni fa le sue truppe, erano state rinforzate da migliaia di elementi del Gruppo Wagner, e da altre compagnie di mercenari. Al momento, non ho aggiornamenti sulle sue recenti attività ed in volo non vi è connessione wifi per saperne di più. Osservo la presenza di due piccole ferite distanti tra loro circa dieci centimetri e di forma circolare depressa, in corso di cicatrizzazione sulla pelata. Probabilmente sono frutto di un impegnativo intervento di microchirurgia cerebrale, effettuato parecchi mesi addietro.

Una delle hostess lo invita a scegliersi uno dei posti liberi e lui li passa in rassegna finché decide soddisfatto di sedersi in quello della fila 11, assieme ai miei familiari. Dopo avere velocemente incontrato il mio sguardo, la hostess chiede al presunto generale di provare un posto più comodo, sito nelle file posteriori, ma lui risponde sorridente che va benissimo così.

La situazione che si è determinata è piuttosto sgradevole, in quanto se sull’aereo vi sono oppositori libici quali i fondamentalisti islamici, pronti a eliminare quel Generale che notoriamente disprezzano considerandolo al servizio delle potenze straniere, o se volessero tentare di prenderlo in ostaggio, i miei familiari potrebbero essere travolti dalla violenza dell’azione. Ma in fondo, rifletto, tutti i passeggeri di questo aereo sono in pericolo, da questo momento sino all’arrivo all’aeroporto di Schiphol, ammesse anche le eventualità che l’aereo possa essere abbattuto da un missile terra-aria o da una bomba a bordo, o che sia costretto a deviare in chissà quale altro scalo aeroportuale. Tutto quel che potrò fare è di prestare attenzione ai movimenti di ogni passeggero nelle vicinanze e tenermi pronto, tentando di calcolare in anticipo e senza commettere errori le possibili evenienze.

Le vacanze sono definitivamente rovinate, per colpa di un gruppetto di genietti ministeriali: spero che voi abbiate una simile esperienza viaggiando come sempre in prima classe sulla compagnia di bandiera, e che possiate avere la sensazione di essere expendable, low cost, people.

Quel che più mi preoccupa è la possibilità che qualcuno abbia identificato il nuovo passeggero quale il Generale Khalifa Haftar e abbia avuto, prima del decollo, il tempo di telefonare o inviare un messaggio a conoscenti, o addirittura condiviso la notizia postando foto e commento, rivelando in tal modo la situazione a nemici del generale, di quelli affatto “convenzionali”.  Difatti, è immediata la cattura di nominativi e altre parole-chiave da parte di apparati informativi gestiti dall’intelligenza artificiale: pervenuta in pochi minuti ai centri d’intelligence di varie organizzazioni governative e non, la notizia trasforma potenzialmente l’aereo in un target.

Tuttavia, oggigiorno è più facile effettuare un attentato informatico agganciando il computer di bordo, al fine di determinare guasti funzionali o di sostituire il pilota nel controllo dell’aereo. Una vera e propria manomissione del computer di bordo è molto difficile in aeroporti sottoposti agli stretti controlli delle telecamere. Viceversa, diviene possibile in regioni altamente problematiche del Terzo Mondo, quali ad esempio, per intenderci senza ulteriori giri di parole, il Corno d’Africa. Dove, tra l’altro, cercare di indagare sui veri mandanti seduti alle spalle dei terroristi o gruppi operativi fatti presumere tali, è estremamente pericoloso persino in qualità di mercante, archeologo, giornalista o sotto qualsiasi altra doppia “copertura” professionale.

