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Manipolazioni illusorie e case d'aste. Il meccanismo di trasformazione di moderne imitazioni in preziose antichità.

Autore: Pietro Villari, 2019. Tutti i diritti riservati.

Pubblicato on-line il 4 Marzo 2019 in thereportersblog.com, trasferito il 19 Giugno 2020 in thereporterscorner.com 
 

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Negli ultimi due anni ho intensificato le attività di studio (1) rivolte al monitoraggio delle vendite svolte da diverse case d’asta di notorietà internazionale nel settore delle antichità precoloniali americane. È stata così evidenziata l’esistenza di fenomeni imputabili a manipolazioni illusorie, ovvero di meccanismi mentali che concorrono a orientare gli acquisti della clientela, giungendo a fare accettare quali realtà assodate la descrizione dei lotti, la loro provenienza, datazione e attribuzione culturale. In taluni casi è stato anche possibile osservare che moderne imitazioni artigianali sono state catalogate e vendute quali costosi manufatti del passato.  
                                            
Vengono qui presentate alcune considerazioni preliminari circa i meccanismi di vendita di questi oggetti, cercando anche di focalizzare le motivazioni che spingono numerosi mercanti e collezionisti ad acquistarli. Nella quasi totalità delle vendite è stata accertata la totale mancanza di valide documentazioni di provenienza dei lotti e di espertizzi condotti da titolati professionisti del settore. Queste gravi carenze non fermano l’attuale periodo di espansione del mercato, nonostante sia forte il sospetto, manifestato anche da eminenti accademici statunitensi dediti allo studio delle falsificazioni di antichità preistoriche americane, che la gran parte dei manufatti presenti sul mercato internazionale e persino in prestigiose istituzioni museali sia non autentica (2).

 

Introduzione

Gli oggetti di cui ci occupiamo sono attualmente prodotti da artigiani mossi dalla grande passione per la lavorazione di materiali disponibili in natura quali l’argilla, la pietra, l’osso e il metallo, trasformandoli in oggetti ispirati a forme e decorazioni create da popolazioni preistoriche americane. Il legame di questi artigiani al loro lavoro è spesso basato su una forte attrazione verso quelle culture non più esistenti, al punto che in qualche caso si può identificare la “mano” dell’artigiano, inteso quale l’insieme delle peculiarità costanti nelle sue opere. In gran parte si tratta di errori, commessi nel suo modo di presentarne i miti e i simboli in una chiave di rivisitazione spesso inconscia, dove le loro carenze di studi approfonditi vengono colmate dalla fantasia e da deduzioni logiche personali (3).

Gli errori possono anche essere di natura tecnica quali, per citare i più frequenti, l’uso di argille alloctone, di pitture e vernici sintetiche o comunque inappropriate, di sostanze e utensili che lasciano traccia dei moderni trattamenti chimici e fisici per “antichizzare” le superfici, di macchinari moderni per processi di lavorazione delle pietre ignoti nel passato, della composizione di leghe metalliche o di metalli le cui impurità possono essere identificate da analisi quali improprie in quanto spesso provenienti da altre aree del pianeta, per citare solo le incongruenze più frequenti.

Identificando queste incongruenze l’esperto può sospettare la non autenticità dell’oggetto, e confermarla sottoponendolo ad ulteriori analisi di laboratorio. Generalmente, queste spese vengono sostenute dal proprietario o dal compratore solo se il valore dell’oggetto è stimato molto superiore.

La contraffazione di manufatti precoloniali americani è documentata sin dagli inizi del diciannovesimo secolo, ma è a partire dagli anni 1960, soprattutto in Messico e in Perù, che inizia ad assumere dimensioni preoccupanti (4). Dagli anni 1970 a oggi è cresciuta in modo esponenziale, giungendo a infestare importanti collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, ma è negli Stati Uniti che ha raggiunto la massima espansione con punte che in alcuni casi è stato rivelato possano giungere sino a quasi la totalità degli oggetti esposti. La stessa osservazione vale per i cataloghi di importanti case d’aste e gallerie antiquarie in mancanza di una adeguata regolamentazione legislativa in materia.

Questo fenomeno ha colpito sin dall’inizio anche l’Europa, presentandosi oggi in tutta la sua drammaticità nelle “antiche collezioni” messe in vendita all’asta o nei materiali prodotti recentemente, offerti in vendita da diverse case d’aste nella totale mancanza di alcun efficace contrasto da parte delle istituzioni preposte alla lotta contro le frodi.

Non bisogna dimenticare che le falsificazioni hanno creato un pesante danno alle nazioni che, come gli Stati Uniti si sono preposte di incrementare l’istruzione pubblica anche attraverso un forte ampliamento delle collezioni museali concedendo agevolazioni fiscali a quanti donano oggetti di alto interesse scientifico o artistico. Si è così garantito di detrarre dalle tasse una sostanziosa percentuale del valore risultante dall’espertizzo condotto da funzionari dello Stato o da professionisti privati per conto delle istituzioni museali.

L’operazione si è rivelata un’arma a doppio taglio, favorendo l’instaurazione di attività criminali, al punto che oggi a distanza di decenni dalle donazioni risulta ovvia la presenza di altissime percentuali di falsi in molti musei americani. Una festa del malaffare ricco e facile per quanti appartenenti a lobbies di potere, mediante le quali è stato possibile creare sistemi criminali dove corruzione e connivenze hanno avuto un’ampia diffusione e copertura ad alti livelli. Artisti, intermediari, antiquari, funzionari di musei e docenti di istituti universitari hanno concentrato nelle consorterie il potere di immettere nei musei e nelle collezioni private oggetti autentici, che già da tempo si è iniziato a scoprire contrabbandati da nazioni povere e a prezzi scandalosamente bassi.

Ma è soprattutto una immensa quantità di falsificazioni, sia artigianali che opere artistiche di alto livello che ha invaso le nazioni del Blocco Occidentale, un settore di affari che evidentemente è avvenuto sotto il controllo di parte del network Deep States, con epicentro gli Stati Uniti. I poteri che hanno gestito questo Deep Event sono ancor oggi pressoché totalmente ignoti, ma con tutta probabilità costituiti e organizzati in modo simile a quelli italiani (5).

Questo commercio ha ingrassato molti conti bancari, probabilmente giungendo anche ad alleviare il versamento di tasse da parte di importanti enti privati, con risparmi milionari. Un fenomeno simile si può ritenere sia accaduto anche in Europa, ovvero in quei Paesi che si erano dotati delle stesse procedure di donazione. Il dato di fatto che maggiormente colpisce, in base a quanto emerge dalla ricerca, è l’assoluta mancanza di indagini condotte fino alla identificazione e punizione dei colpevoli, e del loro risarcimento alle casse erariali delle somme non pagate.

 

Le fonti di approvvigionamento delle vendite all’asta

Vi sono tre principali vie attraverso le quali le moderne imitazioni di manufatti precoloniali americani possono raggiungere le case d’aste:

– le grandi quantità di oggetti che i grossisti acquistano direttamente dagli artigiani dediti a queste produzioni, e che successivamente distribuiscono a livello nazionale o internazionale alla loro rete di venditori;

– le gallerie d’arte e gli antiquari che, tramite intermediari o rapporti diretti, si riforniscono da artisti altamente specializzati nelle contraffazioni;

– i collezionisti che, generalmente dopo parecchi anni dall’acquisto si sono accorti di essere stati frodati e desiderano disfarsi degli oggetti senza subire perdite o, non di rado, di guadagnare presentandoli alle case d’aste quali autentici come descritto nelle fatture di acquisto.

Nel primo gruppo possono essere distinti artigiani che hanno imparato il mestiere lavorando sin da giovani, presso botteghe specializzate sotto la direzione di un maestro, continuandone le produzioni e inventandone di nuove, talora anche dedicandosi allo studio delle culture precolombiane e sperimentando nuove tecniche e strumenti di lavoro. La maggior parte di queste botteghe “tradizionali” producono grandi quantità di manufatti specializzandosi nella lavorazione di un determinato materiale, in genere per ottenere manufatti ceramici, litici, o in metalli preziosi. Quasi sempre essi circoscrivono la produzione alla imitazione di manufatti delle antiche culture presenti nella loro regione, potendo ispirarsi a oggetti presenti nelle collezioni locali e utilizzare le stesse materie prime dell’antichità.

In linea generale possiamo distinguere artigiani dediti alla produzione di due tipologie di prodotti commerciali. Una è indirizzata al mercato turistico di bassa qualità, ottenuti con materiali anche industriali e con strumenti e tecniche moderne. Sono i cosiddetti souvenirs in vendita soprattutto nei mercatini antistanti aree d’interesse archeologico che garantiscono un introito basso per una misera sopravvivenza. Vi è quindi una produzione artigianale di qualità nettamente superiore, manufatta con tecniche e materiali simili agli originali, antichizzandone quindi le superfici con “ricette” regionali inventate e perfezionate nel corso degli ultimi duecento anni. Nel caso delle ceramiche, assieme all’aspetto antico ne riproducono anche il tipico odore, che negli originali è dovuto alla lunga permanenza nel terreno.

