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Sicilia. Riflessioni sui recenti decessi di due dei migliori investigatori della polizia.

di Pietro Villari, 2018. Tutti i diritti riservati.

Postato il 12 Settembre 2018 in thereportersblog.com, trasferito il 19 Giugno 2020 in thereporterscorner.com 
Ultimo aggiornamento 8 Dicembre 2018.

 

Giovani, fedeli al loro lavoro che con passione svolgevano nello stesso commissariato, un’amicizia basata sulla reciproca stima, sono deceduti alcuni giorni dopo aver contratto due differenti malattie con rare complicazioni mortali. Specialisti di alto livello, per anni si erano distinti in operazioni contro le cosiddette agromafie e nella lotta allo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e all’inquinamento delle falde acquifere. La versione ufficiale parla di “tragica fatalità”, ma nella popolazione vi sono perplessità che hanno dato il via a teoremi basati sulla tempistica dei due decessi.

L’inquietante contenuto delle loro indagini, che sembra stessero approfondendo, era trapelato nel corso di processi svolti negli ultimi anni rendendo ben chiari anche particolari connessioni e affari internazionali della criminalità organizzata siciliana. È su quelle preziose basi investigative che anche la gente comune può riflettere e comprendere l’esistenza di scenari criminali di massima pericolosità per la pubblica salute, di attività illegali che si svolgono grazie all’esistenza di una piramide affaristica ben radicata a livello regionale e nazionale nell’ambito del Deep State europeo.

Se le indagini in corso rivelassero la presenza di anomalie tali da potere ipotizzare l’assassinio dei due poliziotti, bisognerebbe comprendere il motivo della presenza di modalità che non trovano comparazione nella tradizione mafiosa ma in un livello specialistico più alto, che in Italia appare attivo da alcuni decenni e difficilmente perseguibile.

E nella zona vi sono una decina di omicidi a tutt’oggi irrisolti, in un silenzio che urla giustizia e insistenti voci di pericolose sperimentazioni di tecnologie militari. 

 

I decessi e le notizie sui quotidiani locali

Sicilia nordorientale, Mercoledì 28 Febbraio 2018. L’Assistente Capo di Polizia Tiziano Granata, 40 anni appena compiuti, muore di arresto cardiaco nella sua abitazione del quartiere Sant’Anna, al confine tra i paesi di Brolo e Piraino. Dalle scarne notizie riportate dai quotidiani locali e regionali si tratterebbe della complicazione di una forma influenzale. È il fratello a trovare il corpo privo di vita alla mattina del 1 Marzo, inquietato dal fatto che sin dalla sera precedente non rispondesse alle chiamate telefoniche dei parenti (1).

Si tratta di uno di quegli uomini appartenenti alle forze dell’ordine che da alcuni anni combattono in prima linea nella lotta alla mafia siciliana. Laureato in Chimica, aveva pubblicato le sue ricerche inerenti al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento delle falde acquifere in Sicilia, ed era noto in ambito nazionale per il suo concreto impegno ambientalista. Circa due anni addietro, nella notte tra il 17 e il 18 Maggio 2016, assieme ad altri colleghi aveva risposto agli spari di malviventi nel corso di un agguato notturno al Direttore del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci mentre con la sua scorta stava transitando con l’auto di servizio in una remota località montana, rientrando da un convegno antimafia. L’inchiesta, archiviata due anni dopo, chiarirà trattarsi di attentato condotto da un commando formato da cinque o sei uomini in tenuta mimetica, ma i mandanti e gli esecutori restano a tutt’oggi ignoti (2).

Venerdì 2 Marzo 2018. Alla mattina dello stesso giorno della morte di Tiziano Granata, un altro poliziotto di primo piano del commissariato di Sant’Agata di Militello, il Capo della polizia giudiziaria, Calogero Emilio (“Rino”) Todaro, di anni 46, veniva trasportato con urgenza all’Ospedale di Taormina dall’Ospedale “Papardo” di Messina, ove era stato ricoverato alcuni giorni prima per il veloce aggravarsi dello stato di salute, una leucemia acuta. Morirà a poco meno di 48 ore dal decesso del collega e amico (3).

Sembra che Rino Todaro e Tiziano Granata partecipassero assieme a altri colleghi a delicate indagini, due differenti filoni d’inchiesta affidate al loro Commissariato sotto la direzione del Vice Questore Daniele Manganaro. Anche se attualmente coperte da segreto istruttorio, è evidente che la squadra stava continuando l’importante lavoro svolto negli ultimi anni, del quale sono filtrate notizie nel corso di processi svoltisi negli ultimi anni (4).

Sia la Procura di Patti che quella di Messina, per competenza territoriale in relazione ai luoghi ove sono avvenuti i decessi, hanno immediatamente aperto due distinte inchieste e disposto l’autopsia dei corpi e le analisi dei tessuti molli e del sangue. Avendo indagato in aree inquinate da sostanze tossiche e considerate le cause di morte, particolare attenzione è rivolta ai risultati degli esami tossicologici che richiedono diverse settimane e sarebbero state quindi consegnate al magistrato non prima della fine di Aprile. Contemporaneamente, accertamenti sono stati affidati al RIS, il Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri (5).

A distanza di pochi giorni dai decessi, alcune notizie vengono diffuse dal legale di fiducia della famiglia Granata (6). Sappiamo così che sospettando una grave forma influenzale e in presenza di febbre, il medico curante aveva prescritto alcuni farmaci anche al fine di abbassare la temperatura.

Secondo un articolo apparso il 2 Marzo sul quotidiano “la Repubblica” entrambi i poliziotti sarebbero morti dopo sei giorni di malattia. Se questa allarmante tempistica nel contrarre e manifestarsi delle due malattie fosse confermata dall’investigazione e dagli esami medico legali, si aggiungerebbe una ulteriore rara coincidenza in questa vicenda. L’articolo chiarisce che gli specialisti del RIS hanno escluso che nell’abitazione vi siano segni di effrazione o di violenza e sono stati prelevati i medicinali e gli altri liquidi trovati in casa al fine di condurre esami alla ricerca di eventuali sostanze nocive (7).