Quarta scena. Dopo il decollo, l’aereo ha virato a nord sullo Stretto di Messina e adesso si è assestato sulla sua programmata rotta di volo. Constato che la partenza prevista alle 20:05 è avvenuta con 45 minuti di ritardo. Finalmente, il segnale di tenere le cinture allacciate viene spento, ma sono il solo ad alzarsi, raggiungendo la fila 10, dove apro il soprastante contenitore bagagli per prendere il mio piccolo zaino, nel quale vi è anche una bottiglia d’acqua. Nel tornare indietro, essendo l’equipaggio ancora ai due estremi dell’aereo e qui siamo nel mezzo, mi fermo innanzi al generale e rivolgo una frase in lingua italiana a mia figlia che mi risponde “Tutto bene, papà”. Noto il generale guardarsi attorno per vedere se arriva qualcuno dello staff, e effettivamente stanno provenendo da entrambe le direzioni. Continuo a non guardarlo in viso e con tutta calma vado a sedermi al mio posto. Lo steward “siriano” si accuccia accanto al generale e inizia a parlargli sottovoce sorridendo, comportamento atipico che si direbbe quasi familiare, che attira la curiosità di diversi passeggeri. La conversazione dura diversi minuti.

Quinta scena. Nella mia fila vi è una giovane coppia di turisti olandesi. Lei sembra un po’ triste di rientrare dalle vacanze, lui ha l’aria di un tipo sveglio che rientra in Patria. Essendomi seduto accanto lo vedo incuriosito da quanto sta avvenendo sull’aereo. Decido sia opportuno di metterlo al corrente su chi potrebbe essere l’ospite a cui è riservato un trattamento di tutto riguardo dallo staff, ma che potrebbe anche essere un sosia. Focalizza immediatamente la situazione e mi chiede se ritengo vi possano essere pericoli, e gli rispondo che è difficile dirlo ma che, se non ve ne sono a bordo, potrebbero forse esservene durante la fase di atterraggio e nell’attesa dell’apertura dei portelli. Inattesamente, il giovane riferisce alla fidanzata quel che lui presume stia avvenendo e la ragazza inizia un pianto sommesso che durerà tutto il viaggio, nonostante le rassicurazioni e le affettuosità del suo compagno. Osservo che altri passeggeri hanno assunto un comportamento non più incuriosito, ma teso e lo sguardo preoccupato.

Sesta scena. Dagli altoparlanti collegati con la cabina di pilotaggio, la voce del capitano ci informa che è iniziata la manovra di atterraggio. Noto che a un certo punto viene disinserito il pilota automatico, e l’aereo comincia a planare ondeggiando a causa del comando manuale, come investito da un forte vento, forse una procedura di sicurezza per prevenire la possibilità di rischi terroristici eventualmente derivati dalla manomissione da remoto del computer di bordo. Tuttavia, le oscillazioni provocano viva preoccupazione nei passeggieri. Finalmente l'aereo atterra. 

Il generale riceve un messaggio sul suo telefonino, si alza e si dirige verso la coda dell’aereo dove la tenda viene immediatamente chiusa alle sue spalle. Osservo che dalla tasca del pantalone fuoriesce parte di un gilet giallo ripiegato, è di quelli leggeri in dotazione agli assistenti di volo operanti negli aeroporti, quando si alza si intravede anche parte di quel che sembra un cartellino identificativo. Viene spento il segnale luminoso che impone di tenere allacciate le cinture di sicurezza.  

Il capitano conclude la serata pronunciando con tono positivo i ringraziamenti e saluti di routine: “…certi di avervi fornito un piacevole e rilassante viaggio, vi attendiamo per volare ancora assieme a noi”. Provocando gli esilaranti commenti di alcuni passeggeri alquanto irritati…

Settima scena. Il portello di uscita non viene aperto in quanto si verifica quello che il capitano descrive un inconveniente a causa dell’erroneo posizionamento del braccio meccanico, che permette ai passeggeri di accedere direttamente al gate di arrivo. Dobbiamo quindi aspettare circa un quarto d’ora. Il necessario, penso, al fine di permettere al generale di lasciare l’aereo tramite l’uscita posteriore, presso la quale si era trasferito immediatamente dopo l'atterraggio, scomparendo dietro il tendaggio insolitamente chiuso. Potrebbe essersi allontanato in tutta sicurezza accompagnato da alcuni membri dell’equipaggio, mimetizzandosi indossando il gilet da operatore aeroportuale tenuto in tasca durante il viaggio. Questo, però, porterebbe a ritenere ragionevole la presenza di una cooperazione della direzione aeroportuale olandese e delle forze della security che controllano le operazioni di carico e scarico dei passeggeri, gli accessi all’aeroporto, le piste e gli hangar. Se così fosse si tratterebbe di una operazione interamente programmata. Nella lontana ipotesi che le autorità olandesi non ne sapessero nulla, si tratterebbe di una operazione illegale con pesanti anomalie e conseguenze sia locali che internazionali.