Quella degli artisti è invece una casta a parte, costituita da personaggi sovente dotati di raffinata cultura, genialità, e grandi capacità tecniche. Lavorano quasi sempre su commissione, partecipando alla realizzazione di progetti di opere non soltanto esteriormente perfette, ma che possiedono il potere evocativo del simbolo e del mito proprie dell’espressione artistica delle popolazioni preistoriche americane. Ognuno di questi artisti di alto livello agisce su due fronti: uno pubblico, rilasciando regolare fattura delle sue opere di arte moderna o lontanamente ispirate a stili artistici precoloniali o coloniali americani, e una attività parallela, non pubblicizzata e riservata a pochi clienti ai quali l’artista è legato da un reciproco rapporto di fiducia e segretezza professionale che non ammette ingerenze e tradimenti. Possiedono biblioteche e strumentazioni costose, e grazie all’appartenenza a associazioni di potere all’interno delle quali trovano coperture e connivenze, sono in grado di ottenere dossier e pubblicazioni scientifiche riservate che li tengono al passo con la ricerca che tenta di arginare le contraffazioni. Vengono così in possesso di tutte quelle informazioni tecnico-scientifiche utili a superare non solo gli ostacoli del primo stadio di espertizzo, quello del connoisseur, del critico d’arte e dell’esperto accademico, ma anche nel passaggio successivo, svolto tramite analisi di laboratorio dirette a stabilire la composizione di ogni parte dell’oggetto, i caratteri qualitativi e quantitativi, chimici e fisici, che ne stabiliscono l’antichità, raggiungendo così il parere di autenticità espresso dai migliori studiosi di fama internazionale.

Ovviamente, i manufatti provenienti da questi due rami produttivi del sistema, artigiani e artisti, corrispondono a differenti valori commerciali: dai pochi dollari per le produzioni riservate al mercato turistico alle parecchie decine di migliaia di dollari pagati all’artista, includendo per quest’ultimo anche il surplus costituito dalla unicità dell’oggetto e dalla garanzia di omertà.

Un discorso diverso è quello delle imitazioni che dopo essere state immesse in importanti collezioni private quale autentiche, e da queste talora date in prestito per esposizioni in istituzioni pubbliche. Nella grande maggioranza queste collezioni hanno una “vita” relativamente breve, essendo formate e vendute entro un periodo compreso tra circa sessanta e dieci anni. Una volta cessata l’attività collezionistica le imitazioni originariamente acquistate quale autentiche, possono giungere per via ereditaria a terzi o essere oggetto di vendite testamentarie per coprire le spese di successione o, come nel caso di lasciti a istituzioni di carattere filantropico, per finanziarne le attività. Molti oggetti sono acquisiti da collezionisti tramite l’opera di intermediari o antiquari ai quali vengono affidati in commissione.

Un fenomeno che può verificarsi in questi passaggi è che, pur in caso si nutrano dubbi sull’autenticità, è prassi di continuare a mantenere lo status originario sino a prova contraria, evitando di compromettere la reputazione dei personaggi nel tempo implicati nella vicenda. Da un punto di vista investigativo, è molto difficile dimostrare la presenza di episodi omertosi, di prassi comportamentali all’interno di categorie professionali e famiglie di collezionisti, una forma di protezione dal carattere corporativo che coinvolge classi sociali alte e la credibilità del sistema collezionistico di alto livello, della sua nicchia di mercato e dei notevoli investimenti finanziari in gioco.

Nelle collezioni appartenenti alla classe media, spesso si nota una “logica” di allestimento che rivela gli interessi dei loro proprietari nel campo artistico, una forma di collezionismo intesa quale via di “iniziazione” all’esoterismo, alle concezioni religiose e alle pratiche sciamaniche precoloniali americane. Si tratta di un collezionismo che implica acquisti di oggetti artistici molto ambiti, dove la percentuale di acquistare contraffazioni è molto alta. In questi casi, le percentuali di oggetti non autentici nei lasciti testamentari è molto variabile, dipendendo dal grado di percezione e conoscenza del proprietario, delle sue fonti di approvvigionamento e dalla preparazione tecnico-scientifica degli esperti consultati prima dell’acquisto di ogni singolo oggetto.

Monitorando il sistema è stato possibile ipotizzare come, frequentemente, ciò che viene consegnato alle case d’aste olandesi, che assieme a quelle francesi sono tra le più attive in Europa nel settore delle vendite di oggetti precoloniali americani, rappresenta lo scarto della vendita privata delle collezioni sopra descritte. La tesi è che dopo avere separato i reperti autentici destinandoli a contrattazioni private, le falsificazioni in grado di “passare” o rendere molto arduo l’espertizzo “a vista” vengono generalmente consegnati a case d’aste con clientela internazionale, mantenendo la descrizione e le dichiarazioni di genuinità rilasciate al momento dell’acquisto da altre case d’aste o antiquari e avendo cura di accompagnarli ad altri lotti di reperti autentici ma di modesto valore commerciale.

Il gruppo di imitazioni ove è esteticamente evidente la non autenticità viene consegnato a quelle case d’aste che dedicano ancora minore cura nella valutazione dei lotti ricevuti in commissione, presentandolo assieme agli scarti dei reperti genuini (ad esempio vasi frammentari o con ampi interventi di restauro o rifacimenti pittorici con “arricchimenti”, frammenti di statuette). Altri reperti di evidente creazione fantasiosa risalente al corso del diciannovesimo secolo o agli inizi del ventesimo vengono offerti, seguendo la terminologia d’asta specificata in ogni catalogo, quali “antichi” e non accompagnati da datazione.

Recentemente si osserva anche la comparsa di un meccanismo più complesso, atto a creare fonti di provenienza, utilizzando figure prestanome sulle quali scaricare le responsabilità che comportano condanne penali e risarcimenti di danni economici. In questo caso sono generalmente adoperate imitazioni di produzione recente, che vengono immesse nel mercato tramite modeste e poco note case d’aste olandesi, francesi, inglesi e statunitensi, a prezzi decisamente bassi, accompagnati da ricevute di acquisto dove sono fornite provenienze non circostanziate, false dichiarazioni di antico possesso, o di antichi acquisti eseguiti in certi Paesi dell’America Latina presso collezionisti e antiquari recanti anche la datazione relativa dell’oggetto e cultura preistorica di appartenenza. In questa prima fase del meccanismo esse vengono acquistate all’asta da piccoli rivenditori appartenenti a diverse nazionalità europee (non è dato di sapere se in alcuni casi si tratta degli stessi soggetti che “lavano” i loro reperti importati dal continente americano). Ciò che ha attratto la mia attenzione spingendomi a iniziare la ricerca è il fatto che alcune settimane dopo gli stessi reperti, con un tempismo che lascia pochi dubbi, venivano offerti presso un’altra casa d’aste ormai ben nota a livello internazionale. Nell’accettare i lotti, gli “esperti” (6) di questa casa d’aste mantenevano anche le descrizioni dei reperti e le provenienze fornite dalla casa d’aste precedente, garantendo di avere controllato la documentazione attestante il legale possesso dei reperti da parte del venditore. Acquistati da altri mercanti, questi oggetti provenienti da più passaggi di proprietà possono essere rivenduti quali autentici sollevando il nuovo proprietario da responsabilità penali nel caso di denunzie.

In definitiva, nelle case d’aste olandesi non di rado finiscono “precols” (7) di aspetto gradevole e interessante per i neofiti che costituiscono la maggioranza dei visitatori, ma che l’esperto identifica a prima vista quali imitazioni. D’altronde, per rendere appetibile l’insieme offerto, le imitazioni sono sempre in numero minore rispetto agli oggetti genuini ma di scarso valore, frammentari o restaurati, presentando talora anche dei “pastiche” (8).

Se appare verosimile che parte della clientela delle case d’aste è composta da piccoli mercanti borderline, che vedono nel sistema una possibilità di ricavare denaro facile, bisogna ammettere che gran parte della clientela è insufficientemente preparata all’acquisto, ritenendo le case d’aste quali istituzioni tutte egualmente affidabili, garanti delle descrizioni accompagnanti ogni lotto e delle loro valutazioni del valore di mercato. Purtroppo, in questi casi la realtà può essere tutt’altra e, nel prestare fede, il cliente entra in un ambiente dove possono esservi anche manipolazioni illusorie.

La manipolazione non si basa soltanto ricorrendo a espertizzi eseguiti dal personale delle casa d’aste privo di titoli di studio professionalizzanti, quali laurea e specializzazione nel settore archeologico e di una valida esperienza e studi delle contraffazioni.  Difatti, è innegabile che l’eleganza e la ricchezza sfoggiata dall’ambiente espositivo, le raffinate illustrazioni dei cataloghi, la presenza di clientela appartenente a ranghi sociali medio-alti, in alcuni casi anche l’aspetto estetico e i cerimoniali del personale preposto a fornire informazioni sui lotti in vendita, l’abilità del battitore d’asta nel presentare le presunte qualità dei lotti, costituiscono un convincente insieme d’eccellenza che senza dubbio contribuisce alla formulazione di una immagine di affidabilità delle case d’aste. Un endorsement di natura élitaria che certamente stimola all’acquisto gli incompetenti in materia, e influenza la decisione di poter investire in tutta tranquillità e con successo poche centinaia o migliaia di euro per l’acquisto di antichità di valore ben superiore.

Anni dopo, quando gli acquirenti in buona fede o più sovente i loro eredi scopriranno la frode subita, potranno tentare di liberarsi dei loro “fakes” tramite mercanti e case d’aste, perpetuando così lo schema della frode e dell’omertà. Bisogna però ammettere che una parte degli oggetti identificati come falsi dai proprietari vengano trattenuti in famiglia o donati a terzi quali semplici imitazioni o distrutti (9).

