È questa l'antimafia di Crocetta, neo-governatore della Sicilia?

di Pietro Villari 2012 e 2018. Tutti i diritti riservati.

Pubblicato on-line su EreticaMente.org dal 12 Novembre 2012 al 10 dicembre 2012. Ripubblicato il 30 Novembre 2018 su thereportersblog.com con l’aggiunta di alcune note e trasferito su thereporterscorner.com il 19 Giugno 2020. 

 

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Già ad un mese dalle votazioni, Claudio Fava e Sonia Alfano in due differenti post avevano evidenziato come la coalizione di partiti che aveva scelto Saro Crocetta come proprio candidato alla presidenza della regione siciliana, era massicciamente sostenuta dal quarto potere siciliano, rappresentato da “La Sicilia” e da altri quotidiani regionali appartenenti in tutto o in parte all’imprenditore catanese Mario Ciancio. Poco dopo la notizia fu ripresa e commentata da giornalisti del “Fatto Quotidiano”. Venne messo in evidenza come l’impero dell’ottantenne Ciancio, fosse in pesanti difficoltà economiche aggravate dall’inquisizione per concorso esterno in associazione mafiosa. L’imprenditore era finito nel calderone dell’inchiesta “Orsa Maggiore”, costellazione che com’è noto è composta da Sette Stelle (1).

Ebbene, all’indomani dello spoglio delle schede e appurato l’esito delle elezioni, la prima azione pubblica di Crocetta fu una visita di ringraziamento. Così come il comandante Schettino sulla sua Concordia, anche Crocetta effettua un “inchino” e lo fa a Catania, nella sede del quotidiano “La Sicilia”, dove lo attende l’inquisito Mario Ciancio e alcuni giornalisti della gloriosa locale informazione che ne daranno puntuale e commovente resoconto.

Poco più di una settimana dopo, in Palermo ex caput mundi, Crocetta viene formalmente investito della sua nuova carica istituzionale, di quel ruolo che prima di lui è stato ricoperto da Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Nel corso della cerimonia è affiancato dal suo predecessore, vengono dette alcune frasi ed eseguite alcune azioni che non possono essere giudicate casuali e che hanno quindi un preciso significato.

Il Governatore Rosario Crocetta si premura a precisare che la sua sarà una Sicilia a “Sette Stelle” (e aggiunge “…altro che Cinque Stelle…”) (2). Quindi assicura gli investitori stranieri dichiarando che presto in Sicilia la Mafia non esisterà più, affermazione che potrebbe sembrare una gag esilarante ma non lo è affatto, anzi.

Poi riceve da un sorridente Raffaele Lombardo un prezioso orologio tempestato di pietre preziose, a questi donato da un noto e ricchissimo arabo, uno sceicco che ha recentemente iniziato ad investire in Sicilia (e i Cinesi del Ponte sullo Stretto, o del mega-aeroporto commerciale del Catanese e mega-porti quali Augusta, cosa ma avranno donato o doneranno?…). Il Governatore accetta, ma subito “gira” il dono al patrimonio regionale.

Il gesto è platealmente simbolico, gattopardesco, che ha un aspetto di discontinuità e cambiamento di rotta, ma che è di piena continuità: cambiano gli uomini ma i patti del “sistema” regionale con i gruppi finanziari internazionali restano immutati.

Poco dopo, Crocetta rende noto chi ricoprirà l’importante poltrona di Capo-Gabinetto della sua Presidenza. È una dirigente dell’Assessorato dei Beni Culturali, Enza Cilia, nomina che riporta ancora a Mario Ciancio essendogli legata da antica affettuosa amicizia. D’altronde, anche tra il defunto marito della Cilia, il Marchese di Platamone, e il Crocetta intercorreva lo stesso tipo di tenera amicizia.

Al proposito, ricordo un delizioso pamphlet circolato brevimano in Sicilia nel 1998, opera raffinata di uno o più anonimi che aveva come titolo “Il Gallo e la Marchesa” e un feroce sottotitolo in Latino (3).

Infine, Crocetta si premura a consultare Bersani e Casini sul da farsi, anche in relazione all’apertura del FLI di Fini e Briguglio verso il PdL di Alfano. E sì, perché le decisioni politiche devono essere come sempre avallate o cassate a Roma, altro che Autonomia.

Il tutto avviene al di sopra delle teste dei Siciliani che non hanno avuto altra alternativa che votare per la lobby, quella vincente in ogni caso, o astenersi dal votare. Ebbene, la maggioranza si è astenuta, ha detto no a questa situazione (4).

Una volontà popolare chiara, ma questo nella Sicilia delle Sette Stelle dell’Orsa Maggiore, è solo un dettaglio di minima importanza.


Note (aggiunte in data 30 Novembre 2018)

(1) – In Sicilia in quegli anni circolavano voci che “Orsa Maggiore” forse riferito alle Sette maggiori società petrolifere del Blocco Occidentale, definite in termine giornalistico “Sette Sorelle”. In base alle ricerche di Pasolini, in particolare “Petrolio”, alle ipotesi espresse da diversi autori negli ultimi decenni sulle morti di Enrico Mattei Presidente dell’ENI, dei giornalisti Mauro De Mauro e Mino Pecorelli, nel 2012 il nome dato all’inchiesta Orsa Maggiore” sembrò riferirsi a legami tangibili.  In primo piano vi era l’evidenza dell’ambiente di formazione e di appartenenza di Rosario Crocetta, funzionario dell’ENI (oggi in pensione), e quindi a eventuali interessi del sistema finanziario legato al petrolio nell’elezione di un proprio elemento quale nuovo Governatore regionale siciliano. In pratica, sembrava simbolizzare una maggiore presenza del potere sopranazionale in Sicilia, essendo questa una delle dieci aree di massima importanza strategica militare, e come tale sede di importanti basi a difesa della sua organizzazione di sistema egemonista del Blocco Occidentale.

I maggiori complottisti italiani si spinsero oltre, teorizzando un piano sopranazionale, sino a identificare nelle iniziali del nuovo Governatore l’opera della Massoneria “alta” (essendo le lettere R+C l’acronimo dei Rosa+Croce, una organizzazione massonica dalla forte connotazione esoterica).  Cio’ non sottintende che Crocetta fosse cosciente del motivo per il quale il suo nome fosse stato scelto. Si tratta di teoremi che non trovano alcuna corrispondenza sul piano giudiziario, anche per il motivo che non esiste alcuna notizia ufficiale di eventuali inchieste della magistratura siciliana in ambito di delitti esoterici. Tuttavia, è noto che il monitoraggio di questa problematica  è affidata (o almeno lo era sino ad alcuni anni fa) a una speciale sezione dei servizi segreti italiani delle cui attività quasi nulla è trapelato ai non addetti ai lavori.

Per quanto concerne i giornali, specie quelli a forte tiratura regionale e nazionale, essi rivestono una grande importanza per il controllo del territorio e la manipolazione mentale delle popolazioni, rappresentando così un centro operativo al servizio del sistema egemone. Inoltre, talvolta bisognerebbe ricordarsi che, in passato, indagini della magistratura italiana hanno rivelato che diversi giornalisti professionisti italiani collaborarono con le reti spionistiche di servizi segreti stranieri in Italia.

(2) – Ovvero, le Sette Sorelle che monopolizzano l’estrazione e il commercio del petrolio , uno settori fondamentali del sistema sopranazionale, che governa il Blocco Occidentale. Esse sono evidentemente superiori al gruppo “Cinque Stelle”, movimento politico nazionale di oscure origini che recentemente ha palesato evidenti segni di sottomissione a quello, e quindi le sue vere finalità quale progetto politico.

(3) – Avevo già avuto modo di leggere il documento nel 1998 grazie al direttore della redazione messinese de “La Sicilia”, Gino Mauro. Nel Novembre 2012, alcune settimane dopo la pubblicazione di questo articolo mi venne recapitata da Palermo una fotocopia del pamphlet.

Mi astengo dal citarne il contenuto, che insinua per infamare, deridendole, presunte relazioni extraconiugali e aspetti del comportamento sessuale attribuiti a noti personaggi siciliani, fornendo elementi per identificarli. Si tratta di un sistema mediante il quale certi ambienti siciliani da lungo tempo riescono a screditare gli avversari, concorrendo a mettere fuori gioco importanti elementi dello scacchiere del potere locale quali politici, professionisti e funzionari dello Stato. Da un punto di vista sia giudiziario che giornalistico d’inchiesta questi scritti hanno limitata importanza in quanto anonimi e quasi mai esenti da tentativi di “mascariamento”.

Il documento, del quale non si scoprirono, ma si sospettarono, i nominativi degli autori (in questi casi si tratta sempre di lavori eseguiti con il contributo di più persone, appartenenti ad uno dei vari gruppi di potere presenti su ogni territorio regionale, che si adoperano anche per una capillare diffusione negli uffici e nei “salotti che contano”) comparve nel 1998 nel momento di scontro tra due potenti “lobbies” (o, per meglio dire, quelle che a quel tempo si definivano “cordate”) della Sicilia Orientale. Una aveva sede nell’Ennese, risoluta in un tentativo di espansione territoriale (con l’occupazione attraverso propri adepti, dei ruoli-chiave della politica e della pubblica amministrazione nel Catanese) a discapito di un’altra con sede in Catania, la quale reagì prevalendo. Lo studio delle modalità di svolgimento di quello scontro all’interno del monolite siciliano dei poteri forti potrebbe concorrere a fare chiarezza sulle dinamiche sociali, politiche e economiche della Sicilia in quegli anni e meglio comprendere fenomenologie successive quali il cosiddetto “Sistema Montante” (che attende a breve una più accurata denominazione).