Alternativamente, potrebbe essere rimasto sull'aereo in attesa della ripartenza per la meta successiva. Raccogliendo le testimonianze di altri passeggeri, nella lontana ipotesi che abbiano intenzione di ricordare ed esporre correttamente i fatti senza censurarsi, si potrebbe forse giungere a chiarire alcuni aspetti di quanto accaduto.

Più tardi, riavviando il cellulare, mi accorgerò che abbiamo traversato le Alpi sorvolando l’Austria, in quanto la locale compagnia telefonica aveva inviato un messaggio di benvenuto. La rotta sembra quindi essere stata quella usuale.

 

Cercando informazioni in rete nei giorni seguenti al rientro

Sino ad oggi non ho trovato in rete alcuna informazione sulla vicenda qui esposta. E non ho nemmeno ricevuto alcuna comunicazione da parte della Transavia. Come se la compagnia consideri un comportamento legittimo e nella normalità quanto accaduto, oppure non fosse a conoscenza delle preoccupazioni causate quantomeno a una parte dei passeggeri, evitando così una possibile reazione a catena di cancellazioni delle prenotazioni concernenti voli, anche di altre compagnie aeree, in partenza nel corso delle settimane successive. E non ultimo eventuali risarcimenti per lo stress eventualmente inferto a passeggeri.

Prima di salire a bordo non avevo avuto il tempo di controllare le ultime vicende della travagliata situazione politica e militare libica, che ha già determinato due terribili guerre civili a causa della presenza nel Paese di immensi giacimenti di gas e petrolio. Ma ricordavo che Haftar fosse stato l’uomo-forte in Libia dopo la caduta del regime socialista di Muammar Gheddafi, accrescendo i suoi potenti collegamenti internazionali. Recentemente, nel corso della seconda guerra civile libica il suo potere nella Libia orientale, oltre all’appoggio francese e egiziano, aveva ricevuto il forte sostegno logistico dei russi, potendo altresì usufruire di migliaia di combattenti del Gruppo Wagner e di altre organizzazioni mercenarie.

Quando ancora in volo, non comprendevo quale fosse il grave motivo per il quale un sosia o addirittura il vero Haftar viaggiasse in incognito, almeno in apparenza protetto da un equipaggio filo-russo, in un aereo non militare ma d’uso civile e appartenente a una compagnia low cost registrata in Romania. Stentavo a credere che una compagnia solida e affidabile quale la Transavia avesse potuto appositamente noleggiare quell’aereo e quell’equipaggio per una delicata missione internazionale d’intelligence, trasportando sotto copertura il personaggio (non importa se trattarsi di un sosia o del generale), tentando maldestramente di camuffarlo tra i turisti low cost. Tuttavia, con tutte le sue ricchezze provenienti dalla gestione di parte dei depositi petroliferi libici, quel passeggero sembrava proprio lui, Khalifa Haftar, tranquillamente seduto con quel suo aspetto da spagnolo andaluso reso improbabile dalla manifesta preferenza di parlare in lingua araba e russa.

