Pubblicato on-line il 16 Maggio 2019 (http://www.thereportersblog.com, sito non piu' disponibile) e trasferito in questo blog il 19 giugno 2020 (https://thereporterscorner.com/2019/05/la-tecnocrazia-e-il-sistema-di-potere.https
Autore: Pietro Villari, archeologo e naturalista. 2019. Tutti i diritti riservati.
La mattina del 9 marzo 2019 un Boeing 737 Max 8 della
Ethiopian Airlaines si schianta a poche decine di chilometri da Addis Abeba,
dalla quale era partito con destinazione Nairobi, la capitale del Kenya. Un
incidente aereo che deve avere causato un acuto stato di terrore nei
disgraziati passeggeri, durato poco meno di una decina di minuti, gli ultimi ma
interminabili delle loro vite, trascorsi in un su e giù come nella peggiore
giostra della Storia, precipitando più volte in picchiata per migliaia di metri
e poi riprendendo quota. Il tragico epilogo giunge con l’impatto al suolo alla
velocità di quasi mille chilometri orari, formando un cratere profondo dieci
metri e largo venti nel quale l’aereo e i passeggeri si disintegrano.
La notizia è subito comunicata dalle locali autorità e
rilanciata dai media internazionali. Viene immediatamente scartata la pista
terroristica quale causa del disastro e considerato un problema tecnico
relativo a un software del computer di bordo, come accaduto in un precedente
incidente con lo stesso tipo di aereo. E a un problema del computer, un “bug
informatico” viene oggi attribuita la mancata corretta attivazione del
protocollo di sicurezza che poteva impedire il diffondersi dell’incendio che
alcuni giorni fa ha devastato la cattedrale di Notre Dame, a Parigi.
A distanza di un mese non è ancora ben chiaro cosa sia
realmente accaduto al volo Addis Abeba – Nairobi, ma sappiamo sin dallo stesso
giorno che a bordo vi era un consistente numero di appartenenti a varie
nazionalità europee, di dirigenti e impiegati di organizzazioni che operano nel
settore degli aiuti umanitari in varie nazioni dell’Africa subsahariana.
Tra le vittime vi è anche l’assessore regionale ai
Beni Culturali della Regione Sicilia, Sebastiano Tusa e personaggi di notevole
rilievo tecnocratico, in particolare quattro funzionari che viaggiavano con
passaporto O.N.U. dei quali non sono state fornite ulteriori informazioni.
Adesso nella lontana isola di Sicilia, posta al centro
del Mediterraneo e zeppa di importanti basi militari dei “Crociati” del Blocco
Occidentale, l’establishment regionale attende il rientro di quel
che eventualmente sarà recuperabile della salma di Sebastiano Tusa, per poterlo
commemorare. È attraverso la morte delle sue creature che il sistema di potere
piramidale siciliano celebra sé stesso e si rigenera.
Ma cosa aveva spinto
quell’assessore siciliano a recarsi in missione nel Corno d’Africa? Per tentare
di comprenderlo bisogna tornare al passato, esumando le cronache del periodo
tra gli anni 1940 e gli anni 1980, e da questi risalire sino ai tragici eventi
attuali.
Alto dirigente della Regione Siciliana e docente
universitario, Sebastiano Tusa aveva seguito le orme del padre, Vincenzo, al
quale era legato da reciproco profondo affetto e ammirazione. Al punto che, per
comprendere certe amicizie e inimicizie che lo accompagneranno tutta la vita, è
necessario conoscere quelle del padre avendone seguito l’indirizzo
professionale accademico-burocratico-politico.
——
1944: la rinascita del Rotary
siciliano
Nel suo appassionato “coccodrillo”, termine
giornalistico per indicare un articolo scritto in seguito alla morte di un
personaggio di rilievo della società, Tano Gullo scrive di Vincenzo Tusa: “La
sua statura di studioso e di difensore della bella Sicilia non viene nemmeno
scalfita dalla sua affiliazione alla loggia massonica P2. Per chi lo ha visto
per anni impegnato a fronteggiare il malaffare, è un peccato ascrivibile
all’ingenuità” (1). Tentare di far passare per
sempliciotti ingenui migliaia di piduisti non è utile alla conoscenza della
Storia contemporanea e non rende giustizia alla mente, raffinatissima,
del commemorato.
In uno degli elenchi degli affiliati alla loggia P2 il
Maestro Venerabile Licio Gelli annota, accanto al nominativo: “(Palermo); archeologo; dirigente
Rotary Palermo” (2), specificando così che il Tusa è
persona utile soprattutto in quanto da molti anni inserito nel vertice della
“Massoneria Bianca” siciliana. Conoscere le vicende del Rotary siciliano nei
primi decenni a decorrere dal 1943, è tra i fondamentali per comprendere la
storia contemporanea dell’Isola e le condizioni che hanno favorito l’emergere
di personaggi della locale fascia di sottopotere politico, tecnocratico e
imprenditoriale.
È il 10 luglio 1943, le truppe Alleate sbarcano in
Sicilia e distruggono con impressionante violenza ogni resistenza
nazi-fascista. Dopo poco più di un mese, il 17 agosto, l’isola è ben presto
interamente occupata anche grazie all’importante collaborazione fornita dal
potere stegocratico locale, con il quale il regime fascista non aveva avuto
forza sufficiente per scontrarsi, pagandone adesso le conseguenze. Nel corso
della veloce invasione il potere di controllo del territorio viene
affidato all’Amministrazione militare Alleata dei territori occupati (AMGOT).
Essa ha il totale controllo su ogni aspetto della vita amministrativa,
economica e politica al punto da imporre una propria cartamoneta, vietare tutte
le attività politiche di piazza, deporre i funzionari dell’apparato statale e
sostituirli con personaggi consigliati dai servizi segreti militari
Alleati. Anche se l’Amministrazione Alleata dura soltanto sette mesi,
sino all’11 febbraio 1944, la Sicilia continua a essere tenuta sotto
osservazione per alcuni anni ancora dalla Commissione Alleata di Controllo,
“vigilando” questa sul referendum che abolirà la monarchia, sull’insediamento
della Repubblica e sulle prime votazioni del Parlamento italiano.
L’AMGOT ha anche l’incarico di svolgere attività di
pianificazione educativa, ovvero di manipolazione psicologica di massa al fine
di demonizzare l’ideologia totalitaria e esaltare il sistema liberale
anglosassone, instaurando così un governo-fantoccio seguendo gli accordi
geopolitici pattuiti a Yalta tra le quattro potenze vincitrici del secondo
conflitto mondiale.
La Sicilia, come altre aree dell’Italia e della
Germania, resterà occupata militarmente sino ad oggi, ospitando basi militari
in progressiva espansione e sedi di un allarmante proliferare di armamenti di
massima pericolosità. Affinché tutto questo riuscisse attuabile senza suscitare
allarmismi e ostilità nella popolazione, fu stato necessario creare una casta
stegocratica autoctona dotata di massima protezione, che governi per
l’occupante senza che questo appaia mai nelle attività governative.
Entra quindi in gioco una tipica invenzione
statunitense, il “Club Service” per eccellenza, il Rotary.
L’idea era già stata applicata negli anni 1920 quando il pericolo di
allargamento a macchia d’olio della rivoluzione comunista rischiava di
investire l’Occidente. I circoli massonici anglosassoni decisero di intervenire
rinforzando la loro presenza sul territorio costituendo una “massoneria
bianca”, ovvero un associazionismo professionale quale base della loro piramide
del potere, sul quale poggiano la massoneria ordinaria e la “massoneria nera”,
termine col quale si definisce il vertice segreto (“coperto”) (3).