(4) – al proposito vedasi anche il mio articolo pubblicato in data 11 Ottobre 2012: “Solve et Coagula: la Sicilia e l’illusione di un progressismo democratico rivoluzionario”, già pubblicato on-line e riproposto con integrazioni in questo blog.

   

Solve et Coagula: la Sicilia e l'illusione di un progressismo democratico "rivoluzionario"

di Pietro Villari, 2012 e 2018. Tutti i diritti riservati.

Pubblicato online il 23 Novembre 2012 da EreticaMente.org, ritirai questo e altri articoli circa due settimane dopo, per protesta contro la sopravvenuta dura censura nei miei confronti imposta dai nuovi padroni del sito attraverso una loro uomo di fiducia, un giornalista massone e impiegato in un quotidiano tenuto in vita dalle  laute sovvenzioni governative. L’articolo fu riedito in versione integrale il 6 Ottobre 2018 su thereportersblog.com e trasferito il 18 Giugno 2020 su thereporterscorner.com.

Leggendo oggi (Settembre 2024) questo articolo del 2012 ci si può rendere perfettamente conto di come il flagello che sta per abbattersi sulla popolazione europea era ben chiaro già da parecchi anni a coloro che, come me, con libertà intellettuale prevedevano le future conseguenze e tentavano di renderle pubbliche. La reazione annichilante del sistema fu da manuale.

 

L’articolo censurato

Nel corso delle ultime settimane (ottobre 2012), l’informazione nazionale ha dedicato ampio spazio all’entusiasmo, manifestato dalla Stampa filogovernativa anglo-sassone e francese, nel commentare l’esito delle recenti elezioni siciliane. Sconvolgendone il vero significato, viene descritta una inesistente vittoria della coalizione di partiti “democratici e progressisti” che a garanzia di credibilità di rinnovamento avevano schierato un candidato anti mafioso e omosessuale, un politico di lungo corso che oggi ama parlare di rivoluzione. Anche gli analisti esteri concordano nel ritenere il risultato quale una dimostrazione di maturità dell’elettorato, di un profondo cambiamento o di una breccia aperta nei valori tradizionali che costituiscono lo zoccolo duro dell’identità isolana.

Una tale messe di opinioni non può essere liquidata quale mero frutto di una grossolana conoscenza della società siciliana, ma pura invenzione nell’ambito del perseguimento di un programma: il tentativo di distruzione e la fagocitazione di sacche culturali mediterranee, strutturalmente non compatibili al processo di globalizzazione, attraverso la realizzazione di un “meticciato” culturale standardizzato e subordinato ad un potere stegocratico.

Per quanto possa sembrare il suono di una campana stonata, un esempio di questi lavori in corso è la lotta dura alla fazione della mafia legata al vecchio sistema di potere imprenditoriale, bancario e politico italiano. Questa azione ha registrato una forte accelerazione negli anni seguenti alla caduta del blocco comunista, grazie anche ad un importante aiuto logistico giunto dal Nord America. La vecchia mafia siciliana, difatti, era dotata di una sua autonomia e costituiva una delle più importanti roccaforti europee e mediterranee che interagiva con i locali sistemi socio-economici. Oggi è stata sostituita da una organizzazione criminale la cui affiliazione al nuovo sistema globalizzante ne ha permesso l’espandersi a livello mondiale e di diversificare le sue attività economiche legalizzandone parti consistenti.

Questo cambiamento è avvenuto nell’ambito di un equilibrio dinamico raggiunto tra ormai onnipotenti organizzazioni internazionali di matrice criminale, che però potrebbe tramutarsi in violento conflitto in un futuro non lontano, in relazione al drastico acuirsi della crisi energetica mondiale.

 

Sin dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, alcuni pensatori avevano preso coscienza del pericolo che incombeva sul futuro dell’Europa, generato dall’esplosione demografica e dalla modernizzazione di popolazioni di altri continenti, sedi d’inestimabili possibilità di sfruttamento economico.

Le due guerre mondiali avvenute nella prima metà dello scorso secolo cancellarono ogni possibilità europea di resistenza ad essere assorbite dal travolgente espansionismo nordamericano, segnando il tramonto delle sue identità culturali. Una colonizzazione “democratica e progressista” ideata e conseguita dal capitalismo occidentale anche tramite l’acculturazione dei vinti, massicci bombardamenti di consigli per gli acquisti e modelli culturali demenziali, il cui impiego nel corso dell’ultimo sessantennio ha avuto un moto accelerato uniforme.

Ma è purtroppo all’etnolisi, un termine tecnico curiosamente censurato dai dizionari italiani, che sembra riconducibile lo scenario futuro siciliano e di altre aree mediterranee. Esso si originerà da un nuovo tipo di colonizzazione che già vediamo affacciarsi al nostro orizzonte, in ampie aree dell’Africa equatoriale e meridionale, ove agli accordi di cooperazione commerciale e militare con potenze asiatiche o di spregiudicati potentati multinazionali, si è associata la pratica della espropriazione delle ricchezze e la schiavitù economica di massima parte della popolazione.

 

Nel corso della sua travagliata storia, l’Isola era sempre riuscita nell’impossibile, ovvero di assorbire le culture colonizzatrici facendole proprie, modificandole attraverso la mitezza del clima, il fascino misterico e la bellezza sacrale dei paesaggi, la sua fortemente radicata tradizione popolare. Protetta da questo incantesimo, per millenni la Sicilia aveva sciolto ed amalgamato culture diverse giunte con la potenza delle armi, cristallizzandosi in età moderna in una entità che avrebbe potuto elevarsi a Nazione, dotata di una propria lingua e caratterizzata da un proprio modus vivendi.

Il Regno delle Due Sicilie volle convivere con la Sicilianità, nel cui territorio potette rifugiarsi durante la parentesi napoleonica. Viceversa, quello savoiardo tentò di annientarla giungendo all’uso della violenza sanguinaria, per poi rinunziare all’impresa abbondonandola al suo destino dopo averne saccheggiato e distrutto la florida economia. Non riuscì a comprenderla nemmeno il Fascismo Mussoliniano, che dovette arrendersi di fronte ai “consigli” dei locali gerarchi di non alzare il livello della lotta alla mafia ai piani alti. Fallì anche il tentativo di un efficace contrasto alle attività delle logge massoniche le quali, nonostante il loro pubblico scioglimento giunsero ad avere sedi “coperte” negli stessi quartieri o edifici ove risiedevano esponenti del PNF. Per non citare i rapporti tra fascismo siciliano ed ebrei, nonostante le leggi razziali.

Il Fascismo siciliano del Ventennio fu un mondo a parte del quale a tutt’oggi ben poco è stato studiato.  Parzialmente assimilato e adattato alla locale tradizione, di esso ciò che più piacque alle tre differenti popolazioni meticce isolane fu la sua anima popolare, l’apertura autenticamente rivoluzionaria all’interclassismo e al modernismo, l’aspetto socialista localmente pragmatico. L’antico status di Provincia Romana, riaffiorato con il culto della Romanità, ripropose implicitamente una indipendenza geografica e storica dalla Penisola, anche se mai furono dimenticate le spoliazioni subite dal console Verre, il disboscamento per trasformarla nel “granaio di Roma”, la rivolta di Ducezio, l’abbandono all’invasione dei Vandali. A parte la convergenza degli influenti interessi mafiosi sin dal periodo dell’occupazione anglo-americana, quell’antico status evocato dal Fascismo ebbe un ruolo nella base ideologica sulla quale sorse il movimento indipendentista siciliano grazie al quale alcuni anni dopo il governo italiano riconobbe all’Isola uno statuto dotato di ampia autonomia.

Dal Dopoguerra la Sicilia ha assunto una sempre maggiore importanza dapprima quale presidio militare statunitense, sino a divenire oggi una importante sede operativa dotata di più basi in espansione. Le sue vicende politiche sono state inevitabilmente legate con filo doppio a quelle del resto dell’Europa del Patto Atlantico. L’esistenza del blocco sovietico aveva concesso qualche decennio di sopravvivenza ai sistemi nazionali europei, anche se gradatamente assoggettati agli interessi delle multinazionali del capitalismo occidentale uscito vincente dal secondo conflitto mondiale. Inoltre, grazie alla intensa opera di collaborazionismo con i vincitori, la vecchia mafia aveva ottenuto preziose coperture, forse vere e proprie concessioni di privilegi, che come abbiamo detto sono durate sino al crollo del Muro di Berlino.

 

Oggi i Siciliani si trovano innanzi all’epilogo della loro doppia sconfitta, come popolo mediterraneo ed europeo, agli in inizi di una crisi economica mondiale che impone l’espropriazione dei beni dei popoli vinti e l’assoggettamento per via militare di ulteriori popolazioni. Li aspetta l’ultimo atto della tabula rasa della loro identità nazionale, lo svuotamento di antichi valori sostituiti da uno schiavismo globalizzante, attraverso un’opera di “normalizzazione” di un nuovo tipo di collaborazionista, oggi mascherato negli indecenti panni di un progressismo democratico, pseudo giustizialista e cattolico.