L’autopsia condotta sul corpo di Granata non ha rivelato anomalie e attribuisce l’arresto cardiaco a cause naturali, così come quella eseguita su Todaro che stabilisce una morte sopraggiunta a conclusione di leucemia acuta (8).

Le esequie dei due poliziotti sono state svolte separatamente. Tiziano Granata il lunedì 5 Marzo, nella chiesa di Santa Maria di Lourdes, nella frazione Gliaca di Piraino; Rino Todaro il Mercoledì 7 Marzo nel Duomo di Sant’Agata di Militello, entrambe accompagnate dalla commossa partecipazione della popolazione che in tal modo ha mestamente espresso non soltanto il suo cordoglio, ma anche ringraziamento per il loro operato e disperata condanna su quanto da alcuni decenni è costretta a subire nel terrore.

 

Le indagini svolte dai due poliziotti

Indubbiamente, la quantità e qualità degli interventi sul territorio effettuati dal polo investigativo coordinato dal Vice Questore Daniele Manganaro, aveva suscitato speranza in quegli agricoltori e  allevatori locali costretti a subire le attività del crimine organizzato. Le inchieste Discovery 1Discovery 2 e Gamma Interferon, i sequestri operati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DIA) avevano portato alla luce i rapporti tra il business delle agro- e ecomafie e i colletti bianchi che tengono in pugno il territorio, dove vi sono “una decina di omicidi a tutt’oggi irrisolti accompagnati dalla marcia funebre di un silenzio assordante” (9).

Ormai da molti anni la mafia dei Nebrodi ed in particolare quella di Tortorici è al centro dell’attenzione di più procure siciliane, anche per gli stretti rapporti d’affari che risultano intercorrenti con i clan del territorio etneo e con le potenti famiglie calabresi affiliate alla ‘Ndrangheta (10).

Nella sua squadra Daniele Manganaro può contare anche su poliziotti figli degli allevatori vessati dalla criminalità, elementi fidati e preziosi in quanto in possesso di una perfetta conoscenza sia del territorio che delle sue problematiche. Così per alcuni anni, in diversi giorni di ogni settimana la decina di uomini che componevano la squadra si dava appuntamento a mezzanotte e ben equipaggiati contro il freddo intenso delle altitudini dei Monti Nebrodi, con i fuoristrada raggiungevano località impervie alla ricerca di latitanti, di macelli clandestini, di allevamenti ove era fatto largo uso di medicinali illegali (11).

I giornalisti, ricorda il Vice Questore, li avevano soprannominati “la squadra dei vegetariani”, in quanto più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso di mangiare carne. Una dichiarazione che fa riflettere su quel che arriva sulle tavole non solo siciliane, ma europee in quanto il problema va ben oltre il dato locale o regionale (12).

E qui giungiamo a uno dei problemi che affliggono la Sicilia, la filiera delle produzioni agroalimentari ottenute anche con l’uso di farmaci provenienti dai Paesi dell’Europa Orientale e diffusi nella Comunità Europea da una rete di criminalità organizzate che spesso controllano anche il commercio degli alimenti. Le grandi distese di terreni demaniali affidati dallo Stato ad allevatori e agricoltori sono così divenuti oggetto di forte interesse di Cosa Nostra, in quanto permettono di ottenere ingenti finanziamenti dallo Stato e dalla Comunità Europea. Un business miliardario che in Sicilia avrebbe un valore superiore a quello della droga (13).

Nel settore degli allevamenti, ad esempio, gli uomini del Commissariato di Sant’Agata di Militello avevano scoperto allevamenti e mattatoi clandestini, nei quali venivano macellati anche animali provenienti da furti o infetti, o le cui carni presentavano contaminazioni collegate all’uso di farmaci illegali. Nel corso delle ispezioni trovarono sostanze medicinali di provenienza estera contenute in flaconi, che sottoposte a accertamenti si rivelarono note per sospetta pericolosità alla salute pubblica, in quanto si ritiene che possano diventare cancerogene al momento che carni e latte vengono commerciate. Oggetto di un fiorente contrabbando dall’Est Europa gestito dalla criminalità italiana, il costo di questi medicinali è notevolmente inferiore rispetto a quelli legalmente prodotti in Italia che recano simile denominazione ma differente composizione. Inoltre, i poliziotti avevano trovato le motivazioni della presenza in Sicilia di focolai di tubercolosi e di brucellosi, malattie altamente trasmissibili non soltanto con il consumo di carni non ben cotte, ma anche mediante la contaminazione del latte e alcuni suoi derivati quali la ricotta (14).

 

I gravi problemi degli allevatori siciliani

Gli allevatori italiani, o per meglio dire chi ancora resiste nel settore di quella che fu la grande produzione e vanto nazionale di latte, carni, salumi e pellame nazionale, sono da tempo sul piede di guerra per i loro scarsi margini di guadagno, essendo oggetto di tasse e normative imposte da logiche proprie della Commissione Europea. Gente che lavora duro da generazioni, e che oggi la crescente crisi del sistema di mercato sta costringendo a rivolgersi alle banche, a indebitarsi sino a finire stritolati dalle metodologie dello strozzinaggio e dall’orrido meccanismo delle aste giudiziarie.

In Sicilia, così come in gran parte del Meridione, questo problema è ancor più esasperato dalla enorme diffusione dell’abigeato, spesso eseguito dalla criminalità organizzata per azzoppare economicamente gli allevatori, farli indebitare e costringerli a vendere la loro attività a basso costo, o a diventare schiavi in casa propria, accettando di usare medicinali illegali, a ospitare latitanti braccati dalle forze dell’ordine o nascondere depositi di armi ed esplosivi. Come se non bastasse, anche in Sicilia come in Campania, si presume che numerose località sede di attività agricole e di pascolo siano ormai irrimediabilmente compromesse dalla vicinanza di quantità allarmanti di rifiuti tossici imbucati, di corsi d’acqua e sorgenti ove il livello di contaminazione è molto alto (15).