La prima sede italiana del Rotary viene aperta a
Milano nel novembre del 1923, espandendosi quindi negli anni seguenti nelle
maggiori città italiane. Nel 1924 una sede è aperta a Palermo. Agli inizi del
1928 il re d’Italia, Vittorio Emanuele III accetterà la carica di governatore
onorario, nel 1929 la carica di Presidente viene assegnata a un esponente
fascista gradito a Mussolini, Capo del Governo italiano. Il partito nazionale
fascista viene appoggiato dal capitalismo anglo-sassone e si espande anche quale
un modello politico ben accetto negli Stati Uniti. Nella seconda metà degli
anni 1930, il nascente nazionalsocialismo statunitense sovvenzionato dalla
Germania inizia a entrare in collisione con il locale potente gruppo
giudaico-massonico che munito di grandi capitali finanzia e finisce per
controllare gran parte dei media di quel tempo, rappresentati da quotidiani,
riviste, teatro e cinema. Tuttavia, questo gruppo di potere riesce a prevalere
solo agli inizi degli anni 1940, quando giungerà ad una forte influenza
politica sul governo statunitense, contribuendo a determinare l’entrata in
guerra contro le forze dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo. Pochi anni prima, pressata
dall’alleanza della Germania, nell’estate del 1938 l’Italia fascista aveva
anch’essa emanato le leggi razziali e ordinato la chiusura delle logge
massoniche e delle sedi del Rotary.
Si tratta di un cambio di rotta conseguenza dello
scontro in atto negli Stati Uniti, dove negli anni 1920 il fascismo
mussoliniano aveva goduto di oltre un decennio di plausi e appoggi politici e
economici dalla grande imprenditoria anglosassone per la sua inedita formula
nazional-popolare e anticomunista. Quel momento di grande concordia permette
alle imprese italiane di commerciare con grandi benefici in America e di
propagandare i valori della cultura italiana (4). Viceversa,
il fascismo divenne funzionale al Rotary statunitense favorendone l’espansione
nel territorio italiano, avvenuto in sintonia sino al 1926 per poi
progressivamente degradarsi, giungendo sino ai problemi insorti nel 1935 in
seguito alla conquista italiana dell’Etiopia, che aggravarono le relazioni con
l’Inghilterra in quanto, così come la Francia, questa perseguiva forti
interessi nel Corno d’Africa. Si tenga a mente questo evento, trattandosi di
problematiche che sembrano ripresentarsi nel corrente secolo, come si accennerà
nella Parte III.
I rapporti con gli Stati Uniti continuano attraverso
l’imprenditoria siciliana infiltrata dalla mafia isolana o che mediante questa
realizza segretamente affari con gli statunitensi. Strettamente connessa con
quella americana, la mafia siciliana costituiva un potere transnazionale,
trasversale, ben radicata nel territorio e quindi in grado di svolgere un
importante lavoro d’intelligence che, nel 1943, sarà fondamentale
per l’organizzazione dello sbarco delle truppe Alleate in Sicilia, per
defascistizzare l’isola e per il controllo politico-amministrativo, essendo
ideologicamente anti-comunista.
Messo agli arresti Mussolini, il governo italiano è
affidato dal re d’Italia Vittorio Emanuele III al Gen. Badoglio, autorizzandolo
a firmare l’armistizio con le truppe Alleate. Pochi giorni dopo, il 20
settembre 1943, a poco più di un mese dalla conquista dell’Isola, il
Luogotenente dell’AMGOT, Generale George Patton, rilascia all’ex segretario del
Rotary di Palermo, l’ingegnere Girolamo Manetti Cusa (e ex segretario del 54mo
Distretto rotariano che sino al 1938 comprendeva anche l’Italia), l’autorizzazione
a riaprire le tre sedi del Rotary siciliano: la prima sarà Messina, il 18 marzo
del 1944, alla quale nello stesso anno seguiranno Catania e Palermo.
Negli anni 1943 e 1944 il Rotary siciliano è ben
disposto verso le idee indipendentiste di Finocchiaro Aprile, al quale aderisce
inizialmente anche Gaetano Martino, affiliato alla massoneria e presidente del
Rotary di Messina. La carica gli è conferita grazie all’appoggio dell’antropologo
scozzese George R. Gayre, che arruolato con il grado di tenente colonnello
diviene un personaggio di spicco dell’AMGOT (così come in seguito lo
sarà in Germania, dove viene trasferito nel 1945 con l’incarico di “educare” le
masse). In Sicilia si distingue alla direzione di una speciale unità avente
sede a Palermo, con funzioni repressive contro il dilagare della propaganda
sovversiva. Il successo fu raggiunto tenendo sotto controllo soprattutto le
attività dell’organizzazione comunista presente sul territorio già nel corso
del Ventennio, infiltrandola con una rete spionistica regionale formata da
validi elementi locali appartenenti a diverse estrazioni sociali. È quindi
lecito chiedersi se alcuni di questi personaggi furono eletti nelle file del
partito comunista italiano nei decenni seguenti; se la loro attività segreta
passò al servizio di logge massoniche “coperte” istituite in Sicilia nel
Dopoguerra; se queste logge collaborarono strutturalmente nella Regolare Loggia
Massonica Propaganda 2 sino al dicembre 1974 ed eventualmente anche nelle
successive riformulazioni di questa.
Sin dal suo arrivo in Sicilia nel 1943, Gayre opera
attivamente per la riapertura della sede del Rotary messinese (e probabilmente
anche delle logge massoniche della Sicilia Orientale). Comprende che per
conquistare le élite siciliane bisogna fare leva sul loro atavico impulso
indipendentista e scrive l’opuscolo “La posizione della Sicilia nel
complesso etnologico europeo”, dove avanza la tesi che “le
caratteristiche antropologiche dei siciliani sono molto più vicine a quelle
degli anglosassoni che a quelle degli italiani” (5).
Accolto con entusiasmo, il libretto è tradotto in lingua italiana proprio dal
Martino e da un altro noto massone e rotariano siciliano, Salvatore Catinella,
anch’egli docente universitario. Si tratta di un importante tassello per
comprendere cosa vi fu dietro il tentativo indipendentista e la concessione
dello Statuto dell’Autonomia siciliana, che evidentemente rientrano in un
programma segreto Psychological Operations (PSYOPS)
appoggiato inizialmente dalla massoneria anglosassone, aspettativa poi resa
vana dal prevalere degli interessi limitatamente militari statunitensi.
Percorrendo una travolgente carriera politica, anni dopo Gaetano Martino sarà
uno dei tecnocrati che definiranno i compiti dell’Alleanza Atlantica, giungendo
in seguito a farsi eleggere Presidente del Parlamento europeo (6).
È in questo contesto di istituzione e consolidamento
del potere “occidentale” che Vincenzo Tusa svolgerà sin da giovane la sua
carriera, allargando i buoni contatti con il potere siciliano che non porrà
veti alla sua ascesa all’importante carica burocratica di soprintendente
archeologo, inoltre accogliendolo nella dirigenza del Rotary palermitano e
nella Massoneria coperta piduista, nonostante i suoi rapporti con il partito
comunista.
Nel nome del padre
Vincenzo Tusa era cresciuto in un’agiata famiglia
latifondista dell’entroterra montano della fascia tirrenica della provincia di
Messina, territorio tradizionalmente caratterizzato dalla radicata onnipresenza
della mafia rurale, con la quale i proprietari terrieri hanno sempre preferito
avere un rapporto di distaccato reciproco rispetto, di salubre omertà, ma
all’occorrenza anche di una attiva mutua assistenza. Forte di questa
tradizione, Vincenzo non si scontrerà mai con la mafia “tradizionale” della Sicilia
Occidentale, che lo ricambierà con lo stesso rispetto tributato a suo padre,
Don Sebastiano, nella Sicilia Orientale.
Studente universitario a Catania agli inizi degli anni
1940, Vincenzo Tusa si laurea in Lettere nel 1944 ricoprendo immediatamente la
carica di assistente all’Istituto di Archeologia, e tra il 1944 e il 1945 si
specializza in archeologia alla Scuola di Perfezionamento presso l’Università
di Roma. Due anni dopo viene assunto nell’organico della Soprintendenza alle
Antichità di Bologna, ottenendo nel 1949 il trasferimento a quella di Palermo,
dove nel 1952 diviene Ispettore e nel 1963 gli viene conferito l’incarico di
Soprintendente che svolgerà sino al 31 dicembre 1985, anno in cui è collocato
in pensione per raggiungimento dei limiti di età. Contemporaneamente, dal 1964
diviene libero docente ricoprendo nel frattempo la carica di professore di
Antichità Puniche presso la locale università e dal 1986 professore associato
sino al 1991.
