Pubblicato on-line il 5 Giugno 2019 (http://thereporters.com, non piu' disponibile). Trasferito il 19 Giugno 2020 al sito https://thereporterscorner.com.
Autore: Pietro
Villari, archeologo e naturalista. 2019. Tutti i diritti riservati.
Le origini del sottopotere
tecnocratico contemporaneo
Stati Uniti, 1968. ll vertice del potere occidentale
si trova a fronteggiare la forte espansione dell’ideologia comunista in Europa.
La Sinistra storica statunitense, rappresentata dai Democratici, s’illude di
avere trovato una via veloce e non violenta per accelerare cambiamenti nel
rigido ordine sociale classista nordamericano. Si è innescato un fenomeno di
profondo cambiamento delle coscienze di centinaia di milioni di individui,
appartenenti non soltanto alle fasce sociali basse della società occidentale ma
anche nel ceto medio, già predisposto da quel che rimane della rivoluzione illuminista.
Inizia a contaminare anche le giovani generazioni della èlite dominante,
la più potente di quel periodo della storia dell’Umanità.
Il potere capitalistico e i vertici delle strutture
governative che lo sostengono sono perfettamente coscienti della propria
condizione d’incompatibilità in caso di avvento dello Stato Sociale, di un
sistema che si basi sulla democrazia partecipativa che faccia propria la difesa
dei diritti di tutti i cittadini, che protegga l’interesse collettivo anche
diminuendo il grande divario tra ricchi e poveri.
Innanzi a quella forza ideologica, basata sulla
speranza di potere costruire una società dove condurre in pace e prosperità una
vita migliore, nessun esercito persino dotato di armamenti di sterminio di
massa avrebbe potuto fermare quello che sembrava il corso della Storia. Eppure
il vertice del capitalismo occidentale trovò il modo per immobilizzarla e
renderla un contenitore vuoto, da riempire e usare con le proprie finalità. E
per la prima volta nella Storia questo non avvenne con la forza delle armi, ma
mediante un’imponente operazione di propaganda ideologica con il massiccio
impiego di manipolazioni psicologiche.
Il fine di questa operazione fu, come avvenne, di
costituire una “narrazione dominante” (1), dove la
realtà è spesso confezionata, ovvero oggetto di censure e modificata sino a
distorcere o inventare fatti e situazioni, farcendola di ipotesi anche poco
attendibili, in modo da risultare efficacemente a vantaggio del vertice
stegocratico. La forza della “narrazione dominante” risiede nel network
mediatico che funge da cassa di risonanza, anche attraverso i cosiddetti “utili
idioti”, le migliaia di bloggers che riportano le notizie
trovate in rete farcendole di loro ipotesi. Chi opera questa forma di
manipolazione mentale di massa include nei calcoli anche la condizione empirica
nota, sin dall’antichità, quale repetita juvant (2).
Il processo era iniziato nei primi anni 1960 quando la
stegocrazia capitalistica del Blocco Occidentale aveva compreso che, per continuare
a esistere e dominare invisibile le masse, doveva modificare i giochi di poteri
all’interno del sistema politico binario, alternandoli periodicamente al
governo sotto la sua segreta direzione. Ancora oggi lo schema politico presenta
questa contrapposizione di facciata, costituita da Progressisti e Conservatori,
mentre in realtà i centri decisionali, gli accordi e le stroncature si svolgono
nelle lobbies politico-imprenditoriali, quelle del potere
trasversale multi-politico al servizio del capitale che condiziona le attività
partitiche. È da questo gravemente compromesso “confronto democratico”
tra partiti avversari che viene fatto credere scaturisca il progresso della
nazione. Giungendo a dare l’illusione che gli “States” rappresentino un
modello di esempio di civiltà, fondata sull’uguaglianza dei diritti e sulla
piena libertà di tutte le sue forze componenti. Ed è questa la forma di
democrazia che viene esportata dalla stegocrazia occidentale nei Paesi del
Terzo Mondo.
Quella di creare una divisione, in due fazioni
contrapposte, nella popolazione di ogni nazione del Blocco Occidentale, di
controllarle costantemente e manovrarle all’occorrenza per mantenerle in perenne competizione è una tattica operativa ben nota sin dall’antichità (“divide
et impera”). Da oltre un secolo una parte della popolazione viene mantenuta
fondamentalmente classista, identitaria e nazionalista e un’altra parte deve
corrispondere al suo opposto, nel mezzo sono create forme ibride moderate e
agli estremi gruppi minoritari violenti posti al di fuori della “competizione
democratica” a simboleggiare il caos. In una nazione in tal modo compromessa,
immobilizzata elettoralmente entro partiti graditi al potere dominante, queste
forze possono coesistere in una situazione di continua competizione solo se
accettano passivamente il ruolo moderatore delle istituzioni governative. In
Europa, queste sono ormai sottoposte alla supervisione della Commissione
europea e della Banca Centrale europea, che a loro volta appaiono sempre più
quali istituzioni di controllo operanti in stretto contatto con Entità private,
quali la Commissione Trilaterale, create dal vertice stegocratico
capitalistico.
In Italia vi è quindi un governo nazionale subordinato
a volontà sopranazionali, dove le lobbies politico-imprenditoriali
agiscono per conto di poteri privati. Chi oggi si pone al di fuori di questo
sistema viene quantomeno delegittimato politicamente e menomato professionalmente.
Una società dualisticamente divisa in Destra e
Sinistra, Repubblicani e Democratici, Bianchi e Neri, poveri e ricchi, ecc. è
la migliore delle situazioni che attualmente possa verificarsi a favore del
potere stegocratico, permettendogli di dominare svolgendo la parte di chi tiene
i fili con i quali muove i subalterni senza che le masse ne prendano coscienza,
lasciando queste forze a litigare o a fingere tra loro, per spartirsi le
briciole lasciate cadere dalla tavola del banchetto della stegocrazia.
Ma a lungo andare questo sistema si logora, le masse
si rifugiano nell’astensionismo elettorale, divengono politicamente apatiche e a fronte di
un incremento dei consumi si registra un aumento di “energie” non utilizzate,
come congelate, che possono essere rivolte contro parti della società, seguendo
logiche punitive anti-Sistema. In pratica, le masse divengono una “variabile
imprevedibile” condizionante il sistema in quanto esse possono determinare
un conflitto sociale di massima violenza e con gravi perdite al capitale
privato.