Vi è poi l’inquinamento ambientale più subdolo, quello dovuto ai campi elettromagnetici creati non solo per esigenze nel settore delle telecomunicazioni ma anche per sperimentazioni belliche, presenti in aree dove si rileva la presenza di nascite di bovini, ovini e caprini con deformazioni talora mostruose, un tempo molto rare.

In un simile desolante quadro ove lo Stato, diciamolo, è talora il peggiore nemico o uno spettatore indolente, è ovvio che solo coloro che sono affiliati alle organizzazioni criminali o in condizione di subordinata connivenza attiva, hanno maggiori possibilità di sopravvivere ad una società che non solo raramente li difende, ma che sembra perfino creare le condizioni di indebitamento bancario e i vortici di fallimenti di imprese familiari frutto del lavoro di molte generazioni.

È in questa desolante situazione di oppressione di intere fasce sociali della popolazione che si inserisce l’opera coraggiosa del Commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello, dove il vice questore Manganaro trova di avere gli uomini giusti per tentare di risanare quell’area. La sua squadra è composta da pochi poliziotti, i rinforzi non gli perverranno mai, eppure riesce a svolgere un lavoro che resterà da esempio negli annali polizieschi italiani. Non è quindi comprensibile il motivo per il quale, subito dopo la morte di due dei suoi migliori collaboratori, egli chieda di essere trasferito ad altra sede, ottenendo il Commissariato di Tarquinia, tranquilla sede dell’Italia Centrale ove si insedia il 4 Settembre. I Sindaci dei Nebrodi lo saluteranno con riconoscenza con una cerimonia dal tono mesto, accompagnando la sua uscita di scena conferendogli una medaglia d’oro e un attestato di civica benemerenza per meriti di servizio (16).

 

La “stagione dei veleni” del Parco dei Nebrodi

Bisogna qui aprire una dolorosa parentesi sul trattamento che nell’ultimo quarto di secolo in Sicilia è stato riservato a quanti, svolgendo onestamente il proprio lavoro, finiscono per provocare gravi problemi al “Sistema” affaristico locale. Dipendenti dello Stato e liberi professionisti che anziché essere ammazzati nell’eclatante modo tradizionale, vengono stritolati da ben congegnati meccanismi di diffusione di calunnie infamanti e di depistaggi, creati su misura addosso a personaggi come Daniele Manganaro, scomodi in quanto intralciano gli affari delle organizzazioni criminali e dei loro protettori dal “colletto bianco”, contrastandone il potere sul territorio.

Una denunzia anonima, ovvero un dossier di sette pagine viene inviato agli inizi del 2017 a tre procure siciliane (Messina, Patti e Termini Imerese), oltre che al Ministero degli Interni, al capo della Polizia e all’autorità Anticorruzione. Gli investigatori ipotizzano che alla stesura del dossier abbiano collaborato più persone, non esclusi elementi locali della polizia e della politica essendo centrato sui rapporti istituzionali intercorrenti tra il vice questore, elementi politici del della Sinistra, e personaggi della Commissione Parlamentare Antimafia tra i quali un Senatore (17). L’attacco, come sempre in questi casi, ha lo scopo di delegittimare attraverso il discredito, una vera e propria operazione tesa a uccidere professionalmente l’avversario che è ben nota in Sicilia con il termine dialettale “mascariamento” o, attraverso le cronache giornalistiche, quale “stagione dei veleni” (18).

Il trasferimento del vice questore è stato accolto con timore dalla popolazione locale succube della criminalità, anche perché dopo gli strani decessi dei due poliziotti era subito intervenuta la segreteria messinese del Silp-Cgil, il sindacato di Polizia, chiedendo di non vanificare le speranze dei cittadini onesti e quanto sino a quel momento effettuato dal polo investigativo del Commissariato di Sant’Agata di Militello (19). Si spera così nell’invio di alcune decine di uomini di rinforzo, capaci non solo di sostituire le gravi perdite subite, ma di espandere le indagini ad altri filoni d’inchiesta. Anche la Pretura di Patti avrebbe avuto bisogno di un forte rinforzo costituito anche da abili magistrati senza i quali le indagini finirebbero in parte vanificate da inconvenienti giudiziari.

Da quanto si conosce, alla Direzione Generale di Polizia sarebbero già state inviate diverse richieste di poliziotti desiderosi di sostituire i colleghi deceduti e di continuare il loro lavoro con gli stessi livelli di dedizione e professionalità (20).

 

I retroscena oscuri dei Deep Events siciliani

Alcuni mesi addietro avevo accennato a quanto oggi noto dell’esistenza di un network di poteri strutturati piramidalmente a diversi livelli (regionale, nazionale e transnazionale), che anche in Italia agiscono nella progettazione, organizzazione e esecuzione di Deep Events finalizzati al mantenimento del massimo potere, quello sopranazionale che si ritiene coincidente con il vertice mondiale dell’alta massoneria (21). Le maggiori vicende recentemente avvenute in Sicilia sono quindi da ritenere progettate, organizzate, e eseguite in funzione dei tentativi di mantenimento o di cambiamento di questo ordine a livello locale nell’ambito del processo di consolidamento dei rispettivi livelli operativi superiori regionali, nazionali e europei.

È utile tenere a mente un dato fondamentale: per un network Deep States (ovvero di governi-ombra) quale ad esempio quello interno all’Unione Europea, le idee globaliste e sovraniste sono come le due facce di una medaglia, due possibilità che il potere sopranazionale adopera per organizzare e gestire lo sfruttamento energetico a livello mondiale. Entrambi i vertici dei due schieramenti sono fedeli allo svolgimento del Programma sopranazionale, e quindi al credo massonico rivelato nelle Superlogge, recentemente note ai profani con l’appellativo di Ur-Lodges (22).

