La Tecnocrazia e il Sistema di Potere in Sicilia. Parte II. Nel nome del padre, del figlio e della Stegocrazia.

Pubblicato on-line il 16 Maggio 2019 (http://www.thereportersblog.com, sito non piu' disponibile) e trasferito in questo blog il 19 giugno 2020 (https://thereporterscorner.com/2019/05/la-tecnocrazia-e-il-sistema-di-potere.https 

Autore: Pietro Villari, archeologo e naturalista. 2019. Tutti i diritti riservati.

 

La mattina del 9 marzo 2019 un Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlaines si schianta a poche decine di chilometri da Addis Abeba, dalla quale era partito con destinazione Nairobi, la capitale del Kenya. Un incidente aereo che deve avere causato un acuto stato di terrore nei disgraziati passeggeri, durato poco meno di una decina di minuti, gli ultimi ma interminabili delle loro vite, trascorsi in un su e giù come nella peggiore giostra della Storia, precipitando più volte in picchiata per migliaia di metri e poi riprendendo quota. Il tragico epilogo giunge con l’impatto al suolo alla velocità di quasi mille chilometri orari, formando un cratere profondo dieci metri e largo venti nel quale l’aereo e i passeggeri si disintegrano.

La notizia è subito comunicata dalle locali autorità e rilanciata dai media internazionali. Viene immediatamente scartata la pista terroristica quale causa del disastro e considerato un problema tecnico relativo a un software del computer di bordo, come accaduto in un precedente incidente con lo stesso tipo di aereo. E a un problema del computer, un “bug informatico” viene oggi attribuita la mancata corretta attivazione del protocollo di sicurezza che poteva impedire il diffondersi dell’incendio che alcuni giorni fa ha devastato la cattedrale di Notre Dame, a Parigi.

A distanza di un mese non è ancora ben chiaro cosa sia realmente accaduto al volo Addis Abeba – Nairobi, ma sappiamo sin dallo stesso giorno che a bordo vi era un consistente numero di appartenenti a varie nazionalità europee, di dirigenti e impiegati di organizzazioni che operano nel settore degli aiuti umanitari in varie nazioni dell’Africa subsahariana.

Tra le vittime vi è anche l’assessore regionale ai Beni Culturali della Regione Sicilia, Sebastiano Tusa e personaggi di notevole rilievo tecnocratico, in particolare quattro funzionari che viaggiavano con passaporto O.N.U. dei quali non sono state fornite ulteriori informazioni.

Adesso nella lontana isola di Sicilia, posta al centro del Mediterraneo e zeppa di importanti basi militari dei “Crociati” del Blocco Occidentale, l’establishment regionale attende il rientro di quel che eventualmente sarà recuperabile della salma di Sebastiano Tusa, per poterlo commemorare. È attraverso la morte delle sue creature che il sistema di potere piramidale siciliano celebra sé stesso e si rigenera.

Ma cosa aveva spinto quell’assessore siciliano a recarsi in missione nel Corno d’Africa? Per tentare di comprenderlo bisogna tornare al passato, esumando le cronache del periodo tra gli anni 1940 e gli anni 1980, e da questi risalire sino ai tragici eventi attuali.

Alto dirigente della Regione Siciliana e docente universitario, Sebastiano Tusa aveva seguito le orme del padre, Vincenzo, al quale era legato da reciproco profondo affetto e ammirazione. Al punto che, per comprendere certe amicizie e inimicizie che lo accompagneranno tutta la vita, è necessario conoscere quelle del padre avendone seguito l’indirizzo professionale accademico-burocratico-politico.

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1944: la rinascita del Rotary siciliano

Nel suo appassionato “coccodrillo”, termine giornalistico per indicare un articolo scritto in seguito alla morte di un personaggio di rilievo della società, Tano Gullo scrive di Vincenzo Tusa: “La sua statura di studioso e di difensore della bella Sicilia non viene nemmeno scalfita dalla sua affiliazione alla loggia massonica P2. Per chi lo ha visto per anni impegnato a fronteggiare il malaffare, è un peccato ascrivibile all’ingenuità” (1). Tentare di far passare per sempliciotti ingenui migliaia di piduisti non è utile alla conoscenza della Storia contemporanea e non rende giustizia alla mente, raffinatissima, del  commemorato.

In uno degli elenchi degli affiliati alla loggia P2 il Maestro Venerabile Licio Gelli annota, accanto al nominativo: “(Palermo); archeologo; dirigente Rotary Palermo” (2), specificando così che il Tusa è persona utile soprattutto in quanto da molti anni inserito nel vertice della “Massoneria Bianca” siciliana. Conoscere le vicende del Rotary siciliano nei primi decenni a decorrere dal 1943, è tra i fondamentali per comprendere la storia contemporanea dell’Isola e le condizioni che hanno favorito l’emergere di personaggi della locale fascia di sottopotere politico, tecnocratico e imprenditoriale.

È il 10 luglio 1943, le truppe Alleate sbarcano in Sicilia e distruggono con impressionante violenza ogni resistenza nazi-fascista. Dopo poco più di un mese, il 17 agosto, l’isola è ben presto interamente occupata anche grazie all’importante collaborazione fornita dal potere stegocratico locale, con il quale il regime fascista non aveva avuto forza sufficiente per scontrarsi, pagandone adesso le conseguenze. Nel corso della veloce invasione il potere di controllo del territorio viene affidato all’Amministrazione militare Alleata dei territori occupati (AMGOT). Essa ha il totale controllo su ogni aspetto della vita amministrativa, economica e politica al punto da imporre una propria cartamoneta, vietare tutte le attività politiche di piazza, deporre i funzionari dell’apparato statale e sostituirli con personaggi consigliati dai servizi segreti militari Alleati.  Anche se l’Amministrazione Alleata dura soltanto sette mesi, sino all’11 febbraio 1944, la Sicilia continua a essere tenuta sotto osservazione per alcuni anni ancora dalla Commissione Alleata di Controllo, “vigilando” questa sul referendum che abolirà la monarchia, sull’insediamento della Repubblica e sulle prime votazioni del Parlamento italiano.

L’AMGOT ha anche l’incarico di svolgere attività di pianificazione educativa, ovvero di manipolazione psicologica di massa al fine di demonizzare l’ideologia totalitaria e esaltare il sistema liberale anglosassone, instaurando così un governo-fantoccio seguendo gli accordi geopolitici pattuiti a Yalta tra le quattro potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale.

La Sicilia, come altre aree dell’Italia e della Germania, resterà occupata militarmente sino ad oggi, ospitando basi militari in progressiva espansione e sedi di un allarmante proliferare di armamenti di massima pericolosità. Affinché tutto questo riuscisse attuabile senza suscitare allarmismi e ostilità nella popolazione, fu stato necessario creare una casta stegocratica autoctona dotata di massima protezione, che governi per l’occupante senza che questo appaia mai nelle attività governative.

Entra quindi in gioco una tipica invenzione statunitense, il “Club Service” per eccellenza, il Rotary. L’idea era già stata applicata negli anni 1920 quando il pericolo di allargamento a macchia d’olio della rivoluzione comunista rischiava di investire l’Occidente. I circoli massonici anglosassoni decisero di intervenire rinforzando la loro presenza sul territorio costituendo una “massoneria bianca”, ovvero un associazionismo professionale quale base della loro piramide del potere, sul quale poggiano la massoneria ordinaria e la “massoneria nera”, termine col quale si definisce il vertice segreto (“coperto”) (3).  