Due carriere parallele, burocratica e accademica
quindi, veloci e prive di ostacoli, come si addice ai personaggi ben accetti
dal sistema di potere regionale siciliano e nazionale. Carattere aperto e
passionale, Vincenzo Tusa ha un approccio pragmatico alle problematiche sociali
e politiche che condizionano lo sviluppo dell’economia siciliana. Come molti
altri appartenenti alla sua condizione sociale a quel tempo dediti agli studi e
a professioni nel campo delle scienze umanistiche, è dapprima influenzato dalle
idee di Benedetto Croce per poi giungere a aderire a una visione politica della
situazione siciliana che lo spinge a militare da indipendente nelle file del
partito comunista, nelle cui liste elettorali verrà eletto membro del Consiglio
Comunale di Palermo dal 1975 al 1980, e partecipando in qualità di oratore in
manifestazioni e convegni politici organizzati da quel partito nel corso degli
anni ‘80.
Nonostante membro del Comitato Nazionale
dell’Associazione Italia-Cina, e dell’Associazione Italia-Russia, è anche
dirigente del Rotary di Palermo che evidentemente ha fondati motivi per considerarlo
ben lungi dal rappresentare un ostacolo al perseguimento degli interessi
dell’associazione.
Negli anni 1960 e 1970, dopo essere divenuto
soprintendente alle antichità per la Sicilia Occidentale, l’attività
professionale di Vincenzo Tusa inizia ad essere monitorata dalle forze
dell’ordine, e in particolare dalla Guardia di Finanza. Nel mirino degli
inquirenti vi sono le sue frequentazioni con collezionisti locali (tra cui
l’Ingegnere Politi di Sciacca e il dott. Giacomo Giustolisi di Marsala,
attraverso il quale aderirà alla massoneria) e con i tombaroli da egli assunti
in qualità di operai negli scavi della necropoli di Selinunte finanziati dal
Banco di Sicilia, operazione che gli costerà una dura convocazione ministeriale
per fornire spiegazioni (7).
In definitiva, si tratta di un alto funzionario dello
Stato ben inserito e molto attivo nel tessuto sociale della Sicilia Occidentale
dall’immediato Dopoguerra sino alla metà degli anni 1980, così come in seguito
lo sarà il figlio che lentamente prenderà il suo posto salendo ancor più
gradini della piramide del potere. Passate in sordina le ormai datate vicende
concernenti beni archeologici, tutto era andato liscio per la carriera e il
buon nome di Vincenzo Tusa sino al marzo 1981, quando i quotidiani e le riviste
nazionali rivelarono la sua presenza nell’elenco degli affiliati di una
misteriosa loggia massonica che si ritiene collegata a episodi di crimine
efferato. Ma procediamo con ordine.
Non è ben chiaro il comportamento tenuto da Vincenzo
Tusa nei confronti di quello che le cronache giornalistiche in seguito
denominarono il “Sacco di Palermo”, perpetuato dal 1958 al 1962 periodo durante
il quale vennero rilasciate migliaia di licenze edilizie, ovvero una immensa
distesa di edificazioni selvagge che sconvolsero il tessuto urbano causando
anche la distruzione di una ingente quantità di beni archeologici. Nel corso
del 1962 entrerà in vigore il nuovo piano regolatore di Palermo e nel 1963 Tusa
subentrerà nel ruolo di soprintendente. Ma nel periodo precedente le
Autorità preposte, e tra queste la Soprintendenza archeologica di Palermo dove
Tusa ricopriva l’importante incarico di ispettore archeologo, ritennero
opportuno non intraprendere azioni di netto e effettivo contrasto,
trincerandosi nella difesa dei monumenti di maggiore prestigio, visibili, e non
di quelli presenti nel sottosuolo ruspato in profondità dall’edilizia
palazzinara (8). È illuminante ricordare che delle 4000 licenze edili rilasciate,
la maggior parte delle quali prive dei fondamentali requisiti imposti dalle
leggi nazionali, solo una costruzione fu riconosciuta fuorilegge, ma
sembra che nessuna ditta volle partecipare alla gara d’appalto indetta per la
sua demolizione (9).
La vicenda è di grande interesse per comprendere
l’evoluzione in Sicilia dei rapporti tra politica, imprenditoria mafiosa e
tecnocrazia all’ombra del network Deep State (=governo-ombra) regionale
e nazionale.
L’affiliazione di Vincenzo Tusa
ad organizzazioni di potere del Blocco Occidentale quale il Rotary e la
Massoneria “operativa” filoamericana, costituiscono un forte stridio ideologico
con la fede comunista con la quale, a parole, il benestante soprintendente-professore-proprietario
terriero si ammantava. In realtà egli rappresentava un prototipo del tecnocrate
attuale, che non crede nella necessità dell’esistenza dei partiti per la
gestione della cosa pubblica. O meglio aspira al pragmatismo del partito unico,
dove la tecnocrazia affianca il vertice del potere godendone in cambio grandi
benefici (10).
Questa volta le indagini sull’operato del Tusa sono
svolte nell’ambito del suo coinvolgimento in una delle più oscure vicende della
storia della Repubblica Italiana: la Loggia di Propaganda massonica 2, ritenuta
implicata persino in atti di inaudita violenza ai danni di cittadini inermi, in
seguito identificate quali “Stragi di Stato” condotte per conto di un potere
sopranazionale.
Il concetto è mostruoso ma semplice, per mantenere il
dominio del suo territorio il potere stegocratico del Blocco Occidentale
organizza attentati, assassinii di opponenti, stragi, istiga violente rivolte
di piazza. Lo fa seguendo collaudati protocolli in stile libertario
sudamericano, dove la massoneria “operativa” ha sempre avuto un ruolo
fondamentale. Quali centri di comando vengono utilizzate superlogge massoniche
strutturate come cellule operative, dove solo il Maestro Venerabile è a
conoscenza dei ruoli e degli elenchi di tutti gli affiliati (così da prendere
efficaci contromisure nell’eventualità che la segretezza di un sottogruppo
operativo venga “bruciata”). Ma la P2 era solo una delle strutture segrete
filo-occidentali presenti nel territorio nazionale, esistevano anche unità
speciali dei servizi segreti dotate di particolare autonomia, rispondendo
direttamente al Ministro dell’Interno dal quale dipendevano organicamente (11). Inoltre,
vi erano (e vi sono ancora) anche i meno permeabili servizi segreti militari
dipendenti dal Ministero della Difesa. E soprattutto, in Italia, vi è da sempre
un’altissima concentrazione di attività di servizi segreti stranieri di cui
poco nulla sino a oggi è stato lasciato trapelare dai media nazionale, eccetto
la connivenza di alcuni giornalisti con la rete spionistica del Blocco
Sovietico.
Rilevante fu anche l’infiltrazione di movimenti
politici estremistici di destra e di sinistra, al fine di spiarne e manipolarne
le attività facendo cadere su di esse la colpa delle azioni criminali commesse
ai danni della popolazione o di monumenti dello Stato (12). Infine,
ma non meno importante, fu la costituzione o l’acquisizione di dossier
concernenti la vita professionale e privata di personalità emergenti della
società al fine di essere in grado di esercitare forti pressioni per indurle a
non contrastare le attività dell’organizzazione o partecipare in connivenza
attiva, oppure a eliminarle socialmente.
A partire dal 1964 si osserva l’intensificazione della
competizione tra il potere del Blocco Occidentale e quello sovietico. È l’anno
del “Piano Solo”, ovvero di un atipico tentativo di colpo di Stato militare
italiano posto sotto la direzione del Gen. De Lorenzo, abortito a poche ore
dalla sua attuazione. Lo schema operativo è simile a quello pienamente attuato
in Grecia nel 1967 (“Dittatura dei Colonnelli”).