Il sistema può quindi essere considerato quale una
pentola a pressione ove il mantenimento di valori bassi delle energie non
utilizzate è fondamentale per evitare l’esplosione di rivolte popolari. Il
ruolo di valvola di decompressione è svolto dalle manipolazioni psicologiche
che, affinché funzionino e salvaguardino il sistema, bisogna che presentino
l’immagine del vissuto quotidiano quale un mix di accadimenti, casuali o
provocati artificiosamente, o modificati affinché siano funzionali alle
necessità primarie delle masse, solo se in subordine al potere dominante
visibile e al padronato stegocratico.
Tuttavia, per derubare a lungo un popolo riducendogli
i diritti primari e le risorse economiche, necessita dargli la sensazione che
le classi povere e le medie mantengano la speranza nel futuro anche mediante la
facoltà di apportare cambiamenti al sistema socio-politico e economico
esercitando il diritto al voto, partecipando a referendum, a elezioni politiche
e eleggendo i suoi rappresentanti sindacali. Come se queste contassero
realmente qualcosa, come se esistesse su questo pianeta un luogo dove il potere
non fosse ormai saldamente detenuto da una piramide monolitica, espressione di
una ideologia totalmente opposta a quella dello Stato sociale.
C'è però qualcosa di nuovo in questo attuale giro di
giostra nel quale, come avvenne un secolo addietro, sta finendo l’Europa e vi
sarà ancora una volta la popolazione italiana tra quelle europee a soffrirne le
maggiori conseguenze. È la nascita di una nuova Destra internazionalista, che
ha deciso di correggere il corso della Storia eliminando quanti rimasti legati
agli ideali del secolo dei Lumi, per i quali non vi è posto nel futuro che ci
riserva la libera imprenditoria, o meglio i fautori del Neoliberismo.
Agli inizi degli anni 1970 il vertice del potere
sopranazionale che domina i Paesi del Blocco Occidentale decide di identificare
le modalità per neutralizzare la possibilità che esso possa perdere il
controllo sulle masse. Ha tutte le carte in mano per riuscirci, soprattutto i
capitali con i quali nell’arco di alcuni decenni riesce a modificare
radicalmente il modus vivendi della società occidentale.
Conquista le maggiori roccaforti del pensiero illuminista presenti nelle
università, nella politica, nei media, nei circoli intellettuali e artistici;
riesce a condizionare i sindacati; a infiltrare e fare propria l’Unione
Europea, incatenandovi la maggior parte degli Stati Europei, sottoscrivendo
questi una serie di trattati attraverso i quali cedono gran parte delle
sovranità popolari, delegando alla Commissione Europea e alla Banca Centrale
Europea (BCE) i poteri che rendevano esercitabile la loro autonomia. Nonostante
questo scempio delle libertà ottenute nel corso di battaglie popolari negli
ultimi due secoli contro le aristocrazie, il Neoliberismo assolutista ha avuto
la forza di apparire quale unica via di libertà e di progresso capace di
opporsi alle dittature nazionalsocialiste o comuniste (in realtà usate e
distrutte per il conseguimento delle sue finalità contrarie all’avvento dello
Stato Sociale).
La chiave di volta di tutto questo è stata la
collocazione del lobbismo al centro del mercato internazionale, delle Borse e
delle corporazioni, in modo che è il potere economico a promuovere e
condizionare i partiti e le elezioni politiche, eventualmente stroncando
candidati invisi, e sostenendo quelli considerati “affidabili”, dettando le
linee di condotta in campo economico e finanziario, giungendo quindi a
controllare lo svolgimento del commercio nei territori del Blocco Occidentale.
La conseguenza è stata una orrenda restrizione dei
diritti sociali conquistati dalle masse negli ultimi secoli in campi
fondamentali dell’esistenza quali la salute, il lavoro, la casa, l’istruzione,
la proprietà pubblica, il sistema pensionistico, la Giustizia. Di contro, le
masse sono state letteralmente bombardate da una propaganda volta a potenziare
fortemente il sistema consumistico quale fonte di positivo e essenziale
benessere a cui chi non partecipa è considerato quale un elemento asociale, o
un miserabile privo di mezzi economici per procurarselo. Il ruolo del sistema
mediatico in tutto questo è stato spregiudicato e determinante, anche nella
diffusione di una inquietante forma di apatia verso la partecipazione alla
politica e di un elevato grado di perdita di fiducia nelle Istituzioni dello
Stato che permette al lobbismo di scatenare pressoché incontrastato i suoi
peggiori aspetti.
Nata nel 1973, la Commissione Trilaterale è una
associazione privata, o meglio un club esclusivo costituito da tecnocrati del
Blocco Occidentale chiamati alla cooperazione con interessi stegocratici,
coincidenti con quelli della moderna Destra economica e dei grandi capitali
privati, nell’ambito di un sistema che definiscono democratico ma svuotato dei
suoi contenuti originari.
Dalla seconda metà degli anni 1970 sino ad oggi la
Commissione Trilaterale ha operato affinché venisse progressivamente eliminato
l’ideale di Stato Sociale che tutela le classi deboli e sostenendo
l’avvento di un governo delle élite tecno-burocratiche, in pratica un
ritorno ai servitori delle aristocrazie pre-illuministe adesso nella condizione
di burattini-tecnici, che la stegocrazia pone in ruoli di sottopotere per
chiamata diretta e non attraverso concorsi pubblici (3). Pur avendo
un ruolo di primo piano, la Commissione Trilaterale non è la sola a fungere da
centro di comando con funzioni operative del Blocco occidentale, essendovi
anche la Commissione Europea, il Gruppo Bilderberg, i gruppi accademici “think-thank”
nel settore economico, finanziario e delle scienze politiche, le grandi banche
d’affari, i gruppi investitori internazionali e i centri promotori e operativi
della cooperazione monetaria globalista, in particolare l’Organizzazione
Mondiale del Commercio (WTO) e il Fondo Monetario Internazionale (IMF) (4).
Come abbiamo visto (nella Parte II), lo
scivolone di Vincenzo Tusa avviene in seguito a eventi incontrollabili dal
potere stegocratico siciliano ed in particolare dalla nascita e
graduale presa di potere nel Blocco Occidentale della Commissione Trilaterale
(1973).