E’ la somma di tutte le paure dei Siciliani quella che si sta per avverare nell’Isola, la cui posizione di crocevia tra Eurasia ed Africa per un ricorso della Storia la riporta a rivestire una importanza strategica a livello mondiale. Se da una parte il capitalismo occidentale vuole solo spremerle le ultime ricchezze senza rinunciare a restarvi con le sue importanti basi militari, sono le potenze asiatiche emergenti adesso ad ambirla maggiormente, forti della imponente pianificazione del loro commercio mondiale fondato su uno sfruttamento di stampo neo colonialistico, appoggiati da un apparato militare che in pochi anni supererà sia in qualità che in quantità quello del blocco Occidentale. Queste potenze, ed in particolare la Cina, sono pressate da un vertiginoso incremento demografico che richiede sempre maggiori approvvigionamenti energetici per non entrare nel baratro di una recessione insanabile. Colpito dalla profonda crisi strutturale dalle origini inconfessabili, il sistema socio-economico occidentale indietreggia progressivamente su tutti i fronti, vacilla sino a indurre alcuni autorevoli osservatori a domandarsi quando e come crollerà, se per istinto di sopravvivenza sceglierà  la strada della reazione militare o se i suoi vertici accetteranno di fare una fine simile a quella dei resti dell’aristocrazia Ispano-Moresca nel corso dei decenni successivi alla Conquista.

Si sta oggi assistendo ad un progressivo deterioramento degli equilibri internazionali e alla insorgenza di potentati privati, che nell’Europa meridionale sono di fatto subentrati in quasi tutte le sovranità nazionali, assorbendone le risorse energetiche. Questi potentati attualmente agiscono senza colpire le nazioni nelle quali le loro basi logistiche sono ospiti, in particolare quelle anglosassoni, ma è una situazione momentanea in quanto con il peggiorare della crisi la situazione finirà per estendersi all’intera Europa, unica vera perdente dei precedenti conflitti mondiali.

Ciò che più colpisce un comune osservatore, non è la reazione della classe politica e imprenditoriale europea, che salvo rare eccezioni si è sempre distinta per codardia e opportunismo di maniera, per la totale sottomissione ai nuovi padroni del mondo. No, è piuttosto la non-reazione della massa immobilizzata, incapace di reagire in quanto composta da individui intrappolati nella paura di avere inflitta la tortura della morte civile.

 

Torniamo quindi alla piccola Sicilia, simile nelle dimensioni all’Olanda, dotata di ben maggiori ricchezze rispetto a quella e tuttavia con una popolazione in massima parte in difficoltà economiche o indigente. In uno Stato degno del rispetto dei suoi cittadini, le recenti elezioni del Governatore e dei componenti del Parlamento siciliano avrebbero dovuto essere dichiarate nulle, in quanto la maggioranza degli aventi diritto al voto si è astenuta. La popolazione non ha avuto altro modo per bocciare senza appello, affatto graditi, sia i candidati scelti dai partiti e sia le balcaniche aggregazioni di più partiti tra loro ideologicamente distanti. Avrebbero dovuto essere indette nuove elezioni, avendo cura di scegliere nuovi candidati e nuove formule politiche non solo coraggiose ma soprattutto sagge.

Invece, si preferisce falsificare la realtà senza ascoltare la voce del popolo, con gli sgherri del potere a gridare in coro e internazionalmente al miracolo, stravolgendo il significato dei risultati. Così, una coalizione di partiti votata da meno di due decimi degli elettori è stata elevata a massa del cambiamento, vincitrice e degna di governare. D’altronde, movimenti e partiti, apparati d’informazione, tutti avevano fatto orecchie da mercante quando, nel corso della campagna elettorale, con una frase che circolava in tutti gli ambienti il popolo si chiedeva, con quell’amara auto-ironia tutta siciliana: Dobbiamo andare a votare per un presunto galantuomo appoggiato da delinquenti, o un delinquente appoggiato da presunti galantuomini ?”   

In realtà, sia per il potere stegocratico regionale e sia per il governo nazionale dei tecnocrati imposti da supervisori stranieri, in Sicilia come altrove e alla stregua di qualsiasi altro comune cittadino, i politici sono solo dei burattini privi di una propria libertà di azione nei confronti del “sistema”. La piramide dei loro padroni che li sovrasta ne dispone a piacimento, tramite il controllo di tutti i poteri forti dello Stato: chi accenna una opposizione agli ordini provenienti dall’alto viene eliminato senza pietà, con la morte civile o fisica. Uno scandalo, una condanna penale, una malattia gravemente invalidante e talora mortale, altrimenti una benevola uscita di scena silenziosa.

 

Cosa quindi potremmo mai aspettarci dalla Sicilia della coalizione della “rivoluzione democratica e progressista” (così come da quella apparentemente avversaria definita “Destra”)? Ci si può risparmiare di spingersi a evocare truci scenari di magie ed esoterismi, per intuire che il nuovo Parlamento regionale accetterà senza alcun autentico atto di ribellione l’alienazione di gran parte del patrimonio immobiliare regionale, la costruzione dell’inutile e devastante Ponte sullo Stretto, un forte incremento della progressiva perdita di sovranità territoriale con la concessione di infrastrutture (quali aeroporti, porti, imprese alimentari, catene alberghiere, ecc.), dei ricchi giacimenti petroliferi e minerari mai sfruttati, delle ampie aree strategiche per lo sviluppo del turismo e dell’agricoltura di alta qualità, il tutto a favore di potentati commerciali stranieri, cinesi, russi, arabi, australiani e altri.

Ma in cosa consiste allora la novità, il cambio di rotta del nuovo governo siciliano tanto strombazzato dalla Stampa a livello planetario? La lotta alla vecchia mafia, da tempo spodestata dal suo ruolo di padrona dell’Isola, o ai locali gruppi “Stiddari”? L’omosessualità dichiarata, ma cattolicamente ambigua e sofferente, di un non più giovane governatore? I tagli operati dalla nuova Giunta Regionale alla spesa pubblica e l’assunzione di precari (quelli selezionati dall’ancora intatto corrotto apparato politico e burocratico) nella già straboccante pubblica amministrazione, peraltro con ruoli inutili, ingaggiati con un decreto anziché con un pubblico concorso al quale tutti i cittadini potrebbero fruire del diritto di partecipare e con uguali opportunità? Oppure, aspettarci un piano di ristrutturazione di fatto affidato a multinazionali straniere in cambio di un simbolico piatto di lenticchie?

In queste condizioni il futuro della Sicilia appare tracciato: dapprima la miseria, una lenta agonia elargita al popolo dallo strozzinaggio del “potere Occidentale” sostenuto dalle forze democratiche, e infine la privazione di gran parte del patrimonio pubblico e privato, dei diritti civili elementari, ad uso dei nuovi padroni stranieri e della sua classe imprenditoriale d’importazione. Tutto ciò sperando che, nel frattempo, non si aggiungano anche gli orrori delle nuove conquiste della tecnologia militare, i bioarmamenti selettivi a livello genetico, ovvero razziale, il cui uso molti analisti considerano ormai come un’opzione sostenibile all’allarme rosso demografico alla base della crisi energetica.

 

Se il neo governatore Rosario Crocetta volesse davvero fare una rivoluzione dovrebbe dimettersi adesso, denunciando la triste realtà, restituendo il potere al popolo e consentendo lo svolgimento di nuove elezioni. Che si presenti senza l’appoggio di certi “pezzi da Novanta” ormai storici del suo partito, alle attività dei quali il neo governatore rischia invece di fare da paravento e forsanche seguire la fine dei suoi predecessori. Non vada più a inginocchiarsi innanzi a certi imprenditori all’indomani della vittoria, e stia bene attento nella scelta dei collaboratori o nel riproporre i soliti alti dirigenti dell’apparato amministrativo regionale, nel migliore dei casi interamente connivente alla corruzione. Presenti al popolo un vero piano di sviluppo territorialmente sostenibile, allontanando l’incubo della svendita del patrimonio pubblico e privato regionale a potentati criminali multinazionali, compromettendo gravemente il futuro dei Siciliani. Solo allora, forse, la popolazione riuscirà ad avere fiducia nella politica.

Potrà mai la Sicilia aspettarsi tutto questo da un “rivoluzionario” proveniente dall’ambiente petrolifero dell’ENI, da un professionista della politica isolana, da un elemento organico a quella piramide che detiene tutte le leve del potere?

 

Sicilia. Riflessioni sui recenti decessi di due dei migliori investigatori della polizia.

di Pietro Villari, 2018. Tutti i diritti riservati.

Postato il 12 Settembre 2018 in thereportersblog.com, trasferito il 19 Giugno 2020 in thereporterscorner.com 
Ultimo aggiornamento 8 Dicembre 2018.

 

Giovani, fedeli al loro lavoro che con passione svolgevano nello stesso commissariato, un’amicizia basata sulla reciproca stima, sono deceduti alcuni giorni dopo aver contratto due differenti malattie con rare complicazioni mortali. Specialisti di alto livello, per anni si erano distinti in operazioni contro le cosiddette agromafie e nella lotta allo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e all’inquinamento delle falde acquifere. La versione ufficiale parla di “tragica fatalità”, ma nella popolazione vi sono perplessità che hanno dato il via a teoremi basati sulla tempistica dei due decessi.

