di Pietro Villari, 15 Maggio 2024. Tutti i diritti riservati.
Le nuove frontiere dell’applicazione pedagogica all’Italiana: annichilarne
mentalmente uno per educarne mille
Lo scorso anno, abbiamo assistito a numerosi casi di giovani stranieri
denunciati per avere deturpato antichi monumenti, con brevi scritte incise o
apposte a penna dall’intento autocelebrativo. Si tratta di una problematica
affatto nuova, ma negli ultimi due decenni ha registrato un crescendo
magnificato dal turismo globale che avrebbe dovuto essere già da tempo
affrontato con ben altro approccio pedagogico. E invece, essendo suonata l’ora
della nuova pappa soporifera da somministrare ai sudditi, il fenomeno diviene
roba buona da elargire nel risorto stile Minculpop della
Destra governativa (1).
È iniziata così una campagna “educativa”, condotta con evidenti
tecniche di manipolazione di massa, finalizzata a riesumare l’immagine
dell’ennesimo “governo nuovo” acclamato quale finalmente in grado di
risolvere i problemi “con determinazione e pugno di ferro”
in difesa della Nazione (2). Al via, presumibilmente dato da un
vertice stegocratico tramite un collaudato ufficio altrettanto oscuro, sono
state attivate all’unisono le bocche dei potenti cannoni mediatici del potere
dominante.
Abilmente esposti alla ferocia della gogna mediatica (3),
processati per direttissima, sottoposti alla tortura psicologica costituita
dall’incombenza di pesanti condanne detentive (da 2 a 5 anni) e multe (da 2.500
a 15.000 euro), i ragazzi (tutti stranieri, tra loro anche una ragazza
minorenne) sono stati massacrati dai grandi mezzi di comunicazione che ne hanno
pubblicato i nominativi. Ovviamente non prima di verificare che si tratta di
appartenenti a classi sociali expendables o di individui che
hanno perso eventuali “protezioni”. Alcuni di loro, in preda alla disperazione
per le spese da affrontare per la difesa in un tribunale italiano, oltre a
quelle per riparare i danni, e non ultima la vergogna, sono stati spinti in
lacrime a supplicare pubblicamente pietà. Per il pubblico è solo uno dei tanti
spettacoli taumaturgici costituiti da sadiche punizioni inferte a “mostri”
asociali costretti al pentimento, ma per questi pochi disgraziati corrisponde a
una serie di “traumi a grappolo” che si trascineranno dietro tutta la
vita, foriero di niente di buono anche per la società nella quale vivranno.
Per l’occasione, nessuna testata giornalistica si è azzardata a instaurare
un opportuno paragone – quello sì educativo – ricordando i veri scempi,
perpetuati da decenni a danno di beni culturali e ambientali in tutta Italia e
rimasti costantemente impuniti. Al primo posto quelli condotti in Sicilia con
il controllo o la direzione di funzionari regionali e finanziamenti regionali,
statali e/o europei (4). Una situazione quest’ultima ai limiti del
surreale, per la manifesta incapacità di personale dirigente appartenente alle
Istituzioni preposte alla salvaguardia, studio e valorizzazione di quei beni. I
casi più gravi, sono stati accompagnati da un silenzio mediatico e
“insabbiamenti”, che la dicono lunga sul muro di omertà sull’operato di sistemi
associativi creati all’ombra della piramide di potere dominante nazionale (e
quindi talora comprendendo anche “coperture” transnazionali).
Nei casi più fortunati, nessuno tra coloro che s’impegnano a cercare
d’identificare i responsabili appartenenti al livello inferiore della piramide
criminale, può andare oltre il limitarsi a segnalare, nelle Informative inviate
al magistrato inquirente, la presenza di nominativi di elementi locali delle
fasce dirigenziali di apparati dello Stato Italiano e della Regione siciliana.
Generalmente, per delineare il contesto, l’investigatore aggiunge eventuali
ruoli avuti o ipotizzabili nell’ambito di rapporti di lavoro o di
frequentazioni intrattenute dagli indagati ed in particolari con politici,
imprenditori, liberi professionisti.
Il livello superiore, quello degli Innominabili in quanto appartenenti alla
stegocrazia, non vi compare mai se non quando questi risultano privati della
protezione, una degradazione che viene impartita raramente e per motivi non
inerenti alla “giustizia profana”. Non è un caso, quindi, che nel corso delle
inchieste condotte dalle grandi testate giornalistiche si scoprono collegamenti
trasversali tra personaggi da molto tempo militanti nelle famiglie massoniche
nazionali.