La prima sede italiana del Rotary viene aperta a Milano nel novembre del 1923, espandendosi quindi negli anni seguenti nelle maggiori città italiane. Nel 1924 una sede è aperta a Palermo. Agli inizi del 1928 il re d’Italia, Vittorio Emanuele III accetterà la carica di governatore onorario, nel 1929 la carica di Presidente viene assegnata a un esponente fascista gradito a Mussolini, Capo del Governo italiano. Il partito nazionale fascista viene appoggiato dal capitalismo anglo-sassone e si espande anche quale un modello politico ben accetto negli Stati Uniti. Nella seconda metà degli anni 1930, il nascente nazionalsocialismo statunitense sovvenzionato dalla Germania inizia a entrare in collisione con il locale potente gruppo giudaico-massonico che munito di grandi capitali finanzia e finisce per controllare gran parte dei media di quel tempo, rappresentati da quotidiani, riviste, teatro e cinema. Tuttavia, questo gruppo di potere riesce a prevalere solo agli inizi degli anni 1940, quando giungerà ad una forte influenza politica sul governo statunitense, contribuendo a determinare l’entrata in guerra contro le forze dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo. Pochi anni prima, pressata dall’alleanza della Germania, nell’estate del 1938 l’Italia fascista aveva anch’essa emanato le leggi razziali e ordinato la chiusura delle logge massoniche e delle sedi del Rotary.

Si tratta di un cambio di rotta conseguenza dello scontro in atto negli Stati Uniti, dove negli anni 1920 il fascismo mussoliniano aveva goduto di oltre un decennio di plausi e appoggi politici e economici dalla grande imprenditoria anglosassone per la sua inedita formula nazional-popolare e anticomunista. Quel momento di grande concordia permette alle imprese italiane di commerciare con grandi benefici in America e di propagandare i valori della cultura italiana (4). Viceversa, il fascismo divenne funzionale al Rotary statunitense favorendone l’espansione nel territorio italiano, avvenuto in sintonia sino al 1926 per poi progressivamente degradarsi, giungendo sino ai problemi insorti nel 1935 in seguito alla conquista italiana dell’Etiopia, che aggravarono le relazioni con l’Inghilterra in quanto, così come la Francia, questa perseguiva forti interessi nel Corno d’Africa. Si tenga a mente questo evento, trattandosi di problematiche che sembrano ripresentarsi nel corrente secolo, come si accennerà nella Parte III.

I rapporti con gli Stati Uniti continuano attraverso l’imprenditoria siciliana infiltrata dalla mafia isolana o che mediante questa realizza segretamente affari con gli statunitensi. Strettamente connessa con quella americana, la mafia siciliana costituiva un potere transnazionale, trasversale, ben radicata nel territorio e quindi in grado di svolgere un importante lavoro d’intelligence che, nel 1943, sarà fondamentale per l’organizzazione dello sbarco delle truppe Alleate in Sicilia, per defascistizzare l’isola e per il controllo politico-amministrativo, essendo ideologicamente anti-comunista.

Messo agli arresti Mussolini, il governo italiano è affidato dal re d’Italia Vittorio Emanuele III al Gen. Badoglio, autorizzandolo a firmare l’armistizio con le truppe Alleate. Pochi giorni dopo, il 20 settembre 1943, a poco più di un mese dalla conquista dell’Isola, il Luogotenente dell’AMGOT, Generale George Patton, rilascia all’ex segretario del Rotary di Palermo, l’ingegnere Girolamo Manetti Cusa (e ex segretario del 54mo Distretto rotariano che sino al 1938 comprendeva anche l’Italia), l’autorizzazione a riaprire le tre sedi del Rotary siciliano: la prima sarà Messina, il 18 marzo del 1944, alla quale nello stesso anno seguiranno Catania e Palermo.

Negli anni 1943 e 1944 il Rotary siciliano è ben disposto verso le idee indipendentiste di Finocchiaro Aprile, al quale aderisce inizialmente anche Gaetano Martino, affiliato alla massoneria e presidente del Rotary di Messina. La carica gli è conferita grazie all’appoggio dell’antropologo scozzese George R. Gayre, che arruolato con il grado di tenente colonnello diviene un personaggio di spicco dell’AMGOT (così come in seguito lo sarà in Germania, dove viene trasferito nel 1945 con l’incarico di “educare” le masse). In Sicilia si distingue alla direzione di una speciale unità avente sede a Palermo, con funzioni repressive contro il dilagare della propaganda sovversiva. Il successo fu raggiunto tenendo sotto controllo soprattutto le attività dell’organizzazione comunista presente sul territorio già nel corso del Ventennio, infiltrandola con una rete spionistica regionale formata da validi elementi locali appartenenti a diverse estrazioni sociali. È quindi lecito chiedersi se alcuni di questi personaggi furono eletti nelle file del partito comunista italiano nei decenni seguenti; se la loro attività segreta passò al servizio di logge massoniche “coperte” istituite in Sicilia nel Dopoguerra; se queste logge collaborarono strutturalmente nella Regolare Loggia Massonica Propaganda 2 sino al dicembre 1974 ed eventualmente anche nelle successive riformulazioni di questa.

Sin dal suo arrivo in Sicilia nel 1943, Gayre opera attivamente per la riapertura della sede del Rotary messinese (e probabilmente anche delle logge massoniche della Sicilia Orientale). Comprende che per conquistare le élite siciliane bisogna fare leva sul loro atavico impulso indipendentista e scrive l’opuscolo La posizione della Sicilia nel complesso etnologico europeo, dove avanza la tesi che “le caratteristiche antropologiche dei siciliani sono molto più vicine a quelle degli anglosassoni che a quelle degli italiani” (5). Accolto con entusiasmo, il libretto è tradotto in lingua italiana proprio dal Martino e da un altro noto massone e rotariano siciliano, Salvatore Catinella, anch’egli docente universitario. Si tratta di un importante tassello per comprendere cosa vi fu dietro il tentativo indipendentista e la concessione dello Statuto dell’Autonomia siciliana, che evidentemente rientrano in un programma segreto Psychological Operations (PSYOPS) appoggiato inizialmente dalla massoneria anglosassone, aspettativa poi resa vana dal prevalere degli interessi limitatamente militari statunitensi. Percorrendo una travolgente carriera politica, anni dopo Gaetano Martino sarà uno dei tecnocrati che definiranno i compiti dell’Alleanza Atlantica, giungendo in seguito a farsi eleggere Presidente del Parlamento europeo (6)  

È in questo contesto di istituzione e consolidamento del potere “occidentale” che Vincenzo Tusa svolgerà sin da giovane la sua carriera, allargando i buoni contatti con il potere siciliano che non porrà veti alla sua ascesa all’importante carica burocratica di soprintendente archeologo, inoltre accogliendolo nella dirigenza del Rotary palermitano e nella Massoneria coperta piduista, nonostante i suoi rapporti con il partito comunista. 

Nel nome del padre

Vincenzo Tusa era cresciuto in un’agiata famiglia latifondista dell’entroterra montano della fascia tirrenica della provincia di Messina, territorio tradizionalmente caratterizzato dalla radicata onnipresenza della mafia rurale, con la quale i proprietari terrieri hanno sempre preferito avere un rapporto di distaccato reciproco rispetto, di salubre omertà, ma all’occorrenza anche di una attiva mutua assistenza. Forte di questa tradizione, Vincenzo non si scontrerà mai con la mafia “tradizionale” della Sicilia Occidentale, che lo ricambierà con lo stesso rispetto tributato a suo padre, Don Sebastiano, nella Sicilia Orientale.  

Studente universitario a Catania agli inizi degli anni 1940, Vincenzo Tusa si laurea in Lettere nel 1944 ricoprendo immediatamente la carica di assistente all’Istituto di Archeologia, e tra il 1944 e il 1945 si specializza in archeologia alla Scuola di Perfezionamento presso l’Università di Roma. Due anni dopo viene assunto nell’organico della Soprintendenza alle Antichità di Bologna, ottenendo nel 1949 il trasferimento a quella di Palermo, dove nel 1952 diviene Ispettore e nel 1963 gli viene conferito l’incarico di Soprintendente che svolgerà sino al 31 dicembre 1985, anno in cui è collocato in pensione per raggiungimento dei limiti di età. Contemporaneamente, dal 1964 diviene libero docente ricoprendo nel frattempo la carica di professore di Antichità Puniche presso la locale università e dal 1986 professore associato sino al 1991.