Il successo della propaganda ideologica comunista in
ambito accademico e lo sviluppo di una editoria di Sinistra, favorisce una
forte presa sulle masse portando in breve alle rivolte studentesche e operaie
europee del 1967 e 1968. Il potere risponde con un periodo stragista e
preparazioni di colpi di Stato organizzati dai servizi segreti, in pratica una
guerra segreta e violenta fortemente caratterizzata da operazioni condotte su
scala internazionale, dove hanno grande importanza le manipolazioni psicologiche
di massa utilizzando i media come cassa di risonanza, nel gergo spionistico
PsyOps (13). Tramite istituzioni massoniche coperte o strutture
parastatali vengono infiltrati e finanziati movimenti politici estremisti sia
di destra che di sinistra che nella seconda metà degli anni 1970 portano a una
fase programmata di destabilizzazione terrorista attuata per determinare una
reazione popolare democratica al fine di stabilizzare i partiti dell’arco
costituzionale filoatlantico.
Vincenzo Tusa e la Loggia
Massonica Propaganda 2
È il 1981, da cinque anni i giudici della Procura di
Firenze stanno indagando sull’omicidio del magistrato Vittorio Occorsio,
avvenuto mentre questi con grande coraggio e profondo senso civico, stava
indagando su vicende che inaspettatamente conducevano a intrecci di connivenza
tra massimi esponenti della politica, alti ufficiali delle forze dell’ordine,
parte della massoneria italiana e i legami di questa con un gruppo
extraparlamentare di destra e organizzazioni criminali. Il giudice Occorsio
sarebbe stato quindi eliminato per avere iniziato a indagare all’interno delle
cerchie del potere stegocratico italiano, attraverso le quali avrebbe potuto
mettere in luce alcune inconfessabili attività condotte in Italia dal network
Deep States soprannazionale.
Nel corso di una ispezione effettuata il 17 marzo 1981
dalla Guardia di Finanza avvenuta nella fabbrica “la Giole” di Castiglion
Fibocchi (Arezzo), viene scoperta e sequestrata una ingente mole di documenti
concernenti le attività del finanziere Licio Gelli nella sua qualità di Maestro
Venerabile della “Regolare Loggia di Propaganda massonica 2”. Nei giorni
seguenti, 18 e 19 marzo, alla verifica del contenuto dei documenti sequestrati
si verbalizza anche la presenza di un elenco di iscritti alla Loggia, in gran
parte personaggi di primo piano delle Istituzioni dello Stato.
La notizia filtra ai media che pongono subito
l’accento sulla gravità delle azioni eversive dell’associazione, ponendo anche
in evidenza la presenza nella lista di alcuni nomi eclatanti che
rischiano gravi conseguenze disciplinari da parte delle Istituzioni di
appartenenza, tra questi vi è Vincenzo Tusa che come altri in seguito
dichiarerà di non avere mai aderito alla Loggia P2, salvando così il suo
posto di soprintendente.
Importanti informazioni al proposito provengono dai
risultati della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica
P 2”, istituita dalla legge 527 del Settembre 1981, i cui lavori iniziarono
nel dicembre 1981 e si conclusero nel Luglio 1983 (14). La
presidenza fu affidata alla deputata democristiana Tina Anselmi che, ai sensi
dell’art.3, nel procedere alle indagini e agli esami assumeva gli stessi poteri
dell’autorità giudiziaria; nello svolgimento dell’inchiesta non le si poteva
opporre il segreto di Stato e il segreto di ufficio, potendo anche disporre il
sequestro di documenti a esso relativi; inoltre “in nessun caso è opponibile
il segreto bancario”.
L’art. 1 di detta legge stabiliva che il compito
assegnato alla Commissione era di accertare: “l’origine, la natura,
l’organizzazione e la consistenza dell’associazione massonica denominata Loggia
P2, le finalità perseguite, le attività svolte, i mezzi impiegati per lo
svolgimento di dette attività e per la penetrazione degli apparati pubblici e in
quelli di interesse pubblico, gli eventuali collegamenti interni e
internazionali, le influenze tentate o esercitate sullo svolgimento di funzioni
pubbliche, di interesse pubblico e di attività comunque rilevanti per
l’interesse della collettività, nonché le eventuali deviazioni dall’esercizio
delle competenze istituzionali di organi dello Stato, di enti pubblici e di
enti sottoposti al controllo dello Stato”.
A conclusione, la Anselmi inviò al Presidente
del Senato, accompagnandola con una lettera, la relazione stesa di suo pugno
sui lavori della Commissione, dove troviamo copia di molti documenti massonici
recanti il nominativo del Tusa. Tra questi vi è una lettera di
trasmissione, inviata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla
Presidente della Commissione On. Anselmi, con la quale sono accompagnati gli
atti, in seguito desegretati, comunicati dal Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali, “relativi ai procedimenti disciplinari instaurati nei confronti
di propri dipendenti per presunta appartenenza alla Loggia massonica P2”.
Si tratta dei verbali compilati dalla Commissione disciplinare
istituita il 5 gennaio 1983 per concludere l’esame degli atti relativi alla
presunta appartenenza di quattro funzionari alla Loggia P2 “e formulare, per
ciascuno di essi, i rispettivi giudizi e/o proposte”, il quarto della lista
è Vincenza Tusa nella qualità di Soprintendente ai Beni Archeologici per le
provincie di Trapani e Palermo per fatti accaduti quando questa
Soprintendenza dipendeva da detto Ministero, ma in quegli anni essa era passata
alle dipendenze della Regione Siciliana. Questo significava che l’eventuale
punizione non era più impartibile dal Ministero ma dall’Assessore ai BB.CC.AA.
di quella regione dotata di statuto autonomo, la Commissione disciplinare del
Mibac (presieduto dal siciliano Francesco Sisinni nella qualità di direttore
generale, a quel tempo considerato personaggio governativo di grande potere)
poteva quindi inviare solo un consiglio al suo corrispondente in terra di
Sicilia, Alberto Bombace (espressione di un uguale potere in Sicilia).
Nella sua relazione zeppa di “OMISSIS” persino in gran
parte delle conclusioni (Senato della Repubblica, Disegni di Legge e Relazioni:
documenti, 2 Giugno 1982, turno I/1, 36mo, “P2”), il Ministro per i BB.CC.AA.
Vincenzo Scotti, rivela che dopo la pubblicazione degli elenchi scoperti alla
“Giole”, il Ministro Biasini aveva provveduto “ad operare il riscontro dei
nominativi con il ruolo dei dipendenti; si accertava così che sei funzionari vi
risultavano compresi; gli stessi erano stati invitati a formulare le loro
deduzioni in ordine alla presunta appartenenza all’associazione segreta. Tre
degli interessati rispondevano asserendo la loro totale estraneità
all’associazione né di aver mai saputo di esserci stati iscritti d’ufficio
dalla Loggia del Grande Oriente cui appartenevano”, tra questi il
Tusa.
Il ministro Scotti ritiene che
non sia sufficiente a calmare le acque: “Ritenuto però da parte nostra che
le dichiarazioni non erano idonee ad eliminare il sospetto della partecipazione
all’associazione segreta abbiamo invitato la direzione generale del personale
ad avviare il procedimento disciplinare. A seguito della
contestazione formale degli addebiti, gli interessati hanno presentato le loro
deduzioni ribadendo il precedente assunto, tuttavia noi abbiamo ritenuto utile
trasmettere tutti gli atti che avevamo acquisiti alla procura della repubblica
ed alla Presidenza del Consiglio, soprattutto per quanto attiene la situazione
di Firenze. Nel frattempo abbiamo avviato una ispezione con ispettori interni
del ministero nelle soprintendenze di …” e qui vediamo l’effetto del
passaggio delle soprintendenze siciliane al controllo di quella regione, in
quanto il Ministero non aveva alcun potere ispettivo su quelle siciliane.
Mentre vengono trovati elementi sui dipendenti continentali, quello siciliano
(Vincenzo Tusa) è cosa locale di fronte alla quale sembra svanire persino
l’interesse o la capacità operativa della Commissione parlamentare P2: non si
hanno notizie di eventuali ispezioni regionali e del loro esito…
Ci resta quanto inviato alla Anselmi dalla
Commissione Disciplinare: “4) Vincenzo Tusa. Nel richiamare ai precedenti
procedurali, richiamati per i casi…, si rammenta che, con nota 125
dell’11.1.82, la Direzione Generale del Personale contestava al Prof. Tusa la
inclusione del proprio nominativo nelle pagine 20, 79, 248, 335, 340, 366 della
prima relazione e nella pagina 25 della seconda relazione della più volte
citata Commissione Parlamentare d’inchiesta. Con nota del
23.1.82 il suddetto presentava le proprie controdeduzioni, che venivano
puntualmente confermate nella trattazione orale del 17.11 e 7.12.82 e con la
presentazione di ulteriori documenti”.