La P2 che nel 1975 viene rifondata e posta sotto la
guida del Maestro Venerabile Gelli, è una organizzazione che si ritrova
improvvisamente a operare in contrasto alle nuove strategie di quella parte del
potere occidentale che condivide il piano della Commissione Trilaterale tenuta
a Kyoto del 1975. In pratica, la P2 era divenuta una struttura ormai obsoleta
che continuava a mantenere la linea dei “falchi” a quel tempo ancora fortemente
radicati nelle istituzioni governative statunitensi quali la CIA. L’organizzazione
P2 sarebbe stata quindi “bruciata” nella prima metà degli anni 1980 nell’ambito
di questa guerra scaturita tra poteri occidentali, che anni dopo condusse alla
soppressione di altre strutture segrete filogovernative italiane quali “Gladio”
e “Anello” (5).
Nel 2007, con la sottoscrizione del
Trattato di Lisbona, che apportò ampie modifiche ai due precedenti trattati
sull’Unione europea e sulla istituzione della Comunità Europea, vengono sanciti
i diritti delle élite tecno-burocratiche a governare le masse dell’Unione
Europea, escludendo così il popolo dal fondamentale esercizio di eleggere i
propri governanti. Ciò è stato possibile in quanto le strutture operative del
potere dominante, essenzialmente il grande capitalismo privato, hanno
infiltrato gli apparati democratici svuotandoli di ogni loro contenuto,
facendoli divenire organismi del potere neoliberista. Il fulcro dell’operazione
è stato basato sulla disattivazione nelle masse di due fondamenti della vera
democrazia: consapevolezza dei propri diritti e partecipazione all’esercizio
del governo. Oltre trent’anni di martellanti, quotidiane attività di
manipolazioni psicologiche, bombardamenti di messaggi subliminali con modalità
parossistiche a partire dagli anni 1980, che hanno condotto le popolazioni dapprima
a ignorare e oggi a non riconoscere i danni del consumismo, le rapaci finalità
dell’imprenditoria onnipotente che impone i propri interessi, corrompendo,
stabilendo la connivenza attiva, sino a diffondere il terrore che trasforma le
classi inermi in conniventi passivi, costretti ad assistere impotenti agli
scempi della res pubblica, dei diritti fondamentali dell’uomo. Ciò
rischia di condurre intere generazioni alla disperazione, all’incapacità di
reagire per sopravvivere, o peggio, all’alienazione dalla realtà.
È in base a questa concezione
neoliberista della nuova società programmata e costantemente monitorata da
organismi sopranazionali privati, che il tecno-burocrate Sebastiano Tusa verrà
nominato Assessore Regionale in Sicilia. E, si badi bene, vi arriva
pur non essendo un politico eletto dal popolo, anzi dopo aver subito alcuni
anni addietro un clamoroso e radicale rifiuto dalla società siciliana che, come
vedremo più avanti, aveva stroncato la sua esperienza politica quale candidato
della nuova Destra di Gianfranco Fini. Tusa giunge quindi al potere politico
privo del consenso popolare, per una sorta d’investitura di stampo feudale, in
quanto ritenuto affidabile da quel potere dominante nominalmente pubblico ma
saldamente nelle mani di privati. È la nuova idea di democrazia nella
quale la tecnocrazia è uno strumento consegnato a pochi (i tecnocrati) da parte
di eletti dalle masse (i politici), per fare l’interesse di pochi (gli
stegocrati).
I neo-Ronin della Stegocrazia: la
via del tecno-burocrate affidabile
Indubbiamente, gli scandali che travolsero il padre
avevano segnato profondamente i caratteri della personalità di Sebastiano.
Tuttavia, negli anni precedenti alla sua tragica morte gli fu concesso di
compiere la difficile operazione di restauro dell’immagine pubblica del padre,
essendo riuscito a consolidare i rapporti con il Potere che domina la Sicilia
spendendosi in politica. Ecco quindi il Parco Archeologico regionale delle Cave
di Cusa intitolato a Vincenzo Tusa, e i convegni commemorativi “dello
scienziato e dell’uomo”. Nessuno dei suoi nemici osò opporsi a questo
incredibile impegno durato quindici anni, avvenuto nel corso di ben quattro
governi regionali. Era una macchia che andava cancellata, in quanto rischiava
di menomare le aspirazioni tecnocratiche e politiche di Sebastiano Tusa e in
generale del buon nome della famiglia, giocando anche a favore, di riflesso, in
una eventuale futura rivalutazione delle attività di altri ex piduisti
siciliani e nazionali.
Sin da ragazzo, Sebastiano coltivò una stretta
amicizia con il nipote di uno dei più famosi mercanti di reperti archeologici
operanti a livello internazionale, emigrato in Svizzera dal
territorio di Selinunte. Figlio di una sorella di questi (sposata in quel di
Castelvetrano, territorio dal quale proviene l’attuale capo della mafia
siciliana), l’amico di Sebastiano diventerà assistente di scavo proprio a
Selinunte. Suo figlio (quindi il nipote del mercante pochi anni prima arrestato
per traffico internazionale) verrà posto alla direzione degli scavi
archeologici in una necropoli di Selinunte concessi dalla Regione Sicilia
al C.A.M., un atipico centro privato di ricerca archeologica creato in
una contrada di Castelvetrano.
Tuttavia, questo centro di eccellenza venne chiuso
alcuni anni dopo, in seguito all’arresto per frode del suo Presidente, Mons.
Patrizio Benvenuti, un controverso personaggio che in Sicilia si era
strettamente legato al Tusa e alla sfera di personaggi di riferimento di questi
nel territorio. Il Benvenuti a quel tempo era cappellano della Marina
Militare e in quanto delfino del defunto potentissimo cardinale Siri, ne aveva
ereditato parte del potere che gestiva anche in splendide sedi della sua
“Fondazione Kepha” site a Roma e in Toscana (6).
La scelta di Sebastiano Tusa di legarsi pubblicamente
alla partitocrazia siciliana era avvenuta nel 2001, al tempo della elezione di
Salvatore “Totò” Cuffaro a Governatore della Regione Siciliana, e della nomina
del siracusano Fabio Granata a Assessore regionale ai beni culturali (7).