Due carriere parallele, burocratica e accademica quindi, veloci e prive di ostacoli, come si addice ai personaggi ben accetti dal sistema di potere regionale siciliano e nazionale. Carattere aperto e passionale, Vincenzo Tusa ha un approccio pragmatico alle problematiche sociali e politiche che condizionano lo sviluppo dell’economia siciliana. Come molti altri appartenenti alla sua condizione sociale a quel tempo dediti agli studi e a professioni nel campo delle scienze umanistiche, è dapprima influenzato dalle idee di Benedetto Croce per poi giungere a aderire a una visione politica della situazione siciliana che lo spinge a militare da indipendente nelle file del partito comunista, nelle cui liste elettorali verrà eletto membro del Consiglio Comunale di Palermo dal 1975 al 1980, e partecipando in qualità di oratore in manifestazioni e convegni politici organizzati da quel partito nel corso degli anni ‘80.

Nonostante membro del Comitato Nazionale dell’Associazione Italia-Cina, e dell’Associazione Italia-Russia, è anche dirigente del Rotary di Palermo che evidentemente ha fondati motivi per considerarlo ben lungi dal rappresentare un ostacolo al perseguimento degli interessi dell’associazione.

Negli anni 1960 e 1970, dopo essere divenuto soprintendente alle antichità per la Sicilia Occidentale, l’attività professionale di Vincenzo Tusa inizia ad essere monitorata dalle forze dell’ordine, e in particolare dalla Guardia di Finanza. Nel mirino degli inquirenti vi sono le sue frequentazioni con collezionisti locali (tra cui l’Ingegnere Politi di Sciacca e il dott. Giacomo Giustolisi di Marsala, attraverso il quale aderirà alla massoneria) e con i tombaroli da egli assunti in qualità di operai negli scavi della necropoli di Selinunte finanziati dal Banco di Sicilia, operazione che gli costerà una dura convocazione ministeriale per fornire spiegazioni (7).    

In definitiva, si tratta di un alto funzionario dello Stato ben inserito e molto attivo nel tessuto sociale della Sicilia Occidentale dall’immediato Dopoguerra sino alla metà degli anni 1980, così come in seguito lo sarà il figlio che lentamente prenderà il suo posto salendo ancor più gradini della piramide del potere. Passate in sordina le ormai datate vicende concernenti beni archeologici, tutto era andato liscio per la carriera e il buon nome di Vincenzo Tusa sino al marzo 1981, quando i quotidiani e le riviste nazionali rivelarono la sua presenza nell’elenco degli affiliati di una misteriosa loggia massonica che si ritiene collegata a episodi di crimine efferato.  Ma procediamo con ordine.

Non è ben chiaro il comportamento tenuto da Vincenzo Tusa nei confronti di quello che le cronache giornalistiche in seguito denominarono il “Sacco di Palermo”, perpetuato dal 1958 al 1962 periodo durante il quale vennero rilasciate migliaia di licenze edilizie, ovvero una immensa distesa di edificazioni selvagge che sconvolsero il tessuto urbano causando anche la distruzione di una ingente quantità di beni archeologici. Nel corso del 1962 entrerà in vigore il nuovo piano regolatore di Palermo e nel 1963 Tusa subentrerà  nel ruolo di soprintendente. Ma nel periodo precedente le Autorità preposte, e tra queste la Soprintendenza archeologica di Palermo dove Tusa ricopriva l’importante incarico di ispettore archeologo, ritennero opportuno non intraprendere azioni di netto e effettivo contrasto, trincerandosi nella difesa dei monumenti di maggiore prestigio, visibili, e non di quelli presenti nel sottosuolo ruspato in profondità dall’edilizia palazzinara (8). È illuminante ricordare che delle 4000 licenze edili rilasciate, la maggior parte delle quali prive dei fondamentali requisiti imposti dalle leggi nazionali, solo una costruzione  fu riconosciuta fuorilegge, ma sembra che nessuna ditta volle partecipare alla gara d’appalto indetta per la sua demolizione (9).

La vicenda è di grande interesse per comprendere l’evoluzione in Sicilia dei rapporti tra politica, imprenditoria mafiosa e tecnocrazia all’ombra del network Deep State (=governo-ombra) regionale e nazionale. 

L’affiliazione di Vincenzo Tusa ad organizzazioni di potere del Blocco Occidentale quale il Rotary e la Massoneria “operativa” filoamericana, costituiscono un forte stridio ideologico con la fede comunista con la quale, a parole, il benestante soprintendente-professore-proprietario terriero si ammantava. In realtà egli rappresentava un prototipo del tecnocrate attuale, che non crede nella necessità dell’esistenza dei partiti per la gestione della cosa pubblica. O meglio aspira al pragmatismo del partito unico, dove la tecnocrazia affianca il vertice del potere godendone in cambio grandi benefici (10).

Questa volta le indagini sull’operato del Tusa sono svolte nell’ambito del suo coinvolgimento in una delle più oscure vicende della storia della Repubblica Italiana: la Loggia di Propaganda massonica 2, ritenuta implicata persino in atti di inaudita violenza ai danni di cittadini inermi, in seguito identificate quali “Stragi di Stato” condotte per conto di un potere sopranazionale.

Il concetto è mostruoso ma semplice, per mantenere il dominio del suo territorio il potere stegocratico del Blocco Occidentale organizza attentati, assassinii di opponenti, stragi, istiga violente rivolte di piazza. Lo fa seguendo collaudati protocolli in stile libertario sudamericano, dove la massoneria “operativa” ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Quali centri di comando vengono utilizzate superlogge massoniche strutturate come cellule operative, dove solo il Maestro Venerabile è a conoscenza dei ruoli e degli elenchi di tutti gli affiliati (così da prendere efficaci contromisure nell’eventualità che la segretezza di un sottogruppo operativo venga “bruciata”). Ma la P2 era solo una delle strutture segrete filo-occidentali presenti nel territorio nazionale, esistevano anche unità speciali dei servizi segreti dotate di particolare autonomia, rispondendo direttamente al Ministro dell’Interno dal quale dipendevano organicamente (11). Inoltre, vi erano (e vi sono ancora) anche i meno permeabili servizi segreti militari dipendenti dal Ministero della Difesa. E soprattutto, in Italia, vi è da sempre un’altissima concentrazione di attività di servizi segreti stranieri di cui poco nulla sino a oggi è stato lasciato trapelare dai media nazionale, eccetto la connivenza di alcuni giornalisti con la rete spionistica del Blocco Sovietico.

Rilevante fu anche l’infiltrazione di movimenti politici estremistici di destra e di sinistra, al fine di spiarne e manipolarne le attività facendo cadere su di esse la colpa delle azioni criminali commesse ai danni della popolazione o di monumenti dello Stato (12). Infine, ma non meno importante, fu la costituzione o l’acquisizione di dossier concernenti la vita professionale e privata di personalità emergenti della società al fine di essere in grado di esercitare forti pressioni per indurle a non contrastare le attività dell’organizzazione o partecipare in connivenza attiva, oppure a eliminarle socialmente.

A partire dal 1964 si osserva l’intensificazione della competizione tra il potere del Blocco Occidentale e quello sovietico. È l’anno del “Piano Solo”, ovvero di un atipico tentativo di colpo di Stato militare italiano posto sotto la direzione del Gen. De Lorenzo, abortito a poche ore dalla sua attuazione. Lo schema operativo è simile a quello pienamente attuato in Grecia nel 1967 (“Dittatura dei Colonnelli”).