I nominativi degli alti funzionari regionali o statali, anche se molto
raramente, possono essere dati in pasto al circo mediatico a causa di problemi
interni che, nella quasi totalità sfuggono alla possibilità di comprensione dei
cittadini comuni, ma utili a creare nell’opinione pubblica l’illusione che
chiunque possa essere punito allo stesso modo delle fasce sociali medie e
basse. La caratteristica di queste vicende, che in seguito puntualmente
sprofondano nell’assoluto silenzio programmato dal dimenticatoio mediatico, con
la lenta dissoluzione della possibilità che il risultato delle indagini arrivi
in vista di una condanna. In tal modo, l’immagine dell’integrità delle
Istituzioni poste a difesa dei beni dello Stato è salva, e con essa anche il
Sistema dei burattinai che, invisibili alle masse, muovono i fili del potere.
Dalla gogna da caserma mediatica al campo di battaglia.
Le deturpazioni apportate da incisioni e scritte costituiscono una
tipologia di crimini generalmente non premeditati, che coinvolgono monumenti
naturali (5), o manufatti dall’uomo come ad esempio, sin
dall’antichità avviene ai materiali lapidei e ceramici presenti nelle mura del
Colosseo, compresi quelli moderni dovuti a restauri. Negli ultimi decenni, da
quando ha assunto le dimensioni di un fenomeno che accompagna il turismo
culturale e ambientale di massa, tra le cause ritenute alla base di questi
comportamenti sono state annoverate anche le profonde carenze scolastiche in
materia di educazione civica, insegnamento fondamentale ormai reso ostico o
persino ignoto alle masse giovanili.
Il problema è diffuso in quasi tutto il “blocco occidentale”,
pressoché circoscritto a giovani appartenenti alle classi proletaria e
piccolo-borghese. Si noti quindi la differenza con le devastazioni di beni
culturali e ambientali premeditate e dirette da individui in età adulta
appartenenti a ruoli dirigenziali in apparati statali e regionali.
Eppure, il trattamento riservato ai giovani “vandali”, le celerissime
punizioni anticipate da gogne feroci essendo stati persino sbattuti nella prima
pagina di quotidiani, rappresentano un evento disastroso non solo per la salute
mentale dei perseguitati, ma anche per la tenuta dello Stato. Difatti, le
giovani generazioni estromesse da ogni possibilità di poter utilizzare quella
che una volta veniva definita la “scala mobile sociale”, stanno assumendo la
consapevolezza di essere divenuti persino cittadini sacrificabili, expendables,
in quanto appartenenti alle classi emarginate ai livelli inferiori della
piramide costituente la società italiana. Una massa che, in fila d’attesa di
trovare una via di fuga, è divenuta talmente impoverita da essere stata negli
ultimi due decenni costretta a scegliere tra divenire manodopera di
associazioni malavitose o avviarsi all’emigrazione. E adesso che la
disoccupazione dilaga anche all’Estero, è spinta sul ciglio del baratro non più
dal solo fatto dell’impossibilità economica di crearsi una famiglia o di poter
continuare a proteggerla, ma della mancanza individuale di mezzi di
sussistenza, ovvero di sopravvivenza. Di questo passo, tra pochi anni, il
limite sostenibile tra la lotta di classe “dialettica” e quella per soddisfare
la fame non sarà più all’orizzonte come lo è oggi, ma a una distanza misurabile
in colpo di spranga o di coltello.
Abbandonati a se stessi dal peggioramento della crisi economica e dal
solco, sempre più profondo, che li separa dalle classi agiate, come in ogni
vera rivoluzione le masse di disperati inizieranno a identificare e concentrare
la loro violenza sulle fasce medio-alte del sistema dominante. In particolare
quelle rese visibili dai media, non quelle degli innominabili situate al
vertice del sistema di potere dominante, che in età moderna caratterizzano
l’inquietante condizione d’invisibilità della stegocrazia (6).
Le recenti restrizioni alle attività di contrasto alla criminalità
organizzata, sino a quella di impedire di fatto il giornalismo investigativo,
stanno affievolendo le possibilità delle classi oppresse di giungere a
comprendere la reale ampiezza delle azioni che si stanno verificando a danno
del benessere della collettività, delle sue libertà. Una delle prove di quanto
sia pericolosamente insostenibile questa situazione, è che da decenni, persino
le fasce medie della piramide del sistema di potere dominante, ed in
particolare quelle corrispondenti alle istituzioni amministrative regionali,
rimangono costantemente impunite dei misfatti commessi più o meno
quotidianamente. E, cosa ancor più grave, questo avviene a causa della loro
condizione di perpetuo vassallaggio che le rende conniventi con quel sistema, nel
fare carta straccia dei principi fondamentali enunciati nella Costituzione
della Repubblica Italiana. Un epilogo tragico e prevedibile delle profonde
debolezze dello Stato esistenti sin dalla sua formazione, essendo
fortemente condizionato dalle volontà di gruppi di poteri sia interni che
esterni ad esso, che controllano pressoché tutte le attività fondamentali del
Blocco Occidentale.