L’Unione Europea, evidente risultato di una Entità al vertice di questi centri superiori di potere, potrebbe anche sciogliersi per necessità operative, ma il network Deep States e le sue strutture satellitarie rimarrebbero attive adeguandosi alle nuove necessità.

Per comprendere l’attuale situazione siciliana bisogna riferirsi alle rivelazioni fatte da numerosi collaboratori di giustizia, e in particolare a quelle contenute nel “Memoriale Calcara”.

Era il 1992. Da diversi mesi un collaboratore di giustizia stava rivelando al giudice Salvatore Borsellino vicende puntualmente corredate di nomi, luoghi e date. Si tratta di Vincenzo Calcara, esperto factotum di uno dei capi di Cosa Nostra alla quale è ufficialmente affiliato tramite rituale riservato, e con simile procedura anche in una loggia massonica siciliana ove svolge il ruolo di elemento di contatto.

Dopo l’assassinio del giudice Giovanni Falcone viene eliminato anche il giudice Borsellino. Come non notare che si tratta di uomini dello Stato legati da reciproca fiducia e amicizia che, come nel caso di Todaro e Granata, tentavano di indagare livelli di potere molto al disopra di quelli regionale ?

Essendo sparita l’agenda dove il giudice Borsellino annotava elementi utili alle indagini, sarà il fratello Vincenzo a divulgare on-line un “Memoriale” redatto e consegnatogli dal Calcara, contenente parte delle dichiarazioni già rese (23). Si tratta di testimonianze di prima mano, di grande importanza in quanto verificate da successive indagini della magistratura siciliana, che svelano come l’Italia sia a quel tempo dominata dalle attività di uno Stato-Ombra, del quale Calcara fornisce la denominazione usata dai suoi componenti: Supercommissione nazionale.

Il collaboratore di giustizia ne chiarisce la composizione senza rivelare i nomi dei quindici elementi, tutti di nazionalità italiana. Si tratta di tre rappresentanti per ognuna delle cinque Entità (gruppi di poteri che assieme compongono il sistema dominante) che Calcara identifica quali “pezzi deviati delle istituzioni statali italiane, delle istituzioni del Vaticano e della Massoneria, Cosa Nostra, Ndrangheta” diretti da tre elementi prescelti tra questi e eletti a vita.

Pur essendo dotate di ampia autonomia, le cinque Entità operano come un solo organismo “soprattutto quando ci sono interessi finanziari e economici, condizionando così l’Italia a livello di politica e Istituzioni” e che tra queste soltanto la Massoneria costituisce “un potere fortissimo e chi gestisce il Potere in Italia deve venire a patti” con essa (24).

Inoltre, come avevo già accennato in un precedente post, “si ha motivo di ritenere che questa struttura sia ancora oggi operativa, anche se adattata a nuovi equilibri internazionali al punto che gli interessi vitali e il benessere della Nazione sono ormai divenuti secondari o inconsistenti rispetto a quelli del programma del gruppo di poteri sopranazionali” (25).

È questa importante base di informazioni che ci permette di contestualizzare il sistema di potere siciliano che sembra ristrutturarsi in base a nuove esigenze del vertice sopranazionale, con un riassetto delle supremazie che inizia a  palesarsi in un processo di “normalizzazione” in corso in Sicilia. Attualmente non vi sono margini di azione affinché l’Isola possa uscire da questa condizione di sottomissione al potere sopranazionale, essendo la sudditanza dettata dalle pressioni esercitate dai mercati finanziari sostenuti da poteri militari giunti a possibilità operative sino a poche decine di anni fa inimmaginabili. Anzi, la situazione è in corso di peggioramento essendo strettamente legata ai problemi strutturali regionali e a gravi incombenze internazionali, in particolare all’incremento demografico mondiale e all’avanzare della crisi energetica, entrambi ormai fuori controllo.

Appare quindi ovvio che, in un futuro non lontano, in Europa oltre alla Grecia altre nazioni subiranno impoverimenti devastanti, prosciugate dalle esigenze di poche nazioni altamente militarizzate. È una nuova metodologia di conquista dove, superato il modello colonialista, la forza militare fa da cornice e si giunge direttamente alla razzia legalizzata, alla manifestazione della potenza distruttiva delle attività finanziarie sopranazionali che dapprima condizionano e poi immobilizzano quel che resta delle sovranità nazionali, impadronendosi delle ricchezze energetiche e causando una immane strage tra la popolazione, come esotericamente necessita ogni azione che comporta cambiamenti epocali.

Sin dall’indomani dell’Unità d’Italia, la mafia siciliana non è mai stata una Entità indipendente, essendo sottoposta a regole di collaborazione con le altre Entità presenti nel territorio (26). Negli ultimi decenni è soggetta a condizionamenti derivati dalle esigenze del potere sopranazionale, divenendo parte costituente del nuovo ordine mondiale. Tuttavia, in casi in cui occorre la massima segretezza, la decisione di uccidere uomini di primo piano appartenenti alle Istituzioni dello Stato può forse essere decisa dal potere sopranazionale senza informare la Supercommissione nazionale.

Per evitare di ricorrere, come avvenuto in passato, alla eliminazione violenta di funzionari dello Stato che scuote e rende ostile l’opinione pubblica, ormai da decenni in Sicilia i ruoli-chiave finanziari, economici, politici, accademici e istituzionali vengono assegnati solo a elementi affiliati alle maggiori famiglie massoniche, o a esterni la cui affidabilità è accompagnata dalle dichiarazioni di garanti, solidi accordi o dalla esistenza di prove documentali costituenti efficaci strumenti di ricatto.