L’inquietante contenuto delle loro indagini, che sembra stessero approfondendo, era trapelato nel corso di processi svolti negli ultimi anni rendendo ben chiari anche particolari connessioni e affari internazionali della criminalità organizzata siciliana. È su quelle preziose basi investigative che anche la gente comune può riflettere e comprendere l’esistenza di scenari criminali di massima pericolosità per la pubblica salute, di attività illegali che si svolgono grazie all’esistenza di una piramide affaristica ben radicata a livello regionale e nazionale nell’ambito del Deep State europeo.

Se le indagini in corso rivelassero la presenza di anomalie tali da potere ipotizzare l’assassinio dei due poliziotti, bisognerebbe comprendere il motivo della presenza di modalità che non trovano comparazione nella tradizione mafiosa ma in un livello specialistico più alto, che in Italia appare attivo da alcuni decenni e difficilmente perseguibile.

E nella zona vi sono una decina di omicidi a tutt’oggi irrisolti, in un silenzio che urla giustizia e insistenti voci di pericolose sperimentazioni di tecnologie militari. 

 

I decessi e le notizie sui quotidiani locali

Sicilia nordorientale, Mercoledì 28 Febbraio 2018. L’Assistente Capo di Polizia Tiziano Granata, 40 anni appena compiuti, muore di arresto cardiaco nella sua abitazione del quartiere Sant’Anna, al confine tra i paesi di Brolo e Piraino. Dalle scarne notizie riportate dai quotidiani locali e regionali si tratterebbe della complicazione di una forma influenzale. È il fratello a trovare il corpo privo di vita alla mattina del 1 Marzo, inquietato dal fatto che sin dalla sera precedente non rispondesse alle chiamate telefoniche dei parenti (1).

Si tratta di uno di quegli uomini appartenenti alle forze dell’ordine che da alcuni anni combattono in prima linea nella lotta alla mafia siciliana. Laureato in Chimica, aveva pubblicato le sue ricerche inerenti al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento delle falde acquifere in Sicilia, ed era noto in ambito nazionale per il suo concreto impegno ambientalista. Circa due anni addietro, nella notte tra il 17 e il 18 Maggio 2016, assieme ad altri colleghi aveva risposto agli spari di malviventi nel corso di un agguato notturno al Direttore del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci mentre con la sua scorta stava transitando con l’auto di servizio in una remota località montana, rientrando da un convegno antimafia. L’inchiesta, archiviata due anni dopo, chiarirà trattarsi di attentato condotto da un commando formato da cinque o sei uomini in tenuta mimetica, ma i mandanti e gli esecutori restano a tutt’oggi ignoti (2).

Venerdì 2 Marzo 2018. Alla mattina dello stesso giorno della morte di Tiziano Granata, un altro poliziotto di primo piano del commissariato di Sant’Agata di Militello, il Capo della polizia giudiziaria, Calogero Emilio (“Rino”) Todaro, di anni 46, veniva trasportato con urgenza all’Ospedale di Taormina dall’Ospedale “Papardo” di Messina, ove era stato ricoverato alcuni giorni prima per il veloce aggravarsi dello stato di salute, una leucemia acuta. Morirà a poco meno di 48 ore dal decesso del collega e amico (3).

Sembra che Rino Todaro e Tiziano Granata partecipassero assieme a altri colleghi a delicate indagini, due differenti filoni d’inchiesta affidate al loro Commissariato sotto la direzione del Vice Questore Daniele Manganaro. Anche se attualmente coperte da segreto istruttorio, è evidente che la squadra stava continuando l’importante lavoro svolto negli ultimi anni, del quale sono filtrate notizie nel corso di processi svoltisi negli ultimi anni (4).

Sia la Procura di Patti che quella di Messina, per competenza territoriale in relazione ai luoghi ove sono avvenuti i decessi, hanno immediatamente aperto due distinte inchieste e disposto l’autopsia dei corpi e le analisi dei tessuti molli e del sangue. Avendo indagato in aree inquinate da sostanze tossiche e considerate le cause di morte, particolare attenzione è rivolta ai risultati degli esami tossicologici che richiedono diverse settimane e sarebbero state quindi consegnate al magistrato non prima della fine di Aprile. Contemporaneamente, accertamenti sono stati affidati al RIS, il Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri (5).

A distanza di pochi giorni dai decessi, alcune notizie vengono diffuse dal legale di fiducia della famiglia Granata (6). Sappiamo così che sospettando una grave forma influenzale e in presenza di febbre, il medico curante aveva prescritto alcuni farmaci anche al fine di abbassare la temperatura.

Secondo un articolo apparso il 2 Marzo sul quotidiano “la Repubblica” entrambi i poliziotti sarebbero morti dopo sei giorni di malattia. Se questa allarmante tempistica nel contrarre e manifestarsi delle due malattie fosse confermata dall’investigazione e dagli esami medico legali, si aggiungerebbe una ulteriore rara coincidenza in questa vicenda. L’articolo chiarisce che gli specialisti del RIS hanno escluso che nell’abitazione vi siano segni di effrazione o di violenza e sono stati prelevati i medicinali e gli altri liquidi trovati in casa al fine di condurre esami alla ricerca di eventuali sostanze nocive (7).

L’autopsia condotta sul corpo di Granata non ha rivelato anomalie e attribuisce l’arresto cardiaco a cause naturali, così come quella eseguita su Todaro che stabilisce una morte sopraggiunta a conclusione di leucemia acuta (8).

Le esequie dei due poliziotti sono state svolte separatamente. Tiziano Granata il lunedì 5 Marzo, nella chiesa di Santa Maria di Lourdes, nella frazione Gliaca di Piraino; Rino Todaro il Mercoledì 7 Marzo nel Duomo di Sant’Agata di Militello, entrambe accompagnate dalla commossa partecipazione della popolazione che in tal modo ha mestamente espresso non soltanto il suo cordoglio, ma anche ringraziamento per il loro operato e disperata condanna su quanto da alcuni decenni è costretta a subire nel terrore.

 

Le indagini svolte dai due poliziotti

Indubbiamente, la quantità e qualità degli interventi sul territorio effettuati dal polo investigativo coordinato dal Vice Questore Daniele Manganaro, aveva suscitato speranza in quegli agricoltori e  allevatori locali costretti a subire le attività del crimine organizzato. Le inchieste Discovery 1Discovery 2 e Gamma Interferon, i sequestri operati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DIA) avevano portato alla luce i rapporti tra il business delle agro- e ecomafie e i colletti bianchi che tengono in pugno il territorio, dove vi sono “una decina di omicidi a tutt’oggi irrisolti accompagnati dalla marcia funebre di un silenzio assordante” (9).

Ormai da molti anni la mafia dei Nebrodi ed in particolare quella di Tortorici è al centro dell’attenzione di più procure siciliane, anche per gli stretti rapporti d’affari che risultano intercorrenti con i clan del territorio etneo e con le potenti famiglie calabresi affiliate alla ‘Ndrangheta (10).

Nella sua squadra Daniele Manganaro può contare anche su poliziotti figli degli allevatori vessati dalla criminalità, elementi fidati e preziosi in quanto in possesso di una perfetta conoscenza sia del territorio che delle sue problematiche. Così per alcuni anni, in diversi giorni di ogni settimana la decina di uomini che componevano la squadra si dava appuntamento a mezzanotte e ben equipaggiati contro il freddo intenso delle altitudini dei Monti Nebrodi, con i fuoristrada raggiungevano località impervie alla ricerca di latitanti, di macelli clandestini, di allevamenti ove era fatto largo uso di medicinali illegali (11).

I giornalisti, ricorda il Vice Questore, li avevano soprannominati “la squadra dei vegetariani”, in quanto più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso di mangiare carne. Una dichiarazione che fa riflettere su quel che arriva sulle tavole non solo siciliane, ma europee in quanto il problema va ben oltre il dato locale o regionale (12).

E qui giungiamo a uno dei problemi che affliggono la Sicilia, la filiera delle produzioni agroalimentari ottenute anche con l’uso di farmaci provenienti dai Paesi dell’Europa Orientale e diffusi nella Comunità Europea da una rete di criminalità organizzate che spesso controllano anche il commercio degli alimenti. Le grandi distese di terreni demaniali affidati dallo Stato ad allevatori e agricoltori sono così divenuti oggetto di forte interesse di Cosa Nostra, in quanto permettono di ottenere ingenti finanziamenti dallo Stato e dalla Comunità Europea. Un business miliardario che in Sicilia avrebbe un valore superiore a quello della droga (13).