Nella nota la Commissione Disciplinare ricorda a quali
punizioni sarebbero andati incontro il Tusa e gli altri se avessero ammesso la
loro appartenenza alla Loggia P2 o se questa fosse stata appurata dalle
indagini , in quanto “Posto che l’appartenenza alla P2 è
perseguibile a norma di legge (si riferisce alla legge del 25.1.82, n.
17: norme di attuazione dell’art.13 della Costituzione in materia di
associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata P2, N.d.A.) e
tenuto conto che ai sensi dell’art.6, ultimo comma, le sanzioni debbono essere
commisurate al grado di corresponsabilità del dipendente nell’associazione,
nonché alla posizione ricoperta nello ordinamento di appartenenza in relazione
alle funzioni esercitate”. Per quanto riguarda un Soprintendente, che
rappresenta il potere dello Stato nel territorio di competenza, quali ad
esempio svolte in relazione alla salvaguardia del patrimonio archeologico, si è
innanzi a una massima responsabilità. Ciò avviene in teoria, in quanto nella
pratica è estremamente difficile per gli organi inquirenti potere trovare
documentazione di questi crimini nell’ambito di rapporti che avvengono in
condizioni di grande riservatezza, basate sulla parola. La Commissione ammette
che anche innanzi a una situazione di certezza, per quanto concerne
l’appartenenza alla P2 e di incertezza per quanto attiene alla posizione…
assunta in tale Loggia e all’uso e ai benefici da essa derivanti, la
Commissione ritiene di dover proporre, anche in attesa della pronuncia
definitiva della Magistratura e degli altri organi inquirenti in materia, la
sospensione dal servizio ai sensi dell’art…”. Ma nel caso del
Soprintendente Tusa, come per gli altri dirigenti nazionali, la Commissione
Disciplinare sembra avere a disposizione solo brevi e generiche informazioni
pervenute da parte degli organi inquirenti, e quindi non può che giungere alla
laconica conclusione che qui riportiamo:
“Anche il nominativo del Soprintendente Vincenzo
Tusa ricorre e più volte negli elenchi delle suddette Relazioni Parlamentari.
Ed anche per il predetto, quindi, l’appartenenza alla P2 si desume solo da tali
documenti. Il Tusa non solo nega di aver fatto parte di tale Loggia e di
aver comunque conosciuto Gelli, ma dichiara anche di essersi trovato
stranamente iscritto nella stessa massoneria, alle cui sedute non avrebbe mai
partecipato. D’altra parte la completa estraneità a tale associazione dovrebbe,
secondo l’interessato, trovare fondamento nel proprio convincimento
ideologico. La commissione, come per i casi precedenti, non potendo
pervenire a situazione di certezza, propone l’assegnazione del suddetto a
compiti di studio, anziché operativi, pur non ignorando la posizione
particolare dello stesso, quale comandato presso la regione Siciliana, per
l’esercizio di funzioni di competenza esclusiva di detta Regione” (15).
Tuttavia, nelle migliaia di documenti prodotti dalla
Commissione P2 è stato possibile trovare le dichiarazioni rese dal Tusa rese al
Giudice Istruttore del Tribunale di Roma, Francesco Misiani, in data 17
novembre 1981 relative alla raccolta di informazioni circa la sua presunta
affiliazione alla Loggia P2. È interessante notare che l’interrogatorio
non avviene a Roma, ma presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo
dove il giudice romano gli riserva la cortesia di recarsi per
interrogarlo (!). Inoltre, a differenza degli altri personaggi ascoltati
dai giudici, Tusa è sottoposto a un “Processo Verbale di esame di testimonio
senza giuramento” (un altro fatto incomprensibile, considerando la
delicatezza della vicenda e il ruolo del Tusa, che ricorda il trattamento
riservato a elementi sotto copertura) e sottoscrive quanto qui riportato nella
sua evidente incongruità procedurale:
“Nei primi anni del ’70, dietro invito del mio
amico dott. Giacomo Giustolisi di Marsala, aderii al Grande Oriente d’Italia,
presentando semplicemente una domanda; anzi non ricordo neanche se presentai
una domanda e non si trattò, piuttosto di una dichiarazione orale. Mi recai una
sola volta a palazzo Giustiniani a Roma, ma non tenni mai alcuna
cerimonia di iniziazione. Non ho mai aderito alla P.2. A cavallo tra
gli anni ’77-78 ricevetti alcune lettere da parte di Licio Gelli con le quali
mi si invitava ad aderire alla sua organizzazione: a quanto ricordo non si
parlava di P.2. Veniva invece sottolineato che dall’iscrizione si potevano
trarre grandi vantaggi. Non risposi a nessuna delle lettere. Fino a
qualche anno fa ho pagato regolarmente le quote associative al grande Oriente
d’Italia. Non ho mai pagato quote associative a Licio Gelli. Dal
1975 al 1980 sono stato consigliere provinciale della Provincia di Palermo,
eletto come indipendente nella lista del P.C.I.” (16).
Bisogna tenere in mente che in quel periodo la quasi
totalità delle decisioni più importanti in materia di istituzioni e di economia
siciliana sono state discusse e mediate nelle logge massoniche coperte
siciliane e in talune nazionali. E a proposito di Tusa e altri presenti nella
lista “Gruppo 1, Bellassai” degli affiliati siciliani, bisogna ricordare che
Bellassai era il capogruppo della P2 in Sicilia, funzionario della Presidenza
della Regione siciliana e aderente alla loggia massonica “I Normanni di Sicilia”,
con sede ufficiale a Monreale. Questa loggia operò a Palermo almeno dagli anni
1950 sino al 13 novembre 1979, caratterizzata da massima segretezza e con
affiliati di alto livello istituzionale, al punto che gli affiliati non si
incontravano e si conoscevano solo attraverso pseudomini.
La “Regolare Loggia Propaganda Massonica 2”,
antecedente a quella ricostituita nel 1975 e affidata a Licio Gelli, era una
struttura segreta della Prima Repubblica che nel nome celebrava l’originale
“Loggia Propaganda Massonica”, d’ispirazione anglosassone, costituita a Torino
nel diciannovesimo secolo, subito dopo L’Unità d’Italia, della quale facevano
parte personalità di rilievo del Regno. Sciolta durante il Ventennio fascista,
non è noto quando fu effettivamente operativa una “Regolare Loggia Propaganda Massonica
2”(nel corso degli anni 1960 o sin dai primi anni del Dopoguerra?). Si ha
certezza che operò nell’Italia Repubblicana all’interno del Grande Oriente
d’Italia sino al 31 dicembre 1974 e che il suo governo era stato svolto sin dal
1970 dal nuovo Gran Maestro del GOI, Salvini, dal 1971 affiancato dal Gelli con
la funzione di Segretario Organizzativo. Probabilmente a quel tempo la loggia
svolgeva funzioni primarie inerenti alle strategie del sistema NATO finalizzate
al contrasto delle attività sul suolo nazionale operate da elementi collegati o
appartenenti a servizi segreti del Blocco Sovietico (17). Ad essa
si presume fossero collegati gruppi operativi che svolgevano anche funzioni di
spionaggio di personaggi di spicco della Sinistra italiana e attività di
manipolazione mentale di massa finalizzate a indurre in Italia un orientamento
sociopolitico filo-occidentale, eseguite anche nell’ambito della tristemente
nota “strategia della tensione” mediante sanguinosi attentati
terroristici, violenze di piazza, rapimenti effettuati con l’ausilio di bande
criminali, e attività di discredito di intellettuali avversi al blocco
occidentale. Questa loggia aveva anche un ruolo in operazioni bancarie poco
chiare, aventi come epicentro europeo l’IOR, la Banca dello Stato Vaticano e
contatti con gruppi di potere militare di Paesi dell’America Latina.