 

Cosa Nostra in una superloggia massonica tedesca

Per comprendere la gravità del problema dell’esistenza di stretti rapporti tra massoneria e criminalità organizzata siciliana, basti ricordare quanto emerso dalle recenti indagini svolte dalla polizia tedesca di Karlsruhe (27). Gli investigatori hanno scoperto che un potente capomafia di Gela (la stessa provincia dalla quale proviene l’ex Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta) avrebbe inserito uno dei suoi uomini fidati all’interno di una misteriosa superloggia massonica tedesca. L’affiliato aveva per diversi anni superato “prove di affidabilità” che gli avrebbero permesso di ottenere la presentazione di un garante, oltre a versare cinquanta milioni di euro come quota di accesso, una cifra che da sola costituisce una soglia di sbarramento insormontabile per la maggior parte della popolazione mondiale.

Si noti che in questo caso il garante è un avvocato tedesco che ha un importante ruolo nell’ufficio della Kriminalpolizei di Colonia al quale il mafioso è presentato dalla figlia di questi (la donna lavorava per la Kriminalpolizei di Düsserdorf), vi era quindi una connessione tra elementi dei reparti speciali della polizia tedesca e la criminalità organizzata italiana presente in Germania, che qui conterebbe non meno di 600 affiliati (28).

Da quanto rivelato dalle intercettazioni investigative, l’affiliazione a questa Ur-Lodge massonica consentirebbe notevoli opportunità agli iniziati, tra l’altro la possibilità di entrare in un giro capace di avviare grandi investimenti in Europa, Nord Africa e persino in Arabia Saudita. Sembra quindi che il capomafia di Gela abbia usato in Germania un copione ormai ben collaudato in Italia, dove per avviare un’attività imprenditoriale di alto livello bisogna avere a disposizione i favori di tre poteri: massoneria, servizi segreti e criminalità organizzata (che tuttavia possono essere fermati dal potere sopranazionale). Difatti, le indagini condotte da un reparto di eccellenza della Guardia di Finanza, il GICO, scoprono che nel Lazio il sodale del capomafia di Gela è un agente dei servizi segreti italiani, arruolato dopo essergli stato riconosciuto un comportamento eroico in Iraq, in occasione della strage subita dalla base militare italiana di Nassiriya (29).

Il problema dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici europei imbucati in migliaia di località italiane o affondati nei mari italiani, dell’inquinamento delle acque potabili e delle fasce marine balneari, della tossicità dei prodotti dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca venduti nei supermercati, l’inquinamento atmosferico comprese le sperimentazioni di controverse tecnologie elettromagnetiche, il traffico dei rifugiati considerati solo contenitori di pezzi di organi umani parcheggiati in alberghi pagati dallo Stato ospitante o in centri di attesa, o rimpiazzi per tutte le peggiori forme di criminalità e prostituzione: tutto questo è parte del “business”, attualmente controllato dal network Deep States europeo che in Italia è gestito dallo Shadow Government.

L’elezione dell’ex Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, era stata appoggiata con grande favore dalla Sinistra italiana e acclamata in modo lusinghiero sulle prime pagine delle testate dei maggiori Stati del Blocco Occidentale, ormai dominato dal potere sopranazionale. Il ruolo di “Governatore” della Regione Autonoma Siciliana  è  l’espressione del network di poteri regionali in accordo con quelli nazionali e sopranazionali ai quali sono sottomessi (30).

Una delle priorità del Governo Crocetta coincideva con quella ideologica del cosiddetto “nuovo ordine mondiale” di avviare cambiamenti sociali, invertendo l’immagine stereotipata che costituisce l’essenza della cultura autoctona e della sua organizzazione di potere, cercando di chiudere le maggiori fonti di sovvenzionamento (in maggioranza provenienti dai contributi finanziari statali e europei per l’allevamento e l’agricoltura) dell’ala storica di Cosa Nostra ancora ben radicata nell’Isola. Tra questi il territorio dei Nebrodi costituiva una delle priorità per i cospicui giri di affari e l’impatto sulla popolazione e Crocetta aveva quindi inserito un suo uomo di fiducia, Giuseppe Antoci al controllo dell’area in qualità di Direttore del Parco dei Nebrodi, affiancandolo con forze di polizia quantitativamente scarse, considerati gli obiettivi dell’operazione e la vastità del territorio. Ciò nonostante, esse si sono rivelate al di sopra di ogni aspettativa causando gravi problemi alla criminalità organizzata locale sia d’immagine che finanziari (in particolare il taglio dei finanziamenti comunitari e il traffico delle carni macellate illegalmente). Ciò ha avuto pesanti conseguenze anche a livello politico, avendo il governo Crocetta fornito Antoci e le forze dell’ordine di un protocollo che stabilisce nuove regole per l’affitto dei terreni del parco, permettendo di escludere famiglie tradizionalmente legate alla mafia, e quindi di non potere accedere agli ingenti fondi comunitari per agricoltura e allevamento che precedentemente finivano per finanziare attività illegali.

Agli inizi di quest’anno però la situazione politica siciliana ha risentito dei cambiamenti avvenuti in quella statunitense che ancora guida i Paesi del Blocco Occidentale. La Sinistra globalista è stata scalzata dalle stanze del potere e sostituita da un governo sovranista che ha destituito Antoci dalla carica di Direttore del Parco e trasferito il Vice Questore Daniele Manganaro nell’Italia Centrale.

La morte dei poliziotti Tiziano Granata e Rino Todaro ha preceduto di alcune settimane sia il previsto risultato elettorale e sia l’udienza preliminare dei 46 imputati dell’inchiesta “Gamma Interferon” per la quale si attendono ulteriori sviluppi.