I responsabili dei governi statunitense e inglese, che tanto lodano l’efficacia delle loro organizzazioni d’intelligence, dovrebbero essere altrettanto questionati dai loro concittadini sull’identità di quel passeggero che assieme a loro ha condiviso quel volo. Soprattutto in considerazione del fatto che, tre settimane addietro a quella data, lo scorso 30 luglio, un giudice federale della Virginia aveva condannato il Generale Haftar per crimini di guerra commessi dalla Lybian National Army, delle cui attività il Generale è primo responsabile nella sua qualità di comandante in capo (5). Anche se ha diritto a ricorrere in appello, ha preferito pagare un forte risarcimento dei danni alle famiglie delle vittime ordinato dal giudice. Non conosco le carte del processo, ma è assodato che per un comandante in capo è altamente probabile rischiare di essere condannato per tali crimini per situazioni che sfuggono al controllo diretto.

Si tratterebbe di fatti avvenuti nel corso della campagna 2019, nella fattispecie il tentativo di conquista di Tripoli che registrò anche il bombardamento indiscriminato di civili. Con il senno di poi, tutto appare facile da giudicare, bisognerebbe conoscere a fondo l’intero svolgimento dei fatti, le condizioni e le motivazioni in cui si svolsero, ricordando che il campo di guerra è purtroppo un mondo a parte, dove costantemente si lotta per sopravvivere con, contro e nell’orrore. Bisogna ammetterlo con tutta la dolorosa imparzialità necessaria.

Inoltre, non è esemplare che gli Stati Uniti abbiano condannato questo militare dopo averlo usato dapprima quale istruttore di alto rango della C.I.A., e in seguito per abbattere il regime di Gheddafi durante il quale gli aerei statunitensi, inglesi, francesi e italiani quali forze della coalizione NATO hanno essi stessi condotto il Libia bombardamenti che hanno colpito anche obiettivi civili. Non si dimentichi ad esempio l’orrore raggiunto dal bombardamento statunitense che mirava a uccidere Muammar Gheddafi nella sua tenda e invece causò la morte della figlia, una bambina di soli sei anni. Per questi assassinii non è stato mai allestito un processo. Ma ormai Haftar è schierato dalla “parte sbagliata”, quella avversa alle compagnie petrolifere occidentali, anche se è difeso dalla Francia e dalla Russia, dove d'altronde iniziò la carriera frequentando la scuola militare di Mosca. Il processo statunitense sembra quindi iniziato in concomitanza dell’esigenza di screditare la sua professionalità militare e soprattutto stroncare il peso politico a livello internazionale. Una condanna, non so dire se giusta, ma certamente emessa da un sistema di governance non meno ipocrita dei suoi avversari.

Una vita avventurosa quella di Khalifa Haftar, come ancora era possibile tentare di vivere nel XX secolo. A soli venticinque anni di età, nel 1969, lo troviamo tra i giovani ufficiali che aiutarono Muammar Gheddafi a salire al potere in Libia spodestando il vecchio sovrano, che riparò in Italia dove fece spesso parlare di sé per le modalità di spendere le sue ricchezze. Da quel momento Haftar iniziò una fortunata carriera militare che lo portò a divenire il più fidato comandante militare del dittatore. Ma la fiducia crollò nel 1987, quando nel corso della guerra con il Chad venne preso prigioniero assieme a circa ottocento dei suoi uomini, provocando la collera di Gheddafi, che per la delusione lo lascerà a marcire nelle galere nemiche sino a quando, nel 1990, venne liberato grazie all’intervento degli americani, che gli permisero di risiedere per quasi due decenni negli U.S.A., divenendo cittadino statunitense e ingaggiato quale istruttore C.I.A., dando prova di essere un brillante operativo in varie sedi tra le quali la prestigiosa Langley. Rientrato in Libia per partecipare alla prima guerra civile libica contro il regime di Gheddafi, spazzato via nel 2011 per l’intervento della potenza degli armamenti NATO, continuò la guerra per assumere una posizione forte tra i gruppi rivoluzionari. Nel 2014 il Generale Haftar si rifiutò di aderire con le sue truppe al Consiglio Nazionale Generale (GNC), ovvero al fianco delle armate fondamentaliste a quello affiliate, determinando l’inizio della Seconda Guerra Civile libica. Nel 2015 le forze di Haftar riuscirono a prevalere su altre fazioni della Libia orientale e viene fondato il governo ribelle della Cirenaica, sostenuto dal sue esercito denominato Libian National Army (LNA).