Stando agli elenchi venuti in possesso dei giudici nel
1981, Vincenzo Tusa aveva ottenuto l’affiliazione al Grande Oriente
d’Italia sin dal lontano Giugno 1970, al tempo in cui la carica di Maestro
Venerabile della “Loggia P 2” era coperta direttamente dal Gran Maestro del
Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, essendo stata questa struttura logistica
di massima segretezza creata all’interno di quella “famiglia” riconosciuta
dalla massoneria anglo-sassone (18).
È inquietante quanto emerse dagli atti della
Commissione parlamentare, appositamente istituita e presieduta dall’On. Tina
Anselmi agli inizi degli anni 1980, allo scopo di fare chiarezza sulle attività
svolte dalla massoneria italiana. Nella prima metà degli anni 1970 la Regolare
Loggia Propaganda Massonica 2 non appariva affatto regolare in quanto “era
caratterizzata da riservatezza, nel senso che i partecipanti non si conoscevano
l’un l’altro e dal fatto che erano esclusi i lavori rituali” (19). La
Loggia aveva sede a Roma nella nota via dei Condotti, coperta dalla
denominazione “Centro studi storia contemporanea”, il cui statuto era
registrato presso il Tribunale di quella città. Non essendo sede di “lavori
massonici regolari”, non risulta affatto chiaro quale fosse il senso della
presenza di circa 550 affiliati e quali attività questi potessero svolgere.
Tutto ciò che si conosce è che la funzione di Maestro Venerabile era svolta da
Lino Salvini avvalendosi del finanziere Licio Gelli quale Segretario
Organizzativo. La Loggia venne sciolta dal Salvini nel Dicembre 1974, con
effetto dal Gennaio 1975, e fu ricostituita il 9 Maggio dello stesso anno ma
con formalità regolare e vi si iniziarono a svolgere i riti massonici comuni a
tutte le altre logge regolari, allentandosi notevolmente le precedenti
condizioni di riservatezza. Maestro Venerabile della ricostituita Loggia venne
eletto Licio Gelli.
Secondo il Gran Maestro Salvini,
dei circa 550 soci originali solo 62 aderirono alla nuova loggia P2, divenendo
affiliati “all’orecchio” (ovvero sotto copertura, segreti) a
disposizione del M.V. Gelli.
In seguito, interrogato dai giudici di Firenze,
Salvini rivelò che era riuscito a chiudere la loggia solo alla fine del 1974 in
quanto, pur essendo al vertice del Grande Oriente d’Italia sino a quell’anno
non aveva avuto sufficiente potere per attuare questa sua volontà. La
dichiarazione, se veritiera, rende chiaro che fino al dicembre 1974, ovvero
precedente alla nomina di Gelli (che tuttavia sin dal 1971 affiancò il Gran
Maestro Salvini in qualità di Segretario Organizzativo della Loggia),
all’interno della Loggia P2 vi erano personaggi di grande potere contro i quali
nemmeno il vertice della famiglia massonica riusciva a imporsi (20). Una
situazione eclatante che non è mai stata approfondita, essendo
scomparsi gli elenchi originali degli iscritti alla P2 relativi al periodo
antecedente al gennaio 1975.
Tutto ciò sembra indicare che la Loggia P2
ricostituita nel 1975, così come appare dagli elenchi trovati nel corso di una
delle perquisizioni nelle proprietà immobiliari del M.V. Gelli nei pressi di
Arezzo, avesse la funzione di cancellare ogni traccia della memoria di decine
di alte cariche dello Stato e di centinaia di personaggi di alto profilo sciale
presenti nella precedente in quanto dovevano restare segrete. Nominativi
sospettati e mai identificati con certezza, forse pronti a accettare una risoluzione
militare per imporre un regime totalitario in chiave anti comunista. Essi
probabilmente rivelavano la presenza di un coinvolgimento di gran parte
dell’intero assetto governativo e filogovernativo nazionale. Così come forse
programmato per depistare, sarà quindi solo su quell’elenco di Gelli che si
concentreranno le indagini condotte nei primi anni 1980 sotto il controllo
della Commissione P2.
Suscita ancora oggi costernazione leggere i quotidiani
nazionali di quel lontano 1981, che rivelavano la presenza del nome di Vincenzo
Tusa negli elenchi della Loggia P2, e nel Grande Oriente d’Italia dove avrebbe
militato non meno di undici anni. In molti a quel tempo si chiesero quali
funzioni avesse svolto Tusa nella qualità di massone affiliato tra la segreta
cerchia di nominativi a disposizione del M.V. Gelli, non soltanto in qualità di
soprintendente, ma anche quale dirigente del Rotary e attivista filocomunista.
Quel periodo è ormai lontano e oggi Vincenzo Tusa è
ricordato soltanto come uno dei più grandi archeologi siciliani, membro
dell’Accademia dei Lincei nella classe “Scienze Morali” per la categoria
Archeologia, nonché Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana,
gli sono stati dedicati convegni archeologici commemorativi e intitolato il
Parco Regionale delle Cave di Cusa.
In definitiva è divenuto uno dei personaggi più
importanti del pantheon accademico e amministrativo regionale,
funzionale alla esaltazione dei valori dell’identità siciliana e del
perpetuarsi della stegocrazia locale, della quale non fece parte, ma aveva
salito molti gradini e gettato le basi affinché i suoi discendenti avrebbero
potuto accedervi se suo figlio avesse ben giocato la sua eredità.
Ma restiamo negli anni 1970, e chiediamoci quale sia
l’anello di connessione tra Rotary, Massoneria “operativa”, e l’attuale
disastrosa situazione politica siciliana nella quale Sebastiano Tusa stava
iniziando a imporsi per proiettarsi a livello nazionale, giungendo a morire “in
azione” con il grado di Assessore regionale per i Beni culturali siciliani
(segue in Parte III)
Note
(1) – Tano Gullo, in “la
Repubblica”, 6 marzo 2009, “L’addio a Vincenzo Tusa decano degli archeologi”.
(2) – in Atti della Commissione
Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2, in www.fontitaliarepubblicana.it/documents/244-09-leg-doc-xxiii-n-2-4quater-2-tomo-1-ocr.html#search/p/vincenzotusa
(3) –per questa ipotesi di piramide
del potere si consulti l’importante saggio dello storico Virgilio Ilari, 1994,
Storia militare della prima Repubblica, 1943-1993, pag. 510.
(4) – in quegli anni il Rotary Club è
usato dal fascismo come canale di comunicazione soprattutto per propagandare la
propria opera. Ne sono testimoni i numerosi articoli pubblicati sulla rivista
“Il Carroccio” edita a New York in lingua italiana e inglese sino al 1937. In
copertina mostrava, come simbolo posto a protezione della libertà italiana, la
figura leggendaria di Alberto da Giussano. È non poco inquietante notare la
corrispondenza con la Lega Nord il partito politico di Destra recentemente
giunto al potere in Italia, storicamente noto come il Carroccio.
(5) – la vita avventurosa di George
Robert Gayre è pressoché ignota alla maggior parte dei Siciliani, anche se
persino il suo breve periodo trascorso nell’Isola nel corso del Secondo
Conflitto Mondiale meriterebbe un interesse cinematografico. Nato a Dublino
da padre scozzese nel 1907, agli inizi degli anni 1930 si laurea all’Università
di Edimburgo e continua i suoi studi di antropologia fisica in un esclusivo
college di Oxford. Ancora negli anni 1970 amava definirsi uno “strasserist”,
ovvero un seguace di quella corrente radicale nazionalsocialista Hitler dei
fratelli Gregor (ucciso nel 1934) e Otto Strasser, che cercò di opporsi alle
teorie di Adolf Hitler. L’opera di Otto, trasferitorsi in Canada, fu
fondamentale nella diffusione della visione del movimento neo-nazista nei Paesi
di lingua anglo-sassone.