È stato possibile osservare che innanzi a oggetti d’arte accompagnati da dichiarate ma spesso non documentate provenienze (quali importanti case d’aste, collezioni appartenenti a personaggi noti e esposizioni presso prestigiose istituzioni universitarie museali), il mercato reagisce con l’acquisto a prezzi ben più alti. La maggiorazione del valore è determinata da una sorta di curriculum d’eccellenza dell’oggetto, che lo rende evidenza storica, cimelio della “grande famiglia dei collezionisti” di antichità precoloniali americane. È qui evidente come la manipolazione agisca valutando l’oggetto in base alla sua storia recente, dove l’acquirente lo accoglie quale elemento pregevole e celebrativo, un  atto piuttosto comune nella tradizione antiquaria.

 

Manipolazione illusoria, collezionismo e investimenti finanziari

Negli Stati Uniti il collezionismo di manufatti preistorici americani è sin dalla seconda metà dello scorso secolo un fenomeno socio-culturale piuttosto diffuso nelle famiglie appartenenti ai ceti medi e alti. Un fatto che colpisce coloro che per la prima volta sfogliano i cataloghi statunitensi delle case d’aste di antichità precolombiane è la quasi costante presenza costituendone la maggioranza, di nominativi di origine ebraica dei collezionisti dai quali provengono i lotti, in genere dopo la loro morte.

In questo caso, soprattutto quando l’autenticità è dubbia, la manipolazione illusoria mostra la sua potenza agendo anche a livello etnico-religioso. Per il credente, accogliere questi oggetti acquistandoli rappresenta anche un atto di continuazione di una forma essenziale dei precedenti proprietari, con effetti benevoli per il nuovo proprietario. Difatti, è sottinteso che l’oggetto posseduto, anche se non antico, ma collezionato e amato dai precedenti proprietari contiene parte delle loro qualità spirituali, essendo personaggi noti anche per quanto di positivo svolto all’interno della loro comunità e nell’osservanza dei precetti religiosi (10).

Il problema è rilevante in quanto si tratta di una comunità che ha una grande influenza sul piano politico e economico-finanziario non solo statunitense, ma anche a livello internazionale. Questo include la grande maggioranza di tutte le componenti di potere del mercato antiquariale del blocco occidentale e il settore degli studi scientifici pertinenti al commercio, contrabbando e contraffazione delle antiquities. Di conseguenza, tutto ciò che può concorrere a determinare un forte condizionamento del mercato e a proteggere i grandi investimenti appartenenti a quella comunità. In una tale situazione sta dilagando il sospetto, supportato solo da bizzarre ma numerose coincidenze, che l’appartenenza a famiglie di origine ebraica e alle maggiori fratellanze massoniche siano ormai requisiti fondamentali per spianare la strada a carriere professionali, pubbliche e private, persino presso prestigiose istituzioni accademiche anglo-sassoni, e che questa stia divenendo una tendenza che sta iniziando a espandersi anche in altre aree europee. Tutto questo gioca pesantemente a favore di una insofferenza popolare e non si dovrebbero sottovalutare gli effetti dannosi dell’arroganza esercitata dal sistema di potere dominante, nel suo procedere di consolidamento sia negli apparati statali che nel network Deep States del Blocco Occidentale.   

In conclusione, il controllo di ogni aspetto socio-economico e culturale delle popolazioni tramite apparati strutturati piramidalmente in un network di poteri transnazionali, è una delle emergenze d’interesse criminologico che si stanno manifestando con sempre maggiore intensità negli ultimi decenni e che grazie al mantenimento di altre situazioni di crisi, vengono oscurate dai media (11). Il settore delle vendite delle antiquities attraverso le case d’aste soffre di problematiche che avvengono nell’ambito periferico di questo fenomeno. È evidente la necessità di apportare sostanziali modifiche nel regolamento legislativo di queste vendite, soprattutto in materia di provenienza dei manufatti, del loro espertizzo, e delle responsabilità che le stesse case d’aste dovrebbero essere tenute ad assumersi sia in ambito civile che penale, cercando così di chiudere ogni possibilità all’ormai secolare perpetuarsi di frodi.

 

Note

– svolte presso l’Archaeological Centre, una istituzione privata con sede in Olanda che ho fondato e dirigo da oltre venti anni. Dal 2013, il centro si occupa anche della pubblicazione di monografie dedicate alle imitazioni e alle riproduzioni archeologiche. L’assetto privato permette di intraprendere studi senza dovere chiedere permessi e fondi alle gerarchie accademiche, e di poter collaborare con professionisti del settore investigativo. L’autonomia è fondamentale anche per la libertà di espressione, in quanto non di rado i risultati evidenziano il coinvolgimento di personalità appartenenti alle gerarchie istituzionali pubbliche in complesse vicende d’interesse criminologico. I dettagli pertinenti ai nominativi delle case d’aste e ai manufatti oggetti di compravendite, verranno pubblicati dopo la conclusione del periodo di monitoraggio.

2 – Eloquente quanto scritto da due delle massime autorità in fatto di arte precolombiana: Karen Olsen Bruhns & Nancy L. Kelker, in data 13 Marzo 2011 (aggiornato nel Luglio 2015), in ArtiFact or ArtiFake? The problem of forgeries in Mesoamerican Art, leggiamo (traduco):

Sulla base delle nostre osservazioni e analisi delle donazioni raccolte nei musei a cui abbiamo avuto accesso, così come delle vendite all’asta, stimiamo che in questo momento, una stima prudente della percentuale di falsi in vendita o acquistati (e in definitiva donati) nell’arco, diciamo, degli ultimi 30-50 anni, sono circa l’85% e crescono esponenzialmente. Intere aste presso prestigiose case e gallerie e mostre museali spesso giungono al 100% di contraffazioni.”

www.mexicolore.co.uk/aztecs/home/mexicos-faked-prehistory

si legga ad esempio anche: Kinsella Eileen, 7 Luglio 2017, A Staggering 96% of the Artifacts in San Francisco’s Mexican Museum May Be Fake    https://news.artnet.com/art-world/mexican-museums-artifacts-mostly-fake-1016198

– al proposito si legga il primo capitolo della mia monografia “Guida alle recenti riproduzioni italiane di ceramiche archeologiche”, volume primo, Archaeological Centre, 2013.

– illuminante l’articolo di Kirstin Fawcett del 18 Settembre 2017, “Brigido Lara, the Artist Whose Pre-Colombian Fakes Fooled Museums Around the World” dove riassume l’attività decennale di un falsario e restauratore messicano, conclusa con il suo arresto nel 1974. In seguito, egli dichiarò di adoperare strumenti primitivi da lui prodotti e argille provenienti dalle stesse aree di approvvigionamento usate nell’antichità. Inoltre, rivelò la composizione usata per “antichizzare” le superfici delle sue opere, tra cui vi erano i seguenti ingredienti: cemento, calce, acqua calda zuccherata e urina, sigillando il tutto con un misto di cera d’api e sporcizia polverulenta.

www.mentalfloss.com/article/93179/brigido-lara-artist-whose-pre-columbian-fakes-fooled-museums-around-world

– il problema è stato approfondio su questo blog in: “Strutture operative transnazionali e il network sopranazionale Deep States. Un criminologo nell’ARCA di Noah”, pubblicato su thereportersblog.com il 30 Luglio 2018 e riedito integralmente nel presente blog il 19 Giugno 2020.

– pur definiti “esperti” nei cataloghi on-line non è ben chiaro a cosa questa definizione si riferisca, essendo stato possibile constatare che in alcuni casi essi non possiedono nemmeno diplomi di laurea e tantomeno specializzazioni postlaurea che rendano credibile ogni loro espertizzo. In un caso, il titolo di dottore, era riferito al conseguimento di un dottorato di ricerca in Economia…

– In ambito commerciale, con il termine “precol” si intende ogni oggetto di fattura precoloniale, manufatto dalle popolazioni preistoriche americane.

– con il termine “pastiche” viene definito un oggetto composto da frammenti di due o più manufatti originali, talora con ampie parti mancanti integrate da restauri, anche delle pitture e altre applicazioni decorative. Nella grande maggioranza si tratta di vere e proprie contraffazioni, che nulla hanno a che vedere con opere moderne ove il frammento costituisce solo una parte decorativa (ad esempio le opere di Gaudì rivestite di frammenti ceramici smaltati o di porcellane appartenenti a varie età e aree di provenienza).

– Mi sono imbattuto anche in situazioni opposte. Tra queste ricordo il grazioso esempio di munekas, una fascia di bamboline in tessuto policromo e finemente decorate, tipica di una cultura preistorica peruviana. La scoprii in un negozio di oggettistica di seconda mano, incorniciata quale moderno oggetto decorativo. Il prezzo di vendita equivaleva a un caffè consumato al bar, mille volte inferiore al suo valore di mercato.

10 – Per le origini di questa credenza si legga: “Commercio di crani umani, collezionismo scientifico e rituali necromantici. È iniziata la ‘gold rush’ nelle aree cimiteriali europee di età moderna?” pubblicato su thereportersblog.com il 15 Febbraio 2019, nota 3 (non piu' disponibile), riedito nel presente blog il 19 Giugno 2019.

11 – si rimanda alla nota 5.  

 

Strutture operative transnazionali e il network sopranazionale Deep States. Un criminologo nell'Arca di Noah

Autore: Pietro Villari, 2018. Tutti i diritti riservati.