Nel settore degli allevamenti, ad esempio, gli uomini del Commissariato di Sant’Agata di Militello avevano scoperto allevamenti e mattatoi clandestini, nei quali venivano macellati anche animali provenienti da furti o infetti, o le cui carni presentavano contaminazioni collegate all’uso di farmaci illegali. Nel corso delle ispezioni trovarono sostanze medicinali di provenienza estera contenute in flaconi, che sottoposte a accertamenti si rivelarono note per sospetta pericolosità alla salute pubblica, in quanto si ritiene che possano diventare cancerogene al momento che carni e latte vengono commerciate. Oggetto di un fiorente contrabbando dall’Est Europa gestito dalla criminalità italiana, il costo di questi medicinali è notevolmente inferiore rispetto a quelli legalmente prodotti in Italia che recano simile denominazione ma differente composizione. Inoltre, i poliziotti avevano trovato le motivazioni della presenza in Sicilia di focolai di tubercolosi e di brucellosi, malattie altamente trasmissibili non soltanto con il consumo di carni non ben cotte, ma anche mediante la contaminazione del latte e alcuni suoi derivati quali la ricotta (14).

 

I gravi problemi degli allevatori siciliani

Gli allevatori italiani, o per meglio dire chi ancora resiste nel settore di quella che fu la grande produzione e vanto nazionale di latte, carni, salumi e pellame nazionale, sono da tempo sul piede di guerra per i loro scarsi margini di guadagno, essendo oggetto di tasse e normative imposte da logiche proprie della Commissione Europea. Gente che lavora duro da generazioni, e che oggi la crescente crisi del sistema di mercato sta costringendo a rivolgersi alle banche, a indebitarsi sino a finire stritolati dalle metodologie dello strozzinaggio e dall’orrido meccanismo delle aste giudiziarie.

In Sicilia, così come in gran parte del Meridione, questo problema è ancor più esasperato dalla enorme diffusione dell’abigeato, spesso eseguito dalla criminalità organizzata per azzoppare economicamente gli allevatori, farli indebitare e costringerli a vendere la loro attività a basso costo, o a diventare schiavi in casa propria, accettando di usare medicinali illegali, a ospitare latitanti braccati dalle forze dell’ordine o nascondere depositi di armi ed esplosivi. Come se non bastasse, anche in Sicilia come in Campania, si presume che numerose località sede di attività agricole e di pascolo siano ormai irrimediabilmente compromesse dalla vicinanza di quantità allarmanti di rifiuti tossici imbucati, di corsi d’acqua e sorgenti ove il livello di contaminazione è molto alto (15).

Vi è poi l’inquinamento ambientale più subdolo, quello dovuto ai campi elettromagnetici creati non solo per esigenze nel settore delle telecomunicazioni ma anche per sperimentazioni belliche, presenti in aree dove si rileva la presenza di nascite di bovini, ovini e caprini con deformazioni talora mostruose, un tempo molto rare.

In un simile desolante quadro ove lo Stato, diciamolo, è talora il peggiore nemico o uno spettatore indolente, è ovvio che solo coloro che sono affiliati alle organizzazioni criminali o in condizione di subordinata connivenza attiva, hanno maggiori possibilità di sopravvivere ad una società che non solo raramente li difende, ma che sembra perfino creare le condizioni di indebitamento bancario e i vortici di fallimenti di imprese familiari frutto del lavoro di molte generazioni.

È in questa desolante situazione di oppressione di intere fasce sociali della popolazione che si inserisce l’opera coraggiosa del Commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello, dove il vice questore Manganaro trova di avere gli uomini giusti per tentare di risanare quell’area. La sua squadra è composta da pochi poliziotti, i rinforzi non gli perverranno mai, eppure riesce a svolgere un lavoro che resterà da esempio negli annali polizieschi italiani. Non è quindi comprensibile il motivo per il quale, subito dopo la morte di due dei suoi migliori collaboratori, egli chieda di essere trasferito ad altra sede, ottenendo il Commissariato di Tarquinia, tranquilla sede dell’Italia Centrale ove si insedia il 4 Settembre. I Sindaci dei Nebrodi lo saluteranno con riconoscenza con una cerimonia dal tono mesto, accompagnando la sua uscita di scena conferendogli una medaglia d’oro e un attestato di civica benemerenza per meriti di servizio (16).

 

La “stagione dei veleni” del Parco dei Nebrodi

Bisogna qui aprire una dolorosa parentesi sul trattamento che nell’ultimo quarto di secolo in Sicilia è stato riservato a quanti, svolgendo onestamente il proprio lavoro, finiscono per provocare gravi problemi al “Sistema” affaristico locale. Dipendenti dello Stato e liberi professionisti che anziché essere ammazzati nell’eclatante modo tradizionale, vengono stritolati da ben congegnati meccanismi di diffusione di calunnie infamanti e di depistaggi, creati su misura addosso a personaggi come Daniele Manganaro, scomodi in quanto intralciano gli affari delle organizzazioni criminali e dei loro protettori dal “colletto bianco”, contrastandone il potere sul territorio.

Una denunzia anonima, ovvero un dossier di sette pagine viene inviato agli inizi del 2017 a tre procure siciliane (Messina, Patti e Termini Imerese), oltre che al Ministero degli Interni, al capo della Polizia e all’autorità Anticorruzione. Gli investigatori ipotizzano che alla stesura del dossier abbiano collaborato più persone, non esclusi elementi locali della polizia e della politica essendo centrato sui rapporti istituzionali intercorrenti tra il vice questore, elementi politici del della Sinistra, e personaggi della Commissione Parlamentare Antimafia tra i quali un Senatore (17). L’attacco, come sempre in questi casi, ha lo scopo di delegittimare attraverso il discredito, una vera e propria operazione tesa a uccidere professionalmente l’avversario che è ben nota in Sicilia con il termine dialettale “mascariamento” o, attraverso le cronache giornalistiche, quale “stagione dei veleni” (18).

Il trasferimento del vice questore è stato accolto con timore dalla popolazione locale succube della criminalità, anche perché dopo gli strani decessi dei due poliziotti era subito intervenuta la segreteria messinese del Silp-Cgil, il sindacato di Polizia, chiedendo di non vanificare le speranze dei cittadini onesti e quanto sino a quel momento effettuato dal polo investigativo del Commissariato di Sant’Agata di Militello (19). Si spera così nell’invio di alcune decine di uomini di rinforzo, capaci non solo di sostituire le gravi perdite subite, ma di espandere le indagini ad altri filoni d’inchiesta. Anche la Pretura di Patti avrebbe avuto bisogno di un forte rinforzo costituito anche da abili magistrati senza i quali le indagini finirebbero in parte vanificate da inconvenienti giudiziari.

Da quanto si conosce, alla Direzione Generale di Polizia sarebbero già state inviate diverse richieste di poliziotti desiderosi di sostituire i colleghi deceduti e di continuare il loro lavoro con gli stessi livelli di dedizione e professionalità (20).

 

I retroscena oscuri dei Deep Events siciliani

Alcuni mesi addietro avevo accennato a quanto oggi noto dell’esistenza di un network di poteri strutturati piramidalmente a diversi livelli (regionale, nazionale e transnazionale), che anche in Italia agiscono nella progettazione, organizzazione e esecuzione di Deep Events finalizzati al mantenimento del massimo potere, quello sopranazionale che si ritiene coincidente con il vertice mondiale dell’alta massoneria (21). Le maggiori vicende recentemente avvenute in Sicilia sono quindi da ritenere progettate, organizzate, e eseguite in funzione dei tentativi di mantenimento o di cambiamento di questo ordine a livello locale nell’ambito del processo di consolidamento dei rispettivi livelli operativi superiori regionali, nazionali e europei.

È utile tenere a mente un dato fondamentale: per un network Deep States (ovvero di governi-ombra) quale ad esempio quello interno all’Unione Europea, le idee globaliste e sovraniste sono come le due facce di una medaglia, due possibilità che il potere sopranazionale adopera per organizzare e gestire lo sfruttamento energetico a livello mondiale. Entrambi i vertici dei due schieramenti sono fedeli allo svolgimento del Programma sopranazionale, e quindi al credo massonico rivelato nelle Superlogge, recentemente note ai profani con l’appellativo di Ur-Lodges (22).

L’Unione Europea, evidente risultato di una Entità al vertice di questi centri superiori di potere, potrebbe anche sciogliersi per necessità operative, ma il network Deep States e le sue strutture satellitarie rimarrebbero attive adeguandosi alle nuove necessità.

Per comprendere l’attuale situazione siciliana bisogna riferirsi alle rivelazioni fatte da numerosi collaboratori di giustizia, e in particolare a quelle contenute nel “Memoriale Calcara”.

Era il 1992. Da diversi mesi un collaboratore di giustizia stava rivelando al giudice Salvatore Borsellino vicende puntualmente corredate di nomi, luoghi e date. Si tratta di Vincenzo Calcara, esperto factotum di uno dei capi di Cosa Nostra alla quale è ufficialmente affiliato tramite rituale riservato, e con simile procedura anche in una loggia massonica siciliana ove svolge il ruolo di elemento di contatto.

Dopo l’assassinio del giudice Giovanni Falcone viene eliminato anche il giudice Borsellino. Come non notare che si tratta di uomini dello Stato legati da reciproca fiducia e amicizia che, come nel caso di Todaro e Granata, tentavano di indagare livelli di potere molto al disopra di quelli regionale ?

Essendo sparita l’agenda dove il giudice Borsellino annotava elementi utili alle indagini, sarà il fratello Vincenzo a divulgare on-line un “Memoriale” redatto e consegnatogli dal Calcara, contenente parte delle dichiarazioni già rese (23). Si tratta di testimonianze di prima mano, di grande importanza in quanto verificate da successive indagini della magistratura siciliana, che svelano come l’Italia sia a quel tempo dominata dalle attività di uno Stato-Ombra, del quale Calcara fornisce la denominazione usata dai suoi componenti: Supercommissione nazionale.