I giovani expendables: la solita carne da macello
Le modalità nelle quali si è svolta questa vicenda, che possiamo definire
un’operazione politica con mezzi polizieschi e mediatici, silenziando le
opposizioni costrette nella fascia extraparlamentare, costituiscono una
ulteriore prova dell’esistenza di una nuova fase del modus operandi programmato
dal sistema di potere dominante nazionale, del suo livello organizzativo e
delle coperture fornitegli da quello internazionale. In questa situazione di
crollo, incontenibile, della perdita di credibilità e quindi di fiducia nella
tenuta dei fondamenti del vivere civile all’ombra dei problemi dell’Umanità, si
stanno progressivamente dissolvendo anche tutte le speranze di giungere a
un’Unione Europea tutrice delle basilari aspirazioni di ogni suo cittadino.
Pur essendo agli inizi di una tragedia epocale, come non provare quindi
almeno un barlume di compassione verso quelle giovani coppie d’innamorati che,
per paura dello scorrere del Tempo, trasportati un po’ dal desiderio
irrazionale e, non di meno, dalla consuetudine millenaria (essendo il fenomeno
testimoniato persino dai muri della Pompei antecedente all’eruzione vesuviana)
incidono ancor oggi i loro nomi, date e frasi su antiche opere murarie,
affinché possano come e con esse sopravvivere a lungo oltre la loro morte. In
questo vi è la consapevolezza del fatto che, in confronto, selfies e
comunicazione on-line sono come scrivere sulla sabbia in riva al mare.
D'altronde, una società materialista come quella che nel suo insieme
caratterizza il Blocco Occidentale, non riuscirà mai a comprendere e fare
proprie le concezioni alla base della creazione e distruzione di un mandala.
Al contrario, vi troviamo pratiche, anch’esse espressioni magico-religiose,
elaborate nella volontà di perpetuare, fissandola sulla materia per resistere
al trascorrere del tempo, quali la pietra piuttosto che su un essere deperibile
quale un albero o un corpo umano (ad esempio tramite tatuaggio, la più antica
forma di comunicazione visiva di dati personali). Difatti, con le dovute
differenze delle finalità che si desiderano raggiungere, l’atto dell’incidere è
uno dei principi attivi di rituali quali la propiziazione o la defissione
incisa su oggetti o pareti di caverne o ripari sotto roccia che, da migliaia di
anni, resistono al trascorrere del Tempo.
Sarebbe altresì da chiedersi se nei giovani questa forma di espressione
incisa o dipinta su materiali quali roccia e mattoni possa avere un’origine
molto antica, veicolata da determinate pulsioni comportamentali provenienti
dalla sfera inconscia. Le finalità simboliche di queste “azioni incisive”
appartengono in parte all’occulto, fermo restando che sono convenzionalmente
fissate quale una modalità elementare e facilmente disponibile, di legare
la complessità della propria esistenza a quei luoghi che si oppongono alle
insidie del Tempo, tramandando testimonianza all’individuo che le realizza di
fissarsi a quel luogo e a quell’istante.
Ci troviamo quindi innanzi a una sopravvivenza del pensiero magico,
celata all’interno del palinsesto tra i livelli di espressione simbolica
contenuti in questa potente manifestazione del sé. Una formula protettiva,
contrapposta all’orrore di questi giovani innanzi alla certezza di non potere
sfuggire al destino di vivere e morire, aggravata dall’inquietante possibilità
incorrere in gravi affanni della lotta per la sopravvivenza, appartenenti a
classe sociali di fatto emarginate dall’ingiustizia sociale. Contrariamente a
quanto accade, il potere creativo del pensiero magico è strettamente connesso
alle dinamiche di formazione della “realtà” quale percepita dalla specie umana.
Le nuove generazioni appartenenti alle famiglie estranee ai privilegi
riservati alle classi della piramide del potere dominante occidentale, sono gli
stessi che la fredda mentalità delle élites dominanti l’Unione
Europea ritiene un surplus popolano alienabile, expendable.