Questi gli crearono su misura la Soprintendenza del Mare, alla quale sono
affidate le attività di tutela, di ricerca scientifica, di salvaguardia e
valorizzazione di tutto il territorio marino statale passato all’amministrazione
regionale. Si tratta di uno dei più ambiti incarichi burocratici e scientifici
della Regione siciliana, che gli consentirà di allacciare importanti relazioni
con i vertici militari e accademici internazionali, e quindi di acquisire un
notevole potere a livello nazionale.
Nel 2004, nel corso della inaugurazione della nuova
sede di quella soprintendenza, Tusa fa il primo visibile grave errore
della sua carriera, lasciandosi andare a un teatrino di pessimo gusto con la
persona sbagliata. Difatti, una serie di foto lo immortalavano con il
governatore Cuffaro, pubblicate in bella vista sul sito on-line della
Soprintendenza del Mare, istituzionale, rimanendovi per molti anni, ovvero sino
alla carcerazione del Cuffaro per concorso esterno in associazione mafiosa.
Surreali, esilaranti, e non poco
volgari considerando che si trattava delle massime Autorità istituzionali
che inauguravano una importante struttura dell’Assessorato per i Beni Culturali
e Ambientali della Regione Sicilia, le foto mostravano Cuffaro e Tusa
abbracciati, entrambi indossanti la tipica coppola siciliana abbassata poco
sopra gli occhi, in perfetto stile mafioso, con un bicchiere in mano nell’atto
di brindare. In altre, i due “compari” apparivano abbracciati
lateralmente come in una danza, entrambi con un cannolo nella mano libera.
Queste foto erano evidentemente
uno sberleffo indirizzato a coloro che si erano opposti alla realizzazione alla
Soprintendenza del Mare, e sembrano indicare l’esistenza di aspetti politici
oscuri dell’operazione. Nata da una idea del Tusa, gli venne affidata la
progettazione scientifica e infine la carica di Soprintendente su diretto
impegno del vertice politico regionale di quel tempo, e in particolare di
Cuffaro, Granata e Cascio.
Sarebbe interessante conoscere a quali “cerchie di
potere” avversarie fossero indirizzate quelle immagini e se esse fossero le
stesse che, come disse uno dei due figli di Sebastiano Tusa, Andrea, in una
dichiarazione rilasciata poco dopo avere appreso della morte del padre, avevano
reso difficile l’operato nel nuovo ruolo di assessore regionale ai beni
culturali (“nonostante tutte le persone che cercavano di mettere i bastoni
tra le ruote”)(8).
A questo proposito bisogna ricordare che dopo
l’arresto di Totò Cuffaro, Sebastiano Tusa perde la carica di Soprintendente
del Mare. Poco tempo dopo viene fotografato con il nuovo Governatore
siciliano, eletto nel 2008, il catanese Raffaele Lombardo che smantella i
dirigenti “Cuffariani” dai posti-chiave della Regione piazzandone di nuovi di
proprio gradimento. Con Lombardo non è un rapporto facile in quanto a livello
regionale vi sono pressioni contrarie, tuttavia Tusa viene sostenuto dal potere
nazionale. Nella compagine di governo nazionale, in qualità di deputato della
maggioranza alla quale è alleato il Lombardo, vi è l’amico Fabio Granata e pur
perdendo momentaneamente la “sua” Soprintendenza del Mare, Tusa riesce a
mantenere il rango burocratico essendogli affidata la guida della
Soprintendenza di Trapani, territorio “problematico” dove conta molti amici di
famiglia.
Nel 2012 decide di presentarsi alle elezioni
amministrative siciliane in una lista minore del consiglio comunale di
Palermo, Futuro e Libertà per l’Italia, subendo una sonora e
umiliante bocciatura popolare, avendo ottenuto solo 171 voti. A livello
nazionale la formazione partitica era diretta da Gianfranco Fini e in Sicilia
da Carmelo Briguglio, entrambi ex M.S.I. In quel momento politico, Sebastiano
Tusa era quindi posizionato in quell’ambiente della Destra divenuta moderata,
apertasi a liberali, repubblicani e democristiani che, in accordo con la
Sinistra, aveva eseguito parte del lavoro sporco per costringere alle
dimissioni il governo Berlusconi del quale aveva fatto sin allora parte.
Tale immagine fu aggravata dal fatto che, pur avendo
dapprima il Tusa manifestato la propria disponibilità a candidarsi a Trapani
con la lista del Partito Democratico (che com’è noto è posizionata a Sinistra),
scelse quella di un nuovo partito della Destra per il consiglio comunale di
Palermo. Un autentico schiaffo in faccia alla nuova Sinistra progressista,
dando ragione a quanti all’interno di quel che rimaneva della vecchia Sinistra
lo avevano sempre identificato nella figura e negli ambienti frequentati dal
padre. A quel tempo i quotidiani regionali e nazionali non furono così teneri
con lui come lo sono oggi, foggiandogli il soprannome di “Candidato double
face” (9).
Pochi anni dopo anche il governo di Raffaele Lombardo
viene travolto da inchieste giudiziarie e tradimenti politici che eliminano la
Destra al governo. Gli subentra un nuovo governatore appartenente alla Sinistra
che si propone rinnovativa, Rosario “Saro” Crocetta, proveniente da un’altra
zona difficile siciliana in forte emersione politico-imprenditoriale, la
provincia di Gela. È un periodo caratterizzato da feroci scontri tra poteri,
dove il neo-governatore appare ben presto condizionato dalle scelte di “pupari”,
innominabili e invisibili, del potere stegocratico che lo ha prescelto (10).
In questo momento difficile Tusa gioca bene e
in silenzio le sue carte, utilizzando le amicizie coltivate nel “sistema”
politico-finanziario a quel tempo in sintonia con Confindustria, riuscendo a
farsi riposizionare alla guida della Soprintendenza del Mare e si
dedica ad accrescere il suo potere accademico. Ormai è ben chiaro che
grazie anche all’avvento dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti e alle
scelte impopolari effettuate dalla Sinistra italiana (No TAV, migranti,
vitalizio dei politici, ecc.), ai tecnocrati siciliani non resta che iniziare a
tessere contatti con i “salotti” intellettuali nazionali rispettosi della nuova
democrazia in salsa “trilaterale”, o meglio di quel nebuloso palinsesto
lobbistico neo-liberista autoproclamatosi nuova Destra Internazionalista.