Pubblicato dal sito  http://www.thereportersbog.com il 30 Luglio 2018. Trasferito in data 18 Giugno 2020 in https://www.thereporterscorner.com

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La direzione delle attività della Scuola di Specializzazione postlaurea istituita in Italia dall’Association for Research into Crimes against Art (ARCA) e in Slovenia l’incarico di Visiting Scholar all’Istituto di Criminologia dell’Università di Ljubljana. Questi importanti ruoli sono stati recentemente conferiti a un criminologo olandese a pochi mesi da una condanna per crimini, perpetuati in qualità di avvocato, nei confronti dell’Unione Europea e di decine di famiglie in gravi difficoltà economiche. Si tratta anche di frodi che Mies Westerveld, eminente accademica e politica olandese ha dichiarato ammontare a milioni di euro.  

Il contesto offre la possibilità di osservare lo sviluppo di un network transnazionale fortemente attivo nel settore della tutela e del commercio dei beni culturali, e di focalizzare un aspetto di un fenomeno epocale attualmente in corso nel sistema sopranazionale che influenza i Paesi del Blocco Occidentale.

L’ARCA di Noah

Noah Charney (classe 1979), un brillante giovane statunitense appartenente a una nota famiglia della comunità ebraica (il padre psichiatra e la madre docente all’Università di Yale), è il principale attore nella costituzione dell’Association for Research into Crimes against Art (1) della quale è attualmente Presidente. Meglio nota con l’acronimo ARCA, l’istituzione fu fortemente favorita da una convergenza di interessi tra diverse forze dell’ordine internazionali, il maggiore ruolo ricoperto dagli Statunitensi della sezione Art Crime dell’FBI, dalla corrispettiva britannica di New Scotland Yard, e in Italia dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Indubbiamente, l’operazione ebbe anche un notevole sostegno da parte di eminenti storici dell’arte, criminologi e giornalisti. Questi ultimi (in prima fila il New York Times Magazine) fiutarono un nuovo ricco filone investigativo scandalistico concernente case d’asta, galleristi, trafficanti e collezionisti, centinaia di nominativi di primo piano. L’associazione nasce subito dopo una importante conferenza internazionale, definibile una prova generale d’orchestra, tenuta nel 2006 all’Università di Cambridge.

Il principale scopo dichiarato dall’ARCA è quello di contrasto ai crimini perpetuati nel campo dei beni artistici, ove quelli d’interesse archeologico occupano un posto di primo piano.

Intraprendente, Charney ha anche fondato il Journal of Art Crime del quale è editore responsabile, è attualmente professore associato di Storia dell’Arte all’American University of Rome e Visiting Professor all’Istituto di Criminologia di Ljubljana, in Slovenia ove risiede.

Uno degli stretti collaboratori di Charney è sin dagli inizi Edgar Tijhuis, criminologo di nazionalità Olandese, che dal 2009 al 2013 diviene Visiting Lecturer presso ARCA, occupando sino ad oggi un posto nel Board of Trustees (il Collegio Sindacale) ove spiccano anche i nomi del Gen. B(a) Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale Giovanni Pastore, in pensione e per molti anni al fianco del Gen.B(a) Roberto Conforti, recentemente scomparso, che per circa due decenni fu il primo comandante del Nucleo; di Richard Ellis, già ispettore capo della squadra Arte e Antichità di New Scotland Yard, e di Dennis Ahearn, direttore della sicurezza della sede londinese della Casa d’Aste Christies.

Alla metà del 2017, Tijhuis è chiamato ai vertici dell’associazione divenendo uno dei due direttori dell’ARCA (l’altro è la giornalista britannica Lynda Albertson) con il compito di facente funzione di Direttore Accademico per quanto concerne la Programmazione in Italia, posizione occupata in precedenza da Crispin Corrado, archeologa e come Charney anch’essa professore associato alla American University of Rome, una delle Istituzioni private di eccellenza create dai “poteri forti” nel nostro Paese.

Grazie al suo nuovo incarico, Tijhuis dispone adesso di un lungo elenco di nominativi di collaboratori e consulenti di livello internazionale dell’ARCA, ai quali può rivolgersi per l’organizzazione delle attività accademiche alle quali è preposto. Non parla Italiano, ma nell’illustre antico palazzo della bella cittadina di Amelia in provincia di Terni, dove hanno sede i programmi accademici dell’ARCA, la lingua preferita è l’Inglese. Vi si svolgono tra l’altro un prestigioso Annual Meeting tematico e il Master in Criminalità Internazionale sull’Arte e per la protezione del Patrimonio Storico e Artistico.

Si tratta di un centro di formazione noto a livello internazionale, in particolare a coloro che sono professionalmente interessati alle attività di studio e di contrasto dei crimini commessi contro il patrimonio artistico mondiale.

 

L’altra faccia del criminologo

Nato nel 1976 nella cittadina di Borculo (provincia di Gelderland, Olanda) a pochi chilometri dal confine tedesco, nel 1994 Tijhuis si iscrisse all’Università di Amsterdam, conseguendo la laurea in Legge Olandese nel 2001. In quegli anni ottenne anche un master in Scienze Politiche (relazioni internazionali, 1994-1999) e un altro in Studi Americani (2002). Tra il 1999 e il 2000 trascorse un semestre di studi  in Criminologia, presso l’Università di Fort Hare (Sud Africa, 1999) e un semestre di studi in Storia all’Università di Vienna (Austria, 2000). Dal maggio 2001 al settembre 2006 un dottorato di ricerca presso Facoltà di Pubblica Amministrazione dell’Università di Leiden, distaccato presso il Centro Olandese per lo studio del Crimine e delle Forze di Polizia, ottenuto con la tesi “Il crimine transazionale e la connessione tra partecipanti legali e illegali”, pubblicata nello stesso anno, ove ha focalizzato alcuni aspetti del commercio illecito di pezzi d’arte e di antichità.

Dotato di un carattere riservato e modi forbiti, Tijhuis viene accolto dalla Facoltà di Legge della Vrije Universiteit di Amsterdam con il ruolo di Assistent Professor. Vi lavorerà dal Novembre 2007 al Maggio 2014.

Assieme ad un collega, nel 2005 aveva fondato la Pontius Advocaten, con sede in Amsterdam dove per nove anni esercitò la professione di avvocato. Stando ad una intervista rilasciata nel 2009 alla rivista Advocatenblad, sino a quell’anno una delle principali attività dello studio consisteva nell’assistenza fornita a importanti antiquari americani nelle operazioni commerciali, soprattutto delle vendite in Europa: “I miei clienti sono principalmente mercanti americani che commerciano antichità quali vasi Cinesi e statue del Sud America. Loro vogliono vendere le loro merci in Europa e quindi è importante di avere in ordine le certificazioni di provenienza” (2).

La permanenza nello Studio Legale si concluse nel Dicembre 2014 anch’essa in seguito alle indagini svolte dal Consiglio Disciplinare dell’Ordine. Difatti, come vedremo più avanti, il rapporto ispettivo riconobbe entrambi i proprietari colpevoli di quel che in Italia riassumiamo quale una attività criminale finalizzata alla falsificazione e frode (atto pubblicato nell’Aprile 2015).

Pur travolto dallo scandalo Tijhuis non si perse d’animo, e nel 2015 iniziò l’attività di analista socio-qualitativo fondando in Amsterdam la Katschberg Consulting producendo una ventina di articoli commissionati da riviste specializzate. È da chiarire se, nella qualità di consulente, tramite questa ditta il Tijhuis continuò e continui tuttora a fornire assistenza agli antiquari americani, appoggiandosi a uno studio legale di sua fiducia. O se queste attività sono state spostate altrove.

Dal 2016 lavora con la MediCarrera SL (una società spagnola con sede in Barcellona) quale rappresentante per l’Olanda, Belgio e Slovenia (ufficialmente, la società si occupa della ricollocazione di operatori del campo della medicina in altre aree europee e in particolare in Scandinavia).

Mentre gli si chiudono le porte dell’Olanda, è l’amico americano Noah Charney che gli viene in aiuto. Non solo non lo espelle dal Board of Trustees dell’ARCA, ma dal 2016 sono assieme in Slovenia, presso l’Istituto di Criminologia dell’Università di Ljubljana, una delle più grandi e rinomate d’Europa, dove nella qualità di Visiting Scholar il Tijhuis si occupa di ricerca e insegna “Qualitative Social Research, Political Economy, International Relations”.

Dal 2016 , il Professore Charney non perde occasione per citare pareri legali espressi dal Tijhuis, inserendoli in molti dei suoi articoli pubblicati su testate internazionali quali il Washington Post, The Guardian, Observer, Salon e altri, entusiasta sino al punto da affermare, il 4 Giugno 2017: “Quando ho un dubbio in materia legale concernente il mondo dell’arte, mi rivolgo a Edgar Tijhuis, un avvocato con sede ad Amsterdam e specialista in crimini nell’arte”. Si tratta di una pubblica e autorevole dichiarazione di fiducia, un endorsement che può aver convinto ricchi collezionisti, case d’aste e mercanti di grosso calibro a rivolgersi a questo personaggio per risolvere i loro problemi legali (3).