 

La pista militare

Da quanto trapelato dall’attività investigativa di intercettazione, appena appresa la morte dei due poliziotti i boss di Cosa Nostra entrarono in agitazione, “chiedendosi chi fosse stato a ucciderli” e iniziarono a condurre loro  indagini “a tappeto” (31). Questo comportamento evidenzia che per Cosa Nostra si tratta inequivocabilmente di omicidi e che, fatto di considerevole gravità, qualcuno ha ignorato le regole stabilite dalla Supercommissione nazionale. Il silenzio seguito alla vicenda è davvero preoccupante, essendo comparabile a quello applicato ad alcuni episodi sanguinari di un passato che si credeva superato, il periodo della “strategia della tensione” degli anni 1960 e 1970 nella cui organizzazione recenti indagini hanno dimostrato il coinvolgimento di militari appartenenti ai servizi segreti dello Stato Italiano e stranieri.

Pensare a un progetto di profondo cambiamento degli equilibri all’interno del Deep State nazionale, attraverso l’inizio di una guerra interna per indebolire Cosa Nostra e in generale condurre a un forte ridimensionamento soltanto della criminalità organizzata italiana è rischioso, in quanto aprirebbe una fase di estrema instabilità del sistema di potere che controlla l’Italia e di conseguenza anche dell’ordine pubblico. Bisogna quindi chiedersi chi potrebbe essere il beneficiario dell’instaurarsi di un periodo caratterizzato da attività destabilizzanti del Deep State nazionale, nel corso del quale tutto sarebbe politicamente  e militarmente possibile e soprattutto accettato dalla popolazione pur di ristabilire l’ordine. Mettiamo anche nel conto l’emergenza di nuove realtà criminali estremamente violente quali le bande dell’Europa dell’Est e quelle africane che, avrebbero via libera a una mattanza per sostituire le organizzazioni italiane in difficoltà (come recentemente accaduto in alcune aree delle Campania).

È noto che un ridimensionamento della criminalità organizzata italiana sarebbe apprezzato negli ambienti stranieri che intendono condurre consistenti speculazioni nel territorio nazionale, seguite da forti investimenti rilevando importanti infrastrutture e imprese a prezzi stracciati, come sta accadendo in Grecia. In ambiente giornalistico si vocifera che siamo ormai vicini alla cattura dei personaggi al vertice di Cosa Nostra e ne sarebbero anticipazione i primi risultati dellle indagini attualmente condotte sul controllo da parte di Cosa Nostra e N’Drangheta rispettivamente di una gran parte delle Logge siciliane e calabresi che, come abbiamo visto, avevano anche una partecipazione negli affari di una Superloggia della massoneria tedesca.

Ma allora chi trarrebbe vantaggio dalla presunta uccisione dei due poliziotti del Commissariato di Sant’Agata di Militello se nella zona tutto è controllato da un collaudato sistema di potere che non ammette ingerenze ?

E nel caso si trattasse di omicidio, cosa ha condotto la squadra del Vice Questore Manganaro a divenire preda di assassini capaci di somministrare sostanze chimiche altamente pericolose, tali da portare alla morte senza lasciare tracce ? Tutto questo anche considerando altamente improbabile che professionisti, evidentemente sconosciuti nell’ambiente criminale locale, siano potuti  passare inosservati in quel territorio rurale in un periodo di afflusso turistico pressoché nullo. Siamo innanzi al caso di un killer insospettabile, che risiede localmente o che la contaminazione sia avvenuta altrove ?

Vi è un altro grave problema che la Sicilia sta fronteggiando recentemente, ritenuto  collegato alla massiccia presenza dell’occupazione militare statunitense. In particolare, è fortemente sospetta la presenza di attività di sperimentazioni di potenti tecnologie che sfruttano l’uso di energia elettromagnetica non convenzionale, i cui risultati sono da alcuni anni evidenti soprattutto lungo la fascia costiera settentrionale tra Palermo e Sant’Agata di Militello. Simili attività, sia diurne che notturne, sono state segnalate anche in altre aree siciliane, dove sarebbero state condotte esercitazioni militari statunitensi con tecnologie non specificate che,on essendo state previamente informate le autorità italiane, hanno gettato nel panico la popolazione locale. Alcuni politici regionali hanno presentato interrogazioni parlamentari che ad oggi non hanno ricevuto nessuna risposta, spingendo il noto programma televisivo nazionale “Voyager” a dedicare alla situazione una intera puntata (32).

È molto probabile che questa emergenza fosse entrata nel campo degli interessi investigativi della magistratura siciliana. Ma se così fosse, chi ha diretto le indagini e cosa è stato scoperto?

Forse, a questo proposito bisognerebbe riconsiderare le modalità di svolgimento della vicenda avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 Maggio 2016, definita quale un attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi ed in particolare la stranezza del fatto che l’intero commando fosse in tenuta mimetica, una espressione simbolica di appartenenza che non appartiene alla tradizione di Cosa Nostra.

Simbologie, azioni paramilitari, probabili depistaggi, diffusione in ampie aree del territorio siciliano di sperimentazioni di tecnologie militari nocive alla popolazione, interessi di organizzazioni criminali alloctone, la quasi totalità delle logge massoniche dell’Isola controllate da Cosa Nostra, interessi stranieri a rilevare le infrastrutture logistiche dell’economia dell’Isola, distruzione dell’imprenditoria locale, e adesso anche strani decessi di poliziotti che indagano, il riassetto dei servizi segreti italiani e le loro attività congelati per oltre sei mesi dal nuovo governo italiano. Tutto questo è stato ignorato o trattato marginalmente dai maggiori media, che hanno preferito dare ampia risonanza a altri eventi e personaggi.

E se fossimo innanzi a pericolose sperimentazioni militari straniere in Sicilia, eseguite con l’uso di tecnologie non convenzionali, operazioni di intelligence e azioni sul territorio condotte da forze speciali (sembra si tratti dei Navy Seals statunitensi) (33)? Cosa intendono realmente fare le preposte Istituzioni dello Stato per difendere non solo la popolazione, ma anche le proprie forze dell’ordine dislocate nel territorio ?