Il collaboratore di giustizia ne chiarisce la composizione senza rivelare i nomi dei quindici elementi, tutti di nazionalità italiana. Si tratta di tre rappresentanti per ognuna delle cinque Entità (gruppi di poteri che assieme compongono il sistema dominante) che Calcara identifica quali “pezzi deviati delle istituzioni statali italiane, delle istituzioni del Vaticano e della Massoneria, Cosa Nostra, Ndrangheta” diretti da tre elementi prescelti tra questi e eletti a vita.

Pur essendo dotate di ampia autonomia, le cinque Entità operano come un solo organismo “soprattutto quando ci sono interessi finanziari e economici, condizionando così l’Italia a livello di politica e Istituzioni” e che tra queste soltanto la Massoneria costituisce “un potere fortissimo e chi gestisce il Potere in Italia deve venire a patti” con essa (24).

Inoltre, come avevo già accennato in un precedente post, “si ha motivo di ritenere che questa struttura sia ancora oggi operativa, anche se adattata a nuovi equilibri internazionali al punto che gli interessi vitali e il benessere della Nazione sono ormai divenuti secondari o inconsistenti rispetto a quelli del programma del gruppo di poteri sopranazionali” (25).

È questa importante base di informazioni che ci permette di contestualizzare il sistema di potere siciliano che sembra ristrutturarsi in base a nuove esigenze del vertice sopranazionale, con un riassetto delle supremazie che inizia a  palesarsi in un processo di “normalizzazione” in corso in Sicilia. Attualmente non vi sono margini di azione affinché l’Isola possa uscire da questa condizione di sottomissione al potere sopranazionale, essendo la sudditanza dettata dalle pressioni esercitate dai mercati finanziari sostenuti da poteri militari giunti a possibilità operative sino a poche decine di anni fa inimmaginabili. Anzi, la situazione è in corso di peggioramento essendo strettamente legata ai problemi strutturali regionali e a gravi incombenze internazionali, in particolare all’incremento demografico mondiale e all’avanzare della crisi energetica, entrambi ormai fuori controllo.

Appare quindi ovvio che, in un futuro non lontano, in Europa oltre alla Grecia altre nazioni subiranno impoverimenti devastanti, prosciugate dalle esigenze di poche nazioni altamente militarizzate. È una nuova metodologia di conquista dove, superato il modello colonialista, la forza militare fa da cornice e si giunge direttamente alla razzia legalizzata, alla manifestazione della potenza distruttiva delle attività finanziarie sopranazionali che dapprima condizionano e poi immobilizzano quel che resta delle sovranità nazionali, impadronendosi delle ricchezze energetiche e causando una immane strage tra la popolazione, come esotericamente necessita ogni azione che comporta cambiamenti epocali.

Sin dall’indomani dell’Unità d’Italia, la mafia siciliana non è mai stata una Entità indipendente, essendo sottoposta a regole di collaborazione con le altre Entità presenti nel territorio (26). Negli ultimi decenni è soggetta a condizionamenti derivati dalle esigenze del potere sopranazionale, divenendo parte costituente del nuovo ordine mondiale. Tuttavia, in casi in cui occorre la massima segretezza, la decisione di uccidere uomini di primo piano appartenenti alle Istituzioni dello Stato può forse essere decisa dal potere sopranazionale senza informare la Supercommissione nazionale.

Per evitare di ricorrere, come avvenuto in passato, alla eliminazione violenta di funzionari dello Stato che scuote e rende ostile l’opinione pubblica, ormai da decenni in Sicilia i ruoli-chiave finanziari, economici, politici, accademici e istituzionali vengono assegnati solo a elementi affiliati alle maggiori famiglie massoniche, o a esterni la cui affidabilità è accompagnata dalle dichiarazioni di garanti, solidi accordi o dalla esistenza di prove documentali costituenti efficaci strumenti di ricatto.

 

Cosa Nostra in una superloggia massonica tedesca

Per comprendere la gravità del problema dell’esistenza di stretti rapporti tra massoneria e criminalità organizzata siciliana, basti ricordare quanto emerso dalle recenti indagini svolte dalla polizia tedesca di Karlsruhe (27). Gli investigatori hanno scoperto che un potente capomafia di Gela (la stessa provincia dalla quale proviene l’ex Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta) avrebbe inserito uno dei suoi uomini fidati all’interno di una misteriosa superloggia massonica tedesca. L’affiliato aveva per diversi anni superato “prove di affidabilità” che gli avrebbero permesso di ottenere la presentazione di un garante, oltre a versare cinquanta milioni di euro come quota di accesso, una cifra che da sola costituisce una soglia di sbarramento insormontabile per la maggior parte della popolazione mondiale.

Si noti che in questo caso il garante è un avvocato tedesco che ha un importante ruolo nell’ufficio della Kriminalpolizei di Colonia al quale il mafioso è presentato dalla figlia di questi (la donna lavorava per la Kriminalpolizei di Düsserdorf), vi era quindi una connessione tra elementi dei reparti speciali della polizia tedesca e la criminalità organizzata italiana presente in Germania, che qui conterebbe non meno di 600 affiliati (28).

Da quanto rivelato dalle intercettazioni investigative, l’affiliazione a questa Ur-Lodge massonica consentirebbe notevoli opportunità agli iniziati, tra l’altro la possibilità di entrare in un giro capace di avviare grandi investimenti in Europa, Nord Africa e persino in Arabia Saudita. Sembra quindi che il capomafia di Gela abbia usato in Germania un copione ormai ben collaudato in Italia, dove per avviare un’attività imprenditoriale di alto livello bisogna avere a disposizione i favori di tre poteri: massoneria, servizi segreti e criminalità organizzata (che tuttavia possono essere fermati dal potere sopranazionale). Difatti, le indagini condotte da un reparto di eccellenza della Guardia di Finanza, il GICO, scoprono che nel Lazio il sodale del capomafia di Gela è un agente dei servizi segreti italiani, arruolato dopo essergli stato riconosciuto un comportamento eroico in Iraq, in occasione della strage subita dalla base militare italiana di Nassiriya (29).

Il problema dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici europei imbucati in migliaia di località italiane o affondati nei mari italiani, dell’inquinamento delle acque potabili e delle fasce marine balneari, della tossicità dei prodotti dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca venduti nei supermercati, l’inquinamento atmosferico comprese le sperimentazioni di controverse tecnologie elettromagnetiche, il traffico dei rifugiati considerati solo contenitori di pezzi di organi umani parcheggiati in alberghi pagati dallo Stato ospitante o in centri di attesa, o rimpiazzi per tutte le peggiori forme di criminalità e prostituzione: tutto questo è parte del “business”, attualmente controllato dal network Deep States europeo che in Italia è gestito dallo Shadow Government.

L’elezione dell’ex Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, era stata appoggiata con grande favore dalla Sinistra italiana e acclamata in modo lusinghiero sulle prime pagine delle testate dei maggiori Stati del Blocco Occidentale, ormai dominato dal potere sopranazionale. Il ruolo di “Governatore” della Regione Autonoma Siciliana  è  l’espressione del network di poteri regionali in accordo con quelli nazionali e sopranazionali ai quali sono sottomessi (30).

Una delle priorità del Governo Crocetta coincideva con quella ideologica del cosiddetto “nuovo ordine mondiale” di avviare cambiamenti sociali, invertendo l’immagine stereotipata che costituisce l’essenza della cultura autoctona e della sua organizzazione di potere, cercando di chiudere le maggiori fonti di sovvenzionamento (in maggioranza provenienti dai contributi finanziari statali e europei per l’allevamento e l’agricoltura) dell’ala storica di Cosa Nostra ancora ben radicata nell’Isola. Tra questi il territorio dei Nebrodi costituiva una delle priorità per i cospicui giri di affari e l’impatto sulla popolazione e Crocetta aveva quindi inserito un suo uomo di fiducia, Giuseppe Antoci al controllo dell’area in qualità di Direttore del Parco dei Nebrodi, affiancandolo con forze di polizia quantitativamente scarse, considerati gli obiettivi dell’operazione e la vastità del territorio. Ciò nonostante, esse si sono rivelate al di sopra di ogni aspettativa causando gravi problemi alla criminalità organizzata locale sia d’immagine che finanziari (in particolare il taglio dei finanziamenti comunitari e il traffico delle carni macellate illegalmente). Ciò ha avuto pesanti conseguenze anche a livello politico, avendo il governo Crocetta fornito Antoci e le forze dell’ordine di un protocollo che stabilisce nuove regole per l’affitto dei terreni del parco, permettendo di escludere famiglie tradizionalmente legate alla mafia, e quindi di non potere accedere agli ingenti fondi comunitari per agricoltura e allevamento che precedentemente finivano per finanziare attività illegali.

Agli inizi di quest’anno però la situazione politica siciliana ha risentito dei cambiamenti avvenuti in quella statunitense che ancora guida i Paesi del Blocco Occidentale. La Sinistra globalista è stata scalzata dalle stanze del potere e sostituita da un governo sovranista che ha destituito Antoci dalla carica di Direttore del Parco e trasferito il Vice Questore Daniele Manganaro nell’Italia Centrale.