Li notiamo assieme anche a Londra sia nel novembre 2015  che nel settembre 2017, nel corso della serie “GuardianMasterclasses” organizzata dal quotidiano “The Guardian”. Il tema è “How to write about art and make money from it“, e le lezioni sono tenute da Charney, Tijhuis e Diane Fortenberry, senior editor alla Faidon Press. Stupisce come persino al Guardian, che annovera la pubblicazione di una notevole quantità di scandali frutto di un giornalismo dotato di tecnologie di alto livello investigativo, le frodi perpetuate in Olanda sembrano passare inosservate (4).

Attorno alla metà del 2017, come abbiamo visto, nella sua qualità di Presidente dell’ARCA, è ancora Noah Charney che promuove Edgar Tijhuis alla carica di Direttore FF delle attività  accademiche in Italia, accogliendolo così nella triade al vertice, sostanzialmente quale suo vice con ampi e importanti poteri.

 

Die rotte appels” (“Quelle mele marce”)

Lo Studio Legale Pontius Advocaten, fondato ad Amsterdam nel 2005 da Edgar Tijhuis assieme ad un socio, raggiunse il suo zenit pubblicitario il 30 Agosto del 2010 quando il maggiore magazine televisivo olandese, VARA, della Ned3 (equivalente dell’Italiana RAI3), alle ore 20:25 aveva mandato in onda il report “Il Club degli Avvocati(5).

Una troupe giornalistica aveva seguito le attività quotidiane di alcuni tirocinanti presso la Pontius Advocaten, il loro compito di aiutare persone che non potevano permettersi di pagare l’assistenza legale. I giovani avvocati erano seguiti da vicino, sia in ufficio così come presso la stazione di polizia, durante le visite a casa degli assistiti e in Tribunale. Molti quotidiani e blogger olandesi citano il servizio, lodando l’avvocatura sociale che con grande senso civico si batte a difesa dei bisognosi. È una pubblicità gratuita che copre l’intero territorio nazionale, l’effetto è immediato e attira nugoli di clienti che prestano fiducia nella rete televisiva di Stato.

Come non commuoversi e sentirsi orgogliosi di far parte di questa Nazione nell’ascoltare le parole del giornalista: “Se finisci in un contenzioso legale, ma non hai un portafoglio pieno, il Club degli Avvocati fa la differenza. Quattro giovani, ambiziosi avvocati con un grande senso civico aiutano persone che non possono pagarsi un avvocato”.  E il tirocinante Bram Mous, che nel notiziario edito dall’Ordine degli Avvocati alla domanda di un giornalista “Cosa spera che il programma porti ai telespettatori?” risponde deciso “Una migliore immagine della difesa sociale. Per molti clienti dichiaranti le spese per i legali sono troppo alte. Spero che le persone vedano che non hanno bisogno di andare allo Sportello Giuridico, ma che possono consultare direttamente gli avvocati. Il nostro ufficio (la Pontius Advocaten) è presente sulla mappa (di Amsterdam). Questo ci fornisce già più clienti.”

Uno dei primi articoli che rivelarono l’esistenza di attività criminali alla Pontius Advocaten è affilato come la lama della ghigliottina: “Avvocati di Amsterdam si approfittano dei sussidi per l’assistenza legale”. Così titolava il 25 aprile 2015 la versione on-line dell’autorevole quotidiano nazionale “Het Parool”, ne è autore Henk Schutten, giornalista investigativo olandese (6).

Henk va giù duro, senza girarci intorno, è ben sicuro delle sue fonti. Il sottotitolo: “Gli avvocati dello Studio Legale Pontius Advocaten di Amsterdam hanno fatto abuso su larga scala di finanziamenti per l’assistenza legale. Le loro frodi sono cresciute a milioni (di euro), sino a provocare l’orrore dell’avvocatura sociale” e inizia: “Con le loro procedure false hanno preso denaro pubblico per milioni di euro. Eppure i due fondatori della Pontius Advocaten (Edgar Tijhuis e il socio) se la sono cavata con solo una sospensione incondizionata di tre mesi. Possono riprendere a praticare il prossimo mese”.

Il giornalista riporta la disperazione del Prof. Hein Vogel, presidente della Associazione degli Avvocati Sociali (VSAN), che dichiara di non comprendere la motivazione di una simile lieve punizione da parte del Consiglio Disciplinare dell’Ordine, e continua “Le mele marce (rotte appels) dovrebbero essere rimosse, e se effettivamente ci sono falsificazioni e frodi, a questi avvocati non dovrebbe essere più permesso di fare parte del sistema.”

Poi è la volta di Mies Westerveld, eminente docente di Giurisprudenza presso l’Università di Amsterdam (UvA), che riassume l’intera vicenda quale la “Festa dell’imbroglio”, schierandosi quindi con Vogel: “So che molti avvocati sociali sono contrari al riguardo (della pena mite) e io condivido questa avversione”.

Il danno inflitto all’immagine dell’avvocatura sociale olandese è gravissimo. La vicenda ha connotati talmente surreali e aberranti, da far nascere persino il sospetto che sia stata creata ad arte per distruggere il costoso sistema di assistenza nazionale ai bisognosi. Esiste però una moltitudine di avvocati motivati da sani principi e che hanno magri ricavi da queste prestazioni, non di rado svolte anche a titolo “pro bono”. Non accettano che la loro categoria sia screditata, e la protesta monta rabbiosa sino a raggiungere la classe politica, la Camera dei Deputati, ove vengono presentate pressanti interpellanze. Si chiede una punizione esemplare dei colpevoli che, tuttavia, non arriverà mai nonostante in seguito vengano riconosciute sia la veridicità dei fatti che l’entità del danno a livello nazionale.

La risposta del Governo è immediata, ma ha scarsa eco sui giornali. La rinveniamo in un magazine on-line per avvocati. È datata 1 giugno 2015, un articolo a firma del giurista Lucien Wopereis (7) che sottotitola: “Edgar Tijhuis della Pontius Advocaten, l’ufficio che è stato screditato a causa dell’abuso strutturale del sistema di assistenza legale finanziata (dallo Stato) si è cancellato dalla scena. Ciò deriva dalla risposta data alle interpellanze parlamentari dal Segretario di Stato per la Sicurezza e Giustizia, Dijkhoff…”.

L’articolo è importante in quanto cita le rivelazioni del Segretario di Stato: anni prima il Presidente dell’Ordine degli Avvocati aveva ricevuto una segnalazione dal Ministero degli Affari Esteri, al quale era stata recapitata una interpellanza dalla Corte Europea dei Diritti Umani (Strasburgo), avendo questa constatato un atipico e allarmante picco di denunzie pervenutele da Amsterdam.

Il Consiglio non aveva potuto esimersi dall’avviare una indagine interna inviando, nel novembre 2013, due ispettori alla Pontius Advocaten. Esaminando un campione di casi, gli ispettori pervennero alla conclusione che effettivamente quelle inviate alla CEDU fossero cause “completamente prive di possibilità”, e che non vi era quasi alcuna spiegazione legittimante l’invio, mancando persino il contenuto sostanziale della corrispondenza con i clienti. In pratica, abbracciando campi quali l’immigrazione, il diritto penale e la sicurezza sociale, gli avvocati avevano invocato diritti che non erano stati menzionati nelle cause precedenti e che spesso nemmeno potevano applicarsi a quelle presentate.

Si nota inoltre un’allarmante tempistica tra l’organizzazione delle frodi e l’effetto del servizio televisivo trasmesso il 30 Agosto 2010, quando molti cittadini in cerca di assistenza legale finanziata dallo Stato si rivolsero alla Pontius.

Difatti, secondo un altro tirocinante, i problemi nell’ufficio sarebbero iniziati nel 2011 (anche se, si badi bene, almeno uno dei casi di comportamento illegale sarebbe antecedente all’encomio televisivo) dopo il trasloco in una sede di maggiori dimensioni, quando l’ammontare dei costi dell’affitto e le tasse divenne molto alto. Da quel momento lo studio legale avrebbe dedicato gran parte delle sue attività all’assistenza legale, finanziata dallo Stato al fine di tutelare i cittadini con basso reddito. I tirocinanti sarebbero stati soggetti a forti pressioni per realizzare il più alto fatturato possibile, con almeno otto ore giornaliere dichiarabili di quell’attività e, cosa ancora più grave, si dovevano perdere quante più cause possibili, cosicché più ricorsi venivano sottoscritti e più veniva dichiarato. Un altro ex-tirocinante rivelò che: “Dovevamo obiettare a ogni decisione (delle Istituzioni preposte al giudizio per il diritto alla concessione dei sussidi). Se non ci fosse stata una buona occasione al proposito, dovevamo inventarla”. E ancora, da una dichiarazione di un altro dipendente: “Ciò che è stato notevole è che (gli imputati E. Tijhuis e socio) si arrabbiarono quando vincemmo una causa. Questo fu dovuto esclusivamente al fatto che non fu possibile presentare ricorso e quindi di chiedere l’aggiunta (ovvero di guadagnare più denaro tramite le spese aggiuntive dell’appello)”.

Nei casi esaminati dall’Ispettore nominato dall’Associazione degli Avvocati Sociali, il percorso giuridico verso la Corte Europea dei Diritti Umani è stato qualitativamente scadente. Alcune delle espressioni da lui usate sono eloquenti: “perfettamente senza speranza”, “a casaccio”, “il reclamo non andrà da nessuna parte considerate le scadenze stabilite”. Questi casi, ovvero un campione costituito da parecchie dozzine, erano anche basati su aggiunte. La propria quota era pagata dall’ufficio stesso, e in quasi tutti i casi mancava una autorizzazione da parte del cliente per continuare sino al CEDU. Di solito i clienti non erano nemmeno a conoscenza della via intrapresa alla Corte di Strasburgo. Le loro disgrazie sembrano solo una buona occasione sfruttata dagli avvocati per fare soldi, con un meccanismo che finisce per indebitare ancora di più i clienti (8).