Il sistema che sorreggeva il governo Crocetta crolla,
e con esso il potere della Sinistra italiana, travolti dai risultati delle
elezioni regionali del 2018. Sebastiano “Nello” Musumeci diviene il nuovo
Governatore siciliano. Tra i suoi alleati di spicco vi è anche il critico
d’arte Vittorio Sgarbi, già nel corso della campagna elettorale designato al
ruolo di assessore regionale ai beni culturali, ma dopo alcuni mesi
dall’insediamento questi si dimette in circostanze non ben chiare, venendo meno
all’impegno preso con l’elettorato, spingendosi a “raccomandare” pubblicamente
Sebastiano Tusa quale suo successore. Il governatore ne parla con gli alleati,
ascolta il sostegno all’operazione espresso dall’uomo di Berlusconi in Sicilia,
Gianfranco Miccichè (il quale, si badi bene, ne aveva già precedentemente
parlato a Roma con Sgarbi…), e alla fine accetta: il tecnocrate viene chiamato
dal nuovo governo di Destra a prendere il posto lasciato libero da Sgarbi (11).
Da questo momento Tusa si lega ai due massimi poteri
politici siciliani del momento, Musumeci e Miccichè. Quest’ultimo non ha
dimenticato l’amicizia che legava il tecnocrate all’ex governatore Totò
Cuffaro, suo acerrimo nemico, ma vi sono indicazioni e legami nazionali, ordini
superiori, che non può ignorare.
Miccichè rappresenta il punto di riferimento degli
interessi dei gruppi di potere che hanno sostenuto Silvio Berlusconi in Sicilia
sin dal 1984, quando fu assunto a Palermo in qualità di manager del gruppo
Mediaset da Marcello Dell’Utri, ricoprendo in seguito importanti incarichi
governativi regionali e nazionali nei governi presieduti dal Berlusconi.
Vincenzo Tusa e Silvio Berlusconi erano entrambi importanti membri della Loggia
P2, e nel 2018 sarà proprio Forza Italia, il partito fondato da
Berlusconi, a formalizzare e sostenere con vigore la richiesta al governatore
Musumeci di sostituire l’Assessore dimissionario Sgarbi con Sebastiano Tusa (12).
Quasi a volere ribadire la concezione che la volontà
popolare non ha alcuna importanza innanzi a quella del potere “aristocratico”,
Tusa si prende immediatamente cura del suo ex referente politico “Finiano”
Carmelo Briguglio, accogliendolo quale componente dell’ufficio di staff
dell’assessorato ai beni culturali. Si tratta di un fenomeno ampiamente diffuso
in Sicilia (13).
Divenuto Assessore Regionale ai Beni Culturali, Tusa
lavora al consolidamento del suo ruolo politico regionale, in quanto sa bene
che dopo le elezioni europee si paventa un rimpasto del governo regionale
siciliano e che la sua poltrona è ambita da altri. Deve quindi apparire a
livello nazionale e internazionale, in modo da rendere problematica la sua
rimozione. Gli si presentano due occasioni, l’intervento inaugurale della
mostra su Antonello da Messina tenuta a Milano e la collaborazione che
intensifica con l’Organizzazione delle Nazioni Unite, dalla quale è coinvolto
nella realizzazione di una serie di progetti UNESCO in Kenya.
Della vera Stegocrazia. Timori,
presentimenti e morte di un tecnocrate
Fortemente allettata da una proficua alleanza con
l’emergente potere dell’asse Russo-Cinese, il governo italiano ha recentemente
stipulato accordi commerciali che preludono a un’ampia valorizzazione della sua
posizione nel mezzo del Mediterraneo, crocevia delle linee aeree
transcontinentali euro-asiatica e africana. Oltre a gravi problemi sociali e
ambientali che si prospettano per la trasformazione di alcune aree portuali in
megaporti, inerenti all’inquinamento, alla massiccia immigrazione cinese e alla
effettiva convenienza degli onerosi investimenti a carico dell’Italia (14),
la domanda che oggi si pone in tutta la sua drammaticità è se essa sia in grado
di effettuare questa difficile virata di rotta senza soffrire gravi
conseguenze, essendo probabile che l’Europa diventi uno dei terreni dello
scontro tra superpotenze mondiali per l’egemonia.
Di tutto questo la classe dirigente siciliana ne è ben
consapevole e inizia ad avere sentore dei pericoli che potrebbero giungere,
improvvisamente, a causa del progressivo deterioramento della situazione.
Uno dei maggiori problemi attuali
consiste nei difficili rapporti tra le nazioni europee, primo tra tutti quello
degli interessi espansionistici che Francia e Italia hanno in aree dell’Africa
settentrionale e sub-Sahariana. Quel che resta delle classi imprenditoriale e politica
siciliane vede grandi possibilità di sviluppo nella realizzazione di stretti
rapporti di cooperazione e interscambio economico e culturale con i Paesi
costieri dell’Africa che si affacciano sul Mediterraneo (a esempio la Tunisia,
ove l’Italia è al secondo posto dopo la Francia) e, più recentemente, nel
Kenya. Ciò contrasta con le mire di sfruttamento territoriale di gruppi
multinazionali e poteri forti che risiedono Oltralpe, soprattutto in Francia
che ha forti interessi espansionistici nei territori lasciati liberi
dall’autarchia statunitense del governo Trump, quali la Libia.
L’élite oggi al potere in Italia, così come quelle
delle maggiori nazioni della comunità europea, si sta da tempo preparando a
cogliere le opportunità che negli ultimi mesi iniziano a presentarsi sul nuovo
scacchiere internazionale, dove gli antichi equilibri sono come ghiacciai in
via di scioglimento. Il peggioramento della crisi economica dei paesi membri
della Comunità Europea potrebbe condurre all’implosione del sistema,
determinando una situazione di forte instabilità dove le nazioni verrebbero a trovarsi
in schieramenti politico-economici in pericoloso contrasto. Questo determinerà
conseguenze dall’esito imprevedibile anche nel network sopranazionale Deep
States, che attualmente sarebbe già in grado di condizionare la stesura di
accordi politici e commerciali di singoli governi europei, e di veicolare
l’attribuzione di importanti appalti.