Difatti, è la volontà recentemente espressa pubblicamente da elementi-chiave
del suo vertice, che vuole farne carne da macello da spedire senza alcuna pietà
sui campi di battaglia assetati di sangue, come già accaduto a oltre mezzo
milione di ucraini e russi.
In molte società “primitive”, ovvero iniziatiche o tradizionali
dell’antichità presenti tutti i Continenti abitati, l’offerta sacrificale di
energia vitale è sempre stata considerata quale altamente apprezzata dalle
potenti Entità di altri livelli esistenziali. Rappresentava quindi un bene di
scambio per ottenere conoscenze utili alla collettività o la protezione da
Entità offese o maligne, per ristabilire l’armonia nel mondo naturale (7).
Le vigenti normative di legge italiane in materia di danneggiamento di beni
culturali
E invece sono le leggi italiane a infischiarsene dei problemi reali dei
giovani, specialmente quando cercano di opporsi alle logiche degli aristoi del
vero potere e dei loro manutengoli. Le leggi sono opere ispirate a un mondo
ideale, in questo momento storico disatteso dalla realtà. Così l’atto
deturpante deve essere sanzionato, in quanto reato commesso nei confronti della
società, del patrimonio culturale nazionale. Nel caso delle deturpazioni
avvenute al Colosseo, ad esempio, la pena detentiva applicabile è dai 2 ai 5
anni, e una multa compresa da un minimo di 2.500 a 15.000 euro, in base
all’entità del danno arrecato al patrimonio dello Stato, compreso il valore
storico-artistico del monumento “mutilato” (essendo la parte colpita divenuta
manchevole dell’originaria integrità dell’opera).
Soffiando sul fuoco sacro dell’esposizione alla pubblica gogna, i media si
sono spinti a riportare anche i nominativi di questi giovani expendables,
sbattendoli persino nelle prime pagine assieme alle rispettive foto, inducendo
a furor d’inchiostro la magistratura a un immediato intervento. In poche
settimane si è quindi giunti all’istituzione di processi per direttissima,
chiedendo pesanti sanzioni, riducendo gli untori a elemosinare pietà tra
lacrime e invocazioni ai genitori, questi ultimi rovinati dalle spese legali,
alle quali si sommano quelle di viaggio, vitto e alloggiamento in Italia, e non
ultima la sopravvenuta condizione di discredito generata dall’essere additati
quali i genitori di teppisti di fama internazionale.
Le tempistiche sembrano quelle di un’operazione contenente più finalità
“educative”, condotte anche con modalità pericolosamente spicce per fare
sparire in fretta un’abitudine giovanile, risolvendo non soltanto le defaillances della
scuola pubblica, quanto i deleteri modelli comportamentali delle gerarchie
visibili del sistema di potere dominante, la cui dilagante presenza rende
impossibile trattare seriamente il problema del rispetto dei beni appartenenti
a qualsiasi Stato del pianeta. Un sistema nel quale ciò che è sacro e connesso
al significato profondo di Patria, rappresenta un intralcio alla dottrina e
alle metodologie finalizzate allo sfruttamento di massa.
Iniziato il percorso operativo si passa alle progressive fasi di
manipolazione retorica dell’indottrinamento, dove la storia e l’arte assumono
vengono ridotte a mezzi di glorificazione del sistema di potere dominante quale
fulcro generatore del meglio del passato nazionale, delle mirabili opere dei
nostri predecessori. Questo e quant’altro della medesima solfa, rappresenta
un’ulteriore evidenza di ciò che si vorrebbe ancor oggi continuare a inculcare
a quei giovani della categoria expendables, ignari di quali
siano i progetti del loro uso riservatigli dallo Stato, dal Governo, dai suoi
burattini e dalle ombre scure dei loro burattinai.
Questa distorta finalità celebrativa di quanto appartiene ai massimi valori
dei beni immateriali di un popolo, ha inquinato il fondamentale ruolo
dell’insegnamento dell’Educazione Civica, l’importanza della tutela del bene
pubblico, dei diritti per i quali i nostri avi hanno sofferto e combattuto nel
corso dei millenni. La lotta per giungere alla giustizia uguale per tutti e
quindi anche alla pubblica comprensione del significato profondo della
motivazione delle sanzioni da comminare nell’ambito di un giusto trattamento
dell’inquisito e di una giusta valutazione del danno subito dai beni dello
Stato.