Nonostante la gravità dei fatti accertati, il Consiglio Disciplinare dell’Ordine degli Avvocati non intervenne pesantemente come ci si aspetterebbe. Al contrario, esso ritenne che vi fossero motivi per moderare la sentenza. Ecco quali: “Tuttavia, il Consiglio tiene conto del fatto che sin dall’indagine dell’Ispettore (appartenente all’Associazione degli Avvocati Sociali) gli imputati hanno apportato modifiche significative nel loro ufficio, tra gli altri il trasloco, una riduzione e un miglioramento dei moduli per snellire il lavoro e la comunicazione con i clienti”.

Il Consiglio attribuì importanza alla possibilità che “il Presidente e il Consiglio Disciplinare continueranno a monitorare l’ufficio”… “Inoltre, nel corso della sessione gli imputati hanno mostrato segni di riprovazione del loro comportamento. Inoltre, gli imputati non hanno antecedenti disciplinari”.

 

Una delle vittime della Pontius

Una delle famiglie che si dichiara vittima delle procedure della Pontius Advocaten è quella di Henk Faasen, che ha condiviso in rete l’esperienza pubblicandola nel suo blog, divenendo un caso nazionale che pur nel silenzio dei media sta riuscendo a raggiungere e a scuotere l’opinione pubblica olandese (9).

Le nostre miserie sono iniziate con la Pontius Advocaten. Edgar Tijhuis è stato colui che sin dal 2009 con la garanzia del suo studio legale ci ha fatto credere che (nominativo) fosse un vero amministratore…  ”.

   Riassumo brevemente quanto Henk scrive della sua tragedia. Impiegato comunale della provincia olandese del Gelderland, circa quindici anni fa si ammala e finisce per perdere il posto di lavoro. Inevitabilmente iniziano i debiti, e per ottenere l’assistenza al loro risanamento finanziario, nel 2007 Henk Faasen e la moglie dovettero firmare una dichiarazione  dove accettavano di porre tutti i loro averi e i debiti nelle mani di un amministratore nominato da un Ente assistenziale convenzionato con lo Stato. Così richiede la vigente normativa di legge. Trascorse oltre un anno e la loro situazione non migliorava e così, nel 2009, seguendo la procedura, presentarono una circostanziata dichiarazione di sfiducia e si rivolsero alla Pontius Advocaten per ottenere una nuova e efficiente amministrazione controllata. È qui che la situazione inizia a complicarsi gravemente, in quanto l’avvocato Edgar Tijhuis accreditò quale nuovo amministratore una donna di sua fiducia. I Faasen non avevano alcun sospetto che essa fosse priva dei requisiti professionali per svolgere quel compito, e nulla sapevano delle attività svolte nel conto corrente postale da questa aperto a loro nome. Quando ne vennero a conoscenza a causa di una fattura che il Comune rifiutava di pagare, gli venne negata la possibilità di visionare i movimenti, le somme accreditate dallo Stato, l’entità e i beneficianti delle uscite, la situazione del debito. Purtroppo, questa “amministratrice” che operava grazie alla Pontius Advocaten continuò a prelevare somme dal conto corrente dei Faasen, anche mesi dopo la sua estromissione dal caso. E intanto i debiti crescevano vertiginosamente, nonostante la legge olandese vieti espressamente che ciò possa avvenire nel corso dell’amministrazione controllata ai fini del risanamento del debito.

Nel corso di questa tragedia Henk Faasen perse anche la casa, subì un pesante intervento a cuore aperto, e a causa della sopravvenuta indigenza gli assistenti sociali tentarono di portargli via i figli minorenni per affidarli ad altre famiglie olandesi.

 

Crimine e potere sopranazionale

Il microcosmo di fatti e personaggi sin qui esposti contribuisce a mettere in luce aspetti poco noti delle dinamiche di un fenomeno osservabile anche in Italia, concernente lo sviluppo di forme di controllo della società da parte di una rete di organismi transnazionali, costituenti le strutture operative di un network di poteri sopranazionali. Il contesto emerge nell’ambito degli attuali profondi cambiamenti  socio-politici e economici osservabili nel Blocco Occidentale (10), mostrando l’istituzione e il progressivo potenziamento, operati da enti privati (Università, Scuole che offrono programmi postlaurea, Fondazioni e Associazioni culturali), che si dotano di organici di livello internazionale tra i quali vi sono personaggi appartenenti, o appartenuti, agli apparati statali del Blocco Occidentale. In queste strutture sono in corso di formazione parti delle future classi dirigenti della nuova mappa del potere occidentale, “crèches” private dove gli apparati del sistema dei poteri transnazionali e sopranazionali si rigenerano, adattandosi alle nuove necessità di gestione che si manifestano nel procedere del Programma. Per quanto concerne il settore dei beni culturali italiani, ad esempio, siamo innanzi al veloce sviluppo e consolidamento di una oligarchia transnazionale Occidentale, anche nel settore dei beni culturali.

Le implicazioni d’interesse socio-politico e economico delle attività di queste istituzioni sono evidentemente contestuali al piano di globalizzazione (11) sostenuto dalle èlites economico-finanziarie che, infiltrando ideologicamente i centri di potere che caratterizzano gli Stati del Blocco Occidentale, procedono nella realizzazione di una “cloud” di organismi transnazionali, talora esibendo logiche controverse nella scelta del personale e nell’attribuzione dei poteri loro concessi.

Da ciò si può comprendere come negli apparati statali la presenza di elementi protetti, ovvero resi di fatto impuni, sia legata alle esigenze strutturali di un complesso sistema illegale piuttosto che a isolati episodi di corruzione.

Si tratta di meccanismi sociali poco o affatto approfonditi in letteratura criminologica e persino nelle cronache giornalistiche. Ne troviamo invece descrizione negli scritti di bloggers, soprattutto statunitensi, tra cui alcuni studiosi di scienze politiche, che raggruppano questi meccanismi sotto la denominazione “Deep Events”, attività di un network di poteri “off-the-books” che definiscono “Supranational Deep State (12). Recentemente il termine è stato accolto in Europa per descrivere attività dell’apparato burocratico della Commissione Europea (13).

Pur presentando le stesse caratteristiche delle multinazionali del potere economico-finanziario dal quale deriva, il network “Deep States” possiede una vasta gamma di interessi anche in altri campi, tra i quali in particolare quelli socio-politico e militare, giungendo a operare quale un insieme di governi-ombra (14).

Occorre tenere ben in mente queste nozioni di base quando si cerca di contestualizzare i Deep Events” che avvengono in Italia, dove la fenomenologia “Deep State” è già operativa da parecchi decenni, considerando anche che il network “Deep States” del Blocco Occidentale è in grado di determinare eventi quali la stesura di trattati internazionali condizionanti l’utilizzo del patrimonio dello Stato e le filiere produttive di ogni nazione, persino nel settore dei beni culturali (15).

   Questi meccanismi riguardano anche un aspetto importante dell’organizzazione e della gestione internazionale del crimine nell’ambito degli organismi “Deep Events”, essendo la criminalità uno degli elementi attivi del sistema di potere. In Italia, ad esempio, il crimine organizzato partecipa alla fenomenologia lobbistica e ad altre formule sociali, tra le quali anche obbedienze massoniche e istituzioni religiose, costituendo parte della piattaforma logistica del governo-ombra del quale abbiamo una sommaria ma chiara descrizione nel “Memoriale Calcara” (16).

Anche se ormai datato a oltre un quarto di secolo fa, questo importante documento svela come in Italia il potere del governo-ombra (= “Deep State”) è stato diretto da una “Super Commissione” formata dai rappresentanti delle cinque “Entità” costituenti il sistema dominante: pezzi deviati della Massoneria (17), delle Istituzioni del Vaticano (18) e delle Istituzioni statali italiane (19), Cosa Nostra, Ndrangheta.

Il memoriale specifica che con il termine “pezzi deviati delle Istituzioni” dello Stato Italiano devono intendersi “uomini politici, servizi segreti, magistrati, giudici, sottufficiali dei carabinieri, polizia e esercito” (20) definendoli “uomini di grandissime qualità, preparati, addestrati e pronti a causare danni enormi a chiunque”.

Inoltre, il memoriale ci informa che la Super Commissione era a quel tempo composta da quindici elementi, tutti di nazionalità Italiana, ovvero da tre rappresentanti per ogni Entità, e diretta da tre elementi scelti tra questi e eletti a vita. Pur essendo dotate di ampia autonomia, le cinque Entità operavano come un solo organismo (soprattutto quando ci sono interessi finanziari e economici condizionando così l’Italia a livello di Politica e Istituzioni), e che tra queste Entità soltanto la Massoneria viene definita “un potere fortissimo e chi gestisce il Potere in Italia deve venire a patti” con essa (21).

Si ha motivo di ritenere che questa struttura sia ancora oggi operativa, anche se adattata a nuovi equilibri internazionali, al punto che gli interessi vitali e il benessere della Nazione sono ormai divenuti secondari o inconsistenti rispetto a quelli del programma del gruppo di poteri sopranazionali. Ne abbiamo un chiaro esempio nella innumerevole quantità di siti del territorio nazionale ove sono stati imbucati rifiuti tossici: un “Deep Event” concepito Oltralpe e affidato alla massima copertura della Super Commissione nazionale che ha messo a disposizione la manovalanza della criminalità organizzata, in parte sacrificandola con l’esposizione a malattie mortali (22).