Lo strasserismo è una
ideologia radicale populista quale partito dei lavoratori, anti-capitalista, e
solo in quanto tale ostile agli ebrei (quindi non su basi razziali, culturali e
religiose come nel nazismo hitleriano, ritenuto un traditore delle idee
nazionalsocialiste). Vicino alle teorie fasciste dell’ultranazionalismo
palingenetico dell’inglese Roger Griffin, persegue l’autoritarismo
nazionalista, la via del potere rivoluzionario delle masse che attraverso la
forza evocativa del mito conquistano la rinascita nazionale. Alla decadenza
gerontocratica esso oppone un orizzonte mitologico basato sui valori
della giovinezza, dell’eroismo, della grandezza nazionale, stabilendo
ordine e salute, lottando l’anarchia e il capitalismo che sfrutta i lavoratori,
creando così un nuovo futuro.
Bisogna ammetterlo: esiste chiara
evidenza che fascisti non mussoliniani e nazisti non hitleriani, ovvero
espressione di un preciso disegno di rifondazione in chiave alternativa di
ideali nazionalsocialisti, furono chiamati a governare le aree occupate dalle
truppe alleate in Italia e Germania dal 1943 al 1945. Furono loro che
selezionarono le nuove classi dirigenti di queste nazioni, continuando a
controllarle per decenni con pesanti e costanti attività di manipolazioni
psicologiche di massa e all’occorrenza intervenendo con delitti sanguinosi.
Nel 1939, agli inizi del secondo conflitto mondiale,
Gayre viene inviato in Francia con il grado di tenente colonnello della Royal
Artillery e dopo varie missioni lo ritroviamo nel 1943 a Palermo come
Consigliere educativo delle forze alleate di occupazione in Italia (AMGOT).
Quando agli inizi del 1944 l’AMG lascia la Sicilia,
Gayre si sposta a Napoli presso la Commissione di Controllo Alleata per
l’Italia ove ricopre l’incarico di Direttore per l’Educazione sino al
1945; quindi passa al Comando Generale delle Forze Alleate a
Berlino, dove dirige l’Unità di Pianificazione educativa e religiosa della
Germania distinguendosi per l’attività tesa a aumentarne l’omogeneità
razziale, che si propone di far divenire la Germania considerevolmente più
nordica seguendo in questo le teorie dell’antropologo nazista Hans
Günther pubblicate nel 1939. Dopo la guerra dedica molto tempo in India,
dove ebbe un importante ruolo nella fondazione dell’Istituto
Italo-Indiano e ricoprì la carica di professore di antropologia fisica
all’Università di Saugor dove continua le ricerche antropologiche sulla civiltà
indoeuropea, già al centro dell’interesse delle élite naziste sulle origini
dell’esoterismo ariano.
In qualità di affermato antropologo è tra i
fondatori della Mankind Quaterly, una prestigiosa rivista di
antropologia molto diffusa a livello internazionale, anche se da alcuni
considerata la “pietra di fondazione del razzismo scientifico” o “la
rivista dei suprematisti bianchi”. In Sud Africa, negli anni 1960 si occupò
tra l’altro delle origini dello Zimbabwe, ove in una monografia pubblicata nel
1970 ipotizzò origini semitiche del popolo Lemba che suscitarono ilarità negli
studiosi. Tuttavia, la tesi è stata recentemente accreditata da nuove ricerche
statunitensi (2012).
Nel 1964 contribuisce al Journal of Racial
Affairs una rivista che supporta il suprematismo bianco, edita
dal South African Bureau of Racial Affairs. Nel
1968 in Gran Bretagna è chiamato in qualità di scienziato a difendere
dall’accusa di infondato razzismo cinque componenti della Racial
Preservation Society, legato al Fronte Nazionale, una formazione
politica fascista britannica. La tesi sostenuta da Gayre della inferiorità
della razza nera è accettata dalla Corte e gli imputati assolti. Morì nel 1996
all’età di 89 anni.
La Sicilia gli deve la scoperta delle qualità
politiche di Gaetano Martino e gli appoggi istituzionali e logistici che senza
dubbio permisero a questi di divenire, in seguito, il Presidente dell’Unione
Europea. Non è dato di sapere se i personaggi messinesi che in quegli anni
andranno a insediarsi in diversi ruoli-chiave della Nomenklatura tecnocratica
italiana, facessero parte o fossero in qualche modo legati a quel gruppo
iniziale di siciliani legati alla organizzazione “atlantica” anti-comunista
allestito dal Gayre.
(6) – È interessante e certamente non
casuale il fatto che Gaetano Martino, nel periodo a cavallo tra il 1947 e i
primi anni 1950, riesca a diventare deputato parlamentare eletto in Sicilia
nelle liste liberali siciliane dalla prima alla quarta legislatura, ministro
degli Affari esteri dal 1954 al 1957. Una carriera tecnocratica e politica
impressionante: è considerato uno dei padri dell’Europa Unita, al punto
che nel 1956 fu presidente del comitato della NATO autore del rapporto sui
compiti dell’Alleanza Atlantica nella sfera civile; nel 1960 e 1961 è a capo
della delegazione italiana all’Assemblea Generale dell’ONU a New York; quindi
Presidente del Parlamento europeo dal 1962 al 1964 e contemporaneamente
presidente del Partito Liberale Italiano dal 1962 al 1967, anno della sua
morte.
(7) – Nel corso della
convocazione a Roma, il direttore generale lo mise al corrente di informazioni
riservate su Selinunte pervenutegli da ambienti investigativi, inerenti a
vendite illegali, ovvero di “aste” clandestine che si sarebbero tenute innanzi
all’accesso di tombe escavate ma non ancora violate, alle quali avrebbero
partecipato importanti antiquari europei. Le notizie confermavano le voci che a
quel tempo circolavano nell’ambiente antiquario europeo occidentale di quegli
anni. Vincenzo Tusa rispose che aveva impiegato i tombaroli per dare loro un
lavoro onesto, fermando così il fenomeno degli scavi abusivi e che nessuna
informazione gli fosse mai pervenuta al proposito di del presunto svolgimento
di vendite di reperti archeologici nell’area di scavo.
Nel 1997, in occasione del primo convegno di
Preistoria e Protostoria siciliana tenuto a Corleone (“per combattere con la
cultura le attività mafiose”, fu detto dal sindaco anni dopo inquisito per
illeciti) ebbi modo di avere una lunga conversazione con Vincenzo Tusa che al
proposito delle aste mi rispose che solo in seguito apprese che,
effettivamente, vi erano state delle vendite che avevano interessato “soltanto
alcune decine di tombe” delle migliaia presenti nell’area (molte delle
quali saccheggiate sin dall’antichità, dapprima alla ricerca di preziosi e più
recentemente per le pregevoli ceramiche), ma che il problema non ebbe in
seguito a ripetersi, essendosi spostato in siti dell’Agrigentino dove egli non
aveva competenza giuridica. Tuttavia, è noto che una attiva spoliazione di beni
archeologici del territorio Trapanese, tra i quali quello Selinuntino, durò
sino alla fine degli anni 1980. Alla domanda se avesse identificato, licenziato
e deferiti all’autorità giudiziaria gli operai infedeli, gli intermediari e gli
antiquari coinvolti Tusa mi rispose che non aveva prove sufficienti per
intraprendere simili azioni.
(8) – ovvero fatta eccezione di
quell’atteggiamento manipolatorio di falsa reazione democratica attuata dal
potere “visibile”, organizzata con un carosello di parole e nessuna azione
effettivamente capace di contrastare i programmi del potere stegocratico. Esso
fu spesso messo in atto tramite politici e tecnocrati siciliani, grazie anche
alla complicità dei media di regime, al punto da divenire una prassi oggi
praticata a livelli inquietanti.
(9) – la notizia è riportata in
Wikipedia alla voce “Sacco di Palermo”, tratta da un articolo pubblicato nel
1962 e rinvenuto sul sito “Il Viandante.it” all’indirizzo:
https://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201960/Mafia%201962.php
(10) – è come applicare in piccolo la
tattica delle lobbies multinazionali che finanziano e
appoggiano tutti i partiti politici, cosicché chiunque giunga al governo possa
essere utile ai loro progetti.