Il successo della propaganda ideologica comunista in ambito accademico e lo sviluppo di una editoria di Sinistra, favorisce una forte presa sulle masse portando in breve alle rivolte studentesche e operaie europee del 1967 e 1968. Il potere risponde con un periodo stragista e preparazioni di colpi di Stato organizzati dai servizi segreti, in pratica una guerra segreta e violenta fortemente caratterizzata da operazioni condotte su scala internazionale, dove hanno grande importanza le manipolazioni psicologiche di massa utilizzando i media come cassa di risonanza, nel gergo spionistico PsyOps (13). Tramite istituzioni massoniche coperte o strutture parastatali vengono infiltrati e finanziati movimenti politici estremisti sia di destra che di sinistra che nella seconda metà degli anni 1970 portano a una fase programmata di destabilizzazione terrorista attuata per determinare una reazione popolare democratica al fine di stabilizzare i partiti dell’arco costituzionale filoatlantico.

Vincenzo Tusa e la Loggia Massonica Propaganda 2

È il 1981, da cinque anni i giudici della Procura di Firenze stanno indagando sull’omicidio del magistrato Vittorio Occorsio, avvenuto mentre questi con grande coraggio e profondo senso civico, stava indagando su vicende che inaspettatamente conducevano a intrecci di connivenza tra massimi esponenti della politica, alti ufficiali delle forze dell’ordine, parte della massoneria italiana e i legami di questa con un gruppo extraparlamentare di destra e organizzazioni criminali. Il giudice Occorsio sarebbe stato quindi eliminato per avere iniziato a indagare all’interno delle cerchie del potere stegocratico italiano, attraverso le quali avrebbe potuto mettere in luce alcune inconfessabili attività condotte in Italia dal network Deep States soprannazionale.

Nel corso di una ispezione effettuata il 17 marzo 1981 dalla Guardia di Finanza avvenuta nella fabbrica “la Giole” di Castiglion Fibocchi (Arezzo), viene scoperta e sequestrata una ingente mole di documenti concernenti le attività del finanziere Licio Gelli nella sua qualità di Maestro Venerabile della “Regolare Loggia di Propaganda massonica 2”. Nei giorni seguenti, 18 e 19 marzo, alla verifica del contenuto dei documenti sequestrati si verbalizza anche la presenza di un elenco di iscritti alla Loggia, in gran parte personaggi di primo piano delle Istituzioni dello Stato.

La notizia filtra ai media che pongono subito l’accento sulla gravità delle azioni eversive dell’associazione, ponendo anche in evidenza la presenza nella lista di alcuni nomi eclatanti che rischiano gravi conseguenze disciplinari da parte delle Istituzioni di appartenenza, tra questi vi è Vincenzo Tusa che come altri in seguito dichiarerà di non avere mai aderito alla Loggia P2, salvando così il suo posto di soprintendente.  

Importanti informazioni al proposito provengono dai risultati della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P 2”, istituita dalla legge 527 del Settembre 1981, i cui lavori iniziarono nel dicembre 1981 e si conclusero nel Luglio 1983 (14). La presidenza fu affidata alla deputata democristiana Tina Anselmi che, ai sensi dell’art.3, nel procedere alle indagini e agli esami assumeva gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria; nello svolgimento dell’inchiesta non le si poteva opporre il segreto di Stato e il segreto di ufficio, potendo anche disporre il sequestro di documenti a esso relativi; inoltre “in nessun caso è opponibile il segreto bancario”.

L’art. 1 di detta legge stabiliva che il compito assegnato alla Commissione era di accertare: “l’origine, la natura, l’organizzazione e la consistenza dell’associazione massonica denominata Loggia P2, le finalità perseguite, le attività svolte, i mezzi impiegati per lo svolgimento di dette attività e per la penetrazione degli apparati pubblici e in quelli di interesse pubblico, gli eventuali collegamenti interni e internazionali, le influenze tentate o esercitate sullo svolgimento di funzioni pubbliche, di interesse pubblico e di attività comunque rilevanti per l’interesse della collettività, nonché le eventuali deviazioni dall’esercizio delle competenze istituzionali di organi dello Stato, di enti pubblici e di enti sottoposti al controllo dello Stato”.

A conclusione, la Anselmi inviò al Presidente del Senato, accompagnandola con una lettera, la relazione stesa di suo pugno sui lavori della Commissione, dove troviamo copia di molti documenti massonici recanti il nominativo del Tusa. Tra questi vi è una lettera di trasmissione, inviata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla Presidente della Commissione On. Anselmi, con la quale sono accompagnati gli atti, in seguito desegretati, comunicati dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, “relativi ai procedimenti disciplinari instaurati nei confronti di propri dipendenti per presunta appartenenza alla Loggia massonica P2”. Si tratta dei verbali compilati dalla Commissione disciplinare istituita il 5 gennaio 1983 per concludere l’esame degli atti relativi alla presunta appartenenza di quattro funzionari alla Loggia P2 “e formulare, per ciascuno di essi, i rispettivi giudizi e/o proposte”, il quarto della lista è Vincenza Tusa nella qualità di Soprintendente ai Beni Archeologici per le provincie di Trapani e Palermo per fatti accaduti quando questa Soprintendenza dipendeva da detto Ministero, ma in quegli anni essa era passata alle dipendenze della Regione Siciliana. Questo significava che l’eventuale punizione non era più impartibile dal Ministero ma dall’Assessore ai BB.CC.AA. di quella regione dotata di statuto autonomo, la Commissione disciplinare del Mibac (presieduto dal siciliano Francesco Sisinni nella qualità di direttore generale, a quel tempo considerato personaggio governativo di grande potere) poteva quindi inviare solo un consiglio al suo corrispondente in terra di Sicilia, Alberto Bombace (espressione di un uguale potere in Sicilia).

Nella sua relazione zeppa di “OMISSIS” persino in gran parte delle conclusioni (Senato della Repubblica, Disegni di Legge e Relazioni: documenti, 2 Giugno 1982, turno I/1, 36mo, “P2”), il Ministro per i BB.CC.AA. Vincenzo Scotti, rivela che dopo la pubblicazione degli elenchi scoperti alla “Giole”, il Ministro Biasini aveva provveduto “ad operare il riscontro dei nominativi con il ruolo dei dipendenti; si accertava così che sei funzionari vi risultavano compresi; gli stessi erano stati invitati a formulare le loro deduzioni in ordine alla presunta appartenenza all’associazione segreta. Tre degli interessati rispondevano asserendo la loro totale estraneità all’associazione né di aver mai saputo di esserci stati iscritti d’ufficio dalla Loggia del Grande Oriente cui appartenevano”, tra questi il Tusa.

Il ministro Scotti ritiene che non sia sufficiente a calmare le acque: “Ritenuto però da parte nostra che le dichiarazioni non erano idonee ad eliminare il sospetto della partecipazione all’associazione segreta abbiamo invitato la direzione generale del personale ad avviare il procedimento disciplinare. A seguito della contestazione formale degli addebiti, gli interessati hanno presentato le loro deduzioni ribadendo il precedente assunto, tuttavia noi abbiamo ritenuto utile trasmettere tutti gli atti che avevamo acquisiti alla procura della repubblica ed alla Presidenza del Consiglio, soprattutto per quanto attiene la situazione di Firenze. Nel frattempo abbiamo avviato una ispezione con ispettori interni del ministero nelle soprintendenze di …” e qui vediamo l’effetto del passaggio delle soprintendenze siciliane al controllo di quella regione, in quanto il Ministero non aveva alcun potere ispettivo su quelle siciliane. Mentre vengono trovati elementi sui dipendenti continentali, quello siciliano (Vincenzo Tusa) è cosa locale di fronte alla quale sembra svanire persino l’interesse o la capacità operativa della Commissione parlamentare P2: non si hanno notizie di eventuali ispezioni regionali e del loro esito…

Ci resta quanto inviato alla Anselmi dalla Commissione Disciplinare: “4) Vincenzo Tusa. Nel richiamare ai precedenti procedurali, richiamati per i casi…, si rammenta che, con nota 125 dell’11.1.82, la Direzione Generale del Personale contestava al Prof. Tusa la inclusione del proprio nominativo nelle pagine 20, 79, 248, 335, 340, 366 della prima relazione e nella pagina 25 della seconda relazione della più volte citata Commissione Parlamentare d’inchiesta. Con nota del 23.1.82 il suddetto presentava le proprie controdeduzioni, che venivano puntualmente confermate nella trattazione orale del 17.11 e 7.12.82 e con la presentazione di ulteriori documenti”.