In altri casi, anziché il silenzio si preferisce propagandare e legittimare ideologicamente le attività contrarie al benessere nazionale, imponendo il “sigillo” delle priorità europeiste d’ispirazione globalista. L’esempio eclatante è qui la gestione dell’imponente flusso immigratorio, in parte coinvolgendo la criminalità nordafricana. Un business ricco e paradossale che in Italia è reso possibile dalla stretta cooperazione tra le cinque Entità, apparentemente conformato alle indicazioni e al controllo della Commissione Europea.

Nel settore dei beni culturali e ambientali, ad esempio, l’influenza degli interessi sopranazionali sulle attività della Super Commissione, ovvero del Governo-ombra nazionale, potrebbero essere evidenti nei prossimi anni, se si procederà nelle operazioni di affidamento di gran parte di questo patrimonio d’eccellenza di proprietà dello Stato a “sponsor” privati, ovvero a società accuratamente scelte per favorire interessi economici mascherati da attività filantropiche. In quella occasione si verificherà la neutralizzazione della già pesantemente ridotta e compromessa autonomia dell’apparato di controllo periferico, costituito dalle Soprintendenze, fornendo come causale la necessità di uno snellimento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni (23).

Da quanto sin qui brevemente riassunto, appare evidente come il fenomeno della istituzione in Italia di importanti organismi culturali privati, fondati e diretti da cittadini stranieri non può avvenire senza l’approvazione (in gergo, il “permesso”) e l’appoggio logistico del network sopranazionale Deep States. La Super Commissione, nella qualità di Deep State ospite, partecipa all’operazione anche inserendo propri elementi.

Siamo quindi in presenza di operazioni “Deep Events”, un dato di gravità allarmante, che indica le modalità, i mezzi e le finalità attraverso cui il potere sopranazionale e i suoi network transnazionali stanno gradatamente consolidando la loro presenza sul territorio.

Vi è altresì evidenza di un aspetto eversivo di questi poteri, essendo in grado non soltanto di creare una propria rete di organismi strutturali, ma anche di garantire impunità o di mitigare punizioni al fine di mantenerli penalmente indenni (24).

Il problema appare in tutta la sua gravità quando si consideri che l’affiliazione agli organismi logistici “Deep State” permette, alle leve dirigenziali pubbliche e private, l’indispensabile protezione per effettuare l’ascesa a ruoli di primo piano dell’esercizio del potere, purchè diano prova di essere in grado di operare quali “interfacce di sistema”, partecipando all’ormai pressoché totale controllo dello Stato al quale hanno giurato fedeltà (25).

Infine, ma non meno importante, queste organizzazioni non sono caratterizzate soltanto dalla costituzione di sistemi piramidali votati all’accentramento globale del potere. È difatti ormai noto come, con periodica cadenza, i media mettano in risalto vicende dove crimini efferati sono accompagnati da serie di coincidenze apparentemente bizzarre, al punto da sembrare riferibili a un ordine simbologico (26).

 

Note

1http://www.artcrimeresearch.org

Leggasi anche l’articolo di Elisabetta Provoledo “A Master’s in Art Crime (No Cloak and Dagger)”:     https://www.nytimes.com/2009/07/22/art/deisgn/22crime.html?mcubz=3

2https://assets.budh.nl/advocatenblad/article_pdf/20091887/basis_pdf_oid_pdf

3https://observer.com/2016/08/alec-baldwin-the-bait-and-switch-and-original-copies/

https://www.theguardian.com/artanddesign/2016/sep/21/ulay.claims-legal-victory-in-case-against-ex-partmer-marina-abramovic  Charney sembra ignorare che il Tijhuis non fosse più iscritto all’Albo degli Avvocati olandesi, e che quindi non esercitasse la professione di avvocato “con sede ad Amsterdam”.

https://www.washingtonpost.com/lifestyle/home/you-avoid-fake-design-handbags-and-watches-but-what-about-furniture/2017/04/10/0f068c80-0d79-11e7-ab07-07d9f521f6b5_story.html?moredirect=on&utm_term=.56c2a5b31c2d

https://www.salon.com/2017/06/04/art-imitates-art-damien-hirsts-venice-biennale-installation-look-a-lot-like-anothers/

4 - per il 2015: https://www.theguardian.com/guardian-masterclass(2015/nov/04/how-to-write-about-art-and-get-your-work-published-noah-charney-culture-masterclass

per il 2017: www.katschbergconsulting.nl/Guardian-Masterclass/mobile

5http://www.rechtenstudie.nl/maandag-30-augustus-bij-de-vara-de-advocatenclub

http://www.advocatie.nl/opspraak-geraakt-toevoegingskantoor-2010-middelpunt-van-tv-programma-over-sociale-advocatuur

Per il video: www.npo.nl/de-advocatenclub/30-08-2010/VARA_101244391

6 - Henk Schutten in: http://www.parool.nl/amsterdam/amsterdamse-advocaten-vulden-zakken-met-gesubsidierde-rechtshulp ~a3980837/

oppure:  http://parool.nl/parool/nl/4/AMSTERDAM/article/detail/3980837/2015/04/25/Amsterdamse-advocaten-vulden-zakken-met-gesubsidieerde-rechtshulp.html

https://vreemdelingenrecht.blogspot.com/2015/06/edgar-tijhuis-van-pontius-advocaten-het.html

7 - Lucien Wopereis in: http://www.advocatie.nl/nieuws/tijhuis-van-pontius-geen-advocaat-meer-van-der-waal-verder-met-ijdock-advocaten/

8 - leggasi anche (Redazione): http://www.advocatie.nl/advocatenkantoor-ontmaskererd-als-gefinancierde-rechtsbijstandsjunk  Si noti che “Advocatie” è uno dei primi siti on-line che, dopo un primo articolo del “NRC Handelsblad”, si impegnò a rivelare la vicenda con approfondimenti. L’articolo data al 25 febbraio 2015, quando molti membri dell’associazione degli avvocati sociali temevano che l’intera inchiesta finisse insabbiata e che l’assistenza sociale potesse subire un tragico ridimensionamento.

9 - Henk Faasen: http://www.achterhuisnederland.blogspot.nl/2017/02/edgar-tijhuis-van-Pontius-advocaten.html

http://www.achterhuisnederland.blogspot.nl/2017/06/schuld-hulpverlening.html

10 - Talora si constata con chiarezza che in questi network transnazionali il legame tra i partecipanti non è soltanto costituito dalla condivisione ideologica di un progetto, ma anche da forti vincoli quali l’appartenenza etnica e il credo religioso nelle potenti lobbies ebraiche e la fratellanza massonica.

11 - il termine è ambiguo. Etimologicamente l’ideologia globalista è internazionalista, essendo di origine marxista. Tuttavia, è stata fatta propria dalla élite economico-finanziaria in seguito alla creazione di società multinazionali, pietra miliare dell’avvento del potere sopranazionale.

12 - si leggano al proposito: Dale Scott P., 2014, The State, the Deep State, and the Wall Street Overworld;  Gorton M., 2013, Fifty Years of the Deep State.

13 - Coronakis B.A., 2017, The Deep State of Europe: Requiem for a Dream, Brussels.

Basil Coronakis descrive la Commissione Europea quale un organo esecutivo della Comunità Europea, caratterizzato dalla “più sofisticata e corrotta macchina amministrativa del mondo … priva di alcuna legittimazione politica”, un imponente sistema di potere che sta progressivamente riducendo in modo drastico la sovranità legislativa, politica e monetaria degli Stati della EU.

Nel corso degli ultimi decenni, un rilevante numero di parenti e di “protégées” di personaggi appartenenti alla Nomenclatura italiana sono stati assunti nei vari Uffici di collegamento presso la Comunità Europea o hanno usufruito di borse di studio, contributi o fondi per varie attività definite d’interesse strategico ai fini dello sviluppo delle finalità comunitarie.

14 -  Allo stato attuale, tuttavia, si può osservare come il Potere sopranazionale non abbia raggiunto un ottimale grado di “armonia” tra le sue componenti e tra queste e le popolazioni di ogni nazione infiltrata (e militarmente occupata), tale da permettere una solida base di consenso e quindi un pieno controllo globale auspicato dall’ideologia del Nuovo Ordine Mondiale.

Questa mancanza si manifesta con la presenza di fazioni interne a ogni Entità, anche nella piramide massonica, ed è evidente la contrapposizione ideologica di due principali gruppi di Potere: da una parte i “sovranisti” che nelle proprie nazioni intendono mantenere la condizione parassitaria di Stato-ombra al quale sono concesse alcune autonomie di gestione del potere a livello locale; e dall’altra i “globalisti” che aspirano alla graduale dissoluzione degli Stati (e quindi di ogni Stato-ombra) nel complesso network sopranazionale del Nuovo Ordine Mondiale. In questo processo l’istituzione dell’Unione Europea, e in particolare della Commissione Europea, hanno un ruolo propedeutico fondamentale, anche se possibilmente destinato a essere anch’esso reso ancillare e infine dissolto nella fase successiva di integrazione dell’Europa in un Governo mondiale. Ciò sarà realizzabile solo attraverso lo sviluppo delle applicazioni dell’intelligenza artificiale in tutti i campi di controllo del Sistema, ed è per questo che gli investimenti delle grandi multinazionali in questo settore di ricerca hanno oggi raggiunto l’ammontare di centinaia di miliardi di euro.