La morte dei poliziotti Tiziano Granata e Rino Todaro ha preceduto di alcune settimane sia il previsto risultato elettorale e sia l’udienza preliminare dei 46 imputati dell’inchiesta “Gamma Interferon” per la quale si attendono ulteriori sviluppi.

 

La pista militare

Da quanto trapelato dall’attività investigativa di intercettazione, appena appresa la morte dei due poliziotti i boss di Cosa Nostra entrarono in agitazione, “chiedendosi chi fosse stato a ucciderli” e iniziarono a condurre loro  indagini “a tappeto” (31). Questo comportamento evidenzia che per Cosa Nostra si tratta inequivocabilmente di omicidi e che, fatto di considerevole gravità, qualcuno ha ignorato le regole stabilite dalla Supercommissione nazionale. Il silenzio seguito alla vicenda è davvero preoccupante, essendo comparabile a quello applicato ad alcuni episodi sanguinari di un passato che si credeva superato, il periodo della “strategia della tensione” degli anni 1960 e 1970 nella cui organizzazione recenti indagini hanno dimostrato il coinvolgimento di militari appartenenti ai servizi segreti dello Stato Italiano e stranieri.

Pensare a un progetto di profondo cambiamento degli equilibri all’interno del Deep State nazionale, attraverso l’inizio di una guerra interna per indebolire Cosa Nostra e in generale condurre a un forte ridimensionamento soltanto della criminalità organizzata italiana è rischioso, in quanto aprirebbe una fase di estrema instabilità del sistema di potere che controlla l’Italia e di conseguenza anche dell’ordine pubblico. Bisogna quindi chiedersi chi potrebbe essere il beneficiario dell’instaurarsi di un periodo caratterizzato da attività destabilizzanti del Deep State nazionale, nel corso del quale tutto sarebbe politicamente  e militarmente possibile e soprattutto accettato dalla popolazione pur di ristabilire l’ordine. Mettiamo anche nel conto l’emergenza di nuove realtà criminali estremamente violente quali le bande dell’Europa dell’Est e quelle africane che, avrebbero via libera a una mattanza per sostituire le organizzazioni italiane in difficoltà (come recentemente accaduto in alcune aree delle Campania).

È noto che un ridimensionamento della criminalità organizzata italiana sarebbe apprezzato negli ambienti stranieri che intendono condurre consistenti speculazioni nel territorio nazionale, seguite da forti investimenti rilevando importanti infrastrutture e imprese a prezzi stracciati, come sta accadendo in Grecia. In ambiente giornalistico si vocifera che siamo ormai vicini alla cattura dei personaggi al vertice di Cosa Nostra e ne sarebbero anticipazione i primi risultati dellle indagini attualmente condotte sul controllo da parte di Cosa Nostra e N’Drangheta rispettivamente di una gran parte delle Logge siciliane e calabresi che, come abbiamo visto, avevano anche una partecipazione negli affari di una Superloggia della massoneria tedesca.

Ma allora chi trarrebbe vantaggio dalla presunta uccisione dei due poliziotti del Commissariato di Sant’Agata di Militello se nella zona tutto è controllato da un collaudato sistema di potere che non ammette ingerenze ?

E nel caso si trattasse di omicidio, cosa ha condotto la squadra del Vice Questore Manganaro a divenire preda di assassini capaci di somministrare sostanze chimiche altamente pericolose, tali da portare alla morte senza lasciare tracce ? Tutto questo anche considerando altamente improbabile che professionisti, evidentemente sconosciuti nell’ambiente criminale locale, siano potuti  passare inosservati in quel territorio rurale in un periodo di afflusso turistico pressoché nullo. Siamo innanzi al caso di un killer insospettabile, che risiede localmente o che la contaminazione sia avvenuta altrove ?

Vi è un altro grave problema che la Sicilia sta fronteggiando recentemente, ritenuto  collegato alla massiccia presenza dell’occupazione militare statunitense. In particolare, è fortemente sospetta la presenza di attività di sperimentazioni di potenti tecnologie che sfruttano l’uso di energia elettromagnetica non convenzionale, i cui risultati sono da alcuni anni evidenti soprattutto lungo la fascia costiera settentrionale tra Palermo e Sant’Agata di Militello. Simili attività, sia diurne che notturne, sono state segnalate anche in altre aree siciliane, dove sarebbero state condotte esercitazioni militari statunitensi con tecnologie non specificate che,on essendo state previamente informate le autorità italiane, hanno gettato nel panico la popolazione locale. Alcuni politici regionali hanno presentato interrogazioni parlamentari che ad oggi non hanno ricevuto nessuna risposta, spingendo il noto programma televisivo nazionale “Voyager” a dedicare alla situazione una intera puntata (32).

È molto probabile che questa emergenza fosse entrata nel campo degli interessi investigativi della magistratura siciliana. Ma se così fosse, chi ha diretto le indagini e cosa è stato scoperto?

Forse, a questo proposito bisognerebbe riconsiderare le modalità di svolgimento della vicenda avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 Maggio 2016, definita quale un attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi ed in particolare la stranezza del fatto che l’intero commando fosse in tenuta mimetica, una espressione simbolica di appartenenza che non appartiene alla tradizione di Cosa Nostra.

Simbologie, azioni paramilitari, probabili depistaggi, diffusione in ampie aree del territorio siciliano di sperimentazioni di tecnologie militari nocive alla popolazione, interessi di organizzazioni criminali alloctone, la quasi totalità delle logge massoniche dell’Isola controllate da Cosa Nostra, interessi stranieri a rilevare le infrastrutture logistiche dell’economia dell’Isola, distruzione dell’imprenditoria locale, e adesso anche strani decessi di poliziotti che indagano, il riassetto dei servizi segreti italiani e le loro attività congelati per oltre sei mesi dal nuovo governo italiano. Tutto questo è stato ignorato o trattato marginalmente dai maggiori media, che hanno preferito dare ampia risonanza a altri eventi e personaggi.

E se fossimo innanzi a pericolose sperimentazioni militari straniere in Sicilia, eseguite con l’uso di tecnologie non convenzionali, operazioni di intelligence e azioni sul territorio condotte da forze speciali (sembra si tratti dei Navy Seals statunitensi) (33)? Cosa intendono realmente fare le preposte Istituzioni dello Stato per difendere non solo la popolazione, ma anche le proprie forze dell’ordine dislocate nel territorio ?

In conclusione, vi sono segnali allarmanti che l’avverarsi di un vuoto di potere al vertice di Cosa Nostra potrebbe degenerare in una stagione stragista. A differenza di quella attuale dove l’alto numero di morti è dovuta a vari tipi di inquinamenti del territorio, paleserebbe anche aspetti di violenza sanguinaria mettendo in ginocchio l’economia siciliana, a iniziare dall’importante filiera turistico-culturale, innescando così fenomenologie speculative ancora più incidenti di quelle attuali. Inoltre, dall’analisi emerge un aspetto inquietante della presenza militare statunitense sul territorio siciliano, costituita da operazioni e sperimentazioni che, nella totale mancanza di informazioni, hanno raggiunto livelli tali da suscitare forti timori nella popolazione.

 

Note

1 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 1 Marzo 2018 “Messina, muore un agente di scorta di Antoci. La procura apre un’inchiesta” http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/01/news/messina_muore_un_agente_di_scorta_di_antoci_la_procura_apre_un_inchiesta_190116434/?ref=search

(Redazione) LiveSicilia.it, 1 Marzo 2018 “Poliziotto trovato morto in casa. La Procura apre un’inchiesta”   http://livesicilia.it/2018/03/01/messina-poliziotto-trovato-morto-in-casa-tiziano-granata-inchiesta_937456

2 – (Redazione) Giornalettismo.com, 19 Maggio 2016.  https://www.giornalettismo.com/archives/2104469/giuseppe-antoci-agguato-mafia

(Redazione), Ansa.itSicilia, 11 Settembre 2018 “Parco dei Nebrodi:archiviata inchiesta su agguato Antoci”   www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/09/11/parco-nebrodi-archiviata-inchiesta-su-agguato-ad-antoci_da83e07f-ea2c-4875-8d2a-dade771f4010.html

3 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 2 Marzo 2018 “Messina, muore un altro poliziotto che collaborava con Antoci

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/02/news/messina_muore_un_altro_poliziotto_che_collaborava_con_antoci-190214499//?ref=search

Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 4 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia sull’agente di scorta di Antoci: nessuna anomalia

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/02/news/messina_l_autopsia_sull_agente_di_scorta_di_antoci_nessuna_anomalia-190401726/?ref=search

4 – Alessandra Serio in Tempostretto.it, 5 Marzo 2018 “Oggi i funerali di Tiziano Granata, l’autopsia: no anomalie” http://www.tempostretto.it/news/ecomafia-oggi-funerali-tiziano-granata-autopsia-anomalie.html

5 – Repubblica, 1 Marzo 2018, “Messina, muore un agente…”, art. cit.