Nell’Aprile 2018 Haftar viene trasportato in Francia in stato di coma e sottoposto a un intervento chirurgico in un ospedale di Parigi (6), le prime indiscrezioni riportano un attacco cardiaco. Tuttavia, due settimane dopo il Generale rientra nella sua sede della Libia Orientale.

Appoggiato dal governo russo, nell’aprile 2019 a sostegno della LNA giungono migliaia di uomini appartenenti al Gruppo Wagner e a varie compagnie di mercenari, che riuscirono a conquistare parte della regione occidentale. Nella primavera del 2020 le truppe di Haftar stavano per prepararsi a spazzare via i resti del regime di Tripoli, l’ultima roccaforte delle truppe libiche filo-occidentali, quando l’intervento della Turchia dotata di nuovi armamenti (fondamentale fu l’uso di droni di sua fabbricazione), riuscì a costringerle al ritiro nell’area orientale.

Dal maggio 2020 migliaia di combattenti della Wagner e i mercenari di altre compagnie si trincerarono attorno ai principali pozzi petroliferi. Questa scelta provocò una forte riduzione dell’estrazione del petrolio libico da 1,2 milioni a circa 300-400 mila barili annui, aggravando la crisi internazionale di approvvigionamento sia di Paesi europei che africani. Ne risentì pesantemente anche il governo di Haftar, in quanto le esportazioni di petrolio costituivano le principali entrate a sostegno dei costi per il mantenimento delle milizie, per gli acquisti di armamenti e per ratificare le alleanze con la rete di locali signori della guerra legati al LNA. Nell’ottobre del 2020 si giunse a un cessate il fuoco, anche se nel dicembre 2021 un documentario della BBC stimava che a Tripoli fossero ancora presenti circa settemila mercenari della Wagner, a fronte dei duemila valutati nel settembre 2019.  Nell’aprile 2022, alcuni mesi dopo l’inizio della guerra ucraina alcune fonte giornalistiche filo-occidentali ritenevano che le forze straniere dislocate in appoggio al LNA erano state ridotte a circa un migliaio combattenti, forse a causa di spostamenti nel conflitto ucraino.

Negli ultimi mesi sembra che la situazione politica e militare libica stia nuovamente precipitando in una nuova guerra civile, nonostante l’intervento nel Paese di contingenti dei caschi blu dell’ONU. L’attuale situazione vede un Governo di Unità Nazionale (GUN) insediato nella regione occidentale che ha sede nella vecchia capitale, Tripoli, e in diverse aree della Tripolitania, ed è presieduto dal primo ministro Abdul Hamid Dbaiba. Appoggiato da Stati Uniti, Turchia e Italia, il GUN è riconosciuto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma sfiduciato dal Parlamento libico e quindi tecnicamente illegittimo.

La situazione potrebbe trovare una soluzione indicendo al più presto le elezioni del Presidente libico, precedentemente fissate per dicembre 2021, ma sospese per l’attuale situazione caotica presente nel Paese e nell’attesa di un forte dispiegamento di truppe ONU che possano garantirne un pacifico svolgimento. Per tale ragione la Corte federale degli Stati Uniti ha momentaneamente sospeso le attività processuali nei confronti del Generale Haftar, rimandandole all’indomani dell’insediamento del nuovo Presidente.  

La Libia orientale è invece occupata dal Governo di Stabilità Nazionale, con sede a Sirte e presieduto da Fathi Baahaga (GSN), mentre le forze militari sono guidate dal Generale Khalifa Haftar. Appoggiata da Egitto, Francia e Russia l’autorità del GSN non è riconosciuta dalla Lega Araba.