Sono le quotidiane evidenze di queste lotte tra le lobbies del potere che attualmente ci permettono di comprendere parte di quanto stia avvenendo, sia a livello nazionale che sullo scacchiere internazionale.

15 - Queste attività sono celate dietro motivazioni che solo apparentemente sono ispirate all’utopia globalista, in quanto si tratta di interventi in settori strutturali ove sono ancora presenti quei fondamenti identitari che le logiche del potere sopranazionale impongono di modificare, ridurre o cancellare.

Pur essendo definita globalista, l’élite del potere economico-finanziario sopranazionale non può essere ideologicamente associabile alle virtù della globalizzazione in materia di diritti civili (economia senza vincoli, libere elezioni, pubblico benessere, libertà di espressione, libertà di religione).

Tuttavia, questa confusione nell’adoperare in modo inappropriato il termine si rivela un efficace espediente mimetico del capitalismo sopranazionale per procedere nel programma di pieno controllo del potere.

16 - Borsellino V., in http://www.19luglio1992.com  Concerne la situazione negli anni Ottanta, oggi in parte modificata dall’avvento di nuovi equilibri del potere internazionale, dalla creazione della Comunità Europea e dal suo apparato operativo costituito dalla Commissione Europea. Poiché la sua attendibilità è stata verificata da puntuali riscontri nel corso delle indagini svolte dalla magistratura, esso rappresenta un documento storico di tutto rilievo per comprendere cosa vi sia alla base di molte controverse vicende avvenute in quella che fu la Repubblica Italiana.

Il memoriale contiene le dichiarazioni rese al giudice Paolo Borsellino da un membro di Cosa Nostra affiliato con rituale “riservato” e, in quanto tale, accettato anche nella Massoneria quale elemento-interfaccia, ovvero di contatto e esperto factotum. Dichiaratosi pentito durante un periodo di carcerazione, Vincenzo Calcara divenne un importante collaboratore di giustizia. Occorre notare che queste rivelazioni sono contestualizzabili in un insieme di “eventi” che segnarono il passaggio dalla Prima Repubblica, sovranista, alla Seconda Repubblica, globalista.

17 - Da un punto di vista pragmatico, la distinzione tra Massoneria osservante e Massoneria “deviata” appare spesso capziosa. Si tratta di una massoneria operativa in termini di “Deep Events”, che ha rappresentato gli interessi delle Famiglie Massoniche all’interno della Super Commissione nazionale.

Bisogna altresì ricordare che nel suo Memoriale, il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara si esprime anche con frasi o termini ascrivibili a un linguaggio iniziatico tipologicamente massonico.

18 - Piuttosto che “pezzi deviati”, sembra trattarsi di strutture logistiche create per concorrere a fornire lo Stato Vaticano di un bilancio finanziario attivo. Anche se vi è la possibilità che tutte le Entità siano oggi infiltrate al vertice da poteri di ordine superiore, sopranazionali, resta comunque il fatto che gli interessi politici, economici e finanziari vaticani fossero a quel tempo rappresentati nella Super Commissione nazionale.

19 - è noto come lo Stato Italiano abbia in passato adoperato strutture “off-the-books” per risolvere questioni interne e internazionali di particolare delicatezza. La sensazione è che si tratti di strutture statali di interfaccia con funzioni operative, non soltanto presso la Super Commissione nazionale, ma anche presso la Comunità Europea e altri poteri superiori, evidentemente rappresentati nella Super Commissione internazionale.

20 - Intervistato nel corso di una recente trasmissione radiofonica (http://spreaker.com/user/bordernights/border-nights-puntata-131-30-09-2014 ), al 48:55 Vincenzo Calcara dichiara che non si tratta solo di “sottufficiali dei carabinieri, polizia e esercito”, “ma ci sono anche Generali”. Il dato è importante in quanto negli elenchi della Loggia P2, si nota una consistente presenza di militari italiani di alto grado. Anche se dapprima creata all’interno della Massoneria “osservante”, la P2 fu in seguito da questa sconfessata e definita “deviata”. Inoltre, all’80:40 della stessa intervista Calcara dichiara che la Super Commissione nazionale è ancor oggi collegata a quella internazionale, della quale non vuole parlare, così confermando di essere a conoscenza di una organizzazione “Supranational Deep State” esistente già negli anni Ottanta.

21 - Essendo le Famiglie Massoniche strutturate in un organismo piramidale, dotatosi di una diffusione capillare in tutti i Continenti e di un vertice sopranazionale coincidente con i vertici del sistema finanziario mondiale, appare piuttosto probabile che suoi elementi di alto grado costituiscano anche il vertice della Super Commissione sopranazionale. Affiliati appartenenti alle Ur-Lodges (logge massoniche “coperte”, ovvero segrete per garantire la massima riservatezza ai VIP e alle attività che vi svolgono) figurano altresì al vertice della Commissione Europea, definibile un apparato sopranazionale di superburocrati che condiziona le scelte dei governi degli Stati membri della Comunità Europea, impartendo le direttive alle quali questi devono attenersi.

Da ciò possiamo comprendere come, condizionata da poteri occulti sin dalla sua istituzione, l’Italia Repubblicana abbia progressivamente compromesso parte della propria sovranità attraverso l’adesione a una serie di Trattati, giungendo oggi a essere vincolata alle scelte strategiche del vertice stegocratico di un insieme di poteri sopranazionali.

22 - in Villari P., 4 Aprile 2014: www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1866-sicilia,-come-trasformare-una-regione-in-discarica-di-rifiuti-tossici-europei e la seconda parte pubblicata il 30 Aprile 2014, www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1909-l-affaruni-delle-bonifiche

Si tratta di una bomba ad orologeria che nessuno vuole disinnescare in quanto le bonifiche necessiterebbero di un intervento finanziario tale da non potere essere sostenuto dalla Nazione. Di conseguenza è prevedibile che, nei prossimi decenni, in grandi e importanti aree del territorio nazionale si registrerà l’insorgenza di milioni di nuovi casi di cancro causati dalla tossicità dei luoghi, dalle gravi complicazioni inquinanti che si verificheranno nelle produzioni alimentari inerenti agli allevamenti e all’agricoltura, anche per l’uso delle acque potabili e da irrigazione. Inevitabile sarà anche la forte impennata delle spese sanitarie, in massima parte a carico delle famiglie italiane, con gravi ripercussioni socio-economiche. Un danno imponente la cui responsabilità coincide con il vertice del “vero potere” europeo.

23 - Si tenga anche presente che il controllo dei beni culturali rappresenta un importante mezzo per raggiungere gli obiettivi del piano della “globalizzazione culturale”. Difatti, disporre di un elevato grado di omogeneizzazione culturale permetterebbe una maggiore capacità di manipolazione delle masse, ottenendone reazioni previamente programmate in termini di tempo e di intensità.

Per quanto riguarda le Soprintendenze italiane, da alcuni decenni è in atto una progressiva e forte infiltrazione massonica dei vertici dirigenziali e quindi del condizionamento delle loro attività, anche da parte di tutte le Entità costituenti la Super Commissione nazionale.

24 - e così di utilizzarli nel proprio organico quali elementi affidabili, essendo tra l’altro divenuti ricattabili.

25 - commettendo così reato di “tradimento”, al quale il Codice Penale dedica parecchie decine di articoli tra cui: attentato alla integrità, indipendenza e unità dello Stato (artt. dal 241 al 271), e in particolare contro l’internazionalizzazione dello Stato Italiano (art. 241); corruzione di un cittadino italiano da parte di uno straniero contro gli interessi nazionali (art. 246); cospirazione politica contro la Costituzione (artt. 283 e 304).

Verosimilmente, il numero degli appartenenti alle cinque Entità che formano il Deep State Italiano è inferiore al 10% della popolazione. Tuttavia, il potere dominante del Deep State è basato sui gradi di connivenza espressi dal resto della società italiana. La situazione è raffigurabile quale una piramide sociale al cui vertice vi è l’organigramma del potere “Deep State” e, procedendo verso il basso, diverse fasce di conniventi attivi (dal punto di vista giuridico si tratta di “associati esterni” ripartibili in diverse tipologie e gravità dei reati). Infine, la larga base è costituita da conniventi generalmente passivi che rappresentano circa la metà della popolazione. Posti al di fuori di questa piramide vi sono personaggi emarginati nella condizione di “morte sociale”, ormai unica possibilità di non-connivenza con il sistema criminale dominante.

26 - Ad esempio, includono anche nominativi di persone, acronimi di istituzioni, toponimi e nomi di cose, date e calcoli aritmetici che richiamano miti e simboli. Ad una prima analisi essi si rivelano appartenenti a contesti rituali ove sono presenti forme di espressione magico-esoterica-religiosa, alle quali nella tradizione iniziatica corrispondono vari livelli d’interpretazione, riservati ai diversi gradi di conoscenza degli osservanti.

È impossibile ottenere risultati attendibili cercando di investigare da profani questo aspetto dell’esercizio del Potere.

  

Archaeological Centre-Villari Archive: pubblicazioni scientifiche

In questa sezione è presentata una selezione di pubblicazioni scientifiche di Pietro Villari (monografie, articoli editi da riviste speciali...