È in questa situazione che la carriera apparentemente
ormai inarrestabile di Sebastiano Tusa, politico appartenente a una Destra oggi
sempre più spinta alla deriva su posizioni populiste di sponda al neoliberismo,
viene violentemente fermata nella prima decade di marzo 2019 in un bizzarro
incidente aereo avvenuto nella ex colonia italiana etiopica (oggi il maggiore
partner commerciale francese in Africa), avendo programmato di raggiungere da
questa l’ex colonia britannica del Kenya (15).
Tusa certamente conosceva quanto sta avvenendo in
Libia, anch’essa ex colonia italiana dove sono crescenti gli interessi allo
sfruttamento di risorse energetiche da parte di gruppi di potere
soprannazionali che non ammettono interferenze, fortemente sostenuti dal
governo francese. Si tratta del potere rivelatosi capace di scatenare e vincere
in breve la guerra per eliminare il saldo regime di Gheddafi.
Gli erano state riferite anche le preoccupanti
notizie, non ancora confermate (e anzi smentite da fonti anch’esse prive di
evidenze testimoniali), giunte alle Autorità italiane riguardo alla tragica
vicenda di Silvia Romano, la 23enne milanese rapita in Kenya nei pressi di
Malindi, il 20 Novembre 2018, da una banda di predoni. Questi si sarebbero
accordati di venderla ai jihadisti somali del gruppo al-Shabab, che a loro
volta l’avrebbero passata al Governo Italiano in cambio di una forte somma di
denaro, se qualcosa non fosse andato storto nel mese di Febbraio, al momento
della consegna della Romano ai jihaidisti, rimanendo ferita o uccisa nel corso
della sparatoria avvenuta al confine somalo. La ricostruzione, ancora non
ufficiale, presenta però delle zone d’ombra che i ben otto tentativi del
governo italiano di inviare una squadra di specialisti del ROS-Carabinieri in
Kenya, essendo rimasti costantemente senza risposta certamente rendono ancora
più oscura la vicenda. Tuttavia, il quotidiano kenyota “The Star” riporta che
sin dai primi giorni del rapimento nella zona erano presenti reparti speciali
dell’esercito italiano impegnati nella ricerca della giovane (16). Il
tentativo di ricostruzione del sequestro di Silvia Romano (S. Romano) si
presenta lacunoso, così come avvenne anche nel noto caso dell’omicidio di
Ilaria Alpi (I. Alpi), la giornalista che rimase uccisa mentre
indagava in Somalia sulle attività di una associazione criminale internazionale
dedita a traffici di armi e rifiuti tossici.
La situazione nel Corno d’Africa è già da tempo
considerata pericolosamente complessa essendo in espansione il fenomeno della
radicalizzazione delle fasce povere della popolazione, soprattutto in
territorio somalo, e la creazione di gruppi combattenti ideologicamente vicini
ad Al Quaeda, covi di pirati e bande di predoni. Questo ha spinto le maggiori
organizzazioni umanitarie operanti sotto la guida dell’ONU a intervenire
nell’area con progetti di sviluppo socio-economico che sono in contrasto con
gli interessi espansionistici del fondamentalismo islamico.
Nell’ex colonia francese di Gibuti sono presenti basi
militari di diverse nazioni (Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Giappone),
alle quali si è adesso aggiunta anche la Cina (è la sua prima base militare nel
continente africano). Ciò ha spinto la Francia a intervenire in questa regione,
per cercare di arginare la crescita dell’influenza politica e commerciale
cinese, e anche se in tono minore, anche quella russa. Il presidente francese
Macron è stato recentemente impegnato in prima persona in una lunga serie di
visite di Stato per rinforzare le relazioni con i governi dell’Africa
sub-Sahariana, tra i quali nel Corno d’Africa i Capi di Stato dell’Etiopia
(principale partner commerciale francese nel continente africano), dell’Eritrea
e del Kenya (17).
Oltre all’espansione della rivolta islamica, è quindi
in corso una guerra segreta tra blocchi di superpotenze per il controllo
dell’area, una situazione pericolosa nella quale l’Unione Europea sembra una
concezione già superata e comunque testimone dell’assenza di una visione
unitaria, trovandosi divisa in una serie di arroccamenti dovuti a interessi
commerciali di carattere nazionale. In questa situazione gli addetti ai lavori
che si trovano sul territorio sono esposti a giochi di potere dalle conseguenze
imprevedibili, anche infauste.
Non sappiamo se Sebastiano Tusa e i corpi militari
specializzati italiani (con i quali da molti anni collaborava), considerasse la
possibilità di incorrere in gravi problemi durante quelle brevi visite nel
Corno d’Africa, tantomeno in un incidente aereo assieme ad altri funzionari di
istituzioni europee impegnate in Kenya. Eppure è accaduto. La mattina del 9
marzo 2019 era salito sul Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlines,
schiantandosi poco distante da Addis Abeba dalla quale era partito in direzione
della capitale del Kenya, Nairobi, dove avrebbe partecipato a un convegno sulla
organizzazione del futuro sistema di valorizzazione turistica e protezione del
patrimonio culturale kenyota. Essendo avvenuto alla velocità di circa dieci
chilometri al secondo, l’impatto al suolo è stato violentissimo e quel poco che
resta delle vittime è di difficile identificazione, al punto da richiedere un
lungo lavoro per il recupero.
Con la “dis-integrazione” dei passeggeri, vengono
messe in difficoltà le missioni nell’Africa sub-Sahariana dei tecnocrati di
molte nazioni del Blocco Occidentale che viaggiavano su quell’aereo, tra
cui quattro importanti funzionari con passaporto ONU dei quali non sono
state divulgate le generalità. Anche la missione del Tusa aveva
importanti risvolti, essendo il maggiore rappresentante della tecnocrazia
inviata dall’Italia nell’ex colonia britannica del Kenya (18), nel
tentativo di consolidare una sua influenza politica e imprenditoriale offrendo,
con la copertura dell’Unesco, un fondamentale sostegno al Paese non ancora
islamizzato. Progetti di valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici,
scuole di formazione del personale governativo, aiuti umanitari, che pur
avvenendo sotto l’egida di Istituzioni umanitarie internazionali, si
proponevano di contrastare il dilagare dell’estremismo jihaidista. Si trattava
quindi di un passo importante anche per le imprese italiane interessate a
sfruttare il flusso turistico-culturale in Kenya soprattutto nel settore
alberghiero e della ristorazione, della grande edilizia privata e degli appalti
pubblici a queste connessi quale la costruzione di un aeroporto, di strade e di
scuole.