La presa di coscienza di queste carenze strutturali in ciò che costituisce
le fondamenta di uno Stato la cui Costituzione riconosce il popolo sovrano e
diritti uguali per tutti, nelle giovani generazioni expendables ha
ormai determinato un tale malcontento nei confronti degli apparati governativi
che non è più gestibile con il tradizionale espediente della formazione,
all’interno dell’arco parlamentare, di nuovi movimenti di opposizione.
Si tratta di un’istintiva reazione di rifiuto alla manipolazione, che se
aggravata da ulteriori deterioramenti delle condizioni di sussistenza, potrebbe
sfociare nella disintegrazione di ciò che costituisce le basi della
collettività su cui sorge lo Stato.
Queste masse di giovani appartenenti al sottoproletariato, al proletariato
e a quanti in corso di decadenza dalla classe piccolo borghese gli si stanno
aggiungendo, sono ormai in costante aumento ovunque, soprattutto nei Paesi del
Blocco Occidentale. Abbandonate al loro destino dalle classi agiate dominanti
all’essere sfruttate, quali carne da macello in quelle guerre mondiali utili
non solo a ingrassare le multinazionali che tradizionalmente vi si
arricchiscono, ma di essere decimate in quanto surplus inutilizzabile di
cittadini, di bocche da sfamare ai danni della tenuta del sistema classista
nazionale.
Non essendovi alcun partito o movimento politico che possa difendere i
diritti della collettività, saturata la via di fuga dell’emigrazione,
l’alternativa per gli expendables sarà rappresentata dal
tentativo d’intraprendere la strada dell’illegalità, come d'altronde già da
tempo accade per una piccola parte di essi. Ma in futuro si tratterà di immense
quantità di disperati che, se non ammazzate in guerre combattute con armi di
estinzione di massa, o nell’ambito di guerriglie tra organizzazioni criminali,
quasi certamente finiranno incarcerate per essere utilizzate nei disumanizzati
ingranaggi dello sfruttamento del sistema carcerario. Una situazione ispirata
all’attuale sfruttamento finalizzato all’arricchimento delle ditte incaricate
dell’approvvigionamento di quanto necessario al funzionamento delle carceri, o
all’arruolamento di nuove leve delle forze dell’ordine, della magistratura e
della burocrazia poste a garantire lo stato di cattività. Oppure accetteranno
di divenire “volontari” da inviare al fronte di guerra con una paga da
mercenario da quattro soldi in attesa che una “bomba intelligente” giunga dal
cielo a porre fine ai loro problemi, straziandone i corpi e le aspirazioni.
Se non uccisi dalle guerre, o dalla vita delinquenziale e infine dal regime
carcerario, i “fortunati” sopravvissuti saranno condannati a sopravvivere
trascinandosi nella speranza ultima a morire, tra soprusi classisti, stenti e
onnipresenti paure quotidiane di non riuscire a proteggere i propri cari.
Finché, come al solito in queste situazioni, non scoppierà una rivoluzione,
altro sangue, altre vane speranze in quanto è sempre una frangia borghese,
assolutamente priva di capacità empatiche, che sempre finisce per prevalere e a
ottenere i favori dei potenti riparati all’Estero in attesa di quel momento,
garanti dell’epilogo che tutto apparentemente cambi pur restaurando la
plurisecolare organizzazione del sistema stegocratico dominante.
Gli impunibili responsabili delle continue distruzioni dei beni culturali e
ambientali in Sicilia
Tornando al problema dei danni al patrimonio culturale e ambientale
provocati in Sicilia, terra di notevole attrazione turistica, come non provare
un profondo disprezzo verso quella quinta colonna di politici e funzionari
corrotti che hanno accettato di divenire conniventi di lobbies criminali
dal colletto bianco? Raccogliendo informazioni sulle loro vite si può
constatare come si tratta di personaggi provenienti da famiglie inserite nel
Sistema dominante e fedeli alle sue logiche. In quanto tali, tramite raccomandazioni
rilasciate a garanzia della loro “affidabilità” (sorta di attitudine
comportamentale omertosa), hanno ottenuto il nullaosta all’accesso a un lavoro
nella pubblica amministrazione della loro terra natia e la possibilità di
svolgere una vita onorevole, dedita alla tutela e salvaguardia dei beni
culturali e ambientali del territorio della Regione.
