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È questa l'antimafia di Crocetta, neo-governatore della Sicilia?

di Pietro Villari 2012 e 2018. Tutti i diritti riservati.

Pubblicato on-line su EreticaMente.org dal 12 Novembre 2012 al 10 dicembre 2012. Ripubblicato il 30 Novembre 2018 su thereportersblog.com con l’aggiunta di alcune note e trasferito su thereporterscorner.com il 19 Giugno 2020. 

 

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Già ad un mese dalle votazioni, Claudio Fava e Sonia Alfano in due differenti post avevano evidenziato come la coalizione di partiti che aveva scelto Saro Crocetta come proprio candidato alla presidenza della regione siciliana, era massicciamente sostenuta dal quarto potere siciliano, rappresentato da “La Sicilia” e da altri quotidiani regionali appartenenti in tutto o in parte all’imprenditore catanese Mario Ciancio. Poco dopo la notizia fu ripresa e commentata da giornalisti del “Fatto Quotidiano”. Venne messo in evidenza come l’impero dell’ottantenne Ciancio, fosse in pesanti difficoltà economiche aggravate dall’inquisizione per concorso esterno in associazione mafiosa. L’imprenditore era finito nel calderone dell’inchiesta “Orsa Maggiore”, costellazione che com’è noto è composta da Sette Stelle (1).

Ebbene, all’indomani dello spoglio delle schede e appurato l’esito delle elezioni, la prima azione pubblica di Crocetta fu una visita di ringraziamento. Così come il comandante Schettino sulla sua Concordia, anche Crocetta effettua un “inchino” e lo fa a Catania, nella sede del quotidiano “La Sicilia”, dove lo attende l’inquisito Mario Ciancio e alcuni giornalisti della gloriosa locale informazione che ne daranno puntuale e commovente resoconto.

Poco più di una settimana dopo, in Palermo ex caput mundi, Crocetta viene formalmente investito della sua nuova carica istituzionale, di quel ruolo che prima di lui è stato ricoperto da Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Nel corso della cerimonia è affiancato dal suo predecessore, vengono dette alcune frasi ed eseguite alcune azioni che non possono essere giudicate casuali e che hanno quindi un preciso significato.

Il Governatore Rosario Crocetta si premura a precisare che la sua sarà una Sicilia a “Sette Stelle” (e aggiunge “…altro che Cinque Stelle…”) (2). Quindi assicura gli investitori stranieri dichiarando che presto in Sicilia la Mafia non esisterà più, affermazione che potrebbe sembrare una gag esilarante ma non lo è affatto, anzi.

Poi riceve da un sorridente Raffaele Lombardo un prezioso orologio tempestato di pietre preziose, a questi donato da un noto e ricchissimo arabo, uno sceicco che ha recentemente iniziato ad investire in Sicilia (e i Cinesi del Ponte sullo Stretto, o del mega-aeroporto commerciale del Catanese e mega-porti quali Augusta, cosa ma avranno donato o doneranno?…). Il Governatore accetta, ma subito “gira” il dono al patrimonio regionale.

Il gesto è platealmente simbolico, gattopardesco, che ha un aspetto di discontinuità e cambiamento di rotta, ma che è di piena continuità: cambiano gli uomini ma i patti del “sistema” regionale con i gruppi finanziari internazionali restano immutati.

Poco dopo, Crocetta rende noto chi ricoprirà l’importante poltrona di Capo-Gabinetto della sua Presidenza. È una dirigente dell’Assessorato dei Beni Culturali, Enza Cilia, nomina che riporta ancora a Mario Ciancio essendogli legata da antica affettuosa amicizia. D’altronde, anche tra il defunto marito della Cilia, il Marchese di Platamone, e il Crocetta intercorreva lo stesso tipo di tenera amicizia.

Al proposito, ricordo un delizioso pamphlet circolato brevimano in Sicilia nel 1998, opera raffinata di uno o più anonimi che aveva come titolo “Il Gallo e la Marchesa” e un feroce sottotitolo in Latino (3).

Infine, Crocetta si premura a consultare Bersani e Casini sul da farsi, anche in relazione all’apertura del FLI di Fini e Briguglio verso il PdL di Alfano. E sì, perché le decisioni politiche devono essere come sempre avallate o cassate a Roma, altro che Autonomia.

Il tutto avviene al di sopra delle teste dei Siciliani che non hanno avuto altra alternativa che votare per la lobby, quella vincente in ogni caso, o astenersi dal votare. Ebbene, la maggioranza si è astenuta, ha detto no a questa situazione (4).

Una volontà popolare chiara, ma questo nella Sicilia delle Sette Stelle dell’Orsa Maggiore, è solo un dettaglio di minima importanza.