Tuttavia, alle popolazioni indigene queste attività
possono apparire frutto di una ideologia neo-colonialista del sistema di potere
occidentale, fortemente aggravata dall’espansionismo cinese, già consolidato in
altre ampie regioni africane quali ad esempio il Sudan.
Il proselitismo jihadista ha avuto gioco facile a
porsi quale l’unica alternativa di opposizione allo sfruttamento e alla
distruzione della propria identità culturale rimasta alle popolazioni indigene,
iniziando quindi la destabilizzazione dei poteri governativi locali che, anche
a causa della dilagante corruzione, non hanno avuto la capacità di opporsi allo
sfruttamento economico operato dalle potenze straniere.
Purtroppo, a volte le attività di opposizione ad un
regime possono trovare nelle istituzioni governative d’intelligence di
superpotenze tra loro in competizione, quegli appoggi informativi, modalità di
finanziamenti e forniture di armi con cui procedere nel perseguimento di
finalità, anche mediante metodologie essenzialmente terroristiche.
Nella lontana Sicilia, che trovandosi al centro del
Mediterraneo sta assumendo sempre maggiore importanza strategica militare della
superpotenza statunitense, già zeppa di basi militari adesso in ulteriore
ampliamento e in forte potenziamento degli armamenti, l’intero establishment regionale
attende il rientro di quel che resta di Sebastiano Tusa, per poterlo
commemorare.
In mancanza delle spoglie, ecco quindi la celebrazione
eucaristica in suffragio avvenuta il 18 marzo 2019 nella chiesa del Collegio
dei Gesuiti, ad opera del Vescovo di Trapani, Fragnelli, e quella che sarà
tenuta il 10 Giugno nella Cattedrale di Palermo dall’arcivescovo Lorefice. Dopo
la messa le attività continueranno a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza
della regione Sicilia, con interventi commemorativi di Nello Musumeci, del
sindaco Leoluca Orlando, del rettore della locale Università, Micari, e dello
scrittore Valerio Massimo Manfredi.
È attraverso la morte delle sue creature che il
sistema del potere piramidale celebra se stesso e si rigenera pur conoscendo il
suo miserabile destino (19).
Note
(1) – la “narrazione” ha suscitato
negli ultimi decenni un grande interesse in ambito psicologico soprattutto per
l’aspetto terapeutico, essendo un mezzo per comprendere l’evoluzione della
mente del narratore. La storia raccontata dal paziente ha un effetto curativo e
viene accolta dal lettore come un seme che può germogliare. Appare quindi ovvio
come essa sia oggetto di profondo interesse nel campo delle attività di
manipolazione psicologica, fornendo dei modelli dell’agire umano che possono
essere utilizzati anche come arma di ristrutturazione ideologica di massa. Si
tratta di dottrine e metodologie che dovrebbero essere efficacemente
contrastate e bandite da tutte le Nazioni, ma ciò non accade e il loro forte
sviluppo e impiego concorre a rendere manifesta l’entità del processo di
distruzione in corso di quelle che furono le conquiste illuministe nel campo
dei diritti umani.
(2) – locuzione latina traducibile
“le cose ripetute giovano”, che intende una metodologia didattica attraverso la
quale, ripetendo un concetto o una azione, si giunge a facilitarne la
comprensione o la esecuzione. Tuttavia, questa pratica ha anche una connotazione
oscura, quale mezzo di persuasione e diffusione di notizie e affermazioni che
possono anche essere oggetto di falsificazione, o indurre individui a
commettere azioni dannose a se stessi o a terzi mediante metodologie che
operano a livello subliminare quali il tristemente noto “brain washing”.
(3) –si ricordi che tutto questo è
stato possibile grazie ai ruoli che vanno oltre la connivenza passiva, avuti
anche dalle famiglie massoniche e dalle gerarchie ecclesiali delle maggiori
organizzazioni cristiane.
(4) – per una critica alle attività
della Commissione Trilaterale rimando all’articolo di Paolo Barnard, 20 Ottobre
2009, “Ecco come morimmo”
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?.id=151
(5) – in Pietro Villari, www.thereportersblog.com, 16 Maggio 2019, “La
Tecnocrazia e il Sistema di Potere siciliano. Parte II. Nel nome del padre, del
figlio e della Stegocrazia”
(6) – Si tratta di una
controversa istituzione nell’ambito delle attività della Fondazione KEPHA Onlus
di Monsignor Patrizio Benvenuti, prelato argentino ben addentro alle alte sfere
vaticane, arrestato nell’ambito di una frode tramite una sua società immobiliare
per un ammontare di oltre trenta milioni di euro. L’istituzione del C.A.M. (Campus
Archeologico Museale) dapprima osteggiata a livello burocratico regionale,
fu in seguito fortemente appoggiata da Sebastiano Tusa, che vi inserì persone
di sua fiducia, ponendovi in qualità di dirigente amministrativo anche un altro
suo amico di famiglia, un noto avvocato penalista e collezionista di antichità
siciliane (tra l’altro difensore di molti mafiosi e di un antiquario di livello
internazionale originario di Castelvetrano in diversi processi). Nell’organico
fu anche inserito il nipote dell’antiquario con funzione di direttore degli
scavi e la figlia dell’avvocato dell’antiquario, che allestì un laboratorio di
restauro della ceramica all’interno del Centro. La sede del C.A.M. era situata
in una splendida masseria acquistata da Monsignor Benvenuti in località
Triscina di Castelvetrano, ma restaurata e allestita con denaro della comunità
europea. Fu inizialmente sequestrata dalla magistratura italiana nel tentativo
di recuperare somme per il risarcimento delle frodi attribuite al monsignore;
posta in vendita, dal 2018 è sede di una attività alberghiera.
(7) – Si veda anche il post di
Toi Bianca, del 18-08-2018, “Sebastiano, di Dio, patria e Granata” con
sottotitolo “Tusa, un accademico prestato alla politica o un politico che ha
fatto accademia?” www.buttanissima.it/sebastiano-di-dio-patria-e-granata/#AFH5kskPgruK0tUV.99
(8) – in MediaNews, 11 marzo
2019, www.youtube.com/watch?v=PuAGY8pJbRE allo 01:06 egli rilascia la
dichiarazione “nonostante tutte le persone che mettono i bastoni fra le
ruote”.