Nella nota la Commissione Disciplinare ricorda a quali punizioni sarebbero andati incontro il Tusa e gli altri se avessero ammesso la loro appartenenza alla Loggia P2 o se questa fosse stata appurata dalle indagini , in quanto Posto che l’appartenenza alla P2 è perseguibile a norma di legge (si riferisce alla legge del 25.1.82, n. 17: norme di attuazione dell’art.13 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata P2, N.d.A.) e tenuto conto che ai sensi dell’art.6, ultimo comma, le sanzioni debbono essere commisurate al grado di corresponsabilità del dipendente nell’associazione, nonché alla posizione ricoperta nello ordinamento di appartenenza in relazione alle funzioni esercitate”. Per quanto riguarda un Soprintendente, che rappresenta il potere dello Stato nel territorio di competenza, quali ad esempio svolte in relazione alla salvaguardia del patrimonio archeologico, si è innanzi a una massima responsabilità. Ciò avviene in teoria, in quanto nella pratica è estremamente difficile per gli organi inquirenti potere trovare documentazione di questi crimini nell’ambito di rapporti che avvengono in condizioni di grande riservatezza, basate sulla parola. La Commissione ammette che anche innanzi a una situazione di certezza, per quanto concerne l’appartenenza alla P2 e di incertezza per quanto attiene alla posizione… assunta in tale Loggia e all’uso e ai benefici da essa derivanti, la Commissione ritiene di dover proporre, anche in attesa della pronuncia definitiva della Magistratura e degli altri organi inquirenti in materia, la sospensione dal servizio ai sensi dell’art…”. Ma nel caso del Soprintendente Tusa, come per gli altri dirigenti nazionali, la Commissione Disciplinare sembra avere a disposizione solo brevi e generiche informazioni pervenute da parte degli organi inquirenti, e quindi non può che giungere alla laconica conclusione che qui riportiamo:

Anche il nominativo del Soprintendente Vincenzo Tusa ricorre e più volte negli elenchi delle suddette Relazioni Parlamentari. Ed anche per il predetto, quindi, l’appartenenza alla P2 si desume solo da tali documenti. Il Tusa non solo nega di aver fatto parte di tale Loggia e di aver comunque conosciuto Gelli, ma dichiara anche di essersi trovato stranamente iscritto nella stessa massoneria, alle cui sedute non avrebbe mai partecipato. D’altra parte la completa estraneità a tale associazione dovrebbe, secondo l’interessato, trovare fondamento nel proprio convincimento ideologico. La commissione, come per i casi precedenti, non potendo pervenire a situazione di certezza, propone l’assegnazione del suddetto a compiti di studio, anziché operativi, pur non ignorando la posizione particolare dello stesso, quale comandato presso la regione Siciliana, per l’esercizio di funzioni di competenza esclusiva di detta Regione” (15).

Tuttavia, nelle migliaia di documenti prodotti dalla Commissione P2 è stato possibile trovare le dichiarazioni rese dal Tusa rese al Giudice Istruttore del Tribunale di Roma, Francesco Misiani, in data 17 novembre 1981 relative alla raccolta di informazioni circa la sua presunta affiliazione alla Loggia P2. È interessante notare che l’interrogatorio non avviene a Roma, ma presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo dove il giudice romano gli riserva la cortesia di recarsi per interrogarlo (!). Inoltre, a differenza degli altri personaggi ascoltati dai giudici, Tusa è sottoposto a un “Processo Verbale di esame di testimonio senza giuramento” (un altro fatto incomprensibile, considerando la delicatezza della vicenda e il ruolo del Tusa, che ricorda il trattamento riservato a elementi sotto copertura) e sottoscrive quanto qui riportato nella sua evidente incongruità procedurale:

Nei primi anni del ’70, dietro invito del mio amico dott. Giacomo Giustolisi di Marsala, aderii al Grande Oriente d’Italia, presentando semplicemente una domanda; anzi non ricordo neanche se presentai una domanda e non si trattò, piuttosto di una dichiarazione orale. Mi recai una sola volta a palazzo Giustiniani a Roma, ma non tenni mai alcuna cerimonia di iniziazione. Non ho mai aderito alla P.2.  A cavallo tra gli anni ’77-78 ricevetti alcune lettere da parte di Licio Gelli con le quali mi si invitava ad aderire alla sua organizzazione: a quanto ricordo non si parlava di P.2. Veniva invece sottolineato che dall’iscrizione si potevano trarre grandi vantaggi. Non risposi a nessuna delle lettere. Fino a qualche anno fa ho pagato regolarmente le quote associative al grande Oriente d’Italia. Non ho mai pagato quote associative a Licio Gelli. Dal 1975 al 1980 sono stato consigliere provinciale della Provincia di Palermo, eletto come indipendente nella lista del P.C.I.” (16).

Bisogna tenere in mente che in quel periodo la quasi totalità delle decisioni più importanti in materia di istituzioni e di economia siciliana sono state discusse e mediate nelle logge massoniche coperte siciliane e in talune nazionali. E a proposito di Tusa e altri presenti nella lista “Gruppo 1, Bellassai” degli affiliati siciliani, bisogna ricordare che Bellassai era il capogruppo della P2 in Sicilia, funzionario della Presidenza della Regione siciliana e aderente alla loggia massonica “I Normanni di Sicilia”, con sede ufficiale a Monreale. Questa loggia operò a Palermo almeno dagli anni 1950 sino al 13 novembre 1979, caratterizzata da massima segretezza e con affiliati di alto livello istituzionale, al punto che gli affiliati non si incontravano e si conoscevano solo attraverso pseudomini.

La “Regolare Loggia Propaganda Massonica 2”, antecedente a quella ricostituita nel 1975 e affidata a Licio Gelli, era una struttura segreta della Prima Repubblica che nel nome celebrava l’originale “Loggia Propaganda Massonica”, d’ispirazione anglosassone, costituita a Torino nel diciannovesimo secolo, subito dopo L’Unità d’Italia, della quale facevano parte personalità di rilievo del Regno. Sciolta durante il Ventennio fascista, non è noto quando fu effettivamente operativa una “Regolare Loggia Propaganda Massonica 2”(nel corso degli anni 1960 o sin dai primi anni del Dopoguerra?). Si ha certezza che operò nell’Italia Repubblicana all’interno del Grande Oriente d’Italia sino al 31 dicembre 1974 e che il suo governo era stato svolto sin dal 1970 dal nuovo Gran Maestro del GOI, Salvini, dal 1971 affiancato dal Gelli con la funzione di Segretario Organizzativo. Probabilmente a quel tempo la loggia svolgeva funzioni primarie inerenti alle strategie del sistema NATO finalizzate al contrasto delle attività sul suolo nazionale operate da elementi collegati o appartenenti a servizi segreti del Blocco Sovietico (17). Ad essa si presume fossero collegati gruppi operativi che svolgevano anche funzioni di spionaggio di personaggi di spicco della Sinistra italiana e attività di manipolazione mentale di massa finalizzate a indurre in Italia un orientamento sociopolitico filo-occidentale, eseguite anche nell’ambito della tristemente nota “strategia della tensione” mediante sanguinosi attentati terroristici, violenze di piazza, rapimenti effettuati con l’ausilio di bande criminali, e attività di discredito di intellettuali avversi al blocco occidentale. Questa loggia aveva anche un ruolo in operazioni bancarie poco chiare, aventi come epicentro europeo l’IOR, la Banca dello Stato Vaticano e contatti con gruppi di potere militare di Paesi dell’America Latina.