Note (aggiunte in data 30 Novembre 2018)

(1) – In Sicilia in quegli anni circolavano voci che “Orsa Maggiore” forse riferito alle Sette maggiori società petrolifere del Blocco Occidentale, definite in termine giornalistico “Sette Sorelle”. In base alle ricerche di Pasolini, in particolare “Petrolio”, alle ipotesi espresse da diversi autori negli ultimi decenni sulle morti di Enrico Mattei Presidente dell’ENI, dei giornalisti Mauro De Mauro e Mino Pecorelli, nel 2012 il nome dato all’inchiesta Orsa Maggiore” sembrò riferirsi a legami tangibili.  In primo piano vi era l’evidenza dell’ambiente di formazione e di appartenenza di Rosario Crocetta, funzionario dell’ENI (oggi in pensione), e quindi a eventuali interessi del sistema finanziario legato al petrolio nell’elezione di un proprio elemento quale nuovo Governatore regionale siciliano. In pratica, sembrava simbolizzare una maggiore presenza del potere sopranazionale in Sicilia, essendo questa una delle dieci aree di massima importanza strategica militare, e come tale sede di importanti basi a difesa della sua organizzazione di sistema egemonista del Blocco Occidentale.

I maggiori complottisti italiani si spinsero oltre, teorizzando un piano sopranazionale, sino a identificare nelle iniziali del nuovo Governatore l’opera della Massoneria “alta” (essendo le lettere R+C l’acronimo dei Rosa+Croce, una organizzazione massonica dalla forte connotazione esoterica).  Cio’ non sottintende che Crocetta fosse cosciente del motivo per il quale il suo nome fosse stato scelto. Si tratta di teoremi che non trovano alcuna corrispondenza sul piano giudiziario, anche per il motivo che non esiste alcuna notizia ufficiale di eventuali inchieste della magistratura siciliana in ambito di delitti esoterici. Tuttavia, è noto che il monitoraggio di questa problematica  è affidata (o almeno lo era sino ad alcuni anni fa) a una speciale sezione dei servizi segreti italiani delle cui attività quasi nulla è trapelato ai non addetti ai lavori.

Per quanto concerne i giornali, specie quelli a forte tiratura regionale e nazionale, essi rivestono una grande importanza per il controllo del territorio e la manipolazione mentale delle popolazioni, rappresentando così un centro operativo al servizio del sistema egemone. Inoltre, talvolta bisognerebbe ricordarsi che, in passato, indagini della magistratura italiana hanno rivelato che diversi giornalisti professionisti italiani collaborarono con le reti spionistiche di servizi segreti stranieri in Italia.

(2) – Ovvero, le Sette Sorelle che monopolizzano l’estrazione e il commercio del petrolio , uno settori fondamentali del sistema sopranazionale, che governa il Blocco Occidentale. Esse sono evidentemente superiori al gruppo “Cinque Stelle”, movimento politico nazionale di oscure origini che recentemente ha palesato evidenti segni di sottomissione a quello, e quindi le sue vere finalità quale progetto politico.

(3) – Avevo già avuto modo di leggere il documento nel 1998 grazie al direttore della redazione messinese de “La Sicilia”, Gino Mauro. Nel Novembre 2012, alcune settimane dopo la pubblicazione di questo articolo mi venne recapitata da Palermo una fotocopia del pamphlet.

Mi astengo dal citarne il contenuto, che insinua per infamare, deridendole, presunte relazioni extraconiugali e aspetti del comportamento sessuale attribuiti a noti personaggi siciliani, fornendo elementi per identificarli. Si tratta di un sistema mediante il quale certi ambienti siciliani da lungo tempo riescono a screditare gli avversari, concorrendo a mettere fuori gioco importanti elementi dello scacchiere del potere locale quali politici, professionisti e funzionari dello Stato. Da un punto di vista sia giudiziario che giornalistico d’inchiesta questi scritti hanno limitata importanza in quanto anonimi e quasi mai esenti da tentativi di “mascariamento”.

Il documento, del quale non si scoprirono, ma si sospettarono, i nominativi degli autori (in questi casi si tratta sempre di lavori eseguiti con il contributo di più persone, appartenenti ad uno dei vari gruppi di potere presenti su ogni territorio regionale, che si adoperano anche per una capillare diffusione negli uffici e nei “salotti che contano”) comparve nel 1998 nel momento di scontro tra due potenti “lobbies” (o, per meglio dire, quelle che a quel tempo si definivano “cordate”) della Sicilia Orientale. Una aveva sede nell’Ennese, risoluta in un tentativo di espansione territoriale (con l’occupazione attraverso propri adepti, dei ruoli-chiave della politica e della pubblica amministrazione nel Catanese) a discapito di un’altra con sede in Catania, la quale reagì prevalendo. Lo studio delle modalità di svolgimento di quello scontro all’interno del monolite siciliano dei poteri forti potrebbe concorrere a fare chiarezza sulle dinamiche sociali, politiche e economiche della Sicilia in quegli anni e meglio comprendere fenomenologie successive quali il cosiddetto “Sistema Montante” (che attende a breve una più accurata denominazione).

(4) – al proposito vedasi anche il mio articolo pubblicato in data 11 Ottobre 2012: “Solve et Coagula: la Sicilia e l’illusione di un progressismo democratico rivoluzionario”, già pubblicato on-line e riproposto con integrazioni in questo blog.

   

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