(9) – Matteo Pucciarelli in
Repubblica.it, 25/03/2012, “Tusa, il politico interscambiabile candidato
sindaco Pd, candidato consigliere Fli”
www.repubblica.it/politica/2012/03/25/news/tusa_il_politico_interscambiabile_candidato_sindaco_pd_candidato_consigliere_fli-321999604/?refresh_ce
(10) – Pietro Villari, 12 Novembre
2012, “È questa l’antimafia di Crocetta, neo governatore della Sicilia?”.
Ripubblicato il 30 Novembre 2018 in www.thereportersblog.com con l’aggiunta di alcune
note.
(11) – La vicenda sembra confusa
e lascia piuttosto perplessi sulla effettiva trasparenza dei giochi di potere
in atto al vertice politico regionale. Per le dichiarazioni del Governatore Musumeci,
Sgarbi e Miccichè concernenti il passaggio del controllo dell’Assessorato
Regionale per i BB.CC.AA dallo Sgarbi al Tusa, si vedano:
www.youtube.com/watch?v=QjsXlZgKjRU del 27 marzo 2019, dove
Sgarbi dichiara “Darò le consegne a Sebastiano Tusa, il nome del mio
successore che ho concordato con Gianfranco Miccichè” (min.0:44/2:25) e
inoltre “Il nome lo abbiamo passato a Musumeci che farà quel che vuole”.
D’altronde, Sgarbi rivela anche che Miccichè gliene parlò a Roma il 14 marzo
2018, ovvero due giorni prima della data fornita dal Tusa, della telefonata con
Musumeci. https://palermo.repubblica.it/politica/2018/03/30/news/
beni_culturali_musumeci_sceglie_tusa_per_il_dopo_sgarbi-192543740/?refresh_ce dove leggiamo “Sgarbi,
in rottura con Musumeci, fino all’ultimo ha lanciato frecciate sulla nomina
di Tusa decisa da tempo, ben prima delle sue dimissioni” Si legga
anche: https://livesicilia.it/2018/03/29/tusa_e_la_mossa_di_sgarbi_una_nota_per_sventare_il_tranello_945902/ Infine, agli inizi del mese
di aprile Sgarbi dichiarava di avere chiarito “l’equivoco” con Musumeci.
(12) – Seguendo gli accadimenti nel
corso degli ultimi trent’anni, il governo Musumeci appare la conseguenza di un
progetto “sovranista” che trova il suo punto di riferimento in ambienti
stegocratici della Destra neo-liberista. Sembra ormai assodato che parte di
questi ambienti ebbero un ruolo nella complessa storia della Loggia Propaganda
Massonica Due nel corso degli anni 1970 e nelle successive attività a essa
ricollegabili da un filo operativo espressione di una volontà sopranazionale.
Non è affatto chiaro come si sia oggi evoluto questo progetto di “rinascita”
italiana in chiave militaristica post-fascista sia proseguita sino a oggi o
mantenuto in “stand by” quale opzione estrema. In questo caso sarebbe
opportuno identificare chi oggi sia stato posto nel ruolo di “organizzatore”.
La presenza di ex esponenti Finiani e altri ex MSI nel governo Musumeci sembra
tuttavia avere un ruolo di facciata, transizionale, di preparazione a un Deep
Event socio-politico nell’ambito di profondi mutamenti programmati a livello sopranazionale.
(13) – in
https://livesicilia.it/2019/05/31/avvocati-comunicatori-e-tanti-ex-ars-e-governo-consulenti-ed-esterni_1063181/
(14) – leggasi al proposito
l’articolo di Paolo Barnard del 26 marzo 2019, “Polmoni neri, diritti
minati, balle, e la fregatura finale. Cosa può accadere a Trieste e Genova
sulla via della seta”, in www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2137
(15) – in “La Gazzetta del Sud”,
10 marzo 2019,
https://gazzettadelsud.it/mondo/2019/03/10/laereo-caduto-in-etiopia-lassessore-della-regione-sebastiano-tusa-tra-i-passeggeri-8206b5f1-58cc-4f54-af61-5b2785940584/
(16) – articolo di Alphonse
Gari, in “The Star”, 22 febbraio 2019: https://www.the-star.co.ke/counties/coast/2019-02-22-was-abducted-italian-aid-worker-victim-of-an-ivory-deal-gone-sour/
(17) – notizie dal sito on-line “Agenzia
Nova”, 12 marzo 2019: “Africa-Francia: Macron in missione nel continente per
arginare influenza cinese” https://www.agenzianova.com/r/1025/corno-d-africa
(18) – ricordiamo che nel corso
del secondo conflitto mondiale, il Kenya fu tristemente noto quale sede
di ben dodici campi di concentramento istituiti dagli Inglesi e operativi
tra il 1941 e il 1947, veri e propri lager per la detenzione di parecchie
decine di migliaia di militari italiani. Dal 1943 vi furono per un breve
periodo inviati anche ufficiali (poi trasferiti in campi simili organizzati in
India e infine negli Stati Uniti) appartenenti alla milizia fascista che
difendeva il suolo italiano (ad esempio i reparti delle batterie antiaeree).
Molti furono coloro che si ammalarono gravemente e non pochi di essi morirono a
causa delle condizioni estreme di denutrizione, malaria e mancanza di igiene
nelle quali erano incivilmente detenuti in Kenya (segnalo il libro di Aldo
Manos, 2019, Campo 360 Ndarugu. Ai prigionieri italiani in Kenya,
Licosia Edizioni, pp 148).
19) – Nel frattempo, fatto
alquanto raro e indicativo, è stato reso pubblico l’immediato cordoglio
espresso dal Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sicilia del
Grande Oriente d’Italia. Al proposito leggasi: blogsicilia.it, 11-03-2019, Morte
Tusa, il cordoglio dei Maestri Venerabili di Sicilia www.blogsicilia.it/palermo/morte-tusa-i-cordoglio-dei
maestri-venerabili-di-sicilia/475034/?refresh_ce Per i riferimenti
magico-esoterici vedasi il mio post “La Tecnocrazia e il Sistema di
Potere siciliano che attraverso la morte delle sue creature celebra sé stesso e
si rigenera. Parte I: nozioni introduttive”