Lo scorso 6 settembre, nel corso della 158a riunione della Lega Araba, tenuta in Egitto, ha registrato una forte contestazione del governo egiziano che ha definito illegittima la presenza del premier di Tripoli quale rappresentante della Libia, in quanto sfiduciato dal Parlamento libico nella Sirte. Il rappresentante egiziano ha dichiarato che l’invito a partecipare alla riunione della lega Araba costituirebbe “una minaccia per la stabilità e l’unità della Libia” (7), paventando in tal modo la possibilità del deflagrare di una terza guerra civile libica che questa volta comporterebbe uno scontro tra schieramenti militari internazionali e, bisogna aggiungere, anche gravi divisioni tra i Paesi facenti parte dell’Unione Europea. In pratica una situazione ancora più grave di quella Ucraina, sulla quale potrebbe avere un effetto accelerativo per una escalation della terza guerra mondiale a livello totale.

L’evento fa seguito anche agli incontri tenuti il 31 agosto dal premier di Tripoli con la controparte maltese nella capitale La Valletta, alla presenza di ministri e alti ufficiali. Gli accordi di cooperazione attribuiscono un ruolo primario a Malta nello sviluppò di cooperazioni in vari campi quali risorse marittime, immigrazione illegale, collegamenti aerei, problematiche ambientali e forniture medicinali. Inoltre, il governo di Tripoli ha iniziato trattative con le maggiori compagnie petrolifere occidentali, tra cui l’Italia, per la concessione dello sfruttamento delle grandi quantità di petrolio libico (8).      

Mentre le truppe del Generale Haftar aspettano decisioni dal GNS sulla base dell’evoluzione della situazione internazionale, rimane invece aperta la questione della presenza delle formazioni mercenarie russe, asserragliate attorno a importanti pozzi petroliferi libici (9).

 

Conclusioni

Da quanto ho potuto osservare e ascoltare, in queste vacanze siciliane in periodo bellico, sono pervenuto alla conclusione di essermi imbattuto in due contesti probabilmente con punti intersecanti, e comunque sia poco rassicuranti dal punto di vista turistico:

1) È altamente probabile che, a Taormina, nel mese di agosto oltre a quelli nazionali fossero operativi diversi apparati di servizi stranieri, ovviamente inclusi anche quelli cinesi, e che parte di queste attività possano ripetersi nel corso dell’attuale mese di settembre. In particolare, registrazioni ambientali di conversazioni sia in persona che telefoniche tra oligarchi russi, e tra questi e terze parti raccogliendo, nell’ambito di dati finanziari sensibili anche enlightenments sull’evoluzione dello scontro internazionale. Tra queste informazioni anche quelle relative alla Libia.

D'altronde, il centro di ascolto della stazione carabinieri di Taormina è notevolmente potente e in grado di operare una copertura di decine di chilometri lungo la costa ionica, ovviamente comprendendo anche tutte le imbarcazioni naviganti o ancorate al largo della rada di Taormina. 

2) Di certo, la vicenda del volo Transavia HV5218 Catania-Amsterdam del 25 agosto presenta aspetti inquietanti tali da originare una lunga serie di quesiti. La principale domanda che continuo a pormi dalla comparsa di Haftar o del suo sosia in quell’aereo è quale sia il rispettivo grado di implicazione nella vicenda sia del governo olandese che di quello italiano: ritengo altamente improbabile che non fossero a conoscenza di quel che stava accadendo. E lo dimostrano chiaramente tutte le evidenze osservate nel corso della vicenda, dalla partenza all’arrivo, che delineano un contesto operativo pattuito in collaborazione tra diversi Stati. Nella remota eventualità l’informazione gli fosse pervenuta soltanto a volo ormai in corso, sarebbe interessante conoscere quale protocollo d’intervento sarebbe stato attuato.

Si ha il fastidioso sospetto che i passeggeri di questo volo siano stati utilizzati in modo da pregiudicarne l’integrità fisica, allo scopo di condurre una operazione internazionale di trasporto di un alto militare di un Paese ricco di risorse petrolifere. Si tenga presente che una simile operazione di camuffamento si organizza solo quando si ritiene vi siano gravi e fondati motivi di allerta, ovvero di pericoli per l’incolumità del personaggio da trasportare.