6 – Manuela Modica in Repubblica, Cronaca di Palermo, 6 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia su Todaro: è morto di leucemia

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/03/06/news/messina_l_autopsia_su_todaro_e_morto_di_leucemia-190584689/?ref=search

Alessio Ribaudo in Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta dei ‘poliziotti vegetariani’ che indagavano sulle agromafie

https://corriere.it/cronache/18_marzo_05/messina-due-procure-indagano-morte-due-poliziotti-vegetariani-e47879be-2092-11e8-a659-e0c6f75db7be.shtml#

7 – Repubblica, 2 Marzo 2018, “Messina, muore un altro…”, art. cit.

8 – Tempostretto.it, 5 Marzo 2018 “Oggi i funerali di…”, art. cit.;

Repubblica, 6 Marzo 2018 “Messina, l’autopsia su…”, art. cit.

9 – Luciano Armeli Iapichino in Antimafiaduemila.com, 23 Marzo 2017, “In fatto di mascariamento”   www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/235-politica/64829-in-fatto-di-mascariamento.html

10 – (Redazione) Tempostretto.it, 30 Maggio 2016, “Mafia sui Nebrodi, 23 arresti. In manette anche il nuovo boss di Tortorici, I nomi e il video”, si tratta di arresti effettuati nell’ambito della operazione “Senza Tregua” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Gli arresti furon eseguiti a pochi giorni dall’attentato al Direttore del Parco del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.

https://www.tempostretto.it/news/senza-tregua-mafia-nebrodi-23-arresti-manette-nuovo-boss-tortorici.html

11 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

12 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

13 – dichiarazione dell’ex Sen. Giuseppe Lumia, già Presidente della Commissione parlamentare antimafia  dall’Aprile 2000 al Giugno 2011, in Giornalettismo, 19 Maggio 2016, art. cit.

14 – Corriere della Sera, 6 Marzo 2018, “La morte sospetta…”, art. cit.

15 – Pietro Villari in Coscienzeinrete.net, 4 Aprile 2014, “Sicilia. Come trasformare una regione in discarica di rifiuti tossici europei” La seconda parte dell’articolo pubblicata il 30 Aprile 2014

http://www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1866-sicilia.-come-trasformare-una-regione-in-una-discarica-di-rifiuti-tossici-europei

http://www.coscienzeinrete.net/ecologia/item/1909-l-affaruni-delle-bonifiche

16 – Serena Guzzone in Strettoweb.it, 22 Agosto 2018, “I Nebrodi salutano il Vice Questore Manganaro: il Poliziotto eroe di Messina che sventò l’agguato mafioso al Presidente Antoci”  http://www.strettoweb.com/2018/08/manganaro-antoci-messina-nebrodi/743517/

(Redazione) in Santagatainforma.it, 4 Settembre 2018, “Saluto ed onorificienze al Vice Questore Aggiunto Manganaro”. http://santagatainforma.it/saluto-ed-onorificenze-al-vice-questore-aggiunto-manganaro/     Il 4 Settembre 2018 nel corso della cerimonia di commiato organizzata dai Comuni dei Nebrodi al Vice Questore Manganaro vengono conferiti una Medaglia d’Oro e un attestato di Civica Benemerenza.

17 – Francesco Viviano in “L’Espresso”, 21 Marzo 2017, “Agguato ad Antoci, le indagini sull’attentato le fa la mafia” http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/17/news/caso-antoci-le-indagini-sull-attentato-le-fa-la-mafia-1.297422

18 – Il problema è stato subito messo in evidenza da Luciano Armeli Iapichino in Antimafiaduemila.it, 23 Marzo 2017, “In fatto di mascariamento” art. citato.

19 – (Redazione) in Stampalibera.it, 10 Marzo 2018, “Il Sindaco di Sant’Agata di Militello: Il commissariato sia intitolato ai poliziotti vegetariani”   http://stampalibera.it/2018/03/10/messina-il-commissariato-sia-intitolato-ai-polizitti-vegetariani/#respond

20 – (Redazione) in Stampalibera.it, 10 Marzo 2018, “Il Sindaco di Sant’Agata di Militello…”, art. cit.

21 – Pietro Villari in The Reporter’s Blog, 30 Luglio 2018 “Strutture operative transnazionali e il network sopranazionale Deep States. Un criminologo nell’Arca di Noah”, paragrafo “Crimine e potere sopranazionale”. Si rimanda a quell’articolo per consultare le definizioni tecniche qui adoperate di Deep StateDeep Events, e altre.

22 – dal tedesco “Ur” (originario, primo) e dall’Inglese “Lodge” (Loggia) la corretta traduzione è Superloggia. Nell’organizzazione piramidale massonica le Superlogge occupano una posizione superiore rispetto a quelle comuni poste alla base. Vi sarebbero diversi tipi di Superlogge a seconda della funzione e dell’orientamento politico, economico, militare e iniziatico. Sono accomunate dalla condizione di esclusività e di  segretezza, dal credo sopranazionale e dall’essere composte da appartenenti alla neo-aristocrazia mondiale (in senso pitagorico). Si ritiene che siano le sedi dove vengono formulati, o esaminati, e quindi approvati o rigettati, i Deep Events in grado di condizionare la politica, l’economia e ogni altro aspetto delle Nazioni operando attraverso il network Deep States e altre organizzazioni attivate a tali scopi. Queste logge avrebbero avuto il potere di influenare tutti i principali corsi della Storia dalla fine del diciottesimo secolo sino ad oggi.

23 – Vincenzo Borsellino, in http://19luglio1992.com

Pietro Villari in The Reporter’s Blog, Luglio 2018 “Strutture operative…”, nota 16, art. cit.

24 – oltre che nel suo Memoriale, Calcara ne ha parlato anche alcuni anni fa nel corso di una trasmissione radiofonica. http://spreaker,com/user/bordernights/border-nights-puntata-131-30.09-2014

25 – The Reporter’s Blog, Luglio 2018 “Strutture operative…”, paragrafo “Crimine e potere sopranazionale”, art. cit.

26 – È evidente il contributo operato dalle massonerie nel corso del diciannovesimo secolo, ed in particolare quella Inglese abbracciata da molti personaggi di spicco dello Stato Sabaudo, nella trasformazione e controllo della Mafia banditesca nell’attuale “Cosa Nostra” e nella formazione delle logge coperte riservate a personaggi eminenti della società. In questa ottica si deve riconsiderare il risultato ottenuto dal governo fascista inviando in Sicilia il Prefetto Cesare Mori e reparti di Carabinieri per sradicare la Mafia dalla Sicilia. Effettivamente, debellando le ultime roccaforti dell’antico potere mafioso banditesco e proletario determinò lo strapotere dei “colletti bianchi” che trovavano nell’appartenenza alle Logge Massoniche la certezza di un indissolubile sodalizio e di gravi punizioni per i trasgressori. Per quanto decretate illegali dal regime fascista, le logge massoniche erano presenti e attive in ogni città siciliana e in molti centri minori.

27 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello da esportazione: così le cosche si sono radicate in Germania

http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/01/16/news/la-mafia-e-un-modello-da-esportazione-cosi-e-sbarcata-in-germania-1.317090

28 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello…” art.cit.    I dati riportati dai due giornalisti provengono dalla polizia tedesca e comprendono gli affiliati di Cosa Nostra, N’Drangheta e Camorra.

29 – Floriana Bulfon e Giulio Rubino in L’Espresso, 22 Gennaio 2018 “La mafia è un modello…” art.cit.    Nell’Ottobre del 2017 il capomafia di Gela, e i suoi due sodali del Lazio e della Germania sono stati arrestati dal Gico di Roma, tuttavia sarebbero state perse le tracce dell’avvocato tedesco, elemento fondamentale per conoscere i nomi degli affiliati e gli affari della superloggia tedesca.

30 – all’indomani dell’elezione di Rosario Crocetta, in quel momento potente uomo politico messo al vertice della Regione Siciliana per volontà dei poteri nazionali, avevo dedicato due articoli ospitati da un sito on-line siciliano. Il primo è datato al 12 Novembre 2012 dal titolo eloquente in tempi non sospetti “È questa l’antimafia di Crocetta, neo governatore di Sicilia ?”. Il secondo venne pubblicato il 23 Novembre 2012, era ancora più incidente: “Solve et Coagula: la Sicilia e l’illusione di un progressismo democratico ‘rivoluzionario’ ” (articoli ripubblicati su thereportersblog.com rispettivamente il 5 Dicembre e il 6 Ottobre 2018).

31 – “L’Espresso”, 21 Marzo 2017, “Agguato ad Antoci, le indagini…”, art.cit.

32 – “Voyager”, trasmesso il 29 Maggio 2014 con il titolo “Avvenimenti inspiegabili in Sicilia” nel corso del quale è stata avanzata l’ipotesi della sperimentazione di tecnologie non convenzionali, probabilmente armi militari di distruzione di massa, basate sull’impiego direzionato a distanza di grandi quantità di energia elettromagnetica, che sembra possano indurre gravissimi danni alle popolazioni e al territorio.  https://www.youtube.com/watch?v=G3QemkvUC4Y

33 – in “Voyager”, 29 Maggio 2014, “Avvenimenti inspiegabili…”, video citato.

 

Archaeological Centre-Villari Archive: pubblicazioni scientifiche

In questa sezione è presentata una selezione di pubblicazioni scientifiche di Pietro Villari (monografie, articoli editi da riviste speciali...