Le carriere di questi burocrati sono costellate da decenni di
connivente militanza nel Sistema e al contempo da comportamenti arroganti e
prevaricatori con chiunque si trovi al di fuori di quello. Carriere, quindi,
create e protette in funzione delle necessità della piramide del sistema di
potere dominante. Nei curricola esibiti alla popolazione non
sono mai citate le profonde mancanze professionali con le quali hanno
perpetuato le devastazioni di importanti monumenti eretti dalla Natura o
dall’ingegno umano, dalla forza fisica e dalla fede di antiche popolazioni
umane. Ne sono prova numerose vicende, quali quelle eclatanti avvenute in
contrada Fusco di Siracusa (8), nella cosiddetta Villa Romana di
Pistunina presso Messina (9), e nel Castello Belvedere di
Fiumedinisi (10) per citarne solo alcuni di cui conservo
diretta memoria testimoniale nella qualità professionale di archeologo.
Un sistema di potere che in Sicilia riesce a condizionare tutte le attività
socio-economiche fondamentali per un corretto sviluppo della distribuzione del
benessere nell’Isola. Il risultato è invece ben noto a tutti, in base alla
presenza di infedeltà di politici e burocrati, malfunzionamenti strutturali e
condizionamenti d’interesse criminologico, giunti al punto di farne una regione
davvero “speciale” tramite club-service esclusivi,
rappresentati principalmente da logge massoniche e gruppi lobbistici.
In conclusione, mentre da molti decenni funzionari della pubblica
amministrazione e di altre istituzioni statali e regionali perpetuano in
Sicilia a discapito del beni culturali e ambientali, rimanendo costantemente
impuniti, lo scorso anno si è verificata una di quelle vicende che possiamo
definire una della serie Ops.“Expendables”. Nella fattispecie si
tratta di una operazione governativa eseguita anche con metodologie e
tecnologie poliziesche e mediatiche, avente come obiettivo i giovani turisti
stranieri trasformatisi in momentanei teppisti creatori di piccoli graffiti,
tutti di estrazione sociale “sacrificabile”. Il contrasto stridente tra le due
facce della stessa medaglia raffigurante la Giustizia, è talmente surreale da
ricordare le commedie tragicomiche all’Italiana degli anni 1960 e 1970, di
quelle che l’indimenticabile Ugo Tognazzi avrebbe interpretato magistralmente,
evidenziandone anche aspetti inconfessabili legati a manipolazioni
dell’opinione pubblica ai danni di quella colonia italiana del sistema di
potere dominante detto Blocco Occidentale, che nonostante tutto ancora oggi si
insiste a definire “Repubblica Italiana”.
Note
1 – Abbreviazione giornalistica, adoperata in chiave satirica nel Secondo
Dopoguerra, in riferimento alle attività del Ministero per la
Cultura Popolare costituito nel corso del ventennio governativo
fascista.
2 – un noto esempio di come l’uso della citazione rappresenti un espediente
diretto a manipolare l’opinione pubblica sul piano emotivo e intellettuale.
3 – vedasi ad esempio il caso della serie di articoli pubblicati da quotidiani
cartacei rilanciati dal sito “Dagospia”, seguito da milioni di lettori:
“Dagospia”, il 30 Giugno 2023, ore 10:32 (Estratto dell’articolo di R. Fr. per il “Corriere della Sera”): È stato identificato il turista coglionazzo che ha sfregiato
il Colosseo, incidendo il suo nome e quello della sua fidanzata: si chiama Ivan
Dimitrov, ha 27 anni (portati male) e vive a Bristol, dove lavora come personal
trainer – Lui e la sua bella, Hayley Bracey, sono stati
identificati incrociando le immagini di videosorveglianza con i nomi dei
biglietti d’ingresso. Non è stato difficile, visto che li avevano incisi sul
muro dell’Anfiteatro Flavio…
“Dagospia”, 5 Luglio 2023 ore 09:03 – (Estratto dell’articolo di
Mario Ajello, Valeria Di Corrado per “il Messaggero"):“ Il Colosseo? Non sapevo che fosse antico” – Il turista 31enne
di origini bulgare che ha sfregiato l’Anfiteatro Flavio incidendo nel marmo una
promessa d’amore per la sua ragazza (“Ivan+Hayley”) conferma di essere un
idiota. Nella sua lettera di scuse prova a rabbonire i giudici, visto che
rischia dai 2 ai 5 anni e una multa fino a 15mila euro, ma riesce a peggiorare
solo la situazione (pensava che il Colosseo fosse un fast food?)
“Dagospia”, 14 Luglio 2023 ore 19:55: Ma cosa vi ha fatto di male il
Colosseo? – Un’altra turista ha inciso le iniziali del suo nome
sull’Anfiteatro Flavio – Questa volta l’artefice è una ragazzina svizzera
di 17 anni, che è stata denunciata per deterioramento dei beni culturali
– Pochi giorni fa una coppietta inglese aveva deciso di sfregiare il
Colosseo scrivendo con la chiave i loro nomi per poi scusarsi dicendo “Non
sapevamo fosse un monumento antico”. Ma in Italia i turisti pensano di poter
fare come cazzo gli pare?