In conclusione, vi sono segnali allarmanti che l’avverarsi di un vuoto di potere al vertice di Cosa Nostra potrebbe degenerare in una stagione stragista. A differenza di quella attuale dove l’alto numero di morti è dovuta a vari tipi di inquinamenti del territorio, paleserebbe anche aspetti di violenza sanguinaria mettendo in ginocchio l’economia siciliana, a iniziare dall’importante filiera turistico-culturale, innescando così fenomenologie speculative ancora più incidenti di quelle attuali. Inoltre, dall’analisi emerge un aspetto inquietante della presenza militare statunitense sul territorio siciliano, costituita da operazioni e sperimentazioni che, nella totale mancanza di informazioni, hanno raggiunto livelli tali da suscitare forti timori nella popolazione.

 

Note

1 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 1 Marzo 2018 “Messina, muore un agente di scorta di Antoci. La procura apre un’inchiesta” http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/01/news/messina_muore_un_agente_di_scorta_di_antoci_la_procura_apre_un_inchiesta_190116434/?ref=search

(Redazione) LiveSicilia.it, 1 Marzo 2018 “Poliziotto trovato morto in casa. La Procura apre un’inchiesta”   http://livesicilia.it/2018/03/01/messina-poliziotto-trovato-morto-in-casa-tiziano-granata-inchiesta_937456

2 – (Redazione) Giornalettismo.com, 19 Maggio 2016.  https://www.giornalettismo.com/archives/2104469/giuseppe-antoci-agguato-mafia

(Redazione), Ansa.itSicilia, 11 Settembre 2018 “Parco dei Nebrodi:archiviata inchiesta su agguato Antoci”   www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/09/11/parco-nebrodi-archiviata-inchiesta-su-agguato-ad-antoci_da83e07f-ea2c-4875-8d2a-dade771f4010.html

3 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 2 Marzo 2018 “Messina, muore un altro poliziotto che collaborava con Antoci

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/02/news/messina_muore_un_altro_poliziotto_che_collaborava_con_antoci-190214499//?ref=search

Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 4 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia sull’agente di scorta di Antoci: nessuna anomalia

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/02/news/messina_l_autopsia_sull_agente_di_scorta_di_antoci_nessuna_anomalia-190401726/?ref=search

4 – Alessandra Serio in Tempostretto.it, 5 Marzo 2018 “Oggi i funerali di Tiziano Granata, l’autopsia: no anomalie” http://www.tempostretto.it/news/ecomafia-oggi-funerali-tiziano-granata-autopsia-anomalie.html

5 – Repubblica, 1 Marzo 2018, “Messina, muore un agente…”, art. cit.

6 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 6 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia su Todaro: è morto di leucemia

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/06/news/messina_l_autopsia_su_todaro_e_morto_di_leucemia-190584689/?ref=search

Alessio Ribaudo in Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta dei ‘poliziotti vegetariani’ che indagavano sulle agromafie

https://corriere.it/cronache/18_marzo_05/messina-due-procure-indagano-morte-due-poliziotti-vegetariani-e47879be-2092-11e8-a659-e0c6f75db7be.shtml#

7 – Repubblica, 2 Marzo 2018, “Messina, muore un altro…”, art. cit.

8 – Tempostretto.it, 5 Marzo 2018 “Oggi i funerali di…”, art. cit.;

Repubblica, 6 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia su…”, art. cit.

9 – Luciano Armeli Iapichino in Antimafiaduemila.com, 23 Marzo 2017, “In fatto di mascariamento”   www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/235-politica/64829-in-fatto-di-mascariamento.html

10 – (Redazione) Tempostretto.it, 30 Maggio 2016, “Mafia sui Nebrodi, 23 arresti. In manette anche il nuovo boss di Tortorici, I nomi e il video”, si tratta di arresti effettuati nell’ambito della operazione “Senza Tregua” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Gli arresti furon eseguiti a pochi giorni dall’attentato al Direttore del Parco del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.

https://www.tempostretto.it/news/senza-tregua-mafia-nebrodi-23-arresti-manette-nuovo-boss-tortorici.html

11 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

12 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

13 – dichiarazione dell’ex Sen. Giuseppe Lumia, già Presidente della Commissione parlamentare antimafia  dall’Aprile 2000 al Giugno 2011, in Giornalettismo, 19 Maggio 2016, art. cit.

14 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

15 – Pietro Villari in Coscienzeinrete.net, 4 Aprile 2014, “Sicilia. Come trasformare una regione in discarica di rifiuti tossici europei” La seconda parte dell’articolo pubblicata il 30 Aprile 2014

http://www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1866-sicilia.-come-trasformare-una-regione-in-una-discarica-di-rifiuti-tossici-europei

http://www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1909-l-affaruni-delle-bonifiche

16 – Serena Guzzone in Strettoweb.it, 22 Agosto 2018, “I Nebrodi salutano il Vice Questore Manganaro: il Poliziotto eroe di Messina che sventò l’agguato mafioso al Presidente Antoci”  http://www.strettoweb.com/2018/08/manganaro-antoci-messina-nebrodi/743517/

(Redazione) in Santagatainforma.it, 4 Settembre 2018, “Saluto ed onorificienze al Vice Questore Aggiunto Manganaro”. http://santagatainforma.it/saluto-ed-onorificenze-al-vice-questore-aggiunto-manganaro/     Il 4 Settembre 2018 nel corso della cerimonia di commiato organizzata dai Comuni dei Nebrodi al Vice Questore Manganaro vengono conferiti una Medaglia d’Oro e un attestato di Civica Benemerenza.

17 – Francesco Viviano in “L’Espresso”, 21 Marzo 2017, “Agguato ad Antoci, le indagini sull’attentato le fa la mafia” http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/17/news/caso-antoci-le-indagini-sull-attentato-le-fa-la-mafia-1.297422

18 – Il problema è stato subito messo in evidenza da Luciano Armeli Iapichino in Antimafiaduemila.it, 23 Marzo 2017, “In fatto di mascariamento” art. citato.