Durante il volo Catania-Amsterdam ho avuto modo di osservare gran parte dei passeggeri e con non poca preoccupazione ne ho ricavato la sensazione che fossero tutti appartenenti alla classe medio-bassa, quella dei viaggiatori dei voli low cost. Gli expendables, come si dice in gergo militare occidentale, ovvero “sacrificabili”, così come evidentemente qualcuno aveva considerato essere anche l’equipaggio e la reputazione delle compagnie aeree coinvolte nelle vicenda, eccetto la Transavia che forse credeva possibile defilarsi noleggiando aerei completi di personale da ditte minori e, mi sembra di capire, anche in non prospere condizioni finanziarie. Una vicenda disastrosa per la reputazione dell’aviazione civile olandese, degli aeroporti e dei servizi d’intelligence coinvolti, anche nel caso si sia trattato di un’azione di depistaggio con l’impiego di un sosia del generale libico.  

Coloro che hanno concepito questa bizzarra operazione non hanno pensato quanto fosse irrealizzabile che un alto ufficiale libico (o il suo sosia), solo alcune settimane fa riconosciuto responsabile di crimini di guerra da un giudice federale statunitense e con le sue foto da anni diffuse da centinaia di siti on-line, potesse viaggiare in incognito, sotto scorta di uno strano equipaggio che si esprimeva in lingua araba e russa, utilizzando un atipico volo diretto Sicilia-Olanda operato tramite una compagnia low cost rumena, sotto la responsabilità di una importante compagnia olandese e sotto il naso delle autorità italiane. Peraltro trasportando una moltitudine di cittadini olandesi, ovviamente lasciati all’oscuro di quanto stava accadendo, forsanche rischiandone le vite?

È impossibile persino ipotizzare che i vertici di parecchi servizi segreti occidentali, a iniziare da quelli olandesi e italiani (e mettiamoci anche quelli francesi) non ne sapessero nulla.  E pensare che il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra ha sede proprio in Olanda, ma a pensarci bene anche in quella sede di aspetti oscuri non è che ne manchino, anzi...

D'altronde di stranezze recentemente ne accadono parecchie a livello internazionale. L’Italia, ad esempio, ha recentemente firmato importanti accordi bilaterali per ben trenta miliardi di euro, per l’importazione di gas dalla Repubblica Popolare di Algeria, e altre ingenti somme per un’ampia gamma di attività di cooperazione diventandone principale partner commerciale. Si tratta di un paese alleato della Russia, come ben dimostra l’attuale partecipazione di unità del suo esercito alle manovre militari “Vostok-2022”, svolte in territorio russo assieme alle delegazioni provenienti da Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Cina, Kirghizistan, Mongolia e Tagikistan, nonché a unità Task Force inviate da Kazakhistan, Laos, Myanmar, Nicaragua e Siria (10). Ciò considerato, viene da chiedersi se il forte incremento degli investimenti operati dalla compagnia italiana ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) sino a renderla la più importante in Algeria, così come quelli recentemente effettuati in Egitto, siano realmente un valido investimento nel medio e lungo termine, considerato che si tratta di Paesi che, in caso di deflagrazione del conflitto a livello planetario, potrebbero trovarsi in campo avverso, dai quali dipenderemmo dai rifornimenti di gas e petrolio, trovandoci così in una condizione simile a quella odierna che intratteniamo con la Russia. Tra l’altro a breve sarà inaugurata la rotta marittima che collegherà settimanalmente l’Algeria all’Italia, con scalo passeggeri e automezzi nel porto di Napoli. Un brutto colpo per le forze di polizia partenopee, già sovraccariche di lavoro.