“Dagospia”, 15 Luglio 2023 ore 18:45 (articolo tratto da: www.corriere.it): La
stupidità è contagiosa – Il video che mostra la turista svizzera che incide sul
muro del Colosseo l’iniziale del proprio nome: è il secondo caso in poche
settimane dopo quello dei due turisti inglesi che hanno sfregiato l’Anfitreato
Flavio a fine giugno – La ragazza ha 17 anni, era in vacanza con la
famiglia e ora rischia il carcere e 15mila euro di multa – Video
Dagospia, 16 Luglio 2023 ore 14:45: Non c’è due senza tre: un altro
turista è stato denunciato per deturpamento al Colosseo – È uno studente
tedesco di 17 anni, in gita con un insegnante, che si è messo a grattare un
parete del piano terra dell’Anfiteatro Flavio – È il terzo caso
in poche settimane di un coglionazzo che si dverte a sfregiare un monumento…
“Dagospia”, 17 Luglio 2023, ore 13:51 (Estratto dell’articolo di
Romina Marceca per “la
Repubblica - Edizione Roma”): Quello che non fecero i barbari, lo fanno i turisti! – La prima coppietta
di pischelli che ha inciso i nomi sul Colosseo ha “aperto la strada” ai vandali
che, per emulare, hanno vandalizzato l’Anfiteatro Flavio – I vigilantes
sono pochissimi e non riescono a controllare i 25 mila turisti che ogni giorno
visitano il Colosseo – Lo scrittore Paolo Di Paolo: I
turisti a Roma? Smargiassa ignoranza e disinvolta prepotenza, tanto più con le
ciabatte ai piedi”
4 – rimando agli articoli postati nel corso degli ultimi anni su questo blog.
In particolare, leggasi i primi due articoli della serie “Le
ruspe nel complesso monumentale…” e quelli della serie “La
Regione Siciliana e gli interventi di riqualificazione operati con
cementificazioni e fondi per lo sviluppo rurale: il surreale caso del castello
di Fiumedinisi” (Parte I e Parte II).
https://www.thereporterscorner/2024/02/la-regione-siciliana-e-gli-interventi.html
https://www.thereporterscorner/2024/03/la-regione-siciliana-e-gli-interventi.html
5 – nei parchi cittadini, ad esempio è diffusa la barbara usanza di incidere
frasi o simboli sul tronco di alberi, compresi quelli pluridecennali e
secolari. È un fenomeno grave in quanto spesso apre la strada a
patologie della pianta ulteriormente deturpanti e talora con esito mortale.
6 – ne abbiamo chiaro esempio in quanto avvenuto negli anni 1980 e 1990 nel
corso della lotta armata peruviana. All’argomento ho dedicato un ampio report,
postato il 29 agosto 2023, “Peru, por hablar con gusto: la lotta armata di
Sendero Luminoso e l’autocensura della Stampa siciliana”
https://www.thereporterscorner.com/2023/08/1989-1991-peru-por-hablar-con-gusto-la/html
7 – Da quanto noto anche dalla letteratura etnografica, le metodologie
per ottenere l’energia vitale necessaria alla protezione erano maggiormente
apprezzate se estratte da individui giovani orrendamente assassinati nel corso
di guerre; da prigionieri nemici, menomati da gravi ferite e lasciati soffrire
in lugubri campi di prigionia, sottoposti a torture prolungate sino alla totale
estrazione dal corpo e dalla mente. L’energia vitale, risalendo lungo l’Axis
Mundi permetteva alle Entità di ristabilire gli equilibri di potere
tra i piani esistenziali da esso collegati.
Un’altra nota manipolazione per ricavare energia vitale, anch’essa ancora
oggi utilizzata con raffinate metodologie di tortura psicologica e/o fisica, è
inerente all’imposizione di punizioni esoteriche. La “Regola del
Contrappasso” e la morte civile, costituiscono esempi di estrazione di
energia vitale che per loro lentezza e grado di perseveranza possono giungere a
determinare danni di massima gravità.