19 – (Redazione) in Stampalibera.it, 10 Marzo 2018, “Il Sindaco di Sant’Agata di Militello: Il commissariato sia intitolato ai poliziotti vegetariani”   http://stampalibera.it/2018/03/10/messina-il-commissariato-sia-intitolato-ai-polizitti-vegetariani/#respond

20 – (Redazione) in Stampalibera.it, 10 Marzo 2018, “Il Sindaco di Sant’Agata di Militello…”, art. cit.

21 – Pietro Villari in The Reporter’s Blog, 30 Luglio 2018 “Strutture operative transnazionali e il network sopranazionale Deep States. Un criminologo nell’Arca di Noah”, paragrafo “Crimine e potere sopranazionale”. Si rimanda a quell’articolo per consultare le definizioni tecniche qui adoperate di Deep StateDeep Events, e altre.

22 – dal tedesco “Ur” (originario, primo) e dall’Inglese “Lodge” (Loggia) la corretta traduzione è Superloggia. Nell’organizzazione piramidale massonica le Superlogge occupano una posizione superiore rispetto a quelle comuni poste alla base. Vi sarebbero diversi tipi di Superlogge a seconda della funzione e dell’orientamento politico, economico, militare e iniziatico. Sono accomunate dalla condizione di esclusività e di  segretezza, dal credo sopranazionale e dall’essere composte da appartenenti alla neo-aristocrazia mondiale (in senso pitagorico). Si ritiene che siano le sedi dove vengono formulati, o esaminati, e quindi approvati o rigettati, i Deep Events in grado di condizionare la politica, l’economia e ogni altro aspetto delle Nazioni operando attraverso il network Deep States e altre organizzazioni attivate a tali scopi. Queste logge avrebbero avuto il potere di influenare tutti i principali corsi della Storia dalla fine del diciottesimo secolo sino ad oggi.

23 – Vincenzo Borsellino, in http://19luglio1992.com

Pietro Villari in The Reporter’s Blog, Luglio 2018 “Strutture operative…”, nota 16, art. cit.

24 – oltre che nel suo Memoriale, Calcara ne ha parlato anche alcuni anni fa nel corso di una trasmissione radiofonica. http://spreaker,com/user/bordernights/border-nights-puntata-131-30.09-2014

25 – The Reporter’s Blog, Luglio 2018 “Strutture operative…”, paragrafo “Crimine e potere sopranazionale”, art. cit.

26 – È evidente il contributo operato dalle massonerie nel corso del diciannovesimo secolo, ed in particolare quella Inglese abbracciata da molti personaggi di spicco dello Stato Sabaudo, nella trasformazione e controllo della Mafia banditesca nell’attuale “Cosa Nostra” e nella formazione delle logge coperte riservate a personaggi eminenti della società. In questa ottica si deve riconsiderare il risultato ottenuto dal governo fascista inviando in Sicilia il Prefetto Cesare Mori e reparti di Carabinieri per sradicare la Mafia dalla Sicilia. Effettivamente, debellando le ultime roccaforti dell’antico potere mafioso banditesco e proletario determinò lo strapotere dei “colletti bianchi” che trovavano nell’appartenenza alle Logge Massoniche la certezza di un indissolubile sodalizio e di gravi punizioni per i trasgressori. Per quanto decretate illegali dal regime fascista, le logge massoniche erano presenti e attive in ogni città siciliana e in molti centri minori.

27 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello da esportazione: così le cosche si sono radicate in Germania

http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/01/16/news/la-mafia-e-un-modello-da-esportazione-cosi-e-sbarcata-in-germania-1.317090

28 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello…” art.cit.    I dati riportati dai due giornalisti provengono dalla polizia tedesca e comprendono gli affiliati di Cosa Nostra, N’Drangheta e Camorra.

29 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello…” art.cit.    Nell’Ottobre del 2017 il capomafia di Gela, e i suoi due sodali del Lazio e della Germania sono stati arrestati dal Gico di Roma, tuttavia sarebbero state perse le tracce dell’avvocato tedesco, elemento fondamentale per conoscere i nomi degli affiliati e gli affari della superloggia tedesca.

30 – all’indomani dell’elezione di Rosario Crocetta, in quel momento potente uomo politico messo al vertice della Regione Siciliana per volontà dei poteri nazionali, avevo dedicato due articoli ospitati da un sito on-line siciliano. Il primo è datato al 12 Novembre 2012 dal titolo eloquente in tempi non sospetti “È questa l’antimafia di Crocetta, neo governatore di Sicilia ?”. Il secondo venne pubblicato il 23 Novembre 2012, era ancora più incidente: “Solve et Coagula: la Sicilia e l’illusione di un progressismo democratico ‘rivoluzionario’ ” (articoli ripubblicati su thereportersblog.com rispettivamente il 5 Dicembre e il 6 Ottobre 2018).

31 – “L’Espresso”, 21 Marzo 2017, “Agguato ad Antoci, le indagini…”, art.cit.

32 – “Voyager”, trasmesso il 29 Maggio 2014 con il titolo “Avvenimenti inspiegabili in Sicilia” nel corso del quale è stata avanzata l’ipotesi della sperimentazione di tecnologie non convenzionali, probabilmente armi militari di distruzione di massa, basate sull’impiego direzionato a distanza di grandi quantità di energia elettromagnetica, che sembra possano indurre gravissimi danni alle popolazioni e al territorio.  https://www.youtube.com/watch?v=G3QemkvUC4Y

33 – in “Voyager”, 29 Maggio 2014, “Avvenimenti inspiegabili…”, video citato.

 

Archaeological Centre-Villari Archive: pubblicazioni scientifiche

In questa sezione è presentata una selezione di pubblicazioni scientifiche di Pietro Villari (monografie, articoli editi da riviste speciali...