(11) – alcune di queste
organizzazioni, costituite all’indomani della proclamazione della Repubblica
Italiana furono affidate a personaggi “protetti”, divenuti politici italiani
molto influenti della fazione “centrista” governativa. A Francesco Cossiga
sarebbe stata affidata la “Gladio”, una organizzazione ausiliaria paramilitare
con funzione anti-comunista, e a Giorgio Andreotti (dichiarazione rilasciata
dal Gelli in una intervista pubblicata il 15 febbraio 2015 dal settimanale
“Oggi”, edito in Roma) una controversa unità dei servizi segreti italiani
denominata “Anello” i cui agenti erano forniti di una speciale tessera del
Ministero dell’Interno. La struttura di Andreotti sarebbe stata la più
importante, in quanto avrebbe avuto stretti contatti con lo Stato Vaticano, che
a quel tempo possedeva una delle migliori reti spionistiche operanti a livello
internazionale (i sacerdoti apprendevano notizie riservate durante la
confessione), e in quanto proprietario di un istituto bancario, lo IOR, che nel
tempo era giunto ad agire al di fuori di ogni controllo in stretto rapporto con
le maggiori organizzazioni criminali di quel periodo. Difatti, sembra che
l’importanza dello IOR risiedesse nel garantire la massima segretezza dei conti
bancari e la protezione dei notevoli movimenti di denaro operati dalle Entità
costituenti il potere stegocratico del Blocco Occidentale.
(12) – L’Italia divenne uno dei
territori dove si combatté una guerra segreta tra le superpotenze di quel
periodo storico, coinvolgendo agenzie di spionaggio civili e militari, bande
criminali e gruppi terroristici come entità visibili, ma anche quelle
invisibili costituite dai vertici delle cinque entità componenti il Deep State
nazionale (comprendenti personaggi rappresentanti gli interessi di: Massoneria,
Istituzioni del Vaticano, Istituzioni dello Stato Italiano, mafia e
‘ndrangheta). Una triste situazione che venne riassunta in termini
giornalistici quale parte di una “Strategia della Tensione”, ideata
nell’ambito della “Guerra Fredda” che oppose gli Statunitensi e i loro Alleati
ai Paesi del Blocco Sovietico.
L’uso mediatico della denominazione “Strategia
della Tensione”, originariamente in lingua Inglese, è attribuito al giornalista
Leslie Finer, che in tre articoli editi il 7, il 12 e il 20 dicembre del 1969
dal quotidiano londinese “The Observer”, svelò lo svolgimento in corso di un
piano segreto sanguinario che intendeva instaurare anche in Italia un regime
simile a quello eseguito in Grecia nel 1967. Si tratterebbe quindi di una
strategia politico-militare ideata negli Stati Uniti e basata sulla destabilizzazione
della società mediante il finanziamento di atti terroristici, infiltrando
gruppi politici estremistici di destra e di sinistra per indurre nella
popolazione una reazione stabilizzante in termini “centristi” il sistema
politico parlamentare. I punti-chiave di questa operazione erano: legittimare
la presa di potere di un regime autoritario; emarginare i partiti della
Sinistra ponendo fuorilegge i comunisti; istituire elezioni popolari al fine di
determinare un governo presidenziale “centrista” filo-conservatore.
La frase “destabilizzare per stabilizzare” è
presente in un “Field Manual”, diffuso in ambienti CIA, contenuto in una
valigetta sequestrata al Maestro Venerabile Licio Gelli (in Mario Guarino,
Fedora Raugei, 2006, Gli anni del disonore, Ed.Dedalo, pag. 416).
(13) – si legga al proposito la
monografia di Solange Manfredi, Psyops, 2014.
(14) – Dalla informativa inviata
in data 26 Maggio 1981 dal Capo della Polizia, Direzione generale della
Pubblica Sicurezza, al Ministro dell’Interno in risposta alla nota ministeriale
Nr.224/16601/II – 842/R.
La nota contiene un documento declassificato
dall’Ufficio Centrale della Direzione Generale Operazioni Speciali. Si tratta
di una copia fotostatica formata da 339 pagine, nelle quali vi sono diversi
“omissis” (parti secretate) inviate in data 21 Maggio 1981 dalla Questura di
Firenze ove vi è anche copia del secondo volume delle indagini
sull’omicidio del giudice Occorsio pag. 1-236, ove compaiono anche importanti
dichiarazioni rilasciate nel corso dell’interrogatorio da Salvini e Gelli.
In questi ultimi mesi, la magistratura italiana sta
iniziando a focalizzare come in quegli anni, sia in Sicilia che in Calabria,
fosse esistita una formazione del network Deep State costituita da elementi dei
servizi segreti, della massoneria (anche trame in cui era coinvolta la Loggia
P2), alti dirigenti statali e regionali, e da elementi importanti della Mafia e
della ‘Ndrangheta.
Al proposito leggasi l’articolo di Antonio Mazzeo,
pubblicato su “Stampa Libera”, 21 febbraio 2019, Le rivelazioni del
pentito Virgilio. La massomafia dello Stretto: il Ponte, il Ponte di Gioia
Tauro e gli esami facili nell’Ateneo di Messina.
www.stampalibera.it/2019/02/21/le-rivelazioni-del-pentito-virgilio-la-massomafia-dello-stretto-il-ponte-sullo-stretto-il-porto-di-gioia-tauro-e-gli-esami-facili-nellateneo-di-messina/
Per l’omicidio Occorsio, leggasi la recente analisi
dello storico Mirco Dondi, 10 luglio 2016, “Ucciso 40 anni fa il magistrato
Vittorio Occorso: una vita spezzata, un’indagine interrotta”
https://ilfattoquotidiano.it/2016/07/10/ucciso-40-anni-fa-il-magistrato-vittorio-occorsio-una-vita-spezzata-unindagine-interrotta/2894230/
(15) – Atti della Commissione
Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2, in www.fontitaliarepubblicana.it/documents/244-09-leg-doc-xxiii-n-2-4quater-2-tomo-1-ocr.html#search/p/vincenzotusa
Il nominativo e interessanti informazioni ricorrono
anche negli altri nove tomi degli atti di questa Commissione Parlamentare. In
particolare, i risultati dell’attività ispettiva istituita dal Ministro per i
Beni Culturali, Vincenzo Scotti, che pur non potendo incidere sulle decisioni
della Regione Sicilia alla quale dal 1979 apparteneva il Soprintendente Tusa,
consigliò di sospenderlo da tutte le attività operative eccetto quelle di
studio. Una punizione che senz’altro sarebbe stata formalizzata se fosse stato
ancora dipendente statale. Tuttavia, Tusa fu collocato in pensione poco tempo
dopo, il 31 dicembre 1985, avendo raggiunto i limiti di età a quel tempo
previsti dalla legge. Come raccomandato dalla Commissione ministeriale, non
ebbe più ruoli dirigenziali burocratici e continuò soltanto la sua attività di
studio nella qualità di docente universitario.
(16) – in “Informativa inviata
in data 26 Maggio 1981 dal Capo della Polizia…”, doc.cit. in nota 14.
(17) – in “I Siciliani”, Catania,
riferimenti negli articoli pubblicati dal marzo 1981 sino al 1985.
(18) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, op. cit. (Commissione P2), si rimanda alla nota 15.
(19) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, op. cit. (Commissione P2),
Dichiarazioni verbalizzate del Maestro Venerabile Licio Gelli rese innanzi ai
giudici del Tribunale di Firenze in data 14-03-1976 nell’ambito delle indagini
pertinenti all’omicidio del giudice Vittorio Occorsio, il quale stava indagando
su presunti collegamenti della Loggia P2 con il gruppo criminale definito
“anonima sequestri”.
In Andrea Cinquegrani, 02/02/2019, Le rivelazioni
del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo/Massoneria, ecco tutte le
connection.
www.maurizioblondet.it/le-rivelazioni-del-gran-maestro-giuliano-di-bernardo-massoneria-ecco-tutte-le-connection/
(20) – in www.fontitaliarepubblicana.it/, Atti della Commissione
Parlamentare…op. cit. Dichiarazioni rilasciate dal Gran Maestro del Grande
Oriente d’Italia, Lino Salvini, ai giudici di Firenze in data 14-03-1976
nell’ambito delle indagini pertinenti all’omicidio del giudice Vittorio
Occorsio.