Stando agli elenchi venuti in possesso dei giudici nel 1981, Vincenzo Tusa aveva ottenuto l’affiliazione al Grande Oriente d’Italia sin dal lontano Giugno 1970, al tempo in cui la carica di Maestro Venerabile della “Loggia P 2” era coperta direttamente dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, essendo stata questa struttura logistica di massima segretezza creata all’interno di quella “famiglia” riconosciuta dalla massoneria anglo-sassone (18).

È inquietante quanto emerse dagli atti della Commissione parlamentare, appositamente istituita e presieduta dall’On. Tina Anselmi agli inizi degli anni 1980, allo scopo di fare chiarezza sulle attività svolte dalla massoneria italiana. Nella prima metà degli anni 1970 la Regolare Loggia Propaganda Massonica 2 non appariva affatto regolare in quanto “era caratterizzata da riservatezza, nel senso che i partecipanti non si conoscevano l’un l’altro e dal fatto che erano esclusi i lavori rituali” (19)La Loggia aveva sede a Roma nella nota via dei Condotti, coperta dalla denominazione “Centro studi storia contemporanea”, il cui statuto era registrato presso il Tribunale di quella città. Non essendo sede di “lavori massonici regolari”, non risulta affatto chiaro quale fosse il senso della presenza di circa 550 affiliati e quali attività questi potessero svolgere. Tutto ciò che si conosce è che la funzione di Maestro Venerabile era svolta da Lino Salvini avvalendosi del finanziere Licio Gelli quale Segretario Organizzativo. La Loggia venne sciolta dal Salvini nel Dicembre 1974, con effetto dal Gennaio 1975, e fu ricostituita il 9 Maggio dello stesso anno ma con formalità regolare e vi si iniziarono a svolgere i riti massonici comuni a tutte le altre logge regolari, allentandosi notevolmente le precedenti condizioni di riservatezza. Maestro Venerabile della ricostituita Loggia venne eletto Licio Gelli.

Secondo il Gran Maestro Salvini, dei circa 550 soci originali solo 62 aderirono alla nuova loggia P2, divenendo affiliati “all’orecchio” (ovvero sotto copertura, segreti) a disposizione del M.V. Gelli. 

In seguito, interrogato dai giudici di Firenze, Salvini rivelò che era riuscito a chiudere la loggia solo alla fine del 1974 in quanto, pur essendo al vertice del Grande Oriente d’Italia sino a quell’anno non aveva avuto sufficiente potere per attuare questa sua volontà. La dichiarazione, se veritiera, rende chiaro che fino al dicembre 1974, ovvero precedente alla nomina di Gelli (che tuttavia sin dal 1971 affiancò il Gran Maestro Salvini in qualità di Segretario Organizzativo della Loggia), all’interno della Loggia P2 vi erano personaggi di grande potere contro i quali nemmeno il vertice della famiglia massonica riusciva a imporsi (20). Una situazione eclatante che non è mai stata approfondita, essendo scomparsi gli elenchi originali degli iscritti alla P2 relativi al periodo antecedente al gennaio 1975.

Tutto ciò sembra indicare che la Loggia P2 ricostituita nel 1975, così come appare dagli elenchi trovati nel corso di una delle perquisizioni nelle proprietà immobiliari del M.V. Gelli nei pressi di Arezzo, avesse la funzione di cancellare ogni traccia della memoria di decine di alte cariche dello Stato e di centinaia di personaggi di alto profilo sciale presenti nella precedente in quanto dovevano restare segrete. Nominativi sospettati e mai identificati con certezza, forse pronti a accettare una risoluzione militare per imporre un regime totalitario in chiave anti comunista. Essi probabilmente rivelavano la presenza di un coinvolgimento di gran parte dell’intero assetto governativo e filogovernativo nazionale. Così come forse programmato per depistare, sarà quindi solo su quell’elenco di Gelli che si concentreranno le indagini condotte nei primi anni 1980 sotto il controllo della Commissione P2.  

Suscita ancora oggi costernazione leggere i quotidiani nazionali di quel lontano 1981, che rivelavano la presenza del nome di Vincenzo Tusa negli elenchi della Loggia P2, e nel Grande Oriente d’Italia dove avrebbe militato non meno di undici anni. In molti a quel tempo si chiesero quali funzioni avesse svolto Tusa nella qualità di massone affiliato tra la segreta cerchia di nominativi a disposizione del M.V. Gelli, non soltanto in qualità di soprintendente, ma anche quale dirigente del Rotary e attivista filocomunista.

Quel periodo è ormai lontano e oggi Vincenzo Tusa è ricordato soltanto come uno dei più grandi archeologi siciliani, membro dell’Accademia dei Lincei nella classe “Scienze Morali” per la categoria Archeologia, nonché Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, gli sono stati dedicati convegni archeologici commemorativi e intitolato il Parco Regionale delle Cave di Cusa.

In definitiva è divenuto uno dei personaggi più importanti del pantheon accademico e amministrativo regionale, funzionale alla esaltazione dei valori dell’identità siciliana e del perpetuarsi della stegocrazia locale, della quale non fece parte, ma aveva salito molti gradini e gettato le basi affinché i suoi discendenti avrebbero potuto accedervi se suo figlio avesse ben giocato la sua eredità.

Ma restiamo negli anni 1970, e chiediamoci quale sia l’anello di connessione tra Rotary, Massoneria “operativa”, e l’attuale disastrosa situazione politica siciliana nella quale Sebastiano Tusa stava iniziando a imporsi per proiettarsi a livello nazionale, giungendo a morire “in azione” con il grado di Assessore regionale per i Beni culturali siciliani

(segue in Parte III)

Note

(1) – Tano Gullo, in “la Repubblica”, 6 marzo 2009, “L’addio a Vincenzo Tusa decano degli archeologi”.

(2) – in Atti della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2, in www.fontitaliarepubblicana.it/documents/244-09-leg-doc-xxiii-n-2-4quater-2-tomo-1-ocr.html#search/p/vincenzotusa

(3) –per questa ipotesi di piramide del potere si consulti l’importante saggio dello storico Virgilio Ilari, 1994, Storia militare della prima Repubblica, 1943-1993, pag. 510.

(4) – in quegli anni il Rotary Club è usato dal fascismo come canale di comunicazione soprattutto per propagandare la propria opera. Ne sono testimoni i numerosi articoli pubblicati sulla rivista “Il Carroccio” edita a New York in lingua italiana e inglese sino al 1937. In copertina mostrava, come simbolo posto a protezione della libertà italiana, la figura leggendaria di Alberto da Giussano. È non poco inquietante notare la corrispondenza con la Lega Nord il partito politico di Destra recentemente giunto al potere in Italia, storicamente noto come il Carroccio.

(5) – la vita avventurosa di George Robert Gayre è pressoché ignota alla maggior parte dei Siciliani, anche se persino il suo breve periodo trascorso nell’Isola nel corso del Secondo Conflitto Mondiale meriterebbe un interesse cinematografico. Nato a  Dublino da padre scozzese nel 1907, agli inizi degli anni 1930 si laurea all’Università di Edimburgo e continua i suoi studi di antropologia fisica in un esclusivo college di Oxford. Ancora negli anni 1970 amava definirsi uno “strasserist”, ovvero un seguace di quella corrente radicale nazionalsocialista Hitler dei fratelli Gregor (ucciso nel 1934) e Otto Strasser, che cercò di opporsi alle teorie di Adolf Hitler. L’opera di Otto, trasferitorsi in Canada, fu fondamentale nella diffusione della visione del movimento neo-nazista nei Paesi di lingua anglo-sassone.