8 – per la descrizione della vicenda di contrada Fusco di Siracusa, ultimi
aggiornamenti e note bibliografiche rimando all’articolo pubblicato il 12
agosto 2022, “La Tecnocrazia e il Sistema di Potere in Sicilia. Parte V: il
festschrift, il cerchio magico, e la costruzione del mito dell’Intellighenzia
tecnocratica”
9 – Tengo a ricordare che la vicenda della distruzione mediante ruspe della
cosiddetta Villa di Santa Melania, fu soltanto uno degli
innumerevoli esempi di disastri arrecati al patrimonio culturale e ambientale
determinato dall’arrogante strapotere del sistema politico-clientelare
siciliano, che tra le sue fila di conniventi annoverava anche archeologi
dirigenti presso le Soprintendenze regionali e archeologi docenti presso le tre
Università siciliane. Una corruzione delle pubbliche istituzioni talmente dilagante
da ignorare, come avvenne anche in questo caso, quelle poche voci che cercarono
di opporsi a quel totalitarismo profondamente malato.
Alcuni mesi prima della mia partenza per condurre scavi bioarcheologici in
Perù e all’Isola di Pasqua, contattai il caro amico e collega inglese James
(Jim) Lewthwaite dell’Università di Sheffield, a quel tempo noto per le sue
attività svolte a livello internazionale, per riferirgli la situazione. Jim ne
rimase talmente colpito, che prese il primo aereo per Catania e all’indomani
pomeriggio eravamo già sul posto a constatare i danni, grazie a un permesso del
magistrato inquirente che ci fece scortare dalle forze dell’ordine. Alla sera
cenammo assieme e scrivemmo l’articolo che il direttore della sede messinese de
“La Sicilia”, il caro amico Gino Mauro, pubblicò immediatamente dedicando ampio
spazio nell’edizione del lunedì. L’articolo costituì la base per una
interpellanza al Presidente della Regione, presentata dall’On.le Franco Piro
del Movimento “La Rete”, con il quale condividemmo molte attività
di denuncia sociale. Assieme ad altri esponenti di quella forza politica,
Franco volle fare un sopralluogo riferendone in seguito in parlamento.
La nostra azione causò, come prevedibile, la reazione del Sistema di potere
dominante in Sicilia che, mi fu in seguito riferito a Palermo, fu a sua volta
allertato da certi burocrati ministeriali di Roma, molto irritati di come fosse
stato possibile lasciare emergere un simile scandalo. Per “normalizzare” la
situazione dovette intervenire, con tutto il notevole potere che a quel tempo
rappresentava, il Direttore Generale dell’Assessorato Regionale ai Beni
Culturali e Ambientali, il massone Alberto Bombace (anni dopo, a sua memoria,
incredibile ma vero considerato il personaggio, gli fu dedicata la Biblioteca
Regionale). Il giornalista Gino Mauro ebbe un durissimo scontro con i vertici
de “La Sicilia” ma continuò a mantenere il posto di lavoro.
Tutt’altro accadde a Jim Lewthwaite, nel totale silenzio dei colleghi e dei
media anglosassoni rappresentò per lunghi anni un monito per docenti e
studenti. In particolare, fu durissimamente criticato dal noto professore Colin
Renfrew con il quale da anni si trovava in discordanza dottrinale. Disgustato,
abbandonò per sempre la ricerca archeologica, alla quale aveva dedicato tutte
le sue risorse e decine di anni di studi innovativi, dedicandosi quindi alla
politica attiva nazionalista, sino a giungere a ricoprire da diversi anni la
carica di Chairman del British Democrats Party.
Lewthwaite J., Villari P., 10 Giugno 1991, Fermate quegli scavi. L’allarmata
denuncia di due archeologi sul caso della villa messinese di Pistunina, in
“La Sicilia”, Cronaca, pag. 8.
10 – Negli ultimi due mesi ho postato due articoli di aggiornamento su una
vicenda della quale ero stato testimone ai suoi inizi, circa venti anni fa,
prevedendo ulteriori devastazioni di beni naturalistici, monumentali, e
archeologici, cercai inutilmente di oppormi a quanto puntualmente oggi si sta
avverando nel totale silenzio del media, delle cerchie accademiche e di quanti
avrebbero dovuto già da molti anni intervenire per loro competenza
istituzionale. Rimando il lettore agli articoli:
19-06-2020, La Tecnocrazia e il Sistema di Potere siciliani. Parte IV: come
evitare un processo per associazione a delinquere e divenire la direttrice di
uno dei più importanti parchi archeologici d’Europa”
https://www.thereporterscorner.com/2020/06/la-tecnocrazia-e-il-sistema-di-potere_15.html
per aggiornamenti: “La Regione Siciliana e gli interventi di
riqualificazione…” Parte I e Parte II, op. cit. in nota 4.