                                                                                                                          

Note

1) Nel mese di Settembre il Pontefice ha quasi giornalmente commentato l’escalation del conflitto. L’8 settembre, in una riunione avvenuta in Vaticano nella Sala del Concistoro innanzi ai rappresentanti pontefici nel mondo, il Papa ha pronunciato un discorso ben chiaro sull’aggravamento della situazione, lasciando pochi margini di speranza sull’immediato futuro dell’Umanità: “L’Europa e il mondo intero sono sconvolti da una guerra di speciale gravità. È una terza guerra mondiale ‘a pezzi’ di cui voi siete testimoni nei luoghi in cui state svolgendo la vostra missione. Va fermata subito e in ogni modo”. Essa fa seguito alla supplica del giorno precedente, innanzi ad alcune migliaia di fedeli presenti nella piazza: “Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore”. 

https://www.ilmanifesto.it/francesco-la-terza-guerra-mondiale-va-fermata-subito-e-in-ogni-modo

Due giorni dopo, il 10 settembre, il Pontefice manifestando il suo sconforto ha tenuto a rettificare che ormai non si tratta più di una guerra “a pezzi”, ma totale.

2) parafrasando Angelo Buttafuoco, 2014, Buttanissima Sicilia, Bompiani ed., Milano pp. 206Idem, 2017, Strabuttanissima Sicilia, La Nave di teseo ed., Milano, pp. 140. Purtroppo, lo scrittore si esime di affrontare l’importanza e i caratteri dell’onnipresenza di un vertice occulto dominante, che da diversi anni in questo blog ho ritenuto definibile Potere Dominante, che condiziona ogni attività isolana rendendola una realtà grottesca e civilmente invivibile.

3) rievoco un termine oggi raramente usato, riferito a un pasto riccamente sostanzioso e gustoso, degno degli sfarzi dell’antica Roma ai tempi del gastronomo Lucio Licinio Lucullo.

4) per averne conosciuti diversi nei passati decenni, nella stessa Siria, a Londra e in Ucraina. Uno di loro fu validamente al mio fianco nel corso degli scavi archeologici da me diretti a Fiumedinisi (Sicilia nordorientale) per conto della University of South Florida. Lo avevo convinto a seguirmi in quanto dottorando in un settore di studi archeologici presso una prestigiosa istituzione europea, potendo così svolgere parallelamente un ruolo d’intelligence monitorando quanto di anomalo accadeva in quel contesto territoriale siciliano, a protezione dei docenti e degli studenti partecipanti agli scavi.

5) Barnes J.E., in The New York Times, 18 febbraio 2020, Ex-C.I.A. Asset, now Lybian Strongman, Face Torture accusations.

Africa News, 30 luglio 2022, Commander Khalifa Haftar convicted by a U.S. Court for war crimes.

6) The Telegraph, 12 aprile 2018, Lybian strongman Khalifa Haftar in a coma in Paris hospital, reports say.

Reuters, 25 aprile 2018, East Lybian commander Haftar returning after treatment in Paris.

7) Agenzia Nova, 27 luglio 2022, I vertici militari libici presenti nelle regioni orientali e occidentali libiche, il generale Mohammed al-Haddad e il generale Khalifa Haftar, si incontreranno a Bengasi nel fine settimana per l’unificazione militare.

8) Agenzia Nova, 31 agosto, 2022, Lybian PM holds meeting with his Maltese counterpart in Valletta.

9) Uniacke R., in Foreign Policy, 8 luglio 2022, Lybian oil markets have already felt the pinch of Libyan oil shotdowns helped along by Russian mercenaries.

10) in China Military Online, 1 settembre 2022, China sends over 2,000 troops to Vostok-2022 excercises. eng.chinamil.com.cn/view/2022-09/01/content_10182185.htm  Leggasi anche il bilancio dei risultati e la lista dei Paesi partecipanti in: eng.chinamil.com.cn/view/2022-09/06/content_10183153.htm

 

Archaeological Centre-Villari Archive: pubblicazioni scientifiche

In questa sezione è presentata una selezione di pubblicazioni scientifiche di Pietro Villari (monografie, articoli editi da riviste speciali...