Lo strasserismo è una ideologia radicale populista quale partito dei lavoratori, anti-capitalista, e solo in quanto tale ostile agli ebrei (quindi non su basi razziali, culturali e religiose come nel nazismo hitleriano, ritenuto un traditore delle idee nazionalsocialiste). Vicino alle teorie fasciste dell’ultranazionalismo palingenetico dell’inglese Roger Griffin, persegue l’autoritarismo nazionalista, la via del potere rivoluzionario delle masse che attraverso la forza evocativa del mito conquistano la rinascita nazionale. Alla decadenza gerontocratica esso oppone un orizzonte mitologico basato sui valori  della giovinezza, dell’eroismo, della grandezza nazionale, stabilendo ordine e salute, lottando l’anarchia e il capitalismo che sfrutta i lavoratori, creando così un nuovo futuro.

Bisogna ammetterlo: esiste chiara evidenza che fascisti non mussoliniani e nazisti non hitleriani, ovvero espressione di un preciso disegno di rifondazione in chiave alternativa di ideali nazionalsocialisti, furono chiamati a governare le aree occupate dalle truppe alleate in Italia e Germania dal 1943 al 1945. Furono loro che selezionarono le nuove classi dirigenti di queste nazioni, continuando a controllarle per decenni con pesanti e costanti attività di manipolazioni psicologiche di massa e all’occorrenza intervenendo con delitti sanguinosi.

Nel 1939, agli inizi del secondo conflitto mondiale, Gayre viene inviato in Francia con il grado di tenente colonnello della Royal Artillery e dopo varie missioni lo ritroviamo nel 1943 a Palermo come Consigliere educativo delle forze alleate di occupazione in Italia (AMGOT).

Quando agli inizi del 1944 l’AMG lascia la Sicilia, Gayre si sposta a Napoli presso la Commissione di Controllo Alleata per l’Italia ove ricopre l’incarico di Direttore per l’Educazione sino al 1945; quindi passa al Comando Generale delle Forze Alleate a Berlino, dove dirige l’Unità di Pianificazione educativa e religiosa della Germania distinguendosi  per l’attività tesa a aumentarne l’omogeneità razziale, che si propone di far divenire la Germania considerevolmente più nordica seguendo in questo le teorie dell’antropologo nazista Hans Günther pubblicate nel 1939. Dopo la guerra dedica molto tempo in India, dove ebbe un importante ruolo nella fondazione dell’Istituto Italo-Indiano e ricoprì la carica di professore di antropologia fisica all’Università di Saugor dove continua le ricerche antropologiche sulla civiltà indoeuropea, già al centro dell’interesse delle élite naziste sulle origini dell’esoterismo ariano.

In qualità di affermato antropologo è tra i fondatori della Mankind Quaterly, una prestigiosa rivista di antropologia molto diffusa a livello internazionale, anche se da alcuni considerata la “pietra di fondazione del razzismo scientifico” o “la rivista dei suprematisti bianchi”. In Sud Africa, negli anni 1960 si occupò tra l’altro delle origini dello Zimbabwe, ove in una monografia pubblicata nel 1970 ipotizzò origini semitiche del popolo Lemba che suscitarono ilarità negli studiosi. Tuttavia, la tesi è stata recentemente accreditata da nuove ricerche statunitensi (2012).

Nel 1964 contribuisce al Journal of Racial Affairs una rivista che supporta il suprematismo bianco, edita dal South African Bureau of Racial Affairs. Nel 1968 in Gran Bretagna è chiamato in qualità di scienziato a difendere dall’accusa di infondato razzismo cinque componenti della Racial Preservation Society, legato al Fronte Nazionale, una formazione politica fascista britannica. La tesi sostenuta da Gayre della inferiorità della razza nera è accettata dalla Corte e gli imputati assolti. Morì nel 1996 all’età di 89 anni.

La Sicilia gli deve la scoperta delle qualità politiche di Gaetano Martino e gli appoggi istituzionali e logistici che senza dubbio permisero a questi di divenire, in seguito, il Presidente dell’Unione Europea. Non è dato di sapere se i personaggi messinesi che in quegli anni andranno a insediarsi in diversi ruoli-chiave della Nomenklatura tecnocratica italiana, facessero parte o fossero in qualche modo legati a quel gruppo iniziale di siciliani legati alla organizzazione “atlantica” anti-comunista allestito dal Gayre.

(6) – È interessante e certamente non casuale il fatto che Gaetano Martino, nel periodo a cavallo tra il 1947 e i primi anni 1950, riesca a diventare deputato parlamentare eletto in Sicilia nelle liste liberali siciliane dalla prima alla quarta legislatura, ministro degli Affari esteri dal 1954 al 1957. Una carriera tecnocratica e politica impressionante:  è considerato uno dei padri dell’Europa Unita, al punto che nel 1956 fu presidente del comitato della NATO autore del rapporto sui compiti dell’Alleanza Atlantica nella sfera civile; nel 1960 e 1961 è a capo della delegazione italiana all’Assemblea Generale dell’ONU a New York; quindi Presidente del Parlamento europeo dal 1962 al 1964 e contemporaneamente presidente del Partito Liberale Italiano dal 1962 al 1967, anno della sua morte.

(7) – Nel corso della convocazione a Roma, il direttore generale lo mise al corrente di informazioni riservate su Selinunte pervenutegli da ambienti investigativi, inerenti a vendite illegali, ovvero di “aste” clandestine che si sarebbero tenute innanzi all’accesso di tombe escavate ma non ancora violate, alle quali avrebbero partecipato importanti antiquari europei. Le notizie confermavano le voci che a quel tempo circolavano nell’ambiente antiquario europeo occidentale di quegli anni. Vincenzo Tusa rispose che aveva impiegato i tombaroli per dare loro un lavoro onesto, fermando così il fenomeno degli scavi abusivi e che nessuna informazione gli fosse mai pervenuta al proposito di del presunto svolgimento di vendite di reperti archeologici nell’area di scavo. 

Nel 1997, in occasione del primo convegno di Preistoria e Protostoria siciliana tenuto a Corleone (“per combattere con la cultura le attività mafiose”, fu detto dal sindaco anni dopo inquisito per illeciti) ebbi modo di avere una lunga conversazione con Vincenzo Tusa che al proposito delle aste mi rispose che solo in seguito apprese che, effettivamente, vi erano state delle vendite che avevano interessato “soltanto alcune decine di tombe” delle migliaia presenti nell’area (molte delle quali saccheggiate sin dall’antichità, dapprima alla ricerca di preziosi e più recentemente per le pregevoli ceramiche), ma che il problema non ebbe in seguito a ripetersi, essendosi spostato in siti dell’Agrigentino dove egli non aveva competenza giuridica. Tuttavia, è noto che una attiva spoliazione di beni archeologici del territorio Trapanese, tra i quali quello Selinuntino, durò sino alla fine degli anni 1980. Alla domanda se avesse identificato, licenziato e deferiti all’autorità giudiziaria gli operai infedeli, gli intermediari e gli antiquari coinvolti Tusa mi rispose che non aveva prove sufficienti per intraprendere simili azioni.

(8) – ovvero fatta eccezione di quell’atteggiamento manipolatorio di falsa reazione democratica attuata dal potere “visibile”, organizzata con un carosello di parole e nessuna azione effettivamente capace di contrastare i programmi del potere stegocratico. Esso fu spesso messo in atto tramite politici e tecnocrati siciliani, grazie anche alla complicità dei media di regime, al punto da divenire una prassi oggi praticata a livelli inquietanti.

(9) – la notizia è riportata in Wikipedia alla voce “Sacco di Palermo”, tratta da un articolo pubblicato nel 1962 e rinvenuto sul sito “Il Viandante.it” all’indirizzo: https://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201960/Mafia%201962.php

(10) – è come applicare in piccolo la tattica delle lobbies multinazionali che finanziano e appoggiano tutti i partiti politici, cosicché chiunque giunga al governo possa essere utile ai loro progetti.

(11) – alcune di queste organizzazioni, costituite all’indomani della proclamazione della Repubblica Italiana furono affidate a personaggi “protetti”, divenuti politici italiani molto influenti della fazione “centrista” governativa. A Francesco Cossiga sarebbe stata affidata la “Gladio”, una organizzazione ausiliaria paramilitare con funzione anti-comunista, e a Giorgio Andreotti (dichiarazione rilasciata dal Gelli in una intervista pubblicata il 15 febbraio 2015 dal settimanale “Oggi”, edito in Roma) una controversa unità dei servizi segreti italiani denominata “Anello” i cui agenti erano forniti di una speciale tessera del Ministero dell’Interno. La struttura di Andreotti sarebbe stata la più importante, in quanto avrebbe avuto stretti contatti con lo Stato Vaticano, che a quel tempo possedeva una delle migliori reti spionistiche operanti a livello internazionale (i sacerdoti apprendevano notizie riservate durante la confessione), e in quanto proprietario di un istituto bancario, lo IOR, che nel tempo era giunto ad agire al di fuori di ogni controllo in stretto rapporto con le maggiori organizzazioni criminali di quel periodo. Difatti, sembra che l’importanza dello IOR risiedesse nel garantire la massima segretezza dei conti bancari e la protezione dei notevoli movimenti di denaro operati dalle Entità costituenti il potere stegocratico del Blocco Occidentale.  

(12) – L’Italia divenne uno dei territori dove si combatté una guerra segreta tra le superpotenze di quel periodo storico, coinvolgendo agenzie di spionaggio civili e militari, bande criminali e gruppi terroristici come entità visibili, ma anche quelle invisibili costituite dai vertici delle cinque entità componenti il Deep State nazionale (comprendenti personaggi rappresentanti gli interessi di: Massoneria, Istituzioni del Vaticano, Istituzioni dello Stato Italiano, mafia e ‘ndrangheta). Una triste situazione che venne riassunta in termini giornalistici quale parte di una “Strategia della Tensione”, ideata nell’ambito della “Guerra Fredda” che oppose gli Statunitensi e i loro Alleati ai Paesi del Blocco Sovietico.  

L’uso mediatico della  denominazione “Strategia della Tensione”, originariamente in lingua Inglese, è attribuito al giornalista Leslie Finer, che in tre articoli editi il 7, il 12 e il 20 dicembre del 1969 dal quotidiano londinese “The Observer”, svelò lo svolgimento in corso di un piano segreto sanguinario che intendeva instaurare anche in Italia un regime simile a quello eseguito in Grecia nel 1967. Si tratterebbe quindi di una strategia politico-militare ideata negli Stati Uniti e basata sulla destabilizzazione della società mediante il finanziamento di atti terroristici, infiltrando gruppi politici estremistici di destra e di sinistra per indurre nella popolazione una reazione stabilizzante in termini “centristi” il sistema politico parlamentare. I punti-chiave di questa operazione erano: legittimare la presa di potere di un regime autoritario; emarginare i partiti della Sinistra ponendo fuorilegge i comunisti; istituire elezioni popolari al fine di determinare un governo presidenziale “centrista” filo-conservatore.

La frase “destabilizzare per stabilizzare” è presente in un “Field Manual”, diffuso in ambienti CIA, contenuto in una valigetta sequestrata al Maestro Venerabile Licio Gelli (in Mario Guarino, Fedora Raugei, 2006, Gli anni del disonore, Ed.Dedalo, pag. 416).

(13) – si legga al proposito la monografia di Solange Manfredi, Psyops, 2014.

(14) – Dalla informativa inviata in data 26 Maggio 1981 dal Capo della Polizia, Direzione generale della Pubblica Sicurezza, al Ministro dell’Interno in risposta alla nota ministeriale Nr.224/16601/II – 842/R.

La nota contiene un documento declassificato dall’Ufficio Centrale della Direzione Generale Operazioni Speciali. Si tratta di una copia fotostatica formata da 339 pagine, nelle quali vi sono diversi “omissis” (parti secretate) inviate in data 21 Maggio 1981 dalla Questura di Firenze ove vi è anche copia del secondo volume delle indagini  sull’omicidio del giudice Occorsio pag. 1-236, ove compaiono anche importanti dichiarazioni rilasciate nel corso dell’interrogatorio da Salvini e Gelli.

In questi ultimi mesi, la magistratura italiana sta iniziando a focalizzare come in quegli anni, sia in Sicilia che in Calabria, fosse esistita una formazione del network Deep State costituita da elementi dei servizi segreti, della massoneria (anche trame in cui era coinvolta la Loggia P2), alti dirigenti statali e regionali, e da elementi importanti della Mafia e della ‘Ndrangheta.

Al proposito leggasi l’articolo di Antonio Mazzeo, pubblicato su “Stampa Libera”, 21 febbraio 2019, Le rivelazioni del pentito Virgilio. La massomafia dello Stretto: il Ponte, il Ponte di Gioia Tauro e gli esami facili nell’Ateneo di Messina.  www.stampalibera.it/2019/02/21/le-rivelazioni-del-pentito-virgilio-la-massomafia-dello-stretto-il-ponte-sullo-stretto-il-porto-di-gioia-tauro-e-gli-esami-facili-nellateneo-di-messina/

Per l’omicidio Occorsio, leggasi la recente analisi dello storico Mirco Dondi, 10 luglio 2016, “Ucciso 40 anni fa il magistrato Vittorio Occorso: una vita spezzata, un’indagine interrotta”  https://ilfattoquotidiano.it/2016/07/10/ucciso-40-anni-fa-il-magistrato-vittorio-occorsio-una-vita-spezzata-unindagine-interrotta/2894230/

(15) – Atti della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2, in www.fontitaliarepubblicana.it/documents/244-09-leg-doc-xxiii-n-2-4quater-2-tomo-1-ocr.html#search/p/vincenzotusa

Il nominativo e interessanti informazioni ricorrono anche negli altri nove tomi degli atti di questa Commissione Parlamentare. In particolare, i risultati dell’attività ispettiva istituita dal Ministro per i Beni Culturali, Vincenzo Scotti, che pur non potendo incidere sulle decisioni della Regione Sicilia alla quale dal 1979 apparteneva il Soprintendente Tusa, consigliò di sospenderlo da tutte le attività operative eccetto quelle di studio. Una punizione che senz’altro sarebbe stata formalizzata se fosse stato ancora dipendente statale. Tuttavia, Tusa fu collocato in pensione poco tempo dopo, il 31 dicembre 1985, avendo raggiunto i limiti di età a quel tempo previsti dalla legge. Come raccomandato dalla Commissione ministeriale, non ebbe più ruoli dirigenziali burocratici e continuò soltanto la sua attività di studio nella qualità di docente universitario.

(16) – in “Informativa inviata in data 26 Maggio 1981 dal Capo della Polizia…”, doc.cit. in nota 14.

(17) – in “I Siciliani”, Catania, riferimenti negli articoli pubblicati dal marzo 1981 sino al 1985.

(18) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, op. cit. (Commissione P2), si rimanda alla nota 15.

(19) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, op. cit. (Commissione P2), Dichiarazioni verbalizzate del Maestro Venerabile Licio Gelli rese innanzi ai giudici del Tribunale di Firenze in data 14-03-1976 nell’ambito delle indagini pertinenti all’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, il quale stava indagando su presunti collegamenti della Loggia P2 con il gruppo criminale definito “anonima sequestri”.

In Andrea Cinquegrani, 02/02/2019, Le rivelazioni del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo/Massoneria, ecco tutte le connection.  www.maurizioblondet.it/le-rivelazioni-del-gran-maestro-giuliano-di-bernardo-massoneria-ecco-tutte-le-connection/

(20) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, Atti della Commissione Parlamentare…op. cit. Dichiarazioni rilasciate dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, ai giudici di Firenze in data 14-03-1976 nell’ambito delle indagini pertinenti all’omicidio del giudice Vittorio Occorsio.

 

 

 

Archaeological Centre-Villari Archive: pubblicazioni scientifiche

In questa sezione è presentata una selezione di pubblicazioni scientifiche di Pietro Villari (monografie, articoli editi